SOULS CONSPIRACY
- REI CHAN 86-

Capitolo 3
L'URLO ASSORDANTE DEL SILENZIO CHE UCCIDE

Ore 12.00 AM

Le tenebre della notte erano calate sulla capitale del Giappone, e da esse, un nuovo giorno era nato per sostituire quello
appena finito…
Nell'appartamento di Misato pero', nulla era cambiato rispetto al giorno precedente…

La ragazza era seduta ancora al tavolo in un evidentissimo stato di apprensione e nervosismo. Tra le mani teneva una
lattina di birra vuota, con cui giocherellava nervosamente scaricando in questo modo gran parte del suo nervosismo. Il
suo sguardo era fissato su un telefono cordless posto al centro del tavolo.
Un telefono che, come quello di Shinji, non squillava…ed era proprio questo silenzio il motivo della sua ansia…
Il silenzio…
Un silenzio miscelato con l'oscurita' della notte…
Misato detestava ancora i posti bui e silenziosi, le riportavano alla mente dei momenti del suo passato che non era
riuscita a radere al suolo come avrebbe voluto…
Gli unici ricordi della sua adolescenza…l'immagine di una ragazzina dallo sguardo spento e dalle labbra serrate…
Il silenzio di quella stanza dove era tenuta sotto osservazione in perfetta solitudine…
Osservata da persone che da lei pretendevano solo un segno, si, un segno di vita che l'avrebbe sbloccata dal suo stato
vegetativo…
Un segno che comparve solo dopo due lunghi anni…anni della sua vita gettati al vento come petali di una rosa non del
tutto avvizzita…

Istintivamente aggrotto' le sopracciglia, immergendosi in quel mondo che aveva ormai abbandonato da tanti anni…
La voce del silenzio l'aveva logorata per tutto questo tempo…e lei era li, ignara ed impotente di fronte a tutto ciò.
Avrebbe voluto urlare, Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto farlo...
Ma anche questo le era impossibile…
Adesso, il silenzio sembrava volerla farla schiava ancora una volta…
Non gli erano bastati due anni della sua esistenza?

I terribili frammenti del passato, uniti con la preoccupazione dovuta all'assenza di Rei, bastarono per gettare la
ragazza tra le braccia dello sconforto, così, con uno scatto d'ira si alzo' dalla sedia e sbatte' violentemente un pugno
sul tavolo ."ADESSO BASTA!!!" Questa esclamazione non stava soltanto ad identificare l'esaurirsi della sua pazienza, bensì
era anche un modo per riuscire a dire basta al dominio del silenzio nella stanza.

L'esclamazione di Misato distolse lo sguardo di Shinji da un piatto che stava asciugando incessantemente da più di
dieci minuti; il tempo era scorso molto più velocemente dei suoi pensieri, e quando acquisì di nuovo lucidita' nei
movimenti si sorprese nel ritrovarsi ancora con in mano quella stoviglia…
Si volto' verso la donna con sguardo interrogativo e nello stesso tempo malinconico "Misato-san…" Mormoro' con un
filo di voce. Era raro vedere la sua tutrice così preoccupata, e trovandosi nella sua stessa situazione, capì il suo
comportamento…

"E' mezzanotte!! Ci mancava solo che combinasse qualcosa lei per completare l'opera!!" La rabbia e la preoccupazione
ormai avevano oscurato la mente della donna, tanto che non riuscì neanche a misurare le parole del suo discorso. Di
certo pero' i suoi pensieri erano ben diversi rispetto a quelli che aveva appena pronunciato. La rabbia era solo un
pretesto che stava a coprire i suoi veri stati d'animo: paura ed angoscia.

Il Third Children guardava la sua tutrice con sguardo malinconico e comprensivo; in fondo era nella sua stessa
situazione..
Tutto cio' che in quel momento avrebbe desiderato era una telefonata; una telefonata che gli comunicasse il
ritrovamento di Ayanami…
Era mezzanotte, e nonostante il pomeriggio del giorno precedente si sentiva completamente distrutto, quella sera sapeva
gia' per certo che non sarebbe riuscito a prendere sonno così facilmente..
Non prima di aver avuto notizie della ragazzina dai capelli azzurri…

Distolse lo sguardo dal Maggiore, e continuo' a riporre accuratamente tutte le stoviglie adesso pulite, negli scaffali della credenza. "E se invece…le fosse successo
qualcosa?…" Non avrebbe voluto porre una simile domanda, ma per Shinji
fu inevitabile ormai. Il pensiero che fosse successo qualcosa a Rei lo stava logorando…

