BREVE
RASSEGNA DEI METODI DI MISURA DELLA VELOCITÀ DELLA SUONO
Le
metodologie sperimentali per la misura della velocità del suono possono schematicamente
essere distinte in tecniche a stato stazionario, caratterizzate dall’uso
dell’emissione continua dalla sorgente di un’onda stazionaria, e tecniche
impulsate o transienti, nelle quali l’eccitazione non è costante nel tempo.
Il
primo tipo di metodologia sfrutta il fenomeno delle onde stazionarie che si
formano all’interno di una cavità acustica di geometria semplice con
misurazioni nel dominio della frequenza o del numero d’onda, il secondo si basa
sulle proprietà delle onde viaggianti con misurazioni nel dominio del tempo.
La
scelta fra questi due possibili metodi sperimentali dipende principalmente
dallo stato termodinamico del fluido preso in esame. Poiché le onde stazionarie
richiedono che le pareti della cavità risonante (solitamente costituita da
materiali solidi) siano acusticamente riflettenti, le tecniche stazionarie si
adattano meglio allo studio dei fluidi in fase gassosa. Le tecniche ad impulsi
sono largamente utilizzate nelle misurazioni sui liquidi, poiché permettono di
limitare fortemente l’influenza delle pareti del contenitore e richiedono
sistemi semplici dal punto di vista meccanico, adatti ad applicazioni in
condizioni di alta pressione statica o alta temperatura. A causa della
limitazione imposta alla durata degli impulsi, gli apparati adattabili alla
scala dimensionale dei normali laboratori operano a frequenze ultrasoniche
(nominalmente, frequenze superiori a 20 kHz, più comunemente comprese tra 500
KHz e 1GHz). Le sorgenti utilizzate consistono generalmente in cristalli di
quarzo o ceramiche sinterizzate dotate di proprietà piezoelettriche:
l’applicazione di una tensione elettrica alternata provoca la produzione nella
ceramica di vibrazioni meccaniche. Il trasduttore è inoltre perfettamente
reversibile e può essere utilizzato anche come ricevitore (onde di pressione
che agiscono sulla superficie del materiale generano una tensione alternata tra
le superfici attive). La robustezza, la semplicità di funzionamento e il buon
adattamento d’impedenza acustica fanno degli elementi piezoelettrici lo
strumento d’elezione negli esperimenti di acustica dei liquidi.
Nell’applicazione delle tecniche impulsate alla misurazione su fluidi allo
stato gassoso sono invece preferibili i trasduttori a condensatore.
Qualsiasi
sia la scelta del metodo sperimentale, si presenta la necessità di tener conto
delle deviazioni dalle condizioni ideali che l’apparato sperimentale
inevitabilmente introduce; in particolare:
-
il
campione di fluido su cui si eseguono le misurazioni ha estensione finita;
-
sono
sempre presenti fenomeni dissipativi interni che causano assorbimento;
-
le
sorgenti hanno estensione finita e generano fronti d’onda non perfettamente
piani;
-
l’interazione tra onde e pareti del contenitore comporta inevitabilmente
uno scambio di calore con conseguente dissipazione di energia.
Recentemente, S. J. Ball et al. [1]
hanno messo a punto una procedura che utilizza una cella per tecniche a doppio
eco e un oscilloscopio digitale ad alta velocità di campionamento che permette di
eseguire misurazioni di velocità del suono con un’incertezza relativa
complessiva di 0,1%. Il metodo consiste nella digitalizzazione (con una
risoluzione temporale di 5 ns e un’accuratezza di 40 ps) delle forme d’onda
prodotte dagli echi e di un successivo processo di sovrapposizione operato
tramite calcolatore sui campioni raccolti, in modo da minimizzare una opportuna
funzione obiettivo. Presso il Laboratorio di Acustica Fisica dell’I.N.RI.M., è
stato realizzato e viene utilizzato un apparato sperimentale che si basa su
tale metodologia sperimentale [2, 3, 4].
L’incertezza relativa complessiva raggiungibile è
inferiore allo 0,05%. Poiché è necessaria una complessa procedura di
adattamento statistico delle forme funzionali per ottenere l’equazione di stato
a partire da misurazioni della velocità dal suono (quest’ultima fornisce
infatti informazioni solo sul gradiente delle superfici termodinamiche di
interesse), è di capitale importanza poter contare su determinazioni
sperimentali caratterizzate da bassi livelli di incertezza.
[1]
S. J. Ball and J.P.M. Trusler, Int. J. Thermophys. 22:427
(2001).
[2]
S. Lago, P. A. Giuliano Albo, D. Madonna Ripa,
Proceedings della 17th European Conference on Thermophysical Properties,
Bratislava, Slovakia, 5-8 settembre 2005 (su CD) e sottoposto alla rivista Int
J. Thermophys
[3]
G. Benedetto, R. M. Gavioso, P. A. Giuliano Albo, S.
Lago, D. Madonna Ripa, R. Spagnolo, Proceedings del 15th
Symposium on Thermophysical Properties, Boulder,
CO, USA, 22-27 giugno 2003, p. 624 e
Int J. Thermophys., 26:6, p.1667-1680 (2005).
[4]
G. Benedetto, R. M. Gavioso, P. A. Giuliano Albo, S. Lago
, D. Madonna Ripa, R. Spagnolo, Proceedings del 15th Symposium on
Thermophysical Properties, Boulder, CO, USA,
22-27 giugno 2003, p. 656 e Int J. Thermophys.,
26:6, p.1651-1665 (2005).