LA
MISURA DELLA VELOCITA’
DEL SUONO NEI
LIQUIDI DAL XIX
SECOLO AD OGGI
Riguardo alla velocità della propagazione acustica
nei liquidi e in particolare, nel più diffuso tra questi, cioè acqua, non vi è
alcuna traccia di studi o esperimenti sino all'inizio del diciannovesimo
secolo. Chladni (1756-1824) affermava che la trasmissione delle onde acustiche
in acqua poteva essere dedotta dal fatto che, anche se la velocità della
propagazione era ancora completamente sconosciuta, gli animali marini avevano
sviluppato apparati uditivi. La prima determinazione conosciuta della velocità
del suono in acqua è quella effettuata dal fisico svizzero Jean-Daniel Colladon
insieme a Charles Sturm nel 1826. I risultati del loro esperimento sono stati
pubblicati nel 1827 nei Annales de Chimie.
La nota autobiografica in cui Colladon descrive il
proprio esperimento è, allo stesso tempo, divertente e illuminante. Lo
scienziato ha effettuato il suo esperimento sulla riva destra del lago di
Ginevra, approfittando dell'ospitalità di Madame de Candolle, che ha messo a
disposizione la sua residenza e l'aiuto di alcuni suoi amici in qualità di
spettatori. Colladon ottenne in prestito dall'arsenale locale una campana
collegata ad una catena di 65 chili, che costituì la sorgente sonora, e da M.
Tavan un orologio che indicava i quarti di secondo per la misura del tempo.
L'esperimento si svolse a 100 metri dalla riva: in
una barca, Madame de Candolle, seduta, avrebbe suonato la campana immersa nel
lago e, da quel momento, avrebbe calcolato il tempo. Su un'altra barca c’era il
fisico con la testa nell'acqua; egli avrebbe dato un segnale alla donna non
appena il suono fosse arrivato. Il tempo è stato calcolato come intervallo fra
lo stimolo fornito alla campana e il segnale della mano dello scienziato
svizzero. L’eccessivo strapazzo cui in questo modo sottoponeva il proprio capo,
spinse Colladon ad ideare un modo per percepire il suono rimanendo sulla barca;
utilizzò, dunque, nella prova successiva, un vaso di metallo parzialmente
immerso nell’acqua che fungeva da trasmettitore verso l’esterno. In questo modo
poté anche misurare il tempo personalmente, standosene seduto sulla barca.
Successivamente decise
di perfezionare il trasmettitore e, a questo fine, si fece costruire un
apparecchio costituito da un lungo tubo con un’estremità allungata e allargata
a forma di cucchiaio e chiusa da un coperchio piatto di circa 20 decimetri,
appesantito in modo tale da restare sotto il livello dell’acqua per 60-75
centimetri.
Fece numerose misure,
allontanando progressivamente le barche fino alla distanza di sei chilometri. Queste
prove lo soddisfecero e decise di compiere misure nel punto di massima ampiezza
del lago, cioè nella località di Rolle de Tonon, dove la profondità era di 150
metri e la distanza tra l’orologio e la campana sarebbe stata di 14.237 metri.
Per i segnali vennero utilizzati dei razzi e dei fuochi d’artificio. Il padre
del professore fu incaricato di prendere una barca con un pennone di 12 metri
alla cui sommità sarebbe stata issata una lampada con una copertura da
sollevare al momento del suono della campana. La distanza esatta dalla fonte
sonora era ora di 13.887 metri.
Ordinò ai suoi collaboratori di emettere tre
volte il suono, ma avrebbe misurato solo il primo. Notò che poteva percepire il
suono tanto chiaramente quanto a 100 metri. Considerò fallito l’esperimento in
quanto nonostante tutto si fosse svolto per il meglio, non era riuscito a
vedere i segnali di luce, a causa del pennone della barca troppo basso per
consentire la vista del segnale luminoso. Cambiò quindi il sistema della
lampada sospesa sul pennone di una barca, sostituendolo con un piatto
metallico, posto vicino alla campana, dove fece bruciare della polvere da sparo
la cui luce era ben visibile a distanza.
Vennero condotte diverse prove, tre delle
quali molto precise il 7, 15 e 18 novembre 1826. Il suono percorse la distanza
di 13.487 metri in 9,25 secondi. Da ciò Colladon calcolò che la velocità del
suono nell’acqua a 8°C era di 1437 metri al secondo, sorprendentemente vicino
all’attuale valore calcolato di 1439,1 m/s [1]. Questo risultato confermò il
calcolo teorico che la velocità del suono in acqua fosse di circa quattro volte
più alta che in aria.