La rabbia svanì via lentamente dal volto di Misato, non riusciva più a fingere…

"Non lo so, Shinchan…" Mormoro' con un filo di voce forzato, dopo un lungo e profondo sospiro.
Ed era proprio vero…
In casi differenti avrebbe fatto di tutto pur di non allarmare il ragazzo. Era brava ad inventarsi stratagemmi improvvisi,
del resto il suo lavoro si basava proprio su questo, ma da quando Shinji l'aveva ulteriormente informata del malessere
che aveva colpito Rei quel pomeriggio non sapeva proprio come fare a mentire ancora…

Serro' ancora di più la stretta con cui stringeva tra le sue mani la lattina di birra, quasi come se volesse accartocciare le lamiere di latta di cui era costituita. Senza
diminuire la stretta che quasi le stava risultando dolorosa, allungo' le
sue braccia sul tavolo, e vi poggio' su la testa. Non era più arrabbiata, bensì i suoi occhi erano paragonabili a quella di
una madre in ansia per un pesante ritardo della figlia adolescente…

"Ovunque sia in questo momento, spero solo che stia bene…" Mormoro' con un filo di voce la ragazza. Nella sua
mente si formo' l'esile figura di Rei. Una grande citta' come Neotokyo-3 di notte pullula di gentaglia pronta ad
approfittarne della minima debolezza delle persone; non voleva nemmeno pensare a cio' che andava incontro Rei se
solo fosse stata presa di mira da un gruppetto di teppisti notturni, o delinquenti simili…

Shinji smise di pulire la cucina dai postumi della cena che avevano consumato qualche ora prima, e lentamente si
avvicino' al tavolo, sedendosi accanto al pensieroso maggiore…

"Misato-san…se e' successo qualcosa a Rei la colpa e' soltanto mia…" Shinji abbasso' lo sguardo sul tavolo, mentre
sui suoi occhi si poteva leggere tutto il suo senso di colpa.

Misato in un primo istante rimase stupefatta, poi lentamente allungo' il suo braccio verso Shinji, cingendo la spalla del
ragazzino. "Shinchan…non devi attribuirti colpe che non hai…" Mormoro' a bassa voce, non riuscendo a capire le
ragioni che avevano spinto il ragazzino ad una simile affermazione.

"Invece si!! La colpa e' soltanto mia!!" Di fronte ad una simile esplosione di rabbia, Misato ritrasse istintivamente il
braccio dalla spalla di Shinji, quasi spaventata dalla sua reazione. "Non avrei dovuto permettere che Rei lasciasse la
scuola per dirigersi da sola alla base!! Non dopo cio' che le era successo!!" Shinji volto' di scatto verso Misato mentre
pronunciava queste parole, e nel farlo, delle lacrime di rabbia caddero dai suoi occhi ; segno che lascio' riflettere la sua tutrice…

*Forse non avrei dovuto dargli tutte queste preoccupazioni…* Misato chiuse gli occhi per un momento di
riconciliazione, dopo qualche secondo li riaprì, guardando l'orologio appeso alla parete. Era passato gia' un quarto
d'ora da quando era iniziato un nuovo giorno. Si era fatto veramente molto tardi…
La ragazza dopo un po' di esitazione si alzo' in piedi, poggiando le sue mani sul tavolo. "Adesso e' meglio che
entrambi andiamo a dormire, Shin-chan…tu domani devi andare a scuola, ed io al lavoro." Si sforzo' di sorridere,
quando torno' a guardare Shinji "E poi…li fuori ci sono più di duecento persone a cercarla…come sai le squadre di
recupero della Nerv trovano sempre ciò che cercano!"

"Ok…"Rispose distrattamente il ragazzo. Di malavoglia si alzo' dal tavolo, ma non obietto' l'idea del Maggiore
Katsuragi. In fondo, restare svegli non sarebbe servito di certo a riportare a casa Rei…

Il ragazzo con passo lento si allontano' dalla cucina, imboccando il corridoio che ben presto l'avrebbe portato in camera
sua. La ragazza rimase ad osservare furtivamente i suoi movimenti fino a quando la porta della stanza si chiuse. Sospiro',
dopo di che porto' la lattina nuovamente sulle sue labbra, bevendo svogliatamente gli ultimi sorsi di birra ormai
divenuta calda. *Sono sempre stata una frana a rassicurare le persone…* Penso'.

