- Fondazione Rui, Documenti di lavoro 65 -
aprile 1997
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- Tecniche e strategie
- per rinforzare la memoria
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- Giovanna Giuffredi
- Psicologa
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- Corso di formazione per tutor
"Studiare all'Università". Università di Camerino,
giugno-dicembre 1996
«Non ho più memoria».«Devo studiare a
memoria, altrimenti non ricordo nulla». «Ho dei continui vuoti di memoria,
devo ricorrere ai ricostituenti». Quando si parla di studio la nostra memoria
viene continuamente tirata in ballo, ma ricorrono spesso pregiudizi e
imprecisioni, come quelli appena citati.
Si può tranquillamente sostenere che nessuno
è privo di memoria, a patto che non abbia subito gravi shock o lesioni
cerebrali. Anzi, la nostra memoria ha un potenziale che nemmeno immaginiamo, è
certamente sotto-utilizzata. Sembra che le persone più geniali sfruttino le
proprie capacità mnemoniche solo per il 20%, mentre i comuni mortali le
utilizzano al 12% delle loro possibilità.
Studiare a memoria serve a poco, soprattutto se
manca un interesse specifico, una riflessione personale; può essere addirittura
controproducente, perché induce alla noia. È provato che l'apprendimento è
direttamente proporzionale al livello di interesse e al coinvolgimento emotivo
che si prova studiando, leggendo o ascoltando un qualsiasi argomento; sono
proprio tali variabili che rendono indelebili alcuni ricordi.
I vuoti di memoria sono ricorrenti nelle
persone ansiose che di solito non riescono a pianificare nel tempo il proprio
studio. La perdita di memoria è una sensazione frequente nelle persone che, per
vari motivi, vivono una situazione stressante, per mancanza di sonno, per
sovraffaticamento, per carenze alimentari o per eccessi di tossine assimilate
(fumo, alcolici, farmaci e droghe).
La consapevolezza dei meccanismi che regolano e
rinforzano la nostra memoria e una buona gestione del tempo e del metodo di
studio possono migliorare considerevolmente il rendimento negli studi.
Come funziona la nostra memoria
Noi tutti continuamente veniamo bombardati da
una serie infinita di stimoli e dobbiamo operare delle scelte, selezionare,
isolare, respingere o al contrario catturare dati e informazioni. Un tempo si
riteneva che la memoria fosse paragonabile ad un immenso schedario nel quale
confluivano dati e ricordi che venivano sistematizzati secondo uno schema più o
meno logico.
In realtà la nostra memoria non è un luogo
dove i ricordi vengono immagazzinati, ma fa parte di un delicato e complesso
processo che ci permette, tra l'altro, di compiere tutti quei gesti più o meno
abituali, più o meno banali che ci consentono di vivere. Esistono quattro tipi
di memoria:
- 1) immediata
- 2) a breve termine
- 3) a medio termine
- 4) a lungo termine
Memoria immediata. Attraverso di essa
riusciamo a registrare gli stimoli che percepiamo e a dare loro un significato.
Questo avviene in tempi velocissimi mettendo a confronto il nuovo stimolo con
quanto appartiene alla memoria a lungo termine. La predisposizione più o meno
favorevole ad iniziare a studiare una materia è legata a questo processo. Se
nel passato abbiamo avuto solo risultati negativi nell'affrontare per esempio
studi matematici, di fronte ad un testo di analisi matematica scatterà una
sensazione di noia o di ansia che ostacolerà l'apprendimento della materia. La
noia è un atteggiamento appreso che si può modificare.
Memoria a breve termine. Quando uno
stimolo riconosciuto è ritenuto importante entra nella memoria a breve termine,
ma se non è sostenuto da un interesse particolare decade dopo pochi minuti o
addirittura una manciata di secondi. Ne è un classico esempio un numero
telefonico trovato sull'elenco che si memorizza solo per il tempo necessario che
occorre per comporlo. Al termine della telefonata è già caduto nel
dimenticatoio.
