DUE VITE, UN DESTINO
- SAKUYA -

I pg sono di Inoue-sensei.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno incoraggiata a continuare questa fic.

Nona parte

Hanamichi si accorse che sarebbe stato maledettamente difficile andarsene.
Era stato talmente indaffarato con i bagagli e le varie pratiche che non aveva avuto il tempo di andare a scuola a salutare, ma non aveva molta importanza.
Ogni giorno si ritrovava Mito, i Gundan, Mitsui, Miyagi e Ayako in giro per casa che lo aiutavano a impacchettare, imballare, dividere e inscatolare ogni oggetto capitasse loro a portata di mano.
Ayako era una vera organizzatrice. Aveva diviso il lavoro, si era persino fatta uno schemino di tutte le cose da fare, i giorni che avevano a disposizione per farle e chi era il più adatto a svolgere quel compito piuttosto che quell'altro: insomma una vera tiranna!
Ma tutto sommato sembrava che le cose andassero più che bene.
Non si era mai accorto di quanto i suoi amici tenessero a lui e forse da una parte era meglio così. Andare via e ricominciare tutto da capo era quello che gli ci voleva, stava scappando lo sapeva fin troppo bene, ma ancora non era pronto ad affrontare la vita vera, quella che Rukawa gli aveva proposto, ma quando sarebbe stato pronto sarebbe tornato, lo aveva promesso a se stesso.
Rukawa.
Ormai era fin troppo chiaro quello che provava per lui.
Lo odiava perché era l'unico che riuscisse a leggergli dentro, il solo che potesse capire cosa gli passava per la testa con una sola occhiata, era come se gli leggesse nel pensiero.
"Ehi Hana questo dove lo metto?"
"Eh? Ah sì, mettilo pure nella scatola che è vicina alla porta della cucina, grazie Yohei."
"Ehi tutto bene?"
"Certo!"
Yohei si allontanò continuando a fissare l'amico cercando di capire cosa gli passasse per la testa in quegli ultimi giorni, ma con scarso successo.
Hanamichi dal canto suo si riscosse presto da quello stato di torpore che il solo pensiero di Rukawa gli procurava e si rimboccò le mani per aiutare Mitsui a spostare lo stereo. Non che avesse bisogno anche di quello, ma non voleva lasciare niente... era davvero stupido!
Il telefono prese a squillare e fu una vera impresa trovarlo in mezzo alla confusione che regnava sovrana nonostante le crisi isteriche di Ayako...
"Pronto?"
"Ehi, che voce affannata! Stavo per attaccare, eri fuori?"
"No, non trovavo il telefono... Pensavo non volessi sentirmi..."
"Perché non ti ho telefonato?"
"Già".
"Ma no, che dici! Solo non volevo disturbarti, sarai indaffaratissimo..."
"Sì è vero, qui è un casino, non pensavo di dover portare tante cose, per fortuna ci sono Ayako, Miyagi, Mitsui, Mito e i ragazzi a darmi una mano!"
"Già... scusa se non vengo anche io, ma in questi giorni ho parecchio da fare..."
"Non ti preoccupare!"
"Quando parti?"
"Mercoledì..."
"OK, allora ci vediamo all'aeroporto ok Hana?"
"Certo... Grazie della chiamata".
"Ma non scherzare, sai che non devi ringraziarmi! Allora ci vediamo mercoledì, ok?"
"Sì certo, a mercoledì Aki".

