Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma del mitico dottor.T
Avvertenze: questa fic è ambientata l'anno prima in cui Sakuragi
fa il suo esordio nel mondo del basket.
Dedico questa fic a: Akira 14 per il suo compleanno (so che il pairing
non è dei tuoi preferiti, ma almeno Sendoh l'ho fatto uke ^__-),
Pam-chan perchè è la migliore koai del mondo, Anny per le
sue traduzioni (giuro che poi la ToruKenji te la scrivo), alle mie sorelle
Seimei Miyuki Elichan e Hanako perchè sono le sorelle migliori
del mondo, A Natsume per il suo incoraggiamento, a tutte le ragazze della
chat di Tem, a Ally perchè mi fa mettere con Jin (grazie!!!!!),
a Saya perchè mi fa fare la sorella minore di Ru e, naturalmente,
alla dolcissima Neko-sensei.
THE ROOKIE
Amo la spiaggia. Amo il mare. È incredibile quanto riesca a sentirmi
bene quando vengo qui. forse perchè anch'io sono un po' come il
mare - anche quando è tranquillo è comunque in perenne movimento.
Così è il mio animo. Anche quando esteriormente neppure
un'ombra sembra turbare i tratti del mio viso, dentro sto ribollendo.
Vengo spesso qui, soprattutto quando ho bisogno di pensare. A volte i
ragazzi mi seguono restando in disparte timorosi di darmi fastidio con
la loro presenza, ma prontissimi a scattare ad ogni mio cenno. A volte,
invece, vengo da solo.
Inalo lentamente il profumo dell'aria salmastra che gioca con i miei capelli
intrecciandoli in infiniti nodi e facendoli, poi, ricadere sul volto a
lambirmi le guance.
Oh, sì! Amo stare qui!
Oggi non c'è. Il mio piccolo pescatore oggi non è venuto.
Piccolo... in realtà è più alto di me di parecchi
centimetri, ma il suo viso è di un candore tale da sembrare quello
di un bambino.
L'ho notato per la prima volta qualche settimana fa. È arrivato
con passo lento e disteso con la canna da pesca appoggiata su una spalla.
Ad attirarmi è stata la sua incredibile pettinatura. I suoi capelli...
i suoi capelli... ma come caaaaazzo li porta 'sti capelli? (scusate, non
ho resistito ^^;;; N.d.Y.)
Comunque sia non passa decisamente inosservato. Dopo i primi tempi in
cui rimanevo schockato ogni volta che vedevo spuntare quelle ciocche appuntite
mi sono messo ad osservare tutto ciò che vi stava sotto. Ed è
stato allora che due occhi limpidi e scuri mi hanno folgorato. Le labbra
leggermente increspate in un tenue sorriso gli illuminavano il viso.
Da allora non c'è stato giorno in cui non tornassi su questo tratto
di sabbia vicino al molo su cui si mette a pescare nella speranza di vederlo.
E non mi ha deluso. Almeno fino ad oggi.
È così triste e solitario questo posto senza la sua silenziosa
presenza. Uff.... tanto vale tornarmene a casa!
Vado a dormire presto sperando che il sonno attenui il senso di disagio
che mi pervade da questo pomeriggio. Purtroppo non faccio che pensare
a due mani bianche e sottili che aggiustano un amo su una lenza. Penso
ad uno sguardo rapido come il lampo gettato nella mia direzione ogni volta
che sta per lanciare l'esca in mare. Penso alla sensazione di pace e sicurezza
che cala nell'attesa che il pesce abbocchi e che placa il mio costante
tormento.
Perchè uno sconosciuto mi deve mancare così tanto? Perchè
sento un buco, qui, nel centro del petto?
Mi sento tradito. Mi sento come un bambino che ha aspettato sveglio tutta
la notte l'arrivo di Babbo Natale per scoprire, la mattina dopo, che per
i suoi genitori è diventato troppo grande per credere ancora in
simili sciocchezze. Niente regali per te, quest'anno. Niente regali per
me, per il resto della mia vita.
