KUROI
SUISEN
- SHEERA -
Evviva!! Mi hanno detto che mi regalano Akira, così adesso è solo mio!! Ehm, scusate un attimo... Era il telefono, pare che Inoue sensei abbia cambiato idea... D'accordo, Akira è ancora suo, come tutti gli altri, tranne i fratelli Natsu, che mi tengo stretti. Ah, e naturalmente ho anche qualche comparsa, come la ragazza della lavanderia.
Capitolo Quarto
Friendship and Love
Sorrido, pensando un'altra volta a Shiro. Chissà se mi toglierà
il saluto o se farà finta di nulla? Beh, non importa, perchè ora
sono qui con te. Sei bellissimo, con quel velo di sudore che ti fa scintillare
il viso, la bocca un po' schiusa e ansimante, i capelli tutti scomposti per
la corsa. Mi lanci la palla con un certo vigore, e il solito sorriso.
"Tira!" mi ordini. Annuisco, e faccio partire la palla dalle mie mani.
Si alza in volo verso il canestro e finisce per concludere in una fallimentare
parabola. Nulla da fare: i canestri non mi escono che per puro caso! Mi guardi
un poco perplesso, facendo nascere in me il profondo desiderio di sprofondare
sottoterra. Mi chiedi di tirare di nuovo, questa volta dal centro della lunetta,
distinguibile fra i resti di una pittura corrosa dal tempo, cronologico e metereologico,
nonchè dagli assidui e appassionati giocatori come te. E va bene, solo
perchè me lo chiedi tu. Appoggio le punte dei piedi su quella linea,
più immaginaria - o che impone immaginazione - che reale, e mi esibisco
di nuovo nei miei goffi movimenti. La sfera arancione non è molto più
generosa di prima, nè posso sperare in un inesistente colpo di vento
che la conduca più vicina al mio ipotetico obiettivo. Sento il bisogno
di dire qualcosa per trarmi dall'imbarazzo che la mia inettitudine causa. Ma
mi precedi.
"Mmh... Non mi ero mai fermato ad osservarti molto bene, sui tiri. Avrei
dovuto accorgermente prima..."
"...Del fatto che faccio la figura dello gnù che rotola giù
da un burrone?"
"Dello... gnù? Boh, mettila come vuoi... Non volevo mica essere
così drastico! È solo che nessuno ti ha mai insegnato a tirare,
vero?" beh, non mi sembra ci volesse un grande acume ad arguirlo... Mi
limito a scuotere la testa. Non ci riesco davvero, a farti commentini ironici.
Anche se so che tu sei proprio il tipo che non se la prende, per questo genere
di cose.
"Va bene, allora dovrò spiegartelo. Insomma, è peccato: hai
un buono scatto, una notevole resistenza, palleggi bene..."
"D'accordo, Sendoh, se vuoi intraprendere un'altra guerra senza speranze..."
"Un'altra? Perchè, la prima quale sarebbe stata?" mi indico
i capelli, e tu sorridi. Dici di nuovo che ti piacciono, e poi ribadisci che
imparerò sicuramente, perchè sono un ragazzo sveglio e con grandi
doti. Grazie, Akira.
"Grazie, Sendoh."
"E fammi un favore: chiamami Akira!" e appoggi una mano sulla mia
spalla. Basta così! Vienimi a trovare in ospedale, Akira, sempre che
riescano a rianimare il mio cuore. Come, non si è fermato? Eppure ne
avevo la certezza... Ecco, siccome non sei riuscito nel tuo intento al primo
colpo, adesso rincari la dose. Mi afferri un braccio per posizionarlo, poi mi
sposti la mano. Per i fiori di cigliegio, devo essere pervertito per bene, se
mi eccito al solo toccarti! Ma il sentire il tuo respiro sul mio collo mi manda
in estasi. Piantala! Dopo tutti i miei bei discorsi - noi vi lasciamo in pace,
e qua e là - tu mi provochi così? Certo, il fatto è che
per te non significa nulla, che tu queste cose non le consideri neppure fraintendibili.
E va bene. Tiro un profondo respiro, che scommetto interpreti come tentativo
di concentrazione, e il cui intento, non molto diverso, in realtà è
lo spostare la mia attenzione da te alla palla.
"Spingi con questo braccio e dai la direzione con quest'altro! E, mi raccomando,
lo slancio deve venire dalle ginocchia! Ecco, piegale... Stai un poco più
chino... Così!" parli, toccandomi un po' su tutto il corpo. Le gambe,
la schiena, le braccia, le mani... il cuore! Il cuore, è ciò che
tocchi più che qualsiasi altra cosa. La tua voce, nel mio cuore.