Sendo mise giù il telefono e si voltò a guardare Koshino che era con lui.
"Allora che ti ha detto?"
"Mercoledì".
"Beh lo sapevi no?"
"Già.. dai Hiro dobbiamo darci una mossa... ma quante cose ho da imballare?" chiese Sendo più a se stesso che all'amico voltandosi a guardare le mille cose sparse per la sua camera.
"Sei sicuro di quello che fai?"
"Certo! Ti assicuro che se quando amerai qualcuno come io amo Hanamichi, ti accorgerai che niente di quello che sto facendo è troppo... Quando amerai capirai che si fa qualsiasi cosa per aiutare chi si ama, qualsiasi..."
"Sì, ho capito... ho capito fin troppo bene..." Koshino prese la pila di libri che aveva davanti e li mise nello scatolone aperto che aveva di fronte borbottando qualcosa sul grosso problema dell'essere il miglior amico di uno che legge tanto.
Sendo sorrise e poi ricominciò a sistemare in valigia i maglioni.
Aveva deciso di seguire Hanamichi anche in capo al mondo. Aveva telefonato a casa sua quando era certo che lui non ci fosse e aveva inventato ai nonni del rossino una balla sul fatto di aver detto ad Hana di non volere il suo aiuto ferendolo a morte (doveva pur inventarsi qualcosa da raccontare ai quei due che credeva dovesse andare a Kyoto per il basket e che fosse il miglior amico di Hanamichi dopo Mito, no?), ma che si era accorto di quanto il suo amico ne fosse stato ferito e aveva deciso, se loro erano sempre d'accordo, di accettare l'offerta di andare a vivere insieme ad Hana nella loro casa.
Doveva ammettere che era stato tutto molto semplice, forse perché in fondo i due vecchietti volevano solo la felicità del nipote e sicuramente avevano creduto che avere vicino un amico lo avrebbe aiutato a superare il trauma del trasferimento.
Adesso stava preparando i bagagli e il suo miglior amico, il migliore che si potesse desiderare, Hiroaki Koshino, lo stava aiutando con la montagna di cose che aveva da fare. Era sicuro che senza di lui non sarebbe riuscito a sistemare tutto.
Posò l'ennesimo indumento nell'ennesima valigia e poi andò dietro a Koshino che, seduto in terra, stava cercando di far stare la montagna di libri dell'amico in una sola scatola.
"Grazie di tutto Hiro-kun, sei un vero amico".
"Mi mancherai..."
"Ehi come sei affettuoso oggi...."
"Sei un deficiente!" Koshino si voltò di nuovo verso la scatola ma le braccia dell'amico gli cinsero il collo.
"Anche tu mi mancherai..."
Rimasero in silenzio per un tempo indefinito in cui nessuno dei due sembrava volersi staccare dalle braccia e dal calore dell'altro. Si conoscevano da soli due anni, ma in quel tempo erano diventati indispensabili l'uno per l'altro.
Il telefono squillò all'improvviso riportando entrambi alla realtà.
Sendo stava per partire, stava per andare a Kyoto insieme al ragazzo che amava ma che non lo ricambiava, la loro amicizia avrebbe resistito alla lontananza? Koshino avrebbe resistito senza Sendo?

Mercoledì mattina, ore 12.
Hanamichi diede un ultimo sguardo alla casa in cui aveva vissuto praticamente tutta la sua vita prima di chiudersi la porta alle spalle. Quello doveva essere un nuovo inizio.
"Andiamo?"
Il rossino salì in macchina seguendo l'esempio dei nonni che lo aspettavano all'interno del macchinone nero affittato appositamente per quella trasferta.
"Sei davvero sicuro Hana?"
"Certo nonna... -sorrise-... E' la soluzione migliore".
L'anziana donna sorrise al nipote e guardò il marito con uno sguardo che sembrava dire: se non è la cosa giusta ti ammazzo.