La noia di questa scuola è insopportabile! Se non fosse che i
miei non sgancerebbero più neanche un soldo se osassi lasciare
la scuola, me ne andrei. Come al solito i miei amici si radunano intorno
a me.
I miei amici.... ma posso davvero chiamarli così? In fondo, cosa
sanno loro di me, veramente? Loro mi conoscono solo come il loro capo-banda,
il più forte e temibile ragazzo della scuola, alcuni giurano dell'intera
prefettura. Esagerati! Sono in molti quelli che potrebbero battermi, se
solo trovassero le palle per sfidarmi. La vera forza non nasce dal tuo
reale potenziale fisico - questo l'ho imparato molto tempo fa. La vera
forza nasce dalla soggezione che riesci a incutere alla gente. Sfida quello
che viene considerato il più forte, battilo anche solo grazie ad
un' abbondante botta di culo e vedrai che, per tutti, diventerai tu il
più forte. Lo ammetto, è ridicolo, ma anche molto utile.
Almeno la gente tende a lasciarmi perdere e ad evitare di farmi certe
stupide domande. O a compatirmi. Chi oserebbe compatire il ragazzo più
forte della prefettura? Solo un pazzo. O un lungimirante - che poi, forse,
sono la stessa cosa.
Ma basta! Oggi non ho voglia di ascoltare i loro stupidi discorsi, le
loro patetiche lamentele e le loro vanesie fanfaronate. Voglio stare da
solo. Non voglio la compagnia di nessuno. O meglio, vorrei la compagnia
di qualcuno, ma adesso a lui non devo pensare.
"Vado a fare due passi".
"Ehi aspettaci, veniamo con te!"
Mi volto lentamente e fisso per qualche istante negli occhi lo stupido
che ha osato parlare. Il mio migliore sguardo omicida deve aver funzionato
perchè abbassa gli occhi indietreggiando involontariamente di un
passo.
"A-allora ci vediamo domani, capo".
Gli volto le spalle andandomene e non degnandomi di rispondergli. Non
vale la pena di sprecare il mio preziosissimo fiato per loro.
Arrivo alla spiaggia un po' più tardi rispetto al solito. A dir
la verità non volevo nemmeno venirci, per questo mi ero diretto
verso il parco. Però, arrivato a metà strada, mi sono reso
conto che stavo mentendo per l'ennesima volta a me stesso continuando
a ripetermi che avevo solo bisogno di stare per i fatti miei e che tutto
sarebbe tornato a posto.
È solo qua che mi sento in pace, è solo qua che mi sento
bene. È solo qua che il caos diventa armonia e tutto acquista un
senso.
Non c'è neanche oggi. In fondo me l'aspettavo. Però ci speravo.
"Stupido che sei! Ancora ti illudi che le tue speranze si realizzino?
Quando imparerai...."
"Meno male, ci sei ancora!"
Una voce colma di sollievo mi strappa al mio soliloquio. Chi cavolo osa
venirmi a disturbare dopo che avevo fatto chiaramente capire che non avevo
voglia di avere rompiscatole in giro?
Mi volto furibondo, ma l'ira svanisce appena incontro due occhi cristallini
e profondi, illuminati dal sole al tramonto.
Lui! Il mio piccolo pescatore!
Si appoggia con le mani sulle ginocchia leggermente piegate, mentre da
una spalla gli pende un grosso borsone. Ansima pesantemente. Sembra abbia
corso parecchio.
"Avevo paura che te ne fossi già andato!"
E' a me che sta parlando? È' per me quel radioso sorriso che distende
i delicati tratti del suo volto puntellato da piccolissime goccioline
di sudore?
"Non capisco. Stai parlando con me?"
Ovvio che parla con te cretino! Vedi forse qualcun altro intorno?