Memoria a medio termine. Essa è
funzionale, cioè è quella che mette in atto lo studente che si prepara solo in
funzione dell'imminente interrogazione o per superare un esame di poco conto. È
frutto di uno studio superficiale che darà risultati poco brillanti e
difficilmente i suoi contenuti entreranno a far parte del prezioso bagaglio
della memoria a lungo termine se non è stata toccata la sfera delle emozioni.
Memoria a lungo termine. È quella che
conserva nel tempo, anche per sempre, il senso e il significato delle
informazione e degli eventi associati di solito ad emozioni, a sensazioni
positive o negative, comunque a stati d'animo che hanno colpito in passato le
corde emotive. Sono i ricordi a lungo termine i responsabili delle profonde e
salde connessioni tra i neuroni, a livello sinaptico. I ricordi che si
utilizzano e che interessano maggiormente si legano all'attivazione della
produzione del Rna e di specifiche sostanze proteiche che scrivono in modo
indelebile una traccia nel nostro cervello.
Le mnemotecniche
La memoria fonda le sue radici sui cinque
sensi, sulle emozioni e sulle associazioni.
- La sensorialità
Se vogliamo scoprire quale è il nostro canale
sensoriale privilegiato attraverso il quale apprendiamo e ricordiamo con più
facilità, possiamo provare a fare un semplicissimo esercizio. Chiudiamo gli
occhi e proviamo ad immaginare un cane. Certamente ognuno avrà visualizzato con
gli occhi della mente senza difficoltà un cane, ma come siamo arrivati alla
nostra immagine? Molti avranno solo visto il cane in movimento o statico come in
una fotografia. Altri avranno ricordato anche la voce del cane che abbaia o
guaisce. Altri ancora avranno addirittura evocato le sensazioni tattili che si
provano quando il cane fa le feste o lecca la mano o quando si accarezza la sua
pelliccia.
I primi hanno maggiormente memoria visiva come
l'85% delle persone. I secondi hanno ben sviluppata la memoria auditiva (circa
il 10% delle persone), mentre il restante 5% ha memoria cinestesica, ricorda con
efficacia anche attraverso il gusto, l'olfatto e il tatto.
Se si vogliono sfruttare queste capacità nello
studio si possono seguire tecniche e strategie adeguate (vedi tabella). Mettendo
in pratica tutte queste strategie, e altre ancora, si potenzia la propria
capacità di apprendimento del 100%.
L'emotività
Il ricordo associato alle emozioni abbiamo già
detto che è inossidabile, più durevole nel tempo. Ma come è possibile indurre
artificialmente un'emozione quando si studia? Giocando ad esempio con
l'immaginazione, cercando di associare al testo immagini quanto più buffe,
grottesche, esasperate, tanto da suscitare in sé una qualche sensazione.
Inoltre l'atteggiamento stesso che si prova aprendo i libri può giocare a
favore o a sfavore. La noia, l'insofferenza creano emozioni negative, di
rifiuto. L'interesse, il voler scoprire, la curiosità, l'aspettativa, creano un
terreno favorevole allo sviluppo di emozioni positive e sono dei veri e propri
facilitatori dell'apprendimento.
Lo studente che davanti al libro di testo ha la
sensazione di leggere senza ricordare nulla. è probabile che abbia un
atteggiamento passivo, negativo verso i libri. Una tecnica semplice per
migliorare il rendimento dello studio è permettere al libro di modificare il
lettore. Modificare il suo modo di pensare, farlo riflettere, fargli fare delle
considerazioni, fargli provare, delle emozioni. E questo dipende essenzialmente
dalla disponibilità del lettore.
Le associazioni
È più facile ricordare un'informazione nuova
se la si associa ad una vecchia informazione ormai acquisita. Ecco perché il
ripasso è determinante non solo per rinforzare i contenuti già assimilati, ma
anche per ricordare i nuovi. Così come è altrettanto utile fare associazioni e
collegamenti trasversali tra le varie discipline.
Come affrontare il colloquio d'esame
Paura d'esame
Il respiro si fa più affannoso, i battiti
cardiaci rimbombano nel petto, lo stomaco si serra, i muscoli si irrigidiscono,
sembra di non ricordare più nulla e le parole fanno fatica ad uscire. Sono i
sintomi della paura d'esame, più diffusa di quanto si creda.