*In fondo, non sono riuscita neanche a rassicurare me stessa…figuriamoci lui…* Questo pensiero accompagno' Misato
fino a quando anche ella non decise di dare un taglio alla preoccupazione, e girando i tacchi si andò a rifugiare anche lei
all'interno della sua camera, sperando di poter trovare almeno nel sonno un briciolo di tranquillità…

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Periferia Nord Est di NeoTokyo-3, un posto alquanto lontano dall'appartamento del Maggiore Katsuragi. Sarebbe
rimasto desolato come tutte le altre sere se solo un improvviso vortice di vento non si levo' su di esso, distruggendo
così la quiete di quella notte così tranquilla in un ambiente ancora vergine. Il responsabile di questo evento fu un grosso elicottero militare che evidentemente doveva
aver scelto come base di atterraggio proprio quel punto talmente insolito.
Nonostante l'atmosfera buia e falsamente tempestosa, l'enorme scritta bianca che copriva quasi interamente il mezzo
era visibile anche a chilometri di distanza: NERV. Chiunque l'avesse letta non solo avrebbe saputo l'appartenenza del
mezzo, ma si sarebbe , in qualche modo, saputo riguardare. L'immenso potere di quell'agenzia non era più un segreto
per nessuno ormai…

Quando l'elicottero fu sicuro di avere il carrello fissato al suolo, lentamente l'elica di esso andò diminuendo la sua
velocità. Il portellone d'ingresso si aprì velocemente, e da esso sbucarono fuori in tutta fretta una decina di militari della base, armati di qualsiasi tipo di
equipaggiamento. Dal modo in cui letteralmente 'schizzarono' fuori dal veicolo
aereo, si poteva intuire che quel luogo desolato in quel momento doveva avere un'immensa importanza.
Si chinarono per sguinzagliarono dei grossi cani segugi che in un batter d'occhio scapparono lungo il prato verso
un'unica direzione, quasi come se fino ad allora non avessero aspettato altro.

Gli uomini lentamente accesero le torce elettriche, mentre uno di loro, evidentemente il soldato di grado superiore,
estrasse dalla cintura super accessoriata una ricetrasmittente e la porto' al suo orecchio.

"Tenente Tetsuya Hiza, Squadra 18. Siamo appena arrivati sul luogo designato. I cani hanno già indicato una direzione
da seguire, quindi io e i miei uomini restiamo solo in attesa del vostro consenso per procedere oltre, passo."

Immediatamente dalla ricetrasmittente la voce di colui che era in collegamento con i militari rispose alle parole del
tenente "Roger. Assicuratevi di agire indisturbati ed attenetevi agli ordini del Comandante Ikari. Per eventuali sviluppi
aggiornateci. Passo."

"Roger. Le squadre sono gia' pronte. Passo e chiudo." Il tenente chiuse il collegamento riponendo la ricetrasmittente al
suo posto. Con un gesto veloce del viso si rivolse alle truppe, che scattanti si prestarono all'azione avanzando lungo
l'erba alta del prato. Con le torce illuminavano ovunque, ma l'abbaiare dei cani poco prima sganciati, riuscì persino a
superare il rumore assordante delle eliche dell'elicottero ancora azionate. Il verso dei segugi venne interpretato come un
segnale per la squadra, tanto e' che permise persino ad essa di localizzare immediatamente la loro posizione. Non
sarebbero poi dovuti andare così lontano…

A circa cento metri di distanza, il branco dei cani si era riunito a cerchio attorno ad un vecchio rudere di quel che
sembrava essere una vecchissima casa di campagna ormai quasi completamente distrutta. Le squadre avanzarono
accelerando il passo, ormai certi di aver trovato qualcosa. I militari si fermarono solo quando furono ormai a pochi
metri di distanza, lasciando così modo al loro superiore di avanzare per prima, come il suo grado imponeva. Con le
braccia sposto' alcune erbacce che impedivano il tragitto giusto attorno alla costruzione per proseguire. Nonostante le
erbacce che impedivano la perfetta visibilità, il gesto che il tenente rivolse agli altri militari indico' che avevano
proprio trovato ciò che cercavano. Velocemente anche gli altri lo seguirono, raggiungendo la breve distanza che li
separava da lui. Le loro espressioni non mutarono neanche quando di fronte a loro si ritrovarono finalmente l'oggetto
del desiderio…o forse sarebbe stato meglio dire 'la persona' del desiderio…

"Rei Ayanami…non e' così?"