Il ragazzo arrossisce violentemente e abbassa gli occhi mordendosi le
labbra. Non ha nemmeno la più pallida idea di quanto sia sexy e
dolce in questo momento! La tentazione di stringerlo a me e baciarlo è
forte, ma riesco a mantenere un'espressione indifferente.
"Scusami, in effetti noi non ci conosciamo, ma vedi... è da
un bel po' che ti vedo qui tutti i giorni quando vengo a pescare e così
mi sentivo un po' come se fossimo diventati amici. Lo so che è
assurdo da dire, ma mi ero abituato ad averti vicino, mi sento sereno
e protetto con te accanto. Così, quando ieri ho tardato e non ti
ho trovato, bè.... mi sono sentito... male".
Da bambino l'estate la passavo sempre nella casa dei nonni, in piena campagna.
Nel villaggio vicino alla loro casa c'era un piccolo convento cristiano
con una chiesetta e tutte le domeniche il nonno mi portava in paese per
comprare il dolce. Mi ricordo che mentre percorrevamo la strada per arrivare
alla pasticceria si mettevano a suonare le campane per annunciare la messa
e mio nonno mi diceva sempre:
"Le senti le campane? Stanno cantando perchè sono felici che
tu sia venute a trovarle".
È da parecchi anni che i nonni sono morti e che abbiamo venduto
la casa in campagna, ma ogni volta che sento i rintocchi di una campana
mi ricordo le parole del mio nonnino e penso che non esista suono più
bello in tutto il mondo. E' buffo che abbia ripensato proprio a questa
cosa ora che il piccolo pescatore mi sta parlando. Sarà per via
della sua voce. La sua voce ha lo stesso suono argentino delle campane
di quel convento.
"Sei un tipo davvero strano, però questa è una cosa
che in genere mi piace in una persona. Bene, io sono qui. Ma sembra che
tu oggi non abbia la tua inseparabile canna da pesca".
Sorride di nuovo.
"No, infatti. Purtroppo non potrò più venire a pescare
tutti i giorni come facevo prima. Ora mi devo dedicare alla mia vera passione!"
Sembra un bambino che gongola di fronte agli amici mostrando una qualche
ferita, simbolo di grande rispetto a quella età.
"Credevo che la tua passione fosse proprio la pesca".
"Oh no, quello è solo un hobby. Lo faccio perchè mi
rilassa, ma non è che sia gran che esperto, a dirti la verità.
La mia vita è dedicata a ben altro".
Non riesco a trattenere una risata. Lui sembra un po' scocciato e mette
il broncio. Un vero bambino!
"Non c'è proprio niente da ridere! Sto parlando sul serio,
io".
"Scusami, non volevo offenderti. Allora, che cosa sarebbe questa
tua 'missione'? Salvare il mondo dall'inquinamento? Risolvere il problema
della fame nei paesi sottosviluppati? Oppure trovare la cura ad ogni malattia?"
Anche lui scoppia in una fresca risata.
"Niente di tanto eroico, temo".
"Peccato, ti vedrei bene vestito con una qualche tutina attillata
mentre salvi le vecchiette che rischiano di essere investite perchè
attraversano fuori dalle strisce. Il nuovo paladino della giustizia, ecco
a voi super...."
Faccio una pausa perchè mi accorgo solo ora di non conoscere il
suo nome e lo guardo interrogativamente.
"Oh, che stupido! Non mi sono ancora presentato! Perdonami tanto.
Mi chiamo Akira Sendoh".
Akira Sendoh.... anche il suo nome ha in sè qualcosa di innocente
e seducente insieme. Una miscela mortale.
"Io mi chiamo Hisashi Mitsui".
Sendoh arrossisce imbarazzato e sussurra un 'lo so' talmente piano che
faccio fatica a sentirlo.
E così mi conosce. Certamente deve aver sentito parlare di me a
causa della mia condotta non propriamente immacolata, però non
sembra spaventato o intimorito da questo.
