Il Barbiere d'oggi, i Medici Fisici ed i Chirurgi d'una Volta

Il medico, a dire del volgo, deve essere vecchio, il  chirurgo giovane, il farmacista ricco: Medicu Vecchiu, varveri picciottu e spiziali riccu. Il proverbio parla di barbiere e non di chirurgo, perché la bassa chirurgia era esercitata dai barbieri. Il barbiere era consultato per salassi, per lo innesto del vaiuolo, pel cauterio, per l'apertura di qualche ascesso, per le lussazioni, per le fratture, per le ferite e sopratutto per le malattie veneree, sifilitiche (malatii di fimmini, mali francisi). I vecchi barbieri tenevano innanzi la loro bottega, vasi di asparagi,la figura di un uomo ignudo, dalle cui vene zampilla sangue in varie direzioni, e filze di grossi denti molari: tre emblemi delle loro facoltà ed uffici: cure in generale (foglie delle piante d'asparagi), salassi (uomo ignudo ecc.) ed estirpazione di denti (Filze di molari).

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I. Malattie cutanee

Malattie cutanee: Calli, (Caddi)

Per questo male non vi sono scongiuri o rimedi soprannaturali. I rimedi sono tutti pratici, per rammollire il callo ed affrettarne o agevolarne il distacco. ecco un elenco di codesti mezzi:

Un pezzettino di carne vaccina fresca (Pal.)

Un pò di 'npiastru di Donna Vanna (Pal.), che è qualcosa di simile all'empiastro di malva.

Una fettolina di limone arrostita (Pal.).

Una foglia di sempriviva, o carciofetto (sempervivum arboreum, L.), che corre anche sotto il nome di erva di li caddi, e dalla quale però dev'essere tolta la pellicola.

Una foglia di ellera o di fava 'nversa (sedum telepiricum, L.), (Nic.).

Un crastuni,chioccioline (helix, L.) pesto. Si può anche applicare vivo e tenerlo finché non muoia: allora lo si mette ad asciugare all'aria. Quando diverrà secco, il callo sarà bello e caduto.

Rimedio crudele è quello dello zolfo o del lardo bollente, che si fa sgocciolare sul callo, avendo cura di tenere ben coperte le parti circostanti.

Malattie cutanee: Forfora. Canigghiola.

La forfora si chiama cosi per la sua analogia con la crusca (canigghia). Oltre i mezzi ordinari di olio d'oliva, di mandorle, di ricino, si raccomandano i lavaggi del capo con la propria urina, o con lisciva, o con aceto o con vino.

Malattie cutanee: Porro o Verruca

Porro o Verruca. Purrettu; purri, porri (Nic.); birrittu (messina); birrinu (trapani).

Nascon porri alle mani (Pal.) o alla nuca (Terran.)  di chi voglia contar le stelle.

Per farli nascere i bambini indicano col dito il cielo e poi la parte del corpo sulla quale si vuole che il porro venga fuori, ripetendo per un pezzo: Stidda ddà e purrellu ccà (stella li e porro qui) e cosi sono sicuri che il dì appresso il porro spunterà.

I rimedi per far sparire i porri e per consumarli sono molteplici, ed eccone alcuni:

Tanti granuli di sale quanti sono i porri, si gettano in forno nell'ora che questo si riscalda. Consumato il sale i porri cadono (Marsala). Si prende un filo di paglia d'orzo, si taglia trasversalmente nel nodo, e con uno dei capi tagliati si tocca il porro. la paglia si lega o con una setola di coda di cavallo o con un filo di seta qualunque, e si nasconde in un buco attendendo che esso marcisca; marcita la paglia, sparisce il porro (Alimena). V'è chi fa una croce sul porro con un coltello (Bagheria). V'è chi fa mette a putrefare in luogo umido la paglia con la certezza che il porro avvizzirà con l'avvizzire della paglia. Se più d'uno sono i porri, più saranno i nodi: ogni cosa fatta colla massima segretezza ( Gangi). v'è pure chi mastica senz'altro <i nodi della paglia con pronunziar contemporaneamente certe formali parole> (Pal.). V'è chi prende tante fave o nodi di paglia quanti sono i porri e li getta in un pozzo che non abbia mai visto per lo innanzi, allontanandosi prestamente per non udirne il lievissimo tonfo, se cosi può dirsi, dell'acqua. Con maggiori particolarità e circostanze nelle pratiche, si prendono tre fili di paglia, in ciascheduno de' quali sia un nodo, si legano sopra i porri; poi si tolgono essi fili e si buttano in una cisterna o in un pozzo, al quale per un intiero anno la persona che ha i porri non dovrà accostarsi; al marcire della paglia, spariranno i porri; però è necessario ripetere il seguente scongiuro