Ore 3 del mattino…

Sin dal momento in cui si era coricata sul suo letto, Misato non era proprio riuscita a chiudere occhio per un solo
istante. Come del resto aveva previsto, i pensieri riguardanti la sorte del First Children non erano riusciti a lasciare
libera la sua mente affinche' potesse finalmente crollare tra le braccia del sonno…
La ragazza sin da allora non aveva fatto altro che fissare il soffitto, gesto che si sarebbe abbinato di più a Shinji che a lei.
Non sapeva spiegarsi il motivo, ma fissare il soffitto a vuoto riusciva in qualche modo ad intrattenere i suoi pensieri.
La notte era buona consigliera…
Senza preavviso decise di cambiare posizione, così lentamente si volto' di fianco dall'altro lato del suo futon, lasciando
che le sue mani affondassero nel morbido cuscino di raso che teneva sotto la testa. Allungo' la mano verso la sveglia
accanto a letto, e l'avvicino' ai suoi occhi cercando di intravedere le lancette nonostante l'oscurita'…
Sospiro' con rammarico quando pero' riuscì a leggere bene l'orario che la sua sveglia mostrava…

*Le tre del mattino…* Penso' tra se e se tristemente *…e nessuna notizia da parte di Rei e' stata ancora pervenuta…*
Prima aveva cercato di evitare arrivare ad un pensiero così drastico, ma la situazione ormai l'aveva portata a pensare persino il peggio…

E se fosse caduta nelle mani sbagliate?…se fosse stata rapita? O se invece… avesse voluto fare una sciocchezza?…
I se che le si presentarono davanti erano troppi per poterla condurre in qualche modo ad una risposta certa. Del resto di Rei non sapeva molto,
quindi le risultava impossibile riuscire ad intuire che cosa fosse passato nella mente di quella ragazzina…

I momenti in cui Shinji poco prima si auto attribuì le colpe dell'accaduto le fecero comparire sul suo volto un amaro
sorriso… *L'unica persona qui da rimproverare sono io…* Improvvisamente, il Maggiore avvertì una lacrima scorrerle lungo il viso…
Si, era proprio vero. Se c'era una persona colpevole di tutto cio' era lei: Fino ad allora si era sforzata di capire e di
proteggere Asuka e Shinji, senza curarsi minimamente di tutto cio' che si celasse dietro la ragazzina dai capelli azzurri…

Non aveva mai avuto un vero e proprio dialogo con lei, ne' si era mai sforzata di capire il perche' del suo comportamento sfuggente e apatico…
Sarebbe dovuta pur esserci una motivazione importante al di sotto di esso…
E lei…lo aveva semplicemente ignorato…

Sottostante al peso delle sue colpe, la ragazza giunse al punto di trovarsi incapace di reggerle. Erano fin troppe le pene
che sentiva precipitare su di se, ed esse erano troppo pesanti. Persino per una ragazza che almeno per il mondo esterno,
avrebbe varcato a mesi la soglia dei trent'anni. Anni che all'interno di se sentiva molto vagamente…

Con uno scatto improvviso si tiro' su dal futon, e dopo una breve riconciliazione con se stessa si alzo' sulle sue gambe, dando un'occhiata svogliata alla camera
completamente in disordine che regnava attorno a se…
*Forse Ritsuko aveva ragione….* Penso' tra se e se la ragazza scuotendo la testa. Il suo pensiero rimase insospeso fino a quando non raggiunse la porta, da dove
prima di uscire, lancio' un altro sguardo a tutto il soqquadro attorno a lei…

"…Non sono in grado neanche a badare a me stessa, figuriamoci dei Children…"

Chiuse la porta dietro di se uscendo dalla camera, ma non poté chiudere dietro di se anche la delusione che si era appena auto inflitta. Ancora una volta si era delusa
con le sue stesse mani…

Si reco' con passo svelto alla cucina, e prima di quanto potesse immaginarsi si ritrovo' ancora una volta di fronte il suo
frigorifero. Se ne vergognava, ma l'alcool era la sola cosa in cui poteva contare in momenti simili.
Il Maggiore indugiò nel poggiare la mano sulla maniglia della portiera del frigo, chissa' quali tristi pensieri affollarono la sua mente nel momento in cui la sua mano
cadde sulla prima, fredda, lattina di birra che le capito' davanti. L'aprì velocemente e inizio' a berla tutta d'un colpo, quasi come se volesse inondare le pene che
pesavano sul suo cuore.