Negli esperimenti finali la campana venne
sospesa a due metri di profondità e colpita da un martelletto fissato ad una
pertica e azionato manualmente dalla barca. Nel centro di sospensione della
campana era situato un piatto con la polvere che serviva da innesco al segnale
appena veniva suonata la campana. Venne perfezionato anche il tubo acustico che
assunse la forma di un corno tappato. Il curioso apparato sperimentale di
Colladon è illustrato in figura 1.
Le considerazioni
teoriche della propagazione del suono in differenti mezzi furono completate nel
1829 da Poisson, il quale trattò in un saggio i moti delle onde in mezzi
elastici isotropi sulla base di calcoli matematici. Questa trattazione
puramente matematica della teoria delle onde ebbe poi un forte impatto sulla
teoria dei terremoti, dopo la costruzione di appropriati strumenti di
precisione per le investigazioni sperimentali dei fenomeni di vibrazione dei
corpi solidi e fluidi, principalmente evidenti in forma di onde marine.
Figura 1 - Apparato per la produzione (a sinistra) e la ricezione del
suono (a destra) in acqua, nell’esperimento di Colladon del 1826.
L’importanza della misura della velocità del suono
La velocità del
suono è definita come la velocità a cui le onde sonore si propagano in un
determinato mezzo, e può essere identificata con un'unica velocità di fase.
La velocità del suono in un fluido è una grandezza fisica
intrinsecamente legata alle sue variabili termodinamiche e, per questo motivo,
può essere calcolata sia utilizzando l’equazione di stato dedicata, sia
utilizzando opportunamente la conoscenza delle proprietà termodinamiche del
fluido. Analogamente, un’accurata determinazione sperimentale della velocità
del suono permette di ottenere informazioni su diverse variabili termofisiche
fondamentali di fluidi puri o miscele di fluidi.
Recentemente misure accurate di velocità del suono
hanno portato a rilevanti applicazioni metrologiche, tra le quali le più
significative sono:
i)
la
rideterminazione sperimentale del valore della costante molare dei gas R, da misure in argon, alla temperatura
del punto triplo dell’acqua [2-4];
ii) la determinazione acustica delle differenze
fra la temperatura termodinamica e l’International Temperature Scale of 1990
(ITS-90) su un esteso intervallo di temperature [5-9];
iii)
lo
sviluppo di sistemi per la misura di precisione della viscosità dei gas [10];
iv) l’accurata
determinazione delle proprietà termofisiche, incluse le equazioni
empiriche di stato, per diversi gas:
monatomici (argon, elio, xenon), idrocarburi (metano, etilene, butano) e, più
recentemente, nuovi refrigeranti proposti come alternativi ai
clorofluorocarburi [11-19].
Numerose misure accurate della velocità del suono nei fluidi sono state
recentemente effettuate sia lungo la linea di saturazione, sia in ampi
intervalli di temperatura e pressione. In particolare, per i fluidi in fase
liquida, fra i più recenti risultati, è opportuno menzionare la misura di u
in difluoro metano [20] e trifluorometano [21], propanolo and exanolo [22], in
etano [23], in toluene and n-eptano [24], in n-exano and n-exadecano
[25] e in n-nonano [26].
Nei liquidi, le
misure di velocità del suono rappresentano uno dei metodi più precisi per
ottenere la dipendenza della pressione dalla densità [27]. L’accuratezza di
tali misurazioni può essere mantenuta persino a pressioni dell’ordine di
diversi megapascal. Inoltre, poiché le misure dirette di densità e calore
specifico risultano relativamente semplici a pressione atmosferica ma
particolarmente complesse a pressioni elevate, una combinazione dei metodi
acustici e dei metodi diretti offre un ottimo approccio alla determinazione
delle proprietà termodinamiche dei liquidi. Infatti, conoscendo i valori
sperimentali della velocità del suono in uno spazio T-p e date, come
unica condizione iniziale, la densità r(T,p0) e
il calore specifico cp(T,p0) del liquido
preso in esame lungo una singola isobara di riferimento (generalmente la
pressione di riferimento scelta è quella atmosferica), è possibile, tramite
l’integrazione numerica di u-2(T,p), ottenere i valori
di densità e di calore specifico a volume costante sull’intera regione della
spazio T-p presa in considerazione.