Mi accorgo ad ogni momento che passa che questo ragazzo mi sta entrando
sempre di più sotto la pelle. Stai attento Hisashi, non può
essere davvero meraviglioso come sembra, c'è sempre una fregatura
da qualche parte.
"E dimmi un po', a quale istituto sei iscritto?"
"Al Ryonan".
Rimango sbalordito.
"Al Ryonan? Ma allora sei alle superiori!"
"Certo che sono alle superiori. Frequento il primo anno".
"Sei una matricola! Non ci posso credere. Pensavo che tu andassi
ancora alle medie".
Sendoh sbatte le palpebre confuso, come se non avesse capito ciò
che gli sto dicendo, poi scoppia in una fragorosa risata.
"AH AH AH! Santo cielo, è la prima volta che qualcuno mi dice
che dimostro meno della mia età. In genere tutti sono portati a
ritenermi più grande per via della mia statura".
Che bella figura che ho fatto! Ora penserà che sono un imbecille!
Non so più dove guardare per via dell'imbarazzo. Alla fine opto
per fissare un punto distante di fronte a me e di riprendere la mia espressione
da teppista incallito.
"Bè sì, in effetti sei molto alto, ma con quell'aria
da bamboccino che ti ritrovi non sembri di certo uno studente delle superiori".
Smette improvvisamente di ridere e punta gli occhi divenuti d'un tratto
tristi su di me.
"Non ti piace la mia faccia?"
"Come?"
"Sì, insomma... io... non ti piaccio?"
Com'è che riesce sempre a spiazzarmi? E ora che gli rispondo? Che
lo sogno tutte le santissime notti? Che vorrei averlo accanto ogni minuto
del giorno? Che da quando ha cominciato a parlarmi ho l'impulso irrefrenabile
di sbatterlo per terra e scoparmelo fino a fargli sputare l'anima?
Il suo volto è così triste che mi sta straziando il cuore!
Kami sama! Come siamo arrivati a tutto questo? Come può essere
diventato, in soli pochi minuti, così importante per me da farmi
perdere ogni traccia della maschera che mi ero tanto faticosamente costruito?
E così mi ritrovo a posargli una mano su quel viso da bimbo malizioso.
Spalanca gli occhi, non si aspettava questa reazione da parte mia. Poi
appoggia la guancia alla mia mano per trasformare il lieve tocco in una
vera carezza.
Mi avvicino lentamente per dargli la possibilità di tirarsi indietro,
invece continua a fissarmi dolcemente. Gli sfioro le labbra con le mie
con tenerezza. Akira passa la punta della lingua sul contorno della mia
bocca leccandola leggermente, come un gattino che beve il latte. Questo
gesto, quasi infantile, mi provoca dei brividi lungo tutta la schiena.
Porto una mano dietro la sua nuca e lo spingo maggiormente verso di me
facendo approfondire il nostro bacio. Ora è un duello di lingue
che assaggiano, esplorano e lambiscono tutto ciò che incontrano.
Sento un forte calore salirmi al viso per poi ridiscendere e scoppiare
più feroce nel basso ventre. Lo voglio, lo voglio da impazzire!
Mi stacco da lui con uno sforzo sovrumano. E rimango a guardarlo per un
istante, ansimando. Gli occhi gli brillano in maniera provocante e cerca
di riaccostarsi a me, ma io lo respingo.
"E' meglio che tu vada a casa, ora".
"Cosa... ma, perchè?"
"Credimi, è la cosa giusta da fare".
Non aspetto la sua risposta e mi avvio verso la strada, quando mi sento
abbracciare da dietro la schiena.
"Fai l'amore con me Hisashi".
Un sussurro nell'orecchio che si insinua lieve nel condotto auricolare,
sfiora il timpano ed esplode come un orgasmo nel cervello.
"Non sai ciò che stai dicendo".
"Fai l'amore con me, ti prego".
"NON TI RENDI CONTO DI CIO' CHE STAI DICENDO!"