Spazzarle via con tutta la sua forza. Era ormai una questione di routine, aveva fatto in questo modo sin da quando era uscita dall'afasia. Il conforto nell'alcool.
Conforto in un mezzo che prendeva possesso di tutti gli stupidi che come lei, cercavano un mezzo per evadere dalla realta' almeno per qualche ora…
Gia'…solo un stupida avrebbe reagito in questo modo…

Due lacrime caddero dritte sul pavimento, lacrime che ben presto vennero seguite da una terza, e poi una quarta…
Misato scosto' dalle sue labbra la lattina solo quando essa fu quasi del tutto esaurita. Le lacrime, unite all'alcool stavan gia' arrossando i suoi grandi occhi castani.
Ma lei non se ne era neanche accorta. Ben presto non si sarebbe accorta più di nient'altro, almeno per un paio di ore…

Lascio' cadere la lattina sul pavimento, mentre l'altra mano era già pronta a prenderne un'altra dal frigorifero. Pronta
ad ingozzarsi ancora riempendo il suo stomaco di alcolici. Per quanto ancora avrebbe potuto resistere di questo passo?
Nessuno avrebbe mai potuto saperlo, ma in fondo non e' che le importava più di tanto…
Non era riuscita a raggiungere i suoi obiettivi come avrebbe voluto, aveva fallito come responsabile e questo era un
motivo più che buono per lei per far perdere valore alla sua vita, o almeno…era questo quello che voleva far credere a se stessa…

Forse per mano divina, o forse per una semplice coincidenza, un improvviso squillare del telefono la distrasse
miracolosamente da quei gesti disperati che stava per compiere ancora. Misato stava già per portare la seconda lattina di
birra alle sue labbra, ma la sua attenzione venne attirata involontariamente dal trillo dell'apparecchio telefonico, come
una bambina attirata dal suono di un carillon…
Aspettava una telefonata qualche ore fa…e se fosse proprio quella?…

Di impulso, la ragazza lascio' cadere per terra anche la seconda lattina di birra, e quasi andandosi a scontrare contro il
tavolo, acchiappo' con uno scatto felino la cornetta del ricevitore "Pronto?!?!"

Già dal tono usato di Misato, il mittente della chiamata capì lo stato d'animo del Maggiore, e tagliando corto, decise di
passare direttamente al dunque saltando le presentazioni.

"…l'hanno ritrovata, Misato!" Misato riconobbe immediatamente la voce di Ritsuko attraverso l'apparecchio
telefonico, e già da quelle parole il Maggiore pote' intravedere tutto il sollievo che esse stavano a significare, segno che tutto era andato bene, fortunatamente…

L'espressione della ragazza cambio' improvvisamente, dapprima in sorpresa, poi quell'espressione confusa del suo viso
muto' gradualmente per lasciare infine spazio ad uno spontaneo quanto gioioso sorriso.

"S…sul serio?? Dov'è adesso!? Quali sono le sue condizioni!?" Esclamo' con tutto il fiato che aveva nei polmoni,
contro la cornetta del ricevitore, quasi stonando l'utente in linea.

Infatti, all'interno del suo ufficio personale , Ritsuko cerco' di compatire il comportamento della sua amica, del resto
era più che comprensibile. Sorrise anche lei. Aveva sognato tutta la notte di dare una simile notizia al Maggiore
Katsuragi, e adesso che l'aveva potuto fare non riusciva a trattenere tutta la sua soddisfazione.

"Purtroppo la notizia ci e' stata pervenuta poco fa da una delle squadre di recupero che hanno sorvolato la periferia
Nord Est della città, quindi neanche noi ne sappiamo più di tanto…" Rispose la scienziata giocherellando con il filo del
telefono. "Adesso stiamo attendendo il rientro dell'elicottero della squadra, non sappiamo ancora quali sono le sue condizioni, né tantomeno le motivazioni per ciò
che e' successo…" Continuo'.

A quelle parole, Il Maggiore Katsuragi poté finalmente tirare un sospiro di sollievo. Quasi era grata a Ritsuko per averle dato una notizia così gradita. Senza che se
ne accorgesse la ragazza si lascio' scivolare sulla sedia accanto al tavolo, rilassando i nervi che fino ad allora non si erano allentati neanche un solo istante…
"Beh…l'importante e' che in fondo e' stata ritrovata, per il resto penseremo dopo, non trovi?"

La bionda scienziata annuì con convinzione "Certamente, adesso scusami, devo proprio lasciarti…a quanto pare
l'elicottero sta per atterrare…"

Misato comprese le ragioni della sua amica, del resto in quel momento alla Nerv doveva regnare proprio atmosfera piuttosto fervida "D'accordo, ci sentiamo dopo
Ritsuko…" Rispose, per poi riponere la cornetta del telefono al suo posto, terminando la conversazione.