Purrittu, purrittieddu,Vattinni a Muncihieddu.

ppi la Vergini Maria Squaggia. Purriettu, e mintiti a la via. (Chiaramonte).

 

ed anche quest'altro:

Curri. purrotta, vattini di ddocu,

 fuj prestu di stu locu;

 Curri, purrettu, vattini luntanu.

Scumparisci di sta manu:

 Unni c'è ccà lu purrettu,

Passa picca e 'na stidda ci aspettu.

 E ogni vota si dirà:

Stidda ccà e purrettu ddà;

chinta decima rutunna,

Lu purrettu munua e attunna.

(Giarre)

Questo scongiuro richiama alla citata credenza fanciullesca che i porri si possono far nascere  a volontà.

Altro mezzo di liberasi dai porri:

Si cerchi di due persone che vadano a cavallo a un mulo: una in sella e una in groppa, e chi ha il porro dica canterellando:

A vuatri chi siti supra stu mulu,

 Pigghiativi stu purrettu, e ficcativillu 'n culu.

 

e fugga, ché i due cavalieri potrebbero, per il male fatto loro, rispondere a bastonate a chi volle a lor danno liberarsi dal porro (Pal.).

Si ricordi che i medesimi passaggi di malattie si fanno con i geloni e con le emorroidi.

si unge sulla verruca: o il latte di scattiola, cioè l'umore lattiginoso del fico acerbo (Ficus carica, L.), del fico selvatico, del tassu barbasso, tasso barbasso (verbascum thapsus, L.), il succo che si spreme e si fa colare dalla milinciana, melanzana (solanum insanum, L.) (Pal.); succo che a volte si sala (Montevago). Alcuni ricorrono al sangue della lucertola (Mazzara).

 

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Reuma, Artrite, Gotta, Ecc.: Reumatismo. Reuma, romaticu

Il popolo non fa distinzione tra reumatismo, artrite ed altre malattie analoghe;e usa rimedi speciali a tutte. Le cure sono di unzioni, frizioni, suffumigi, ecc.; raramente di medicine prese per bocca; e queste sono le famose cartine degli erbaioli (bardana, salsa siciliana, sassofrasso, ecc.).

Unzioni: Ogghiu di casèntuti o crassèntuli (Nissoria), cioè olio d'oliva nel quale sono stati bolliti e tenuti in infusione dei lombrici .

Ogghiu di schirpiuni, suffrizzu e tiru, cioè olio nel quale sono stati cotti insieme: scorpioni (scorpio europeus), tarantole, (emidotylus vermiculatus) e tiri (gorgilus ocellatus).

Quest'olio era già in uso nel XVII sec. ed il Catania decantando le virtù dei tre rettili scrisse:

E puru di l'accorti spiziali

Di tutti tri ndi fannu oghiu e licuri,

E chi tali oghiu dicinu chi vali

Contra li reumi, spasimi e duluri.

 

Olio di oliva mescolato con bacche d'alloro (baccareddi) peste (Pietraperzia). Questo è chiamato Ogghiu d'addàuru (Castelb.).

Olio con oricchiedda d'apa disseccata al forno e polverizzata (Palazzo Adriano).

Ogghiu di Patri Mulè, un olio nel quale sono cotte e tenute in infusione varie erbe aromatiche, e del quale fu autore un frate francescano a nome P. Mulè (Pal.).