Mi metto ad urlare, furioso più contro me stesso, che sto per cedere
alla sua assurda richiesta, che con lui. Mi divincolo dal suo abbraccio
e mi volto a guardarlo.
"Scusa, credevo di piacerti, ma evidentemente avevo frainteso. Non
avercela con me, per favore".
Di nuovo quell'aria da cucciolo ferito e io mi sorprendo a desiderare
di soffocarlo di baci e di fare tutto ciò che è in mio potere
per togliergli quell'espressione triste dal viso.
Merda merda merda! Non va un cazzo bene! Da quando in qua mi faccio tanti
problemi a scoparmi un verginello? È stato lui a chiedermelo, no?
Perchè allora non accontentarlo?
Perchè se dopo mi dovesse guardare con odio o disprezzo ne morirei!
"Non hai frainteso, tu mi piaci veramente, ma non hai idea di quello
che stava per succedere".
Mi guarda stupito, ma, in fondo ai suoi occhi, riconosco l'infida luce
della speranza.
"Certo che so ciò che stava per succedere, per chi mi prendi?
Anche se ti sembro ancora un bambino ti assicuro che non lo sono. Fai
l'amore con me, Hisashi".
In effetti in questo momento del bambino non ha proprio niente. Lo sguardo
sicuro e diretto velato dal desiderio, la bocca tirata in un sorriso malizioso
- Dio! Questo ragazzo mi sta facendo impazzire!
Prima ancora che riesca a formulare un pensiero coerente mi ritrovo ad
avventarmi su quel sorriso impertinente. Senza staccarci riusciamo a raggiungere
una zona della spiaggia che rimane nascosta da alcuni scogli frangi-flutti.
Akira si stende sulla sabbia e io gli sono subito sopra dove riprendo
a baciare e mordere e leccare mentre gli sfilo velocemente gli indumenti
di dosso. Non riesco più ad aspettare, non riesco più a
resistere, non riesco nemmeno più ad essere tenero. Tutto ciò
che voglio è la sua pelle, il suo calore, il suo sapore. Voglio
fondermi con lui e in lui, voglio che sia mio e che gridi il mio nome
mentre raggiunge il piacere.
Prendo in bocca la sua virilità eccitata mentre emette gemiti che
cerca di soffocare mordendosi una mano. Mio piccolo gattino lussurioso,
ti prometto che appena avrò finito con te, tutta Kanagawa avrà
sentito i tuoi ansiti.
Mentre continuo a succhiare come un disperato il suo sesso infilo un dito
nella sua apertura. Akira non sembra neanche accorgersene, per cui gli
infilo anche il secondo. Adeguo le spinte delle mie dita a quella sulla
sua virilità e lo vedo inarcare la schiena in una muta richiesta
di maggiore soddisfazione.
Ormai sono al culmine, se non lo prendo adesso verrò nei pantaloni
come un ragazzetto alle prime armi!
Mi allontano da lui che mi lancia un'occhiata irosa per aver momentaneamente
abbandonato il suo corpo. Mi spoglio più in fretta che posso -
non voglio farlo aspettare.
Finalmente nudo, scivolo sulla sua pelle finchè i nostri sessi
non vengono in contatto.
"Ah, Hisashi! Fallo, ti prego!"
Non me lo faccio ripetere due volte. Entro in lui con un'unica spinta
e, quando lo sento gemere di dolore, mi fermo aspettando che si abitui
alla mia intrusione.
Devo resistere con tutte le mie forze per non affondare maggiormente in
quella calda e accogliente apertura.
Quando sento i denti di Akira mordermi una spalla capisco che posso finalmente
lasciarmi andare.
È un'esplosione di suoni, colori ed odori quella che mi investe
quando comincio ad entrare e uscire dal suo meraviglioso anfratto. Allungo
una mano in mezzo ai nostri corpi e raggiungo il suo pene pulsante. Lo
stringo con veemenza e mentre lo massaggio sento i sospiri del mio dolce
amante farsi sempre più profondi. Aumento maggiormente il tenore
delle spinte e la stimolazione al suo membro finchè non lo sento
urlare il mio nome. Un caldo liquido mi bagna la mano e io mi sciolgo
dentro di lui.