"Menomale…" La ragazza si rassereno', mentre sul suo viso lasciava apparire inconsuetamente un flebile sorriso…
Sentiva ancora in bocca il sapore fresco dell'ultima birra, ma quella telefonata evidentemente era riuscita a cancellarle dalla mente gli ultimi avvenimenti a lei legati…

Lentamente, la ragazza si alzo' dal tavolo e si reco' in camera sua, ma non per tornare a dormire, bensì per prepararsi ad uscire nonostante l'insolito orario. Sapeva
bene il trattamento che Gendo riservava ai Children che infrangevano le regole della Nerv, e vista la sua assenza, la situazione sarebbe potuta precipitare da un
momento all'altro. Aprì l'armadio, e vi tiro' fuori la sua uniforme della Nerv. Non ebbe bisogno neanche di accendere la luce per vederla, visto che essa era una
delle poche cose che ogni giorno si assicurava di tenere ben conservata; forse perché sapeva che l'unica ragione della sua esistenza era legata a quella giacca dove vi
erano appuntati i suoi gradi di Maggiore.

Dopo averla indossata alla meno peggio, Misato scappo' di corsa verso la porta d'ingresso ed uscì.
Dimenticandosi quasi completamente che oltre a lei, nell'appartamento vi era anche una seconda persona che
necessitava di spiegazioni…

L'elicottero della diciottesima squadra di ricerca da alcuni secondi era atterrato sul ponte di lancio numero tre della Nerv. Più di venti militari attendevano lo sbarco
dei militari dal mezzo aereo, anche se ormai era chiaro che più che per i militari, la persona di cui attendevano di più lo sbarco era Rei Ayanami. La fuggitiva.
O almeno era questo il termine con cui alcuni membri l'avevano apostrofata quella sera mentre parlavano tra di loro della situazione…

Il vento provocato dalle eliche ancora in movimento spettinava i capelli di Gendo Ikari, l'unica persona rimasta ancora sulla soglia grande portellone che conduceva
presso il ponte di lancio. Erano più di venti i metri che lo distanziavano dai membri radunati il più possibile attorno all'elicottero, ma il comandante supremo della
base non sembro' volerli imitare…

Ancora una volta, il suo sguardo era impossibile determinarlo perché coperto dagli occhiali scuri che non rinunciava ad indossare neanche di notte, ma si poteva ben
capire che nonostante tutto, questa situazione era riuscita decisamente a metterlo in apprensione…

Alzo' lentamente la testa quando vide l'esile figura di Ayanami fare capolino sul il portellone dell'elicottero. Il buio della notte, unito con l'atmosfera rigida del freddo
vento di cui venne improvvisamente investita sembravano essere in sintonia con l'atmosfera del momento…
Rei era li. Immobile di fronte al portellone dell'elicottero, come se volesse un momento di riconciliazione. Era cosciente del trambusto che aveva creato, ma ancora,
era consapevole anche di quello che sarebbe successo adesso…

Ed il peggio per lei doveva ancora venire…lo sapeva.
Non guardava nessuno, teneva la testa bassa come se volesse ignorare tutti gli sguardi delle persone che sentiva su di se…

I militari stranamente acconsentirono in silenzio al suo momento di pausa prima di scendere; ma evidentemente questo favore glielo concessero solo perché questa
situazione andava a loro favore. In fondo il ritrovamento di Rei per le squadre di recupero era stata una vera e propria caccia al tesoro, e adesso avevano avuto la
scusa ideale per mostrare con soddisfazione 'il bottino' alle altre squadre di recupero sottostanti, che al contrario di loro, avevano fatto rientro
alla base a mani vuote…

Pero' c'era un particolare che continuavano ad ignorare tutti quanti…ovvero che coloro che avevano ritrovato non era un oggetto…

"Forza, scendi!" Il militare alla sua destra si stanco' di quella sceneggiata, e con un gesto improvviso della mano, diede una leggera spinta in avanti alla ragazza. Non
fu una spinta così forte; giusto una di quelle spintarelle per incitare una persona a proseguire in avanti; ma proprio quel gesto diede ancora una volta prova alla
ragazzina dai capelli azzurri dell'assoluta egemonia che la Nerv aveva su di lei. Ubbidire senza mai fiatare. Era questa la regola, ormai…

Ma fino a quando ancora sarebbe riuscita a rispettarla?…

Lentamente scese i gradini della scaletta metallica dell'elicottero. I due militari che sembravano quasi essere diventati tutt'uno con lei non si staccarono di un solo
millimetro neanche in quell'occasione.

