LA PICCOLA RONDINE
Volava sempre sul quel davanzale della solita casa rossa, in mezzo agli alberi, le cui foglie salivano tutto attorno, creando un morbido abbraccio di verde dove lei si sentiva protetta dagli sguardi curiosi dei bambini. In quel quartiere c'erano così tanti bambini che era impossibile trovare un posto silenzioso dove riposarsi.
Ogni viaggio, che la piccola rondine compiva, era un tuffo nelle correnti più fredde e più calde tra gli oceani, e sopra tanti luoghi, fiumi lunghi e torrenti sinuosi, centinaia di isole di varie forme sopra le quali avrebbe voluto fermarsi, e ricordare, trattenendo dentro il proprio corpo tutte le sensazioni che sentiva, e fare le effondere ne profondo di se'.
I cieli erano sempre nuovi e le annunciavano che la vita non sarebbe finita mai.
Mille avventure c'erano per lei: giocare con i delfini e seguire gli aquiloni, rincorrere suoni amici e luoghi pieni di ottimo cibo; tutto le era offerto con grande abbondanza ma infinitamente sparso in un mondo cosi' vasto che le occorrevano tante ore, di volo, per raggiungere le sue mete preferite.
Slanciata ed elegante, nera sul dorso, e cenerina sul ventre amava i marispaziosi color indaco e quell'odore salmastro le faceva venire voglia di roteare nell'aria con le ali spiegate sentendo la forza del vento spingerla oltre. Il paradiso era la sotto le sua ali a contatto con i venti, sospesa nell'aria. Era la lontananza dalla terra che la rendeva felice, che cercava: perché, la sua potenza di attrazione, di fecondità, diminuiva in lei, quella leggerezza che animava tutto il suo essere.
Quando il sole si specchiava nelle piccole finestre e ancora più caloroso si proiettava come un dardo, scovando i suoi nascondigli, lei cantava; e lo faceva mettendoci un energia vibrante che attraversava tutto il quartiere delle case dai mattoni rossi. Annunciava l'arrivo dei venti caldi tirandoli con il becco verso i paesi freddi, e coprendoli di carezze tiepide, invitava cosi' la gente a svestirsi e a sentire i propri corpi vivi e forti. La primavera, la stagione dei cinguettii e delle note argentine, che da sola potrebbe far dimenticare la tristezza a chi la sappia ascoltare.
Dalla casa dai mattoni rossi lei si procurava da mangiare, gustando gli insetti appetitosi venirle incontro quasi inconsapevoli; e non si curava se gli abitanti della terra gli sembravano non trovare mai il veroaccordo con l'universo, il vero suono che nelle notti stellate lei sentiva arrivare rombando tra le nubi, tremendo e dolcissimo. Fragile e immortale, si scioglieva nella pioggia cresceva tra le onde bruciava ardente nel sole, era quell'amore, quella forza divina insita in ogni cosa che invisibile dominava la sua anima.
L'attrazione verso la terra che la piccola rondine provava si manifestava alle volte con una vertigine e il suo volo così perfetto s'inceppava, e, senza potersi accorgere, si trovava ad atterrare sul primo tetto sotto di lei, magari costretta a rifugiarsi in un nido di altri volatili, un po' scombussolati per l'intrusione.
Una volta le capitò di piombare sul morbido: cadde dentro una culla. Che meraviglia gli occhi di un bambino appena svegliato! Ma la sua ugola mandò piccoli gridi, lei unì il suo canto a quello del bambino e, per qualche minuto, che durò in eterno, i due si guardarono urlando! Finito quell'attimo di paura reciproca; il bambino con le mani afferrò un ala della rondine e la imprigionò in una morsa; lei non oppose resistenza, si sentiva stanca e stranamente si addormentò tra le mani del bambino. Il piccolo era così meravigliato e contento che fece un sogno in cui c'erano lui e la rondine:
"A cavallo di un biberon grandissimo, i due svolazzavano tra le nuvole; la rondine (che faceva da timoniere) si divertiva un mondo nell'infilzare le nuvole più' a portata di mano come fossero patatinefritte e quando le bocche e i nasi erano tutti pieni di nuvole scoppiavano a ridere inebriati dal piacere. Dal biberon gigante intanto gocciolava un mucchio di latte e, quel giorno, fu l'ultimo giorno che piovve acqua. Le gocce di pioggia erano diventate bianche e saporite e quando cadevano a terra formavano dei laghetti bianchi. Naturalmente i gatti fecero una grande festa bevendo a più non posso tutti insieme. Anche le persone portarono imbuti e bottiglie e si riversarono in strada urlando al notizia. C'era anche chi il latte non amava e quindi non festeggiava ma si divertiva moltissimo a quello spettacolo."
Il bimbo finito questo sogno si svegliò e si accorse che la rondine era volata via . Lei - come succede spesso tra esseri molto vicini- aveva fatto lo stesso sogno, e, per quanto vi sembri strano, cercò spesso tra una migrazione l'altra di non disdegnare un atterraggio sul morbido di una culla e di addormentarsi per sognare ancora lo stesso sogno di un bambino!