Percorrendo la strada regionale 23, dopo l'ampia curva che precede Fenestrelle, s'incontrano due costruzioni che formano la prima parte del forte: la Ridotta Carlo Alberto e il Forte Mutin, delle quali non rimangono che alcuni resti. Entrambi semidistrutti durante la seconda guerra mondiale, sono ruderi abbandonati alle ingiurie degli uomini e del tempo, per le quali non si può ipotizzare un intervento pubblico di recupero, perché di proprietà privata. Dopo due grandi tornanti, un'insegna indica di svoltare a destra per ammirare lo splendore dell'opera; imboccata la via, dopo poche centinaia di metri si giunge sul piazzale del Forte San Carlo. Lo spettacolo che si presenta è impressionante: mura imponenti perforate da cannoniere che dominano la piazza e salgono sul monte formando un'enorme scalinata. Il ponte levatoio, ricostruito e perfettamente funzionante, permette di attraversare il fossato e di addentrarsi nella meraviglia. Attraversato un antro tetro, ci si trova nella Piazza d'Armi sulla quale si affacciano gli edifici più importanti il Palazzo del Governatore, il Padiglione degli Ufficiali e la Chiesa. Quindi, volgendo lo sguardo verso l'ingresso, si nota la torre dell'orologio e la Scala Coperta, una galleria che colpisce per il suo sviluppo e la sua estensione. Lo stupore aumenta al punto che le sale, i muri del Palazzo del Governatore sembrano rivaleggiare con le stanze-prigioni e il pozzo sotterraneo del Palazzo degli Ufficiali o con l'alone di mistero che avvolge la Chiesa. Scendendo nella zona inferiore, approdiamo nelle Tenaglie occidentali, la punta estrema del San Carlo, caratterizzate da un insieme di poderose muraglie ed una successione di cannoniere e feritoie. Si intravedono i resti della Porta Reale, un tempo l'ingresso principale al forte, danneggiata durante la seconda guerra mondiale. Poi inizia la salita. Si scorgono subito tre enormi costruzioni, i Quartieri, che fungevano da caserme e da celle, sopra si trova la Polveriera di Sant'Ignazio con le sue possenti mura, preceduta da una strana e curiosa torretta, la cui funzione è sostenere l'asta del parafulmine. In seguito si corre sotto i Risalti costituiti da varie piazzole d'artiglieria che si estendono verso l'alto del monte a forma di enormi gradoni. Salendo ancora, si giunge al Forte Tre Denti: l'opera primogenita della fortezza, la vecchia piazzaforte seicentesca del Catinat. Lì svetta la Garitta del Diavolo, una ridotta adibita ad osservatorio dalla sua posizione si gode di uno stupendo panorama sull'Alta Val Chisone. Dopo aver imboccato la Scala Coperta, ci si imbatte in una piccola casupola dalle pareti strane: è la Stazione Ottica che permetteva la comunicazione tramite segnali luminosi. Poco oltre sono presenti due edifici di grande importanza: la Ridotta Santa Barbara e la Ridotta delle Porte i due punti presidiati della muraglia, in grado di garantire una dura lotta di fuoco tale da proteggere tutto il forte. Subito dopo s'incontra la Batteria dell'Ospedale. Un percorso arzigogolato porta poi alle Ridotte Belvedere, Sant'Antonio e dell'Elmo che rappresentano la testa della fortezza, un insieme disordinato ma imponente di casematte e postazioni a cielo aperto. La grandiosa opera termina con le mura della doppia tenaglia, circondate da un enorme fossato e dal Ponte Rosso, vicino al quale si incontra un'altra meraviglia: la Scala delle Traverse (o Scala Savoiarda), un largo e ripido scalone di pietra. Per tornare a Fenestrelle, si percorre la Strada dei Cannoni, un tempo carrozzabile ed immersa nella foresta di pini. Finisce col ritorno sul Piazzale del Forte San Carlo quest'indimenticabile viaggio, nel quale il visitatore è pervaso da un senso di sacralità scaturito dal fascino di tanti edifici, concentrati in un solo luogo.

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