Il viso di Rei non tradiva alcuna emozione, come al solito. Del resto vi era abituata ad agire in questo modo, ma questa volta le diveniva molto, ma molto difficile.
Perché? Perché non riusciva più a controllare le sue emozioni?…possibile che ciò che aveva scoperto sarebbe stato talmente incisivo nella sua vita?…
Erano tante le domande a cui la ragazzina dai capelli azzurri non sapeva trovare risposta da sola…
E forse era proprio questo il suo più grande difetto…

Lascio' che i militari la trasportassero con loro senza indugiare minimamente. Del resto, cosa avrebbe potuto fare per cambiare le sorti del suo destino?…
Man mano che avanzava, la folla riunita attorno all'elicottero andava allargandosi per permetterle il passaggio. I membri rimasero a prima vista completamente in
silenzio…o almeno era quello che volevano fare credere sotto la loro
fitta coltre di mormorii quasi impercettibili…

Del resto era più che naturale…la sua fuga non era stata prevista da nessuno. Neanche lei…

La ragazza continuo' a tenere basso il viso, come una prigioniera durante il viaggio di esilio. Ma sapeva bene che tipo di espressione regnava sul volto di tutti quanti i
presenti….

Arrivo' di fronte all'ingresso del ponte di volo prima di quanto lei stessa avrebbe immaginato. I due militari si bloccarono improvvisamente, e lei non poté fare altro
che imitare il gesto. Anche se avesse tentato di fuggire, non sarebbe arrivata lontano con quelle grosse manette d'acciaio che le cingevano i suoi sottili polsi.

Rei trovo' il coraggio di scostare il suo sguardo dal pavimento solo quando avvertì la presenza di una determinata persona di fronte a lei…
Gendo Ikari… era proprio lui…
Ecco che si ritrovava ancora una volta di fronte a lui…faccia a faccia…

Il cuore della pallida ragazzina accelerò quando i loro sguardi si incrociarono…
Nonostante gli occhiali, aveva capito benissimo il significato dello sguardo del comandante, e per la prima volta, sentì un brivido salirle su per la schiena…

Per l'occasione, persino il velo di mormorii si spense improvvisamente. Tutti quanti aspettavano con impazienza il momento in cui l'uomo avrebbe mosso le labbra
per proferire le parole che avrebbe rivolto a Rei, ma esse non
arrivarono mai, perché al posto delle parole, lascio' che fosse lo sguardo a comunicare con gli occhi della ragazzina fuggiasca…

Con un gesto lento della mano, l'uomo tolse dai suoi occhi le lenti opache dei suoi occhiali affinché potesse avvenire correttamente questo scambio di sguardi tra lui e
Ayanami. Quest'ultima non si tiro' indietro, e ricambio' il gesto alzando la testa e fissando l'uomo. Il colore intenso dei suoi penetranti occhi rossi pero' non riuscì a
reggere per lungo tempo lo sguardo di Gendo. La sensazione di venir sbirciata all'interno del suo animo era disturbante per la ragazzina dai capelli rossi…molto più
disturbante di quanto lei stessa potesse mai immaginare…
Scosto' lo sguardo con una smorfia quasi di fastidio, e torno' a chinare il capo e a fissare il vuoto del pavimento…
Non riusciva più a guardarlo in viso come una volta…
Non dopo cio' che aveva fatto..
Non dopo cio' che LUI aveva fatto…

Non potendo più fissare quegli occhi rossi innocenti, l'attenzione del comandante si scosto' su ben altre cose che fino
ad allora aveva ignorato…
Guardo' la leggera uniforme scolastica che indossava la ragazzina. Come il suo viso ed i suoi capelli, anch'essa era
completamente sporca di polvere e terriccio. Immaginava già il punto in cui era fuggita. Che sciocca che era
stata…fuggire tra le campagne di periferia senza neanche abbandonare la citta'…
Sapeva che non sarebbe riuscita in fondo ad arrivare lontana da sola. Ed infatti aveva ragione…

La ragazzina non si sbatte' neanche per un secondo dalla posizione in cui era rimasta. Ma Gendo si accorse facilmente
che le sue mani, legate tra di loro da due grosse manette d'acciaio, avevano ripreso a tremare…

"E' da quando l'abbiamo trovata che non fa altro che tremare…pare sia piuttosto infreddolita…" Disse uno dei due militari, accorgendosi del punto in cui erano
caduti gli occhi dell'uomo. "Purtroppo l'elicottero era sprovvisto di coperte…" Continuo' .

