Riassunto del capitolo XXVIII

Per tutto l'anno 1629 fino all'autunno la situazione politica generale non subì particolari modificazioni. Dopo il tumulto di S. Martino l'abbondanza sembrò tornata a Milano. Ma fu questione di pochi giorni: tornò il calmiere del pane con un prezzo più alto in rapporto alla rarefazione del grano. La poca farina che doveva essere amministrata con provvedimenti di equa distribuzione fu sprecata e lo Stato non seppe importare dall'estero grano a sufficienza. Si era creduto che con l'impiccagione di quattro uomini ritenuti responsabili del tumulto le cose trovassero sistemazione. Invece le cose peggiorarono: ma non ci fu tumulto, quasi la gente istintivamente avvertisse la impossibilità di radicali miglioramenti e di trasformazioni. La fame fiaccò anche i più generosi. La carestia temuta durante i mesi autunnali ed invernali si presentò con il suo volto devastatore. Dappertutto botteghe chiuse, le strade un corso incessante di miserie, accattoni sempre più numerosi, potenziati dai molti disoccupati, sempre più numerosi coloro che, vestiti di cenci, smagriti, emaciati, a volte incapaci di reggersi in piedi, chiedevano l'elemosina. Anche gente che era stata bene e aveva goduto di un certo agio ora sembrava schiacciata dalla fame. L'aspetto più doloroso era offerto dalla gente di campagna che la fame aveva cacciato di casa: ora accovacciati alle cantonate o in lunghe processioni i contadini provavano l'impossibilità per la città di provvedere a loro. Sempre più numerosi si fecero i morti. Pochi gli aiuti da parte delle anime più attente e generose. Eroica l'azione del cardinale che incarica giovani ed attivi preti a dare assistenza ai più colpiti. Ma si tratta sempre di toppe. Ci voleva l'azione dello Stato che, invece, fu del tutto assente o inadeguata. Contro il parere del Tribunale della Sanità che temeva dall'ammassamento in brevi spazi lo scoppio di un 'epidemia, si decise di aprire il Lazzaretto. Lì la gente trovava un minimo di assistenza alimentare: vi furono condotti a forza anche quelli che si opponevano al ricovero. Ma la morte per contagio assunse proporzioni rilevanti: di qui la decisione di rimandare fuori gli affamati. Finalmente giunse la primavera e qualcosa si cominciò a trovare.
Ma un'altra e durissima batosta si abbatté sulla popolazione. Dato che gli Spagnoli non riuscivano ad aver ragione dei Gonzaga di Mantova, l'Impero germanico alleato della Spagna mandò un corpo di spedizione di mercenari feroci, che attraversavano i territori anche degli amici e degli alleati con la stessa efficacia distruttiva delle cavallette. All'arrivo dei lanzichenecchi la gente della fascia territoriale investita dal loro passaggio scappò di casa cercando riparo verso le montagne. E le sofferenze non erano finite.

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