La paura degli esami nasconde in realtà la
paura del giudizio altrui. È come se il voto fosse dato alla persona, non alla
sua preparazione. Un insuccesso è quindi vissuto come un fallimento e non
semplicemente come l'indice di un metodo inadeguato, di un'esposizione carente o
di una preparazione frettolosa o insufficiente. Si perde di vista il fatto che
il voto altro non è che un controllo necessario per verificare se si sta
procedendo in maniera adeguata verso l'obiettivo finale.
La paura degli esami procura ansia, condiziona,
blocca. Il rendimento risulta normalmente inferiore al livello di preparazione e
questo comporta con il tempo un accumulo di insuccessi e di frustrazioni. Alla
lunga ne risente la fiducia in sé e, tenendo conto che tali problemi affliggono
soprattutto le persone più insicure, si può capire quale sia il disagio
interiore dovuto a questo perverso circolo vizioso.
Non ci sono facili ricette per ribaltare tali
stati d'animo né per eliminare le insicurezze individuali. Molto spesso esse
derivano dal contesto sociale dell'individuo, dalla sua storia familiare, da
pregresse esperienze scolastiche non proprio positive. Sono aspetti della
personalità che hanno radici profonde e che, nei casi più acuti, possono
richiedere l'intervento dello psicologo.
Ci sono però strade che è possibile
percorrere se non altro per tenere sotto controllo lo stato ansioso e per
attivare lo stato d'animo positivo.
Psicologia del successo
Da oltre un decennio di ricerche sull'argomento
è risultato che solo il 5% delle persone è in grado di affrontare la vita con
successo, il rimanente 95% non lo è.
Il successo non è qualcosa di casuale, che
capita ad alcuni e ad altri no. Il successo nella vita può essere previsto,
costruito e raggiunto.
Alla base di un successo programmato vi è un
semplice stato d'animo, un atteggiamento mentale positivo.
William James, docente dell'Università di
Harvard e padre della psicologia americana diceva: «La scoperta più importante
della mia generazione è che gli esseri umani possono modificare la loro vita
cambiando il loro atteggiamento mentale».
È la solita legge della causa e dell'effetto.
Tutto ciò che diciamo o facciamo causerà un effetto. La persona che non ha il
desiderio di apprendere (atteggiamento mentale negativo) non imparerà molto,
fin quando non cambierà il suo atteggiamento.
Di solito chi ha un atteggiamento mentale
negativo è convinto che per realizzare qualcosa il mondo debba cambiare, la
realtà debba modificarsi (Voglio un aumento di stipendio, dopo renderò di
più).
Chi ha sviluppato un atteggiamento mentale
positivo sa che è possibile realizzare ciò che ha in mente per il solo fatto
di poterlo pensare (Renderò di più, dopo avrò un aumento).
La fortuna conta, ma occorre saperla cogliere;
si potrebbe dire che la fortuna è l'incontro tra la preparazione e
l'opportunità .
Le chiavi del successo
Che cosa accomuna quel 5% di persone che nella
vita hanno costantemente successo? Alcuni semplici ingredienti: sanno definire
con chiarezza le loro mete, sono motivati a raggiungerle, sono preparati e
credono nelle proprie capacità.
Definire la meta
È il primo passo. Bisogna stabilire con
chiarezza dove si vuole arrivare e ciò che si vuole ottenere. Devono essere
mete realistiche per poter essere raggiunte ed è necessario dare un ordine di
priorità agli obiettivi. Se ne può perseguire solo uno alla volta, senza farsi
distrarre da falsi problemi. In proposito una recente indagine stima che la
gente si preoccupa: per il 40% di cose che non accadranno mai; per il 30% di
fatti passati che non possono essere cambiati; per il 12% della salute, ma senza
motivo; per il 10% di faccende banali. Solo l'8% delle nostre preoccupazioni
riguardano motivi seri. Nell'92% dei casi risulta che normalmente si sprecano
energie e si vivono angosce che non possono risolvere nessun problema.