Arrivarono all'aeroporto con 20 minuti d'anticipo sulla loro tabella di marcia. Avevano il volo alle quattro quindi Hanamichi non capiva come mai i suoi nonni fossero voluti arrivare tanto presto all'aeroporto, poi quando entrarono in uno dei ristoranti capì il motivo.
Sendo era seduto ad uno dei tavoli e sembrava fosse appena arrivato anche lui.
"Sei in anticipo..."
"Anche voi signore ^__^ " rispose al vecchietto mentre si alzava per stringere la mano a lui e alla moglie.
"Hana se tieni aperta la bocca in quel modo ti entreranno le mosche ^___^"
"Tu... tu... ok vieni con me che ti ammazzo, in pubblico non mi sembra il caso!"
Prese il porcospino per un braccio e lo trascinò fuori del ristorante e anche dall'aeroporto e non lo lasciò finché non svoltarono l'angolo di un vicolo distante pochi metri.
"Che cosa credi di fare? Perché conosci i miei nonni?"
"Visto che tu non volevi portarmi..."
"Akira Sendo sei un uomo morto... scordatelo tu rimani qui!"
"Non puoi impedirmi di muovermi come voglio, no?"
"Cazzo Aki ti ho detto di no!"
"Hanamichi ascoltami bene: io farei qualsiasi cosa per te e adesso tu hai bisogno di affetto, di qualcuno che ti stia vicino senza chiederti niente in cambio e io farò questo. Adesso che tu voglia o no, non ha molta importanza perché io ho già deciso, sono stato chiaro?"
"Akira io non posso, lo vuoi capire?"
"Credi che ti salterò addosso? Mi sembra che abbiamo dormito insieme e non è successo niente, se avessi voluto avrei approfittato della situazione, ma non voglio, non sono così bastardo..."
"Non sto parlando di questo!" Hanamichi era arrossito fino alla punta dei capelli al ricordo del lieve bacio che Sendo gli aveva dato e della notte passata a dormire abbracciati. Era proprio un bambino, non c'era che dire!
"E allora di cosa?"
"Chiederesti ad un tuo amico di seguirti in un'altra città, lasciando tutto solo per..."
"Perché mi vuole bene? Ovviamente no, ma so che lui lo farebbe senza che glielo chiedessi e infatti tu non me lo hai chiesto."
"Come fai ad esserne così certo?"
"Perché so che Hiroaki lo farebbe ad occhi chiusi, lo conosco troppo bene".
"Perché Koshino?"
"Perché è il mio migliore amico e viceversa e come io farei di tutto per lui, sono certo che lui lo farebbe per me".
Sendo si chiese perché fosse così sicuro di quello che stava dicendo. A volte sentiva che il legame tra lui e Koshino era unico, insostituibile e così profondo da far impallidire qualunque altra amicizia a confronto. Chissà poi perché...
"Aki..."
"Basta Hana è tutto pronto e non mi importa se poi mi odi!"
"Scemo!" il rossino sorrise un attimo prima di abbracciare un incredulo Sendo, che dopo un attimo di stupore iniziale ricambiò l'abbraccio con entusiasmo.
"Allora posso venire?" chiese il moro con dolcezza senza staccarsi dall'abbraccio.
"Ma certo... e poi scusa che me lo chiedi a fare se hai già deciso?"
Hanamichi scoppiò a ridere e lasciò andare Akira che lo guardava col solito sorriso. Quello era l'inizio di... non lo sapeva di cosa, ma era pur sempre un nuovo inizio, no?

Alle 15 praticamente tutta la squadra dello Shohoku e quella del Ryonan erano intorno ai loro due compagni che di lì ad un'ora sarebbero partiti.
C'era una strana aria. Tutti che cercavano di ridere e scherzare, ma nessuno che fosse realmente felice.
E come avrebbero potuto? Per ogni squadra quell'aereo avrebbe portato lontano un giocatore di talento, il compagno di tante partite e soprattutto un amico.
Era stato un duro colpo, molto inaspettato, ma non era poi la fine del mondo!
Koshino non sembrava pensarla così... Se ne stava in disparte, senza ascoltare i discorsi di compagni e amici, facendo finta che non gli importasse molto che il suo attuale capitano, nonché migliore amico stesse per partire.
Non voleva dare la soddisfazione a Sendo di vederlo piangere, se ne sarebbe tornato a casa e lì si sarebbe sfogato per bene.
Diede una rapida occhiata ai volti dei ragazzi presenti e capì che nessuno di loro lo avrebbe mai potuto capire. Certo ognuno di loro salutava un caro amico, ma non certo...
E poi lui.
Rukawa arrivò per ultimo, sembrava persino affannato forse aveva fatto una corsa per arrivare, erano le quattro meno un quarto e di certo, o si era addormentato (cosa probabilissima) oppure aveva deciso all'ultimo di andare lì.
Koshino notò subito lo sguardo di traverso che Hanamichi gli riservò e pensò che era davvero stupido ad odiare così un suo compagno per dei motivi all'apparenza tanto futili.
Ma poi osservò meglio Rukawa.
I suoi occhi lo colpirono: erano come i suoi.
La stessa sofferenza, la stessa paura di perdere per sempre una persona speciale.
Rukawa era come lui, stava provando le stesse cose, ne era certo.