Profumi di decozione di marrobbio (Pal.) o di vino, caldo bollitavi dentro della salvia (Nissoria), o di erbe aromatiche.

Formentazioni di infuso di bacche d'alloro (Pietrap.), di pastinaca (selinum pastinaca). Questo infuso si prepara con cinque ombrelle o fiocchi secchi in mezzo litro di acqua comune.

Inoltre si avvolge l0organo sofferente con panni di lana caldissimi, con pelli egualmente calde (CastelB.); si copre con foglie di cavolo riscaldate in olio inquinato da verderame (fogghi di cavuli arramati, Naso, Nic.). Si unge con acqua ragia (Castelb.).

Tanto pel reumatismo, quanto per l' artrite e per l' anchilosi degli arti usa ficcare gli arti stessi entro il fimo o entro le vinacce in fermentazione.

<Si vuole che le foglie secche de' dolcichini (cyperus esculentus) siano un rimedio efficacissimo contro i dolori reumatici, impiegandole per riempire i materassi da letto e dormendovi sopra i sofferenti di tale infermità. Vera o non vera che sia tale credenza popolare, il certo è che la ricerca di tali foglie secche, chiamate col nome complessivo di Frasca di cabasisi, è divenuta in Palermo obbiettivo del commercio il più attivo dei semplicisti o erbuari, spacciatori nelle loro officine di piante medicinali o decotti; e già siamo arrivati al punto di vendersi tali foglie dagli ortolani agli erbuari, falciate da due a tre giorni, al prezzo di lire 10 il quintale, chil. 79, 34, e dagli erbuari ai consumatori, nette di terra e ben diseccate, al doppio prezzo, ed anche più, da 20 a 25 lire il quintale siccome è avvenuto in quest'anno 1862>(INZENGA, Annali, v. VIII, 2 serie, pp. 156-57).

Reuma, Artrite, Gotta, Ecc.: Artrite. Dulura 'nta ll'ossa

Questi dolori si ritengono trà più insopportabili; eppure si preferiscono alla morte, tale è l'orrore di essa, non tanto per parte di chi soffre, che la invoca ad ogni istante, quando per parte dei congiunti, che hanno interesse di affetti sulla persona cara. E si dice perciò; Duluri d'ossa, morti mai, motto che altri spiega così: I dolori alle ossa non finiscono mai con la morte; mentre esso significa: meglio soffrire che morire.

Il volgo non fa una distinzione notevole fra artrite, reumatismo, gotta ecc..  Per esso tutto si riduce al dolore, sia articolare, sia muscolare.

Le cause sono ordinariamente Frigilità prese in inverno, sudori retrocessi in estate o in altra stagione, umido,freddo, sereno di notte ecc.. Inevitabile è la invasione del male standosi a dormire in estate sotto un albero.

Le cure son tutte intese a richiamare i sudori malandati, che sono il mezzo col quale si può riportar fuori il male che cagiona i dolori, il gonfiore.

Frizioni: di spirito, nel quale sia stato messo in infusione un certo numero di peparole piccole e lunghe; di spirito canforato (Aci), di agru collu, cioè di succo di limone bollito e ridotto quasi ad estratto (Pal.); di grasso di gallina (Pal.), o di lupo (Castelb.), o di cavallo, o di bue, o di vipera; di olio di una Madonna, la quale si abbia in grande venerazione in un dato comune.

Avvolgesi il medesimo arto con lana.

Una cordella con la quale si è misurata in tutta la sua lunghezza la statua di S. Liborio, si cinge alla vita del sofferente, il quale subito guarisce (Trapani).

Persistendo il male v'è ragione a sospettare che qualche maliarda abbia messe in opera le sue tristi arti per 'nchiuvari a 'na seggia (inchiodare in una sedia), o jittari 'nt' on lettu (buttare in un letto) il disgraziato. Chi sa! forse egli una volta ebbe pratica con una donna, che poi abbandonò! Costei avrà mandata qualche inprecazione, avrà ricorso a qualche strega e questa gli avrà fatto la fattura. Se cosi è, bisogna ricorrere ad altra donna, la quale la sappia togliere, e la tolga.