Seguo alla lettera le istruzioni, mentre il tuo distaccamento fisico da me mi
permette di riprendere a respirare in una maniera che posso chiamare normale.
Gambe, braccio di qua, mano di là, partenza, e oop!... La palla è
andata ancora più storta di prima! Non posso crederci! Dove ho sbagliato,
stavolta?! Arrossisco un poco, mentre tu ti strofini la testa. Credo che in
essa ronzi la stessa domanda che mi sono posto io. Posi gli occhi su di me,
mentre io, fingendo falsissima noncuranza, torno a recuperare quella che vuole
rivelarsi la mia peggiore avversaria. Le mie mani sono come ventose: me ne basta
una per risucchiare la sfera da terra. Mi giro verso di te, che intanto ti strofini
il mento. Storti la testa, strizzi un po' gli occhi e infine batti un pugno
sul palmo della mano opposta, con l'espressione che doveva avere quel tizio,
quando diceva "eureka!".
"Sei mancino!" di nuovo, mi limito ad annuire. "Perchè
non me l'hai detto? È ovvio che non ci riesci, così! Devi spostare
tutto dall'altra parte!" porca miseria, Akira! Io ci sto già troppo,
dall'altra parte! Già, è vero, anche le mie mani manifestano una
differenza rispetto al luogo comune. Fortunatamente non c'entra nulla con il
resto. E va bene. Ci riprovo, e lo centro in pieno.
"Cavolo, Akira, funziona!" mi lascio scivolare le parole con una naturalezza
sorprendente. Tu mi guardi ancora un poco, intento ad osservare non so cosa.
Tira di nuovo, mi dici. Tiro. Troppo forte. La palla tocca il quadrato e rimbalza
direttamente fra le mie braccia. Forse inizia a trovarcisi bene... Un'altra
volta mi tocchi: afferri con delicatezza una della mie braccia e mi fai indietreggiare.
Tira da qui, pronunci con una voce di chi sa il fatto suo, e si aspetta qualcosa.
Tiro.
"Ciuffo! Da tre! Sei un tiratore da tre punti! Geniale, questo ci mancava
davvero!" sembri incredibilmente realizzato, come uno scopritore di talenti
che ha appena trovato un artista imparagonabile. La musica della tua soddisfazione
mi fa inorgoglire fino al punto giusto, cioè non troppo, ma a sufficienza
per darmi fiducia e migliorare ancora. E così, fino al tramonto, i miei
tiri. Da tre punti. E le tue schiacciate. Da due punti...
Alla fine siamo talmente a pezzi che rischiamo di crollare lì, su quell'asfalto
pieno di crepe, che non hanno mancato di farci quasi schizzare la palla in mare,
grazie alle deviazioni che provocano nei rimbalzi. Il basket mi piace un casino!
L'adoro proprio. Vorrei dirlo, ma ho solo la forza di pensarlo, mentre il mio
respiro rotto esce rapidamente dalla mia bocca.
"Domani ti voglio di nuovo qui! Imparerai a destreggiarti meglio con la
palla!"
"Ma... Akira... E Taoka?"
"Ecchissenefrega, di quel vecchio brontolone! Tanto un motivo per lamentarsi
l'avrebbe comunque, perciò..."
"E gli schemi?"
"Me li farò dire da Hiro-kun. Tanto ormai lui è già
rassegnato: sono più incorreggibile di un bambino!" un bambino,
Akira, sì. Un bimbo adorabile! Cosa darei per poterti mettere le mani
adosso, quando mi pianti negli occhi l'ennesimo sorriso! Questa volta però
percepisco qualcosa di diverso, di dolce. Mi vedo costretto a trasalire visibilmente.
Ma sicuramente questo è il tipo di sorriso che riservi agli amici. Bene,
sono tuo amico. Questa è già una gran cosa, considerando che fino
a poco più di un mese fa non facevo minimamente parte della tua vita,
e tu già distruggevi la mia, ivitandomi a rialzarmi da terra. Quella
mano tesa, i tuoi occhi. Mi viene da pensare che quel momento fosse lì
da sempre, dentro di me, scritto da quando ero solo un recondito pensiero nell'immensa
mente di Dio. E cioè nulla. Non ero ancora nulla, ma quel momento già
esisteva, nei piani del destino. Strani pensieri, mi faccio. Forse falsi. Ad
ogni modo, credo che sia così. Il mio destino mi ha dato ciò che
mi aspettava. Ne è nato un sentimento non corrisposto, e probabilmente
mai neppure lo sarà. Ma, lo sento dentro, non amerò mai più
nessuno con la stessa follia ceca che ora, in uno slancio assurdo, mi fa correre
verso di te. Mi fermo a pochi millimetri dal tuo corpo, dal tuo viso. Devi sapre,
devi! Ma ho paura. Le gambe mi tremano, presagendo già quella risposta
inevitabile. Non ora. Non ce la faccio, a rovinare questa giornata. Mi fissi,
come se aspettassi qualcosa. Sembri pensare che i miei freni funzionino male,
e per questo ti sono quasi venuto adosso. Incurvi le labbra in un sorriso angelico,
e, per la prima volta, mi chiami per nome.