"Ti posso parlare un istante?"
"Tra poco parto, devo salutare tutti..." rispose brusco Hanamichi, non gli andava di parlare ancora con la kitsune, era sempre un problema quando accadeva. Era come se il suo cervello andasse in tilt e diceva o faceva sempre qualcosa di troppo. Si era già scoperto abbastanza.
"Un attimo solo... ti prego".
Quelle due parole lo colpirono più di una sferzata.
Rukawa che chiedeva qualcosa con gentilezza, anzi Rukawa che chiedeva qualcosa e basta, non se la prendeva, ma la chiedeva.
"Ok... Torno subito..." disse rivolto agli altri.
Era troppo preso a guardare Rukawa per cercare di capire cosa volesse ancora da lui, per accorgersi dello sguardo preoccupato di Sendo mentre si allontanava con la volpe, e lo stesso Sendo era troppo concentrato su Hanamichi per accorgersi di due occhi neri che lo guardavano con tristezza mista a rabbia per la sua partenza, ma soprattutto perché era così preso dal rossino da non accorgersi di quello che gli accadeva intorno, come non si era mai accorto che quello che diceva essere il suo migliore amico, Hiroaki Koshino, si era innamorato di lui.

Kaede non riusciva a capire cosa stesse provando in quel momento.
Era felice perché Hanamichi aveva accettato di parlargli (e conoscendo il rossino era una vittoria già di per sé), ma allo stesso tempo era triste... no, triste era un eufemismo.
Era disperato.
Fino all'ultimo era convinto che la cosa migliore era non andare a salutarlo.
Suo padre gli aveva rotto le scatole con tantissime domande sulla sua vita, su cosa gli stesse succedendo in quei giorni.
L'unica persona che avrebbe mai potuto amare stava per partire con un altro, ecco cosa gli stava succedendo!
Quel giorno si aggirava per casa dal ritorno da scuola. Aveva saltato l'ultima ora, e gli allenamenti, ovviamente, erano stati sospesi per quel giorno.
Non faceva altro che passare da una stanza all'altra come un fantasma che si aggira nel castello che infesta, poi alla fine aveva deciso.
Non poteva non dire addio ad Hanamichi, ma si trattava davvero di un addio?
Sfrecciando in bici per le strade della città, evitando di striscio macchine e camion che rischiavano di investirlo per la scarsa prudenza con cui stava correndo, si era chiesto come aveva fatto a ridursi così, per quell'idiota di Sakuragi poi.
Aveva perso tutta la sua forza di volontà, la sua freddezza, la sua impassibilità, per cosa poi?
Soffrire e basta.
Ma adesso sarebbe cambiato tutto.
Quel giorno avrebbe messo una pietra sopra a tutta quella storia, avrebbe detto una sola parola e finalmente la sua vita sarebbe tornata com'era prima di lui.
Fredda e vuota, ma meno triste di com'era adesso.
"Allora?" chiese Hanamichi non appena si fermarono in un punto poco distante ma da cui tutti gli altri non potevano vederli.
"Volevo solo dirti che... ecco..."
"Sbrigati devo andarmene!"
Da quando era così brusco? Idiota, lo era sempre stato, le cose non erano mai cambiate veramente.
"Addio".
Kaede guardò negli occhi Hanamichi mentre pronunciava quelle poche lettere. Non poteva non farlo, doveva trovare il coraggio di farlo, quello era l'inizio, poi il resto sarebbe venuto da sé.

Hanamichi rimase senza fiato.
Quegli occhi blu erano belli e profondi, ma anche infinitamente tristi.
Tristi per lui? Per la sua partenza? No, era impossibile.
"Non vado a morire, vado solo a Kyoto".
"E' comunque un addio".
"Perché?" notò che nella sua stessa voce c'erano una nota di... di cosa? Tristezza? No, per le parole della volpe non poteva esserci tristezza...
"Lo so io il perché, ma fidati è così".
"Capisco..."
"No, non capisci, altrimenti non partiresti..." 'O forse parti proprio perché lo hai capito...'
"Non ricominciare volpe!"
"No, non ricomincio... Spero che Sendo ti renda felice..."
"Io e Akira non stiamo assieme!!"
Si stava di nuovo giustificando... Era proprio un do'aho!