Passarono ancora una manciata di secondi in perfetta staticità. L'unica cosa che si differenziava da loro era probabilmente il vento, che non lasciandosi influenzare
dall'atmosfera venutasi a creare e contino' a soffiare imperito sul luogo.

Finalmente Gendo interruppe quella disagevole coltre di silenzio e immobilità, e lentamente, torno' a coprire i suoi occhi con le lenti scuri.

"Portatela nel mio ufficio personale…e toglietele quelle manette…" Mormoro' con un filo di voce autoritario e sicuro.

Le parole di Gendo fecero comparire sul viso dei due uomini ai lati di Ayanami un'espressione poco convinta.

"Cosa?!" Non rientrava nel suo stile discutere un ordine di un superiore, ma quella sera il militare al fianco sinistro della ragazzina non poté trattenere la sua
espressione di stupore. Se ne pentì immediatamente quando il comandante indirizzò un'occhiata gelida su di lui, attendendo evidentemente delle spiegazioni a
proposito.

"Ha qualcosa da aggiungere, Sergente Nagaiki ?" La voce fredda del comandante non lascio' trasparire come al solito la ben che minima espressione. Essa apparve
completamente piatta, come se fosse stata pronunciata da un qualcosa di meccanico, e questa sensazione basto' per mettere ancor di più il soggezione l'imprudente
militare.

Il Sergente Nagaiki cerco' di non mostrare il momento di smarrimento in cui inceppo', e schiarendosi la voce cerco' di spiegare le sue ragioni. "Co…comandante
Ikari, scusi l'obiezione, ma la responsabilità dei piloti non e' attribuita al Maggiore Katsuragi? Prima di agire in qualsiasi modo bisognerebbe attendere il suo
arriv…"

"Sergente Nagaiki, so benissimo a chi spetta una simile responsabilità all'interno della base. Ma le ricordo che ad aver conferito un simile ruolo al Maggiore
Katsuragi sono stato io. E come io gliel'ho conferito, io stesso posso anche sottrarglielo qualsiasi momento lo voglia…" Il militare sentì la pelle d'oca espandersi su
tutto il suo corpo di fronte ad una simile risposta di Gendo. Desolatissimo, l'uomo improvviso' un saluto militare, cercando di attenuare la situazione

"A…ai suoi ordini, comandante!"

Il capo supremo della base ignoro' completamente il gesto dell'uomo, e girando i tacchi si addentro' presso il corridoio interno della base, fino a quando la sua figura
non scomparve nell'oscurità.

"Cristo, Kakeru! Sei diventato completamente matto?!!?" Esclamo' il secondo militare rimproverando il suo collega per l'imprudenza commessa. "Come hai osato
obiettare proprio le parole del Comandante?!!" Continuo'.

Il militare scrollo' le braccia "Mi dispiace…e' stato più forte di me…" Rispose desolato mentre liberava la ragazzina dalle manette che le impedivano qualsiasi
movimento con le mani.

Il militare sospiro', riponendo in una delle tasche della sua tuta mimetica le manette tolte al First Children "Non sai che un simile affronto avrebbe potuto farti
degradare!? Sei stato fortunato ad averlo trovato così magnanimo!"

L'uomo annuì "Già…comunque sia, la cosa continua a sorprendermi, Chiba…" Mormoro' a bassa voce, iniziando a condurre la ragazzina lungo il corridoio. "Per
quale motivo il comandante ha voluto fare questa eccezione?"

"Ma pensa agli affari tuoi, Kakeru! In certi affari e' meglio non immischiarsi…se il comandante ha voluto una cosa simile vorrà dire che ci sono i suoi buoni motivi
per farlo!"

Le parole dei due uomini giunsero violente ed inestimabili alle orecchie della ragazzina che stavano conducendo…
Le mani di Rei, adesso libere, si chiusero in due pugni stretti e tremanti di due sentimenti che lei stessa sconosceva…
Forse era Rabbia, forse paura, forse tristezza…fatto sta che non poteva far nulla per evitare una simile quanto orribile sensazione…
Sensazione che aveva provato anche quell'ultima sera a casa sua…
Chissà quante volte ancora l'avrebbe dovuta provare…
Chissà se un giorno sarebbe finita…
I due uomini continuarono a parlare tra di loro, ma le loro parole adesso giungevano alle sue orecchie come se fossero pronunciate in una lingua straniera..
Apparivano incomprensibili…

Rei alzo' il volto, guardando di fronte a se il lungo corridoio che vi si presentava…
Aveva fallito. La sua fuga era fallita.
E ciò stava a significare che ancora una volta, sarebbe successo…forse…

Fine terzo capitolo