Da quanto tempo siamo abbracciati? Non lo so, so solamente che ormai
il sole ha lasciato campo alla luna che ci guarda amorevolmente cullandoci
nel suo abbraccio d'argento. Avrei tante cose da dire, eppure non riesco
ad articolare una sola parola. Ma va bene anche così, adesso mi
basta poter abbracciare questa creatura meravigliosa che un destino, finalmente
amico, ha deciso di concedermi.
"Hisashi... sei arrabbiato?"
Ce l'ha fatta di nuovo. È' riuscito a spiazzarmi un'altra volta.
Non capisco come gli vengano certe idee. Io sono qua riesco a trattenermi
a stento dal mettermi a ballare il flamenco per la gioia e lui mi chiede
se sono arrabbiato!
"Perchè dovrei essere arrabbiato?"
"Bè, ecco.... ti sarai accorto che non era la mia prima volta...."
Nascondo il sorriso che mi affiora alle labbra affondando il volto nei
suoi capelli (AHIO! Cazzo, mi stavo cavando un occhio con 'sti capelli!!!
N.d.Mitchy ^_________^ N.d.Sendoh). Certo che me ne sono accorto, ma non
vedo perchè dovrei farne una tragedia. Chiunque sia arrivato prima
di me deve avergli insegnato molto bene e io non posso che essergli grato
per questo.
"Sei con me adesso, questa è l'unica cosa che importa".
Si solleva dal mio petto e mi guarda dritto negli occhi per capire se
non gli sto mentendo. Poi dischiude la bocca in un largo sorriso e mi
bacia appassionatamente.
"Ah! Non ci posso ancora credere di essere qui tra le braccia del
grande Hisashi Mitsui!"
"Sì, in effetti non mi posso lamentare. Vedo che ti hanno
mostrato le mie ottime referenze. Sono rinomato in tutto il Giappone per
la mia abilità amatoria".
Mugulo appena quando mi arriva un pizzicotto al fianco.
"Scemo! Io parlavo sul serio. Quando ti ho visto in quella partita
due anni fa sono rimasto letteralmente estasiato da te. Quando ti ho rivisto
su questa spiaggia non credevo alla mia fortuna, ma mai avrei pensato
che mi sarei innamorato così follemente di te. E sarà stupendo
quando ci incontreremo sul campo! Non vedo l'ora di potermi battere con
il famoso MVP...."
Il respiro mi si è accelerato e una sottile nebbia è calata
davanti ai miei occhi mentre un forte ronzio mi risuona nelle orecchie.
Che sta dicendo? Di cosa sta parlando? Aveva detto di conoscermi, ma....
non sarà che quello che conosce Akira è il Mitsui giocatore
di basket? No, no, non può essere!
"Aki di che stai parlando?"
"Come di che sto parlando? Del basket, no? Non l'avevi capito che
anch'io sono un giocatore? È' proprio quella la famose passione
a cui mi stavo riferendo prima".
Di nuovo! Di nuovo il basket che vuole rientrare prepotentemente nella
mia vita. Perchè ora ha dovuto usare questa meraviglia di ragazzo,
la cosa migliore che mi sia capitata negli ultimi due anni? Io sono finito,
non posso più tornare a giocare! Perchè nessuno vuole capirlo,
perchè non mi lasciate tutti in pace? Lo sapevo che non avrei dovuto
lasciarmi coinvolgere nuovamente da qualcuno. Ho sbagliato, ma sono ancora
in tempo. Devo fuggire da lui, dal basket, devo tornare nel mio piccolo
mondo dove posso ancora essere un grande agli occhi di qualcuno - perchè
ai tuoi di occhi, Akira, non posso più essere nulla. Che cosa diresti
di me se sapessi che non gioco più? Che a causa di uno stupido
incidente la mia carriera è finita per sempre? Non sarei più
l'eccelso giocatore che ti ha affascinato. Mi disprezzeresti? O, peggio
ancora, proveresti pena per me? No, meglio farmi odiare, allora. Il tuo
disprezzo e la tua pietà non li sopporterei. L'odio - l'odio, quello
sì. Quello ormai mi è entrato dentro e riveste il mio cuore
come una seconda pelle.