"Ah... Sakuragi, senti..."
Per un istante fu davvero felice. Almeno non stava con Sendo... non ancora almeno... Al pensiero di Hanamichi tra le braccia di un altro non resistette.
Kaede prese di sorpresa entrambi e abbracciò Hanamichi con quanto più calore potesse.
Non voleva che il rossino partisse, ma che potava fare?
In quel modo almeno gli avrebbe detto ciò che a parole non riusciva a fare.

Non poteva crederci, lo stava abbracciando di nuovo. Era la seconda volta nel giro di una settimana, e pensare che fino a poco prima l'unico modo che avevano di toccarsi era fare a pugni.
La vita era proprio strana. Adesso che stava per andarsene si accorgeva di avere degli amici.
Stava considerando Rukawa un amico? No, certo che no, Rukawa non avrebbe mai potuto essere un suo amico, troppe differenze, troppi rancori, troppe illusioni, troppe speranze mal riposte.
E allora perché lo stava abbracciando? Non si era nemmeno reso conto di aver alzato le braccia e averle messe intorno al volpino.
Se qualcuno fosse passato di lì in quel momento avrebbe visto una cosa che sembrava lontana da ogni più fervida immaginazione.
Hanamichi Sakuragi e Kaede Rukawa, i due nemici inseparabili, i due rivali per eccellenza che si stavano abbracciando con calore, tanto che il mondo intorno a loro sembrava essere sparito, dissolto improvvisamente come nebbia spazzata via dal sole.
Fu Hanamichi a riscuotersi per primo. Ma che cavolo gli era saltato in mente?
"Non pensare che... insomma non so perché l'ho fatto!" disse burbero, non voleva che quella volpe congelata si facesse strane idee.

"Non ti preoccupare, lo so che mi odi, solo... era il mio modo per dirti arrivederci".
Cavolo si era scoperto davvero troppo, non solo lo aveva abbracciato di fronte a tutta quella gente, ma in più gli stava anche parlando con dolcezza e aveva persino fatto un sorriso triste nel pronunciare le ultime parole. Non era riuscito a trattenersi ed era sicuro, anche se non poteva vedersi, che quel suo sorriso era colmo di tristezza.
Lo odiava, non aveva dubbi, ma allora perché lo aveva abbracciato? Era stato preso da un raptus di pazzia? Sì probabile, Sakuragi non era mai stato uno sano di mente, e forse anche per quello lo amava.

"Io non ti odio, è solo che tu sei così maledettamente freddo e insensibile!"
"Non mi sembra di essere stato freddo con te..."
Era vero, con lui non era mai stato realmente freddo. Forse solo molto, molto scostante e tremendamente irritante, ma infondo reagire a tutte le provocazioni e incitarlo sempre, anche se a suo modo, non era certo essere freddi, no? Doveva capire cose gli era saltato in testa di parlare in quella maniera e di dirgli che non lo odiava, possibile che tutti i suoi propositi andassero a farsi benedire di fronte a quegli occhi blu?
"Sì, beh... forse..."
"Perché te ne vai?"
Non si aspettava una domanda così a bruciapelo, e di sicuro anche Rukawa, che ora lo guardava con un'espressione indecifrabile in volto, se n'era accorto.
"Perché devo trovare la mia strada da solo... nella vita si è soli, sempre e comunque e quindi..."
"Ti ho già detto che se vuoi tu non sei solo..."
Già glielo aveva detto e Sakuragi doveva ammettere che per un solo istante aveva pensato di cedere e vedere cosa gli avrebbe offerto il suo peggior rivale, ma si era riscosso subito.
"Tu hai visto una parte di me che nessuno può e deve vedere mai più, anche per questo me ne vado".
"Anche tu hai visto qualcosa di me che nessuno può vedere, ma non scappo per questo..."
"Io non sto scappando!" aveva inconsapevolmente alzato la voce, perché quella era la verità.
"Ok, non stai scappando, solo cerca di non far soffrire troppo le persone che hai accanto mentre NON scappi".
"Da quando ti preoccupi così tanto per gli altri?"
"Beh, siccome hai già visto come sono in realtà, perché continuare a fingere?"
"Per non soffrire, ecco perché..." Hanamichi abbassò un po' la testa, questa risposta era più per lui che per Rukawa.
Una mano bianca e calda gli accarezzò una guancia e gli fece sollevare il viso.
"Si soffre solo quando non si ascolta il proprio cuore, sai?"
"Ragazziiiiii!!!! Avete finito di litigare?? Gli altri ti stanno aspettando Hanamichi!!!"
La voce di Ayako risuonò alta e squillante alle loro spalle, Hanamichi pensò con sollievo che dalla sua posizione non aveva visto la scena, altrimenti avrebbe avuto seri problemi a spiegare la situazione.
"Sì Ayako arrivo! Andiamo kitsune..."