"Kojiro, volevi dirmi qualcosa?" il mio nome sembra sublime, scandito
dalla tua lingua.
"Non importa. Scusa, ho frenato male... A domani!"
"A domani!... A scuola. Ci vediamo prima di venire qui, ok? Senti, io di
solito pranzo con Hiroaki e Kitcho. Se ti va, puoi unirti a noi. Solo se non
hai nient'altro da fare, beninteso!"
"Beh... Sì, grazie! Volentieri!"
"D'accordo, allora a pranzo sul piazzale! Cerca una testa da porcospino
nero che spunta fra la folla. Quello dovrei essere io, non ce ne sono molti
altri... A domani!" e ti allontani. Dicono che l'autoironia sia perfetta
per attirare le simpatie altrui. Però non ne avresti avuto bisogno, Akira!
I tre porcellini. Oppure: il bello, il brutto e lo scorbutico. No, meglio ancora, l'amore, le tasse e l'orgoglio. Questi tre sono da morire, messi lì in fila. Proprio da morire. In uno scalare molto sigolare: Sendoh, a sinistra, splendido, con la divisa sbottonata per il caldo. In mezzo Fukuda, con la solita aria da cane bastonato, o da mosca schiacciata ma non ammazzata. E, infine, Koshino, il solito fare spavaldo, estraniato da un sorriso sicuro. Beh, in fondo neppure lui è brutto. Ma perchè è piuttosto distante da Akira, e quindi non penalizzato dal suo alone di splendore. Ed ecco che al mitico trio si aggiunge... il lupo, il taciturno, la noncuranza. Certo, solo di facciata. Ma in fondo chi non ne ha una?
"L'amore che vivremo viene creato prima ancora che noi stessi. Forse ci
farà piangere, forse ci farà gioire, forse tutte e due le cose,
forse nessuna di queste. Solo che c'è, è lì, nella mente
di Dio. E ad ognuno di noi viene dato in modo diverso. Ma viene dato, almeno
potenzialemente.
È inevitabile, e necessario. Dobbiamo conoscerlo. Ed è infinito.
No, l'amore non può finire. Le persone possono cambiare, e ucciderlo.
Ma lui rinascerà sempre, da qualche parte. Forse non tornerà più
dai loro assassini, forse senza rancore - proprio perchè è amore
- ma solo perchè non ha tempo da perdere con gente che non crede più
in lui. Forse ci tornerà, proprio perchè loro non ci credono più."
e sto zitto. Non mi piace moltissimo, il finale, devo dire. Sembra più
un esercizio retorico che una presa di posizione. Troppo utopica, troppo convenzionale.
Mah, in fondo non so neppure se l'ho pensato sul serio o se mi è solo
venuto in mente in quel momento. Ad ogni modo ottimo è decisamente troppo,
come voto, per questo tema. Esageratamente troppo. Mi sa che la prof. è
una romantica sognatrice. Concludo i miei taciti autogiudizi, rinchiusi nel
silenzio dei miei pensieri, e mi riscuoto. Poi alzo lo sguardo dal foglio. Sembra
di vedere tre che si sono trovati davanti un dinosauro vivo.
"C-cosa c'è? L-lo so, forse è un po' troppo..."
"Miseria, ma che diavolo ci fai, qui?! No, dico, ragazzi, avete sentito?!
Questo qui ha diciassette anni, ma voi ci credete?!"
"V-va bene, Hiroaki, non esagerare. In fondo mi avete chiesto voi, di leggervelo!"
"Sì, ma io volevo qualche spunto per fare meglio il prossimo, non
una demolizione morale! Non ci riuscirò mai, a scrivere così,
mai! Porca miseria!"
"Scusalo, come avrai notato Hiro-kun ha qualche problema comunicativo...
In realtà voleva dire che è scritto benissimo, e che il tuo voto
è meritato in pieno. Stai tranquillo. E poi piace anche a me. Un casino!
Ma non fidarti troppo: io vivo sempre fra le nuvole! Sono uno che sogna... Chiedi
a Kitcho, che se la cava bene in questa materia ed ha sempre i piedi per terra."
si trascina, per terra, vorrai dire! Come fa un cane bastonato a vivere sulle
nuvole? Ma cerco di staccare i miei pensieri dai giudizi esteriori. E va bene.