E dunque, che odio sia!
Mi stacco dal suo dolce peso e mi rialzo cercando di riaggiustarmi i vestiti
sgualciti.
"Hisachan che ti prende?"
"Che mi prende? Niente. Mi sto solo preparando per tornare a casa.
Non posso mica rimanere qua tutta la notte!"
Il mio sguardo è tagliente, la mia voce più fredda del ghiaccio.
Akira sembra a disagio e si guarda intorno perplesso.
"Sì, hai ragione, in effetti è un po' tardi".
Si rialza anche lui e va a riprendere la sua borsa. La borsa per gli allenamenti.
Gli allenamenti di basket....
No! Dannazione, devo smettere di pensarci! Tra poco sarà tutto
finito e tutto questo dimenticato.
Mi incammino verso casa. Dopo pochi istanti sento che Akira mi raggiunge.
"Hisachan aspetta! Ti va di andare a bere qualcosa?"
"No, non mi va. E poi smettila di chiamarmi Hisachan, non sono mica
una delle tue troiette!"
"Ehi, si può sapere che diavolo ti prende?"
E' infuriato. Contrae la mascella e i suoi occhi sono ridotti a poco più
che una fessura.
"Non mi prende proprio un accidente di niente! Senti, solo perchè
ti ho fatto il favore di scoparti una volta non vuol dire che ora dovrò
sopportarti per il resto dei miei giorni".
Impallidisce e apre la bocca cercando di parlare, ma nessun suono vuole
uscire.
Mentalmente mi costringo a guardarlo, a seguire tutti i piccoli gesti
e movimenti che indicano che il suo cuore si sta spezzando. Devo assolutamente
ricordarmene per quando sentirò un buco nero al posto del cuore
e avrò la tentazione di andare a cercare un giovane pescatore che
per qualche settimana è riuscito a riempire di luce dove prima
c'era il nulla.
"Perchè mi tratti così?"
Finalmente riprende l'uso della locuzione.
"E in che altro modo dovrei trattarti? Non dirmi che hai creduto
di poter essere qualcosa di più che uno svago per una notte, vero?
L'avevo detto io che sei proprio un bambino!"
Bravo Hisashi, ora sforzati di ridere, anche se tutto quello che vorresti
fare è solo piangere.
Rido. Rido tanto da farmi venire mal di stomaco. Rido tanto da farmi venire
violenti conati che ricaccio indietro tossendo affannosamente.
Quando riprendo a respirare normalmente poso lo sguardo su quel viso innocente
che mi ha fatto innamorare. Già, perchè io lo amo. Eppure
sto rinunciando a lui per sempre.
Quella che mi trovo davanti è una maschera priva di una qualsiasi
espressione. Mi fissa negli occhi, ma dopo pochi istanti non riesco più
a reggere quello sguardo che fino a pochi attimi prima era pervaso d'amore
e passione ed ora è totalmente spento.
Lentamente la sua bocca si increspa in un mesto sorriso e gli occhi si
ricolmano di una profonda tristezza. Una piccola goccia che risplende
del colore della luna scivola furtiva su quella guancia di seta.
"Ho capito. Scusami tanto".
Si gira e si allontana da me.
Ho vinto. Ho ottenuto ciò che volevo. Ora non ho davvero più
nulla. Ora sono totalmente perso nel mio non-essere.
Alzo gli occhi al cielo in cerca di una risposta. Ma ciò che trovo
è solo il silenzio.
FINE
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