Essere motivati
Se non si è convinti di ciò che si vuole
raggiungere difficilmente lo si otterrà. La convinzione e la determinazione
sono alla base del successo dei propri sforzi ed è bene che la motivazione sia
intrinseca, nasca cioè da un reale e personale convincimento. Studiare per dare
soddisfazione a qualcuno, fossero anche i genitori, non è sufficiente per
superare ostacoli e momenti difficili. Basta un litigio in famiglia per far
crollare la motivazione e, paradossalmente, si può arrivare ad abbandonare gli
studi per far dispetto ad un genitore.
Essere preparati
L'epoca delle improvvisazioni è passata da un
pezzo. Oggi senza un'adeguata preparazione si può fare poca strada. Non conta
tanto quali studi intraprendere, ma come si passa il tempo sui libri. W. James
diceva ai propri studenti: «Non preoccupatevi del successo dei vostri sforzi,
se ogni giorno ciascuno di voi farà del suo meglio, si sveglierà un giorno
trovandosi tra gli specialisti della sua generazione».
L'autostima
Uno degli elementi fondamentali per ottenere
successo è certamente la fiducia nelle proprie capacità. se non si è convinti
di riuscire, non si convinceranno mai gli altri e soprattutto non si
intraprenderà mai la direzione che interessa. Quante volte si sentono frasi del
tipo «Mi piacerebbe fare..., ma non ci riuscirò' mai», «I computers? Roba da
giovani», «Le lingue straniere? Ormai ho rinunciato, non sono portato».
Noi siamo il primo ostacolo alla realizzazione
delle nostre mete perché, lo abbiamo già detto, utilizziamo solo una
piccolissima percentuale delle nostre potenzialità. Le capacità creative e
cognitive del nostro cervello sono infinite. Secondo lo studioso russo Yefremov,
se riuscissimo ad utilizzare solo la metà delle potenzialità del nostro
cervello potremmo imparare a memoria l'intera enciclopedia sovietica, potremmo
parlare correttamente 40 lingue e dare gli esami richiesti da una dozzina di
università.
Non dimentichiamo però che, in particolare nei
giovani, l'autostima è una delicata variabile che è ampliamente influenzata
dal giudizio e dal comportamento degli adulti che contano (genitori, parenti,
docenti).
Parola d'ordine: pianificare
Se dunque la meta è superare brillantemente
l'esame, è il momento di programmare bene i tempi a disposizione in base al
programma da svolgere. Tutto il programma va scorso rapidamente per verificare
se ci sono eventuali lacune. Si passa quindi a suddividere la materia.
Quanto più la persona è ansiosa tanto più i
tempi devono essere lunghi (entro limiti ragionevoli). In sintesi, non bisogna
ridursi all'ultimo minuto.
Per sicurezza è meglio prevedere alcune
giornate in più che possono essere utili per rivedere l'argomento più ostico o
per rilassarsi. Vanno previsti anche gli spazi per i momenti di svago. Va fatto
un conto dei reali tempi di studio quotidiano, senza bluffare. Mediamente sotto
esami si possono studiare 8-10 ore al giorno.
La vigilia degli esami
Vietato il ripasso forsennato dell'ultimo
giorno fino a notte inoltrata. Vietatissime le alzatacce. Al massimo è
consentito uno sguardo generale agli schemi o ai riassunti, tanto per avere
sotto controllo il quadro generale della materia. Il pomeriggio precedente il
fatidico giorno deve essere dedicato a tutto fuorché allo studio. Una cena
leggera e a letto, ma non troppo presto per evitare un'insonnia quanto mai
inopportuna.
Il giorno degli esami
L'ansia si comunica e si trasmette. Bisogna
quindi consigliare gli studenti di evitare la vicinanza di quei compagni
iperagitati, di quelli che continuano a sfogliare in maniera forsennata i libri
di testo e gli appunti cercando risposte che in quelle condizioni certo non
troveranno. In questi casi meglio allontanarsi con calma (tanto loro non se ne
accorgeranno) e riprendersi, respirando profondamente.