Rukawa lo sorpassò e lo precedette nella direzione da cui Ayako li stava chiamando.
Non sapeva cosa sarebbe potuto succedere se la manager non li avesse chiamati, ma almeno era riuscito ad avvicinarsi ad Hanamichi più che ogni altra volta e non certo fisicamente...
"Rukawa..."
Si bloccò senza voltarsi, se lo avesse fatto probabilmente non lo avrebbe lasciato partire.
"Non so perché lo fai, ma... grazie".
"Lo faccio per te".
"... Andiamo".
"Ok".
Forse non era tutto perduto e dopotutto forse, la speranza era davvero l'ultima a morire.

Quando Hanamichi arrivò dagli altri si ritrovò lo sguardo inquisitore di Sendo piantato addosso, cercò di ricambiarlo con uno sguardo rassicurante, ma non era sicuro che ci fosse riuscito bene, anche perché, non sapeva di cosa dovesse rassicurarlo... in fondo non gli doveva certo delle spiegazioni... scosse la testa lievemente, in fondo Akira stava rinunciando a molte cose solo per seguire lui...
I dieci minuti che seguirono furono una vera sofferenza anche se tutti cercavano di non far vedere niente ai due ragazzi che stavano per salire sull'aereo. Tutti che li salutavano, li abbracciavano, le raccomandazioni non si sprecarono di certo.
Hanamichi salutò per ultimi Yohei e gli altri, ci fu un abbraccio generale, ma tutti si guardarono bene dal farsi vedere con gli occhi lucidi da chiunque altro.
L'ultimo saluto di Sendo fu invece per Koshino.
"Allora Hiro... ci sentiamo, ok?"
"Certo... fa vedere quanto vali anche a Kyoto e chissà che nn ci si incontri ai nazionali della prossima estate..." disse abbozzando un sorriso Koshino.
"Già, chissà... Hiro-kun... no, niente...te l'ho detto che mi mancherai?"
"Sì, me lo hai detto... "
Sendo buttò in terra lo zaino che aveva tenuto come bagaglio a mano e abbracciò Koshino così tanto forte da lasciare senza fiato il giocatore che, dopo un attimo d'esitazione, ricambiò l'abbraccio pensando che quel gesto significava ben altro per lui...
"Ti voglio bene Hiro-kun" un sussurro, basso e dolce. Avrebbe voluto sentire pronunciare altre parole, certo, ma era pur sempre la prima volta che glielo diceva...
"Anche io ti voglio bene Aki-chan" come cazzo gli era venuto in mente di chiamarlo Aki-chan?? Ma poco importava in quel momento.
"Bello Aki-chan... mi chiamerai ancora così?" Sendo si era staccato e mentre riprendeva la borsa era tornato a sorridere come suo solito, anche se... i suoi occhi sembravano insolitamente troppo lucidi, come se fosse sul punto di piangere.


