Perché la Sicilia si chiama così

Generalmente, si crede che il toponimo Sicilia sia greco: ma quando i Greci nel secolo VIII a.C. cominciarono a colonizzare la Sicilia, questo nome si conosceva già, pertanto la sua origine non deriva dalla lingua greca. l'origine da molti accettata, e che esso derivi dalla voce italica Sica, che secondo il grammatico latino Varrone equivale a falce; sicché la Sicilia sarebbe stata denominata dai suoi abitatori, i Siculi, il cui nome equivarrebbe a falciatori, così come il nome di altri popoli italici deriva dalle loro occupazioni agricole (Opici, <<operai>>-Morgeti <<raccoglitori di covoni>>).

Ma, per quanto l'ipotesi suggestiva sia stata accettata da storici illustri, essa non soddisfa gli studiosi perché come fa notare lo storico ed archeologo Biagio Pace, i Siculi non possono essere interpretati come falciatori, per il semplice motivo che essi, per indicare la falce non dicevano Sica, ma Zankle: e che questo vocabolo siculo indichi proprio la falce è provato dalla denominazione sicula di Messina, che prima della colonizzazione greca, si chiamava Zankle, per la forma del suo porto naturale, formato, dall'arcuata penisola di San Ranieri. i siculi avevano una predilezione a far derivare i toponimi dalle caratteristiche geologiche del terreno, altro caso è per Catania, il cui nome originario siculo Katane indicava uno scorticatoio o una grattugia, per l'irto terreno lavico su cui sorgeva.

E' verosimile che, più che di una origine italica, si deve trattare di una radice indoeuropea, per cui l'ipotesi filologica formulata da Carlo Pascal che affermò con buone ragioni che i nomi di Sicilia e di Sicania debbono essere riferiti alla radice indogermanica Sik, che denota Ingrossamento, crescita, e quindi indica agevolmente il concetto di feracità e di fertilità. Senza contare che la stessa radice sik si riscontra nella denominazione dei vegetali che danno un'idea precisa del concetto di ingrossamento e di feracità insito nel fonema sik, perché il fico in greco si chiama Siké, e il cocomero, ed anche la zucca, si chiamano Sikùs.La spiegazione proposta da Pascal e accettabile; anche perché il termine <<Sicilia>> e gli aggettivi da esso derivati, come siciliano non furono adoperati solo nell'isola per indicare la fertilità del terreno, perché presso Tivoli, c'era una località chiamata Sicilianum, e sullo stesso Palatino, a Roma, esisteva un luogo denominato Sicilia;e ad Atene una collina di forma triangolare si chiamava Sicilia.

Sicilia significa quindi << isola della fecondità, terra della prosperità >> e giustifica l'appellativo di <<America dell'antichità>> con cui l'hanno suggestivamente chiamata scrittori moderni, come Anton Gardner e Giuseppe Tommasi di Lampedusa. e definizioni di fertilità li hanno dato anche due illustri scrittori greci, lo storico Polibio di Megalopoli e il geografo Strabone di Amasia, che chiamarono la Sicilia << la dispensa di Roma >>. Così come scrisse anche Catone il Censore e fatta sua da Cicerone nelle Verrine, che la Sicilia era la dispensa e il granaio dello stato romano, e la nutrice del popolo di Roma.

E come racconta Ferdinando Milone, i Greci distrutta Troia, occuparono la Sicilia, che allora si chiamava Trinacria, e le cambiarono il nome per la sua fecondità, chiamandola Sikelìa, quod latine est dicere ficum et olivam ( che in latino significa fico e oliva).

Però l'isola prima ancora che Sicilia si chiamò Trinacria, osserva lo storico Gaetano Columba <<la forma triangolare della Sicilia dovette esser nota da quando i primi marinai ne fecero il giro. I Greci videro la Sicilia nella Thrinakie di Omero, riguardando questa voce come uguale a Trinakria "la terra dei tre capi", ne conclusero che tale era stato il primo nome dell'isola>>, con questo nome la chiamarono molti poeti Greci e latini per la forma triangolare a forma di tridente.

 

 

Il simbolo della Sicilia, e il suo vessillo

 

Questa nozione della forma geografica triangolare dell'isola trova una sua raffigurazione simbolica nel mostro a tre gambe, grecamente detto triskéles (a tre gambe) o latinamente Trìquetra (a tre vertici).

Enrico Mauceri, studioso della storia dell'arte siciliana, così dice: <<da questa configurazione a tre vertici venne alla Sicilia antica il nome di Triquetra o Trinacria che diede, forse in epoca ellenistica, quella rappresentazione strana e caratteristica al tempo stesso, di una figura gorgonica a tre gambe, adottata perfino in alcune monete dell'antichità classica, e divenuta poi il simbolo ufficiale dell'isola>>.

 

      

 

Gli studiosi sono concordi nell'affermare che si tratta di un antico simbolo religioso orientale, sia che rappresentasse il dio Baal, o il sole, nella sua triplice forma di dio della primavera, dell'estate e dell'inverno, sia che rappresentasse la luna con le gambe talora sostituite fa falci lunari, o anche il moto in genere. In età romana il simbolo perde completamente il suo originario valore religioso, per assumere soltanto quello geografico di emblema della Sicilia. Questo è evidente nella monetazione di Palermo, in cui la Trinacria appare col suo aspetto definitivo e cioè con le tre gambe unite ad una testa gorgonica adorna di spighe - che ribadisce il concetto della fertilità dell'isola e della Sicilia <<granaio di Roma>>, e nella nonetazione di Entella, di Gela, di Agrigento e di Lipari. Ma la moneta romana più interessante e quella coniata nel 68 d. C. dal propretore d'Africa L. Clodio Macro, o dai suoi partigiani in Sicilia, perchè per la prima volta vediamo raffigurata la Trinacria accompagnata dalla scritta SICILIA, cioè il simbolo assieme all'interpretazione.

Per quel che riguarda il vessillo ufficiale della Regione Siciliana, esso è costituito da un drappo bicolore giallorosso, che diagonalmente esprime il giallo della bandiera civica di Palermo e il rosso di Corleone, che fu il primo comune siciliano a seguire l'esempio di Palermo nella vigorosa rivolta antifrancese del Vespro siciliano, scoppiato a Palermo il 30 marzo 1282. Il 3 aprile 1282, venne stipulato il patto di alleanza tra i Palermitani e i Corleonesi, per combattere contro il comune nemico angioino; e nello stesso giorno, con rogito del notaio Benedetto da Palermo, nacque il vessillo dei Siciliani liberi, unendo i colori delle due città. Da allora , questo vessillo raffigura l'unione spirituale dei Siciliani; e al centro reca il vecchio simbolo triscelico della Trinacria.

 

 

 

La Sicilia antichissima

 

L'uomo comparve in Sicilia circa un milione di anni fa nell'età pleistocenica, deducibile dai residui cavernicoli trovati nei litorali di Trapani, di Palermo, a San Teodoro presso Messina e a Termini Imerese. La tradizione antica parla di Siculi e Sicani, quali antichi abitatori dell'isola;