Se durante l'interrogazione non è chiara la
domanda, si chieda pure un chiarimento, piuttosto che dare una risposta fuori
tema. Se si è incerti nella risposta meglio evitare di fare scena muta, semmai
si può ritrovare ad alta voce il bandolo del ragionamento per rientrare in
carreggiata.
Di fronte alla commissione, occhio ai gesti
Quando si comunica, le parole, al di là del
contenuto, servono a poco. Ci esprimiamo con le parole solo per il 15%. La parte
del leone la fanno i gesti e i movimenti del corpo per il 51%. Gli elementi
paraverbali (inflessione, tono, timbro della voce e l'uso delle pause) contano
per il 34% .
La nostra comunicazione avviene quindi
maggiormente attraverso piccoli gesti che trasmettono messaggi significativi.
La tensione del candidato è evidente dal
rossore delle guance e delle orecchie, dalle palpebre che sbattono con troppa
frequenza, dalla sudorazione e salivazione che aumentano, ma anche da tutti i
movimenti che hanno per oggetto il naso.
Strofinare, grattare la punta del naso o
premere le narici sono gesti che dimostrano una forte tensione, così come
grattare i sopraccigli o l'angolo interno dell'occhio.
Stare seduti tenendo gambe e braccia incrociate
indica chiusura e rifiuto.
I gesti più riconoscibili sono quelli che
rivelano un'incongruenza fra quello che si dice a parole e ciò che si manifesta
con il corpo. È bene quindi andare psicologicamente ben disposti verso gli
esaminatori per evitare l'effetto boomerang. Ogni pensiero minaccioso o comunque
negativo può apparire evidente anche se si sfodera un sorriso forzato e può
mettere l'interlocutore sulla stessa lunghezza d'onda, con la differenza che il
manico del coltello è dall'altra parte.
Tabelle
Strategie dell'apprendimento
Tipi Strumenti privilegiati
Visivo Schemi, sintesi, grafici, mappe
concettuali, disegni, rappresentazioni simboliche, ecc.
Auditivo Ascolto attivo, registrazione delle
lezioni, ripetizioni ad alta voce, ecc.
Cinestesico Sottolineature del testo, appunti
personali, esperienze concrete, esperimenti, ecc.
Alcuni consigli per gli studenti
1) Attivate uno stato d'animo positivo e ricco
di risorse
2) Utilizzate tutti i sensi in fase di
recezione, elaborazione, assimilazione ed evocazione
3) Usate intervalli di tempo calibrati,
pianificando bene tempi e modi nello studio
4) Schematizzate e organizzate in modo logico
le nozioni.
5) Allenate la memoria, rendete un'abitudine la
memorizzazione di fatti, concetti e dati
6) Repetita iuvant. Il cervello ha
bisogno di stimoli continui e naturalmente di un ripasso ben calibrato. Non si
tratta di ripetere passivamente, ma di creare legami efficaci, associazioni
significative tra il vecchio e il nuovo.
Breve decalogo per gli studenti
Prima di affrontare un esame
1) Siate preparati, abbiate uno schema mentale.
2) Il "nemico" va conosciuto. Andate
ad assistere agli esami prima di darli.
3) Siate gradevoli nell'aspetto. L'abito in
questo caso fa il monaco.
4) Guardate negli occhi l'esaminatore e
possibilmente sorridete.
5) Sappiate ascoltare. Aspettate a rispondere
finché il docente non ha concluso la domanda.
6) Attenzione al mento. Se è troppo basso
tradisce la vostra insicurezza, se è troppo alto è un pericoloso gesto di
sfida.
7) Siate precisi, non arrampicatevi sugli
specchi. Se non sapete la risposta non dite cose inesatte.
8) Evitate battute e spiritosaggini, di solito
sono fuori luogo.
9) Se avete un vuoto mentale, ammettetelo.
Chiedete poi al professore di riproporvi successivamente la domanda.
10) Non dimenticate la penna. Meglio evitare di
dover firmare con quella del docente e per l'emozione portarsela via.
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