Ormai aveva salutato tutti, non mancava più nessuno. Hanamichi guardò Akira che annuì, si voltò e cominciò a camminare verso l'uscita a cui i suoi nonni li stavano aspettando.
Disse un 'Ciao' generale rivolto a tutti senza voltarsi, era sicuro che niente sarebbe riuscito a trattenerlo... Avrebbe telefonato a Mito appena arrivato, ormai aveva i numeri di tutti i ragazzi della squadra, compresi Akagi e Kogure, avrebbe sentito tutti per telefono, e poi sarebbe tornato a Kanagawa ogni tanto!
Eppure tratteneva a stento le lacrime, eppure era sicuro di aver dimenticato qualcosa, ma non voleva voltarsi, oppure non avrebbe preso quell'aereo... poi per un attimo pensò che Rukawa era sparito prima che tornassero dagli altri, dopo il loro 'saluto'... sentì un brivido di rabbia attraversagli la schiena al pensiero che quella stupidissima kitsune congelata era troppo pigra persino per salutarlo una seconda volta.
Poi quando vide un volto dietro l'inferriata e due occhi blu guardarlo mentre si avvicinava al cancello con i suoi nonni che gli dicevano di sbrigarsi e Sendo che lo tirava per una manica capì.
Capì che non era rabbia quella, ma tristezza.
Capì che lo aveva abbracciato perché voleva sentirlo vicino.
Capì che gli sarebbe mancato come tutti gli altri, più degli altri.
E allora corse, lasciò tutti lì ad aspettarlo e lui corse dalla sua nemesi. Non sapeva perché, non voleva nemmeno chiederselo, ma che c'era andato a fare così vicino se poi non potevano nemmeno scambiarsi due parole?
Gli arrivò davanti, lo guardò e poi prese la sua solita posa da buffone
"Il tensai ti batterà kitsune, stanne certo... e allora dimostrerò al mondo che valgo più di te! Ah ah ah!"
"Do'aho!" rispose il moro sbuffando, solita frase, solita risposta. Ma quella non era la solita giornata, quelli non erano i soliti Hanamichi e Kaede, quella non era la solita palestra.
E se niente era come sempre, perché trattenersi?
Kaede sorrise di cuore, Hanamichi ricambiò. Gli sguardi incollati che volevano dirsi molto più di quello che tutte le parole del mondo non avrebbero mai potuto dire ma che rimanevano fissi, immobili persi l'uno nell'altro per non spezzare l'incanto.
"I passeggeri del volo xxxxx diretto a Kyoto sono pregati di affrettarsi al cancello xx"
"Vattene, stai per perdere il volo do'aho!" ' Vattene o non ti lascerò partire'.
"Teme kitsune non insultare il tensai!" 'Me ne vado perché adesso non vorrei più partire'.
"Hanaaaa!! Muovitiiiiiiii!"
"Arrivo Aki!!" Hanamichi si voltò un'ultima volta verso Rukawa. Si erano salutati, basta parole, basta sguardi, basta gesti perché un'altra sola di queste avrebbe di nuovo fatto sparire il mondo, e nessuno dei due se lo poteva permettere.
Hanamichi doveva cominciare una nuova vita, Kaede doveva mettere una pietra sopra i propri sentimenti.
"Hanaaaaaaa!!!" di nuovo quella voce, di nuovo la realtà.
Hanamichi si voltò e si mise nuovamente a correre, stavolta verso il cancello d'imbarco, Kaede si voltò e si diresse verso l'uscita.
Tutto era finito, tutto era cominciato.

FINE NONA PARTE

HANA: -__________________- Che è 'sta roba?
SAKUYA: Il nono cap idiota -_______-
HANA: -________- .... E' ancora molto lunga 'sta ciofega?
SAKUYA: Visto che non ti piace... sì ^_________________^
HANA: ç____________________ç
KOSH: Ma io??? Che fine ho fatto?
SAKUYA: Non temere tu sarai moooooooooooolto importante nel prossimo cap...^^
KOSH: Evvai!! ^____^
AKI: Perché Hana mi ignora?? ç____ç
SAKUYA: -________- C'è qualcuno contento di questa fic??
TUTTI: NOOO!
SAKUYA: Lo sapevo -_________________________________-

Capitolo 10 >>>