 

Reuma, Artrite, Gotta, Ecc.: Podagra, Gotta. Pudagra;pulàira (Aci), gutta

Si ritiene che la pudagra è male di li ricchi, perché cagionata dal troppo riposo, dalla soverchia nutrizione e dalla crapula.

I sintomi dolorosi di questo male vengono dal popolo confusi con quelli dell'artrite, del reumatismo ecc.. Della coscienza popolare intorno alla gravità della gotta deformante si ha documento nella imprecazione comune: Gutta chi ti torci! (gotta che ti possa far torcere gli arti, il corpo ecc.).

<< L'urica degli uomini fatta a bagnoli nè piedi dè podagrosi li guarisce. Cosa provatissima e sicurissima >> ALAIMO, Diadecticon

Reuma, Artrite, Gotta, Ecc.: Obesità. Grassizza

I due proverbi: La grassizza è malatia, e La grassizza è menza 'nfirmitati danno il concetto volgare della cosa. La cura medicamentosa è quella dell'arsenico (Pal.); ma chi lo teme, perché come il mercurio s'attacca 'nta ll'ossa, può bere giornalmente dell'aceto.

L'alimentazione dev'essere a base di verdura e sopratutto di endivia cotta (Pal.).

Reuma, Artrite, Gotta, Ecc.: Edema delle gambe. Pedi vunci o vunciati.

Questa malattia si ritiene per lo più essenziale, e non già sintomatica di altra malattia. Però si usano le maggiori cure per guarirla direttamente.

Uno dè rimedi impiegati è quello delle pampini di cavulu, foglie di cavolo (brassica oleracea, L.), che si applicano sulle parti gonfie per farle purgare (Pal.). Col medesimo fine si applica anche l'aloe epatica contusa; le pampini di giri, foglie di bietola (beta vulgaris L.) e le foglie di riggiu, ricino (ricinus communis, L.).

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Malattie degli occhi, del naso e delle orecchie: Oftalmie In generale

 

 

Malattie degli occhi, del naso e delle orecchie: Orzaiuolo. Ogghialoru, ugghialoru;

gghialoru (Messina), glialuoru (Mussomeli), riolu (Montev., Noto, Siracusa, Modica),

firriolu (Regalmuto), pintaloru (Siculiana).

 

Chi ha un orzaiuolo ha fatto spinnari qualcuno. Dicesi spinnari l'avere un desiderio ardente d'una cosa da mangiare; quasi lo spirarsi di desiderio. A chi ha un orzaiuolo si chiede subito, tra il serio ed il canzonatorio: a cu' 'ha fattu spinnari?

Secondo la credenza fanciullesca, un ragazzo abbramatu, cioè che non voglia dare ad alcuno de' conpagni un briciolo di ciò che ha da mangiare, dovrebbe avere in punizione un orzaiuolo. Difatti una canzonetta contro di lui principia così:

Abbramatu 'i Santu Vitu,

Ca ti nesci l'agghialoru! (Roccap.)

Quindi chi è affetto da orzaiulo è ritenuto per natura avaro, avido, cupido, qualità tutte significate dalle voci: pillinu (Regalm.) o pilligrinu o moru (Mussom.).

Nasce in chi ha fatto spirar di di desiderio una donna incinta, la quale, del resto, è quella che glielo manda(Modica).

Riolu ccà, furtana ddà!

e dicendo ccà, qui, si toccano l'occhio; dicendo ddà, colà indicando colui che ha l'orzaiulo (Montevago).

Mezzo mirabile, che fa sparire come per incanto l'orzaiulo, è quello di un anello d'oro applicato sull'orzaiulo medesimo (Pal.).

Chi non conosca questo mezzo soprannaturale, può ricorrere alla unzione di cerume degli orecchi (Pal.).

Suppurato, si punge con un chicco di orzo dal lato più acuto (Pal.).

 

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VI. Lesioni violenti esterne

 

Contusione. Lividura.(Ecchimosi). Cuntusioni, ammaccatina, pistadina.

