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Racconta una antica leggenda dalmata che il Signore le creò per ultime, come sigillo alla sua opera.


E le fece,   "con lacrime di stelle e respiro di mare". Ecco le Kornati (in italiano Incoronate) sono così: onde che i capricci del vento e dei secoli hanno trasformato in pietra, marosi finalmente placati,  tutta la potenza della natura che per un istante eterno si ferma, si paralizza. Sono isole, le Incoronate. un pugno  di isole sparse lunga la costa dalmata, dieci miglia al largo di Zara. Ma isole diverse da tutte le altre del mondo



Scabre, essenziali, brulle, solitarie, arroganti e piene di pace impossibile da trovare altrove. Difficile dire quante siano. Quando su queste acque governava la dura saggezza dell'imperatore austro - ungarico, a un certo ammiraglio Sobietzkorm fu affidato il compito di contarle ad una ad una. L'ammiraglio trascorse mesi a girare tra fiordi e calanchi, e alla fine spedì a Vienna la sua sentenza : le isole sono 110, e si estendono su una  superficie di 320 chilometri quadrati. Altri studi più accurati, compiuti in anni più vicini a noi, dicono invece sono 147 e che tutte insieme coprono una superficie di 69 km quadrati.


Ma forse hanno ragione i pescatori di Zara e Sibenik : per loro le Incoronate sono 365. Una per ogni giorno dell'anno.Ma perché Incoronata ? il nome "Encoronata" compare per la prima volta su una carta geografica veneziana del 1311. E deriva forse dal latino  "corrimare" che significa sbriciolare. sparpagliare. E dal nome italiano deriva anche il Kornati che compare  oggi sulle carte nautiche. Ma poco importa, in fondo. Chiamiamole Incoronate o Kornati, o invece Opat come le  definiscono i pescatori. L'importante è vederle e perdersi in quell'inestricabile, magico dedalo di fiordi. Sentire il soffio forte della bora che si spegne contro le balze, e scende mite ad accarezzare le lagune di acqua verde e blu.Partiamo, allora. Con una barca, meglio se a vela: i silenzi di queste isole mal sopportano l'insulto di un motore.Ecco, quella torre in pietra bianca, vecchia di novant'anni e più, alta 26 metri, è il faro di Vela Sestrika, la "grande sorellina". Le Kornati cominciano da lì.Su Kornat, l'isola grande, troveremo i segni di un passato antico come il mondo : di quando sulle isole c'erano alberi e cespugli, di quando l'acqua dolce le bagnava ancora.Insediamenti illirici sulle colline di Trtusa e Tureta, resti di fortificazioni romane a Turac, templi  ellenici diroccati a Mana : qui sono passati tutti. Qui si rifugiavano i pirati liburni, narentani, almissani, uscocchi.Qui affondavano, piegate dalla furia del mare, arroganti triremi romane ed eleganti galee  veneziane.Andiamo a Vrulje, a sud dell'isola maggiore. Una grande roccia sullo scoglio di Ulan e una croce di pietra sulla punta di Pivcen vi dicono che stiamo per entrare nella baia più riparata di tutto l'arcipelago. Poche case, un molo di pietra e il profumo di gerani e mentuccia. Una luce che pare venire da un altro mondo: pura assoluta. Ma forse volevate qualcosa di meno affollato? Forse venti pescatori quieti e gentili sono troppi per voi? a Zut allora. La seconda isola come grandezza. Nella baia di Bizikovica. Smeraldo liquido che lambisce la  riva, un piccolo fiordo vegliato da un pugno di alberi. Qui potremo restare per sempre. Ma serve acqua, servono  voci di altri come noi. Troppa solitudine può fare male. A Piskera, dunque. Oltre il canale di Kornat verso il  mare aperto. Posti barca sicuri e comodi, pesce freddo e vino bianco. E qualcuno vi racconterà, davanti ad una grappa di prugne, di quella notte del gennaio 1575. Quando sette barche di pirati uscocchi attaccarono un  galeone partito da Ancona, che trasportava centomila ducati. Proprio lì davanti alla vostra barca che dondola  pigra, gli infelici marinai vennero trucidati ad uno ad uno. E il galeone vuoto fu rispedito ad Ancona, monito  beffardo.Leggende truci di pirati e favole tenere di pescatori, storie di pesche miracolose, di branzini, triglie,  sarde, dentici e scarpene che pare quasi vogliano gettarsi da soli in barca. Si fa notte.


I cormorani, i colombi selvatici e gli smerghi dormono nei loro nidi in alto sugli speroni di roccia. La bora soffia cielo.


"Lacrime di stelle e respiro di mare" diceva una leggenda.