Bibliografia
[1]
E. W. Lemmon and R. Span, “Short Fundamental Equations of State for 20
Industrial Fluids”, accettato dal J. Chem. Eng. Data, (2005).
[2]
M. R. Moldover, J. P. M. Trusler, T. J. Edwards, J. B. Mehl, R. S.
Davis, J. Nat. Bur. Stand. 93:85 (1988).
[3]
A. R. Colclough, T. J. Quinn, T. R. D. Chandler, Proc. R. Soc. London A
368:125 (1979).
[4]
M. R. Moldover, J. P. M. Trusler, T. J. Edwards, J. B. Mehl, R. S.
Davis, Phys. Rev. Lett. 60:249 (1988).
[5]
H. Plumb, G. Cataland, Metrologia 2:127 (1966).
[6]
G. Cataland et al., Nat. Bur. Stand. Tech. Note
765 (1972).
[7]
A. R. Colclough, Proc. R. Soc.
A 365:349 (1979).
[8]
M. R. Moldover, J. P. M. Trusler, Metrologia 25:165 (1988).
[9]
M. B. Ewing, J. P. M. Trusler, Document CCT/93-28, submitted to the 18th
Meeting of the CCT (1993).
[10]
K. A. Gillis, J. B. Mehl, M. R. Moldover, Rev. Sci. Instrum 67:1850 (1996).
[11]
B. E. Gammon, D. R. Douslin, J.
Chem. Phys. 64:203 (1976).
[12]
B. E. Gammon, J. Chem. Phys. 64:2556 (1976).
[13]
M. B. Ewing, A. R. H. Goodwin, M. L. McGlashan, J. P. M. Trusler, J. Chem. Thermodynamics 19:721 (1987).
[14]
M. B. Ewing, A. R. H. Goodwin, M. L. McGlashan, J. P. M. Trusler, J. Chem. Thermodynamics 20:243 (1988).
[15]
M. B. Ewing, J. P. M. Trusler, J.
Chem. Phys. 90:1106 (1989).
[16]
A. R. H. Goodwin, M. R. Moldover,
J. Chem. Phys. 93:2741 (1990).
[17]
A. R. H. Goodwin, M. R. Moldover,
J. Chem. Phys. 95:5230 (1991).
[18]
A. R. H. Goodwin, M. R. Moldover,
J. Chem. Phys. 95:5236 (1991).
[19]
K. A. Gillis, Int. J. Thermophys.
15:821 (1994).
[20]
P. F. Pires and H. J. R. Guedes, J.
Chem. Thermodynamics. 31:55
(1999).
[21]
P. F. Pires and H. J. R. Guedes, J.
Chem. Thermodynamics. 31:479
(1999).
[22]
W. Marczak, M. Dzida, S. Ernst, High Temperatures-High Pressures 32:283
(2000).
[23]
A. F. Estrada-Alexanders and J. P. M Trusler, J. Chem. Thermodynamics. 29:991
(1997).
[24]
M. J. P. Muringer, N. J. Trappeniers and S. N. Biswas, Phys. Chem.
Liq. 14:273 (1985).
[25]
S. J. Ball and J.P.M. Trusler, Int.
J. Thermophys. 22:427
(2001).
[26]
S. Lago, P. A. Giuliano Albo, D. Madonna Ripa,
Proceedings della 17th European Conference on Thermophysical Properties,
Bratislava, Slovakia, 5-8 settembre 2005 (su CD) e sottoposto alla rivista Int J. Thermophys.
[27]
J. P. M Trusler, in Physical
Acoustics and Metrology of Fluids (Adam Hilger, Bristol, 1991).
[28]
G. Benedetto, R. M. Gavioso, P. A. Giuliano Albo, S.
Lago, D. Madonna Ripa, R. Spagnolo, Proceedings del 15th
Symposium on Thermophysical Properties, Boulder,
CO, USA, 22-27 giugno 2003, p. 624 e
Int J. Thermophys., 26:6, p.1667-1680 (2005).
[29]
G. Benedetto, R. M. Gavioso, P. A. Giuliano Albo, S. Lago
, D. Madonna Ripa, R. Spagnolo, Proceedings del 15th Symposium on
Thermophysical Properties, Boulder, CO, USA,
22-27 giugno 2003, p. 656 e Int J. Thermophys.,
26:6, p.1651-1665 (2005).