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tesi introduzione
Divino e demoniaco nell'immaginario di Isaac Bashevis Singer
L´uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale.
Daniel Pennac
I personaggi di Isaac Singer hanno costruito le loro case in uno spazio fisico e mentale determinato, e con esso sono stati spazzati via dalla storia. Lo scrittore di libri non si è limitato ad erigere un altare che ne conservi e celebri il ricordo. Egli ha scelto di ricreare, e non semplicemente rammemorare, un mondo perduto. Quanto l´impresa sia stata faticosa e carica di pericoli, è facilmente intuibile. Cosa può significare, infatti, il generare intreccio dopo intreccio per il Singer autore piuttosto che per il Singer ebreo, o per il Singer uomo?
Innegabilmente la scrittura è un processo creativo: un romanziere, generalmente, organizza il reale in un intreccio fantastico, gestendo un universo parallelo dove gli accadimenti si succedono obbedendo all´unico criterio del plausibile, oltre che, ovviamente, alla fantasia dell´autore. Se prestiamo fede al cabalistico Libro della Creazione, lo Sefer Yezirah, laddove prende forma l´immagine di Dio come primo scrittore, possiamo dedurne conseguenze oltremodo significative: cosí come Dio istituisce l´essere-al-mondo delle cose col semplice nominarle, cosí l´uomo ripercorre un gesto divino nell´atto di delineare, nella scrittura, un universo possibile. E´ appunto il possibile l´ambito del romanzo e del racconto, un universo parallelo generato dalla mente dell´autore cosí come il nostro quotidiano è eternamente concepito nella mente di Dio. Se tale prospettiva è propria di larga parte degli autori di romanzi, per chi, come Singer, delinea nelle proprie opere un percorso di "ricerca e perdizione", il problema si approfondisce.
Singer non si limita ad usare il terreno del fantastico per costruire efficaci metafore del reale: il confine tra realtà e finzione viene deliberatamente ampliato, fino a rendere inadeguate queste stesse categorie.L´irruzione del fantastico è tanto frequente da diventare norma, esso non altera le "regole del gioco" ma contribuisce a creare uno scenario nel quale gli enigmi del mondo e dell´uomo si dispiegano con ulteriore evidenza.
A complicare le cose osserviamo che il personaggio di Singer non è quel singolo ebreo di quella singola comunità, ma l´uomo in quanto tale; il suo percorso è unico e universale al tempo stesso. Egli ha in comune con tutti gli altri uomini almeno un elemento decisivo, che costituisce anche il suo punto di raccordo con lo scrittore: il libero arbitrio. La libertà costituisce per entrambi la possibilità concreta della perdizione, ma anche quella della creazione. Questa istituisce, di volta in volta, una polarità diversa tra estraneità e familiarità, polarità in cui trovano spazio il lirico, l´ironico, il grottesco e, naturalmente, il fantastico. Possiamo azzardare che non solo il possibile ma anche il fantastico sia prerogativa dell´atto creativo, e che ciò valga tanto per Dio quanto per lo scrittore.
La presenza silenziosa di Dio anima la produzione di Singer di un latente panteismo, confermato dai suoi interessi più vivi: il mondo della Cabala, l´universo di Spinoza. Che questi riferimenti siano imprecisi e talvolta confusi non toglie nulla alla suggestione che esercitano. E´ forse più avvincente approfondire tale impasse piuttosto che tentare di risolverlo: non è forse più interessante ipotizzare, dietro la sempre nuova stesura di intrecci, un´attività che si concepisce tanto come ricerca del divino quanto come, a ben vedere, divino ricercare?
Vero è che questo ricercare si scontra con quella stessa commistione tra fantastico e reale voluta dall´atto creativo. Questa volta è la realtà ad irrompere nel mondo possibile, portando i suoi aspetti più drammatici, come quello del male. Proprio da questo movimento sorge un dubbio ineludibile: la scandalosa realtà del male è unicamente ascrivibile al cattivo esercizio del libero arbitrio umano oppure si può ricondurre ad un´origine ulteriore, per così dire cosmica? I personaggi di Singer non si sottraggono alla bestemmia ontologica: dietro la figura di un dio nascosto appare spesso quella di un dio malvagio, autore del male o, se non altro, fortemente compromesso con esso. La vicenda di ricerca e perdizione dell´uomo, che si trova a gestire il dono della libertà, assomiglia pericolosamente a quella di un Dio che, nell´atto di porsi in quanto libertà, mette in serio pericolo il valore dell´Essere compromettendolo con il male, lasciando a quest´ultimo libero ingresso tanto nelle vicende divine quanto in quelle umane.
Uno dei compiti di questo lavoro sarà ricercare le varie forme in cui il demoniaco partecipa della vita del mondo. Accanto alla riflessione sulla debolezza divina, che avvicina l´Autore al dibattito contemporaneo, Singer ci riporta al destino dell´uomo: " Dio ha bisogno che il genere umano lo aiuti a portare il dramma cosmico a un finale benefico" . (1)
Lo sguardo si sposta così nuovamente sull´ebreo che porta all´eccellenza la condizione di esiliato ma condivide un tratto fondamentale con l´uomo in generale: la solitudine. Si arriva così al cuore di un dramma che tocca sia l´uomo sia Dio, soli nel sostenere lo scontro di essere e non essere, di bene e di male, di divino e demoniaco, nel momento della creazione così come nel vissuto quotidiano. Il nostro tentativo è calarci con discrezione in questo triangolo che raffigura, ai suoi angoli, un Dio ritratto nell´atto di scrivere, un ebreo che ritrae l´universa umanità, un´umanità che vorrebbe darsi una destinazione divina. Forse è proprio nel centro di questo triangolo che risiede il segreto dell´intimo rapporto tra individuo, comunità e legge divina che sostiene il percorso di ricerca e perdizione e rivela l´enigma della solitudine fondamentale.
Concludiamo con un apologo sulla figura di Singer. Giunto all´apice della fama, venne "accusato" di essere egli stesso un piccolo demone, intrufolatosi nel nostro mondo. Una sua collaboratrice sostiene, d´altro canto, di non aver visto alcuna ombra accanto a lui, segno inequivocabile dell´autenticità dell´accusa. Siamo propensi a pensare che in ciò risieda una certa dose di verità: come uno spiritello egli si appropria della citazione biblica, consegnando la parola sacra ad una quotidianità senza misteri.
Per scorgere l´ombra dello scrittore bisogna spingere oltre lo sguardo, tra le pieghe nascoste del racconto, fino a intravvedere la figura del cabalista dietro quella del narratore. Come per ogni ardito cabalista, la conoscenza appresa gli permette di manipolare il mondo a suo piacimento, ma soprattutto ne fa una guida unica per l´esplorazione degli infiniti mondi creati da Dio. Accettare questa duplicità significa accogliere l´invito di Singer a seguirlo e a riempire il proprio cuore di meraviglia.
(1) I.B.Singer, Ombre sull´Hudson, Longanesi, Milano, 200, pag.98