 

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Malattie apparato digerente: Acidità. Acitu.

L'acidità dello stomaco è una delle malattie più comuni: e non v'è persona che non se ne dichiari vittima. Ad essa s'attribuiscono molte sofferenze che non si sanno altrimenti spiegare; e quando mancano i caratteri fisici della vera acidità, si ammette un acidu occultu, e cosi si ha pace. Quest'acido occulto è un male birbone che ne fa di tutti i colori: capogiri, vertigini,svenimenti, convulsioni d'ogni genere, dolori di stomaco, dolori intestinali e cento altre cose.

Si hai l'acitu, ti pigghi 'u carbunatu (Palermo) mostra la fiducia che si ha nel bicarbonato di soda. E la frase figuratamente si dice a persona che abbia del malumore e voglia attaccare lite. Quel malumore è detto acitu.

Quando l'acidità, vera o presunta, è forte, e dei rigurgiti si hanno di frequente, si dice che l'acitu acchiana a li cannarozza; che uno si senti tagghiari li cannarozza.

Rimedi. Prendere, senz'altro, un purgante (Petralia).

Masticare indivia, o finocchio dolce, rigettandone il tufo (Pal.). Mangiare lattuga, o finocchio dolce, o cavolo crudo (Nic.), o finocchio selvatico (foeniculum piperitum, L.)(Nissoria).

Inghiottire una castagna cruda, una o tre fave crude (Montev.); una o tre fave abbrustolite intere, con la buccia (Nic.); del ciminu duci, cimino (cuminum cyminum); delle mandorle abbrustolite (Castelb.); delle pillole composte di polvere di gusci d'ova torrefatte (S. Agata di Milit.).

Bere dell'acqua bollita, infusavi una o più foglie di alloro (Pal.); dell'acqua bollita, con olio d'oliva (Raffad.); dell'acqua nella quale sia stato bollito un polipo (Pal.), un pezzettino del quale, mangiato, può anche riuscire proficuo; un bicchier d'acqua più fresca che sia possibile (S. Agata di Milit.);dell'infuso di nepitella, tenuto una notte intera all'aperto, e bevuto per tre mattine di seguito (Nic.); un sorso di aceto.

Questi ed altri mezzi, come la fava, la castagna, il polipo, hanno la forza di spizzari, romper l'acido.

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Malattie dell'apparato genito-urinario: Mancanza di Mestrui.        (Amenorrèa). Mancanza.

La mancanza di mestrui in una ragazza o in una donna che non abbia ragione d'averne è sempre cattivo indizio, rappresentando, se non una malattia, un vero stato di anormalità. Anche nelle più lievi malattie non si è tranquilli finché la mestruazione non ritorni; e nelle più gravi la ricomparsa di essa è salutata come foriera di bene.

Ecco quel che si raccomanda per far tornare i tributi mensili in ritardo o per regolarizzarne il corso:

decozione di capidduvennari, capelvenere (adiantum capillus Veneris, L.) , di camomilla, di nasturzio (nasturtium officinale, Guss.). Polveri, in ostia, di foglie di ruta secchie (Nic.), di  lippu di li cersi, licheni di quercia (caltav.).

Pediluvio con ardicula masculina, ortica (ortica urens) o con cenere sciolta nell'acqua (Pal.).

L'amenorrea abituale porta con sé la sterilità. Le donne amenorroiche s'ingrassano: e quando comincia la grassezza finisce la probabilità o il pericolo della gravidanza.

Malattie dell'apparato genito-urinario: Sterilità.

Per vincere la sterilità e fare che una donna s'ingravidi si raccomanda la polvere di secondine torrefatte in pillola (ALAIMO, Dyadecticon, p.26). Per far poi sterilire bisogna somministrare una piccola dose di raschiatura d'osso di seppia per tre mattine consecutive a digiuno (Mazz.)(CASTELLI, Credenze, p. 34).

 

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Medicina  Popolare Siciliana

 

di

Giuseppe  Pitrè