Una persona si deve conoscere per com'è dentro. E così giro lo
sguardo su di lui, fino a quel momento muto come un pesce.
"Mi piace." io e questo tizio dobbiamo essere sulla stessa linea d'onda,
lo realizzo subito. Solo che io sono bello, e lui no. In compenso io sono gay,
e lui probabilmente no. Ogni medaglia ha il suo rovescio. Uffa, quando la pianterò
di vederlo come un difetto? Ma non lo è per me, lo è agli occhi
degli altri. A me non dà problemi, ne dà solo alla mia vita. Basta,
mi voglio staccare da questi pensieri! Mi piace stare in questa compagnia. E
così mi limito ad annuire e a ribattere: "Piace anche a me."
"Per forza, se no mica lo scrivevi!" Hiroaki non ce la fa proprio,
ad abbandonare un tono irruento come un elefante che cammina sul cristallo!
"E va bene, siamo tutti d'accordo, ci piace. Non ho mai pensato all'amore
così... Anzi, non ci ho mai pensato del tutto. Adesso sarà così
che lo penserò!" e gli altri due annuiscono, in segno di approvazione.
Akira media le cose alla perfezione. Scommetto che è lui la calamita
che tiene insieme questo gruppetto. Sono contento di farne parte. Sono certo
che lui sia la calamita anche quando non c'è, proprio perchè non
c'è. Un carattere autoritario riesce a farsi sentire in qualsiasi momento.
Lo sai, me l'hai ispirato tu questo tema, ieri, angelo mio. Solo che non posso
dirtelo.
"Grazie." per l'idea, non per il complimento. Quello piuttosto mi
fa volare, e, siccome soffro di vertigini, non sono poi tanto contento. Kami-sama,
come faccio ad essere così spiritoso, ultimamente? Non lo so neppure
io.
Infine il discorso slitta, non molto discretamente, anzi, in modo proprio scorbutico,
dal momento che tiri fuori la domanda dal nulla, su un argomento totalmente
diverso.
"Koji-kun..." siamo già in zona "niente, o pochi, convenevoli",
e la cosa mi piace molto "scusa, posso chiederti cosa è successo
poi ieri, con tuo fratello?"
"Mmh, Shiro? Ha fatto finta di niente per tutto il tempo, con la differenza
che aveva un blu così sulla faccia. Alla fine l'ho convinto a mettersi
una pomata per ematomi..."
"Perchè, cos'è successo?" interviene il solito curioso
da mal di pancia. Fukuda sta zitto. L'ho capito subito, che tipo è. Lui
è uno che ascolta e non dice nulla, finchè non sei tu a chiedere.
Uno discreto, ma molto profondo. È bruttissimo, ma comincia a piacermi
un casino. Ecco che mi si offre una possibilità di amicizia incondizionata.
Cosa che con Akira non è possibile, dal momento che il rapporto è
forzato in qualcosa che vorrei fosse diverso. E intanto lui descrive tutta la
mia prestazione della lavanderia con enfasi ed entusiasmo. Allora è vero
che sono il suo idolo?
"Lo ha fatto volare di due metri indietro! Vedeste che padella! Magico!"
"E come mai allora non sei entrato nel club di boxe?"
"Hiro-kun, scherzi? Guarda che lui ci serve, è un talento innato!
Vedrai!"
"Mmh, ma davvero? Io finora questo talento non l'ho mica visto. Scrive
bene, ma..."
"Fidati di me, lo vedrai! Te lo prometto!"
Koshino mi guarda di sbieco, ancora scettico. Non ci faccio caso, ostiandomi
a non entrare in quella discussione. Questa volta sono io, a slittare. Fisicamente,
però. Mi alzo.
"Cinque minuti, e poi in classe. Scusate, ho una faccenda da sistemare,
prima."
"Faccenda? Quale faccenda?"
"Insomma, "Hiro-kun", tu cosa dici quando vai al cesso e non
vuoi essere volgare?! I'm going to powder my nose, right?!" e mi allontano.
Sicuramente non ha capito: quel ragazzo è una frana in inglese. E infatti
è per questo che ho adottato volutamente un'espressione di esclusiva
femminile. Almeno finchè gli uomini - in quanto esseri di sesso maschile
- non inizieranno ad usare la cipria. Era una battuta. Sono gay, ma, malgrado
ciò che posso aver detto in un momento di depressione cronica, una femmina
non vorrei mai esserlo di certo!
E va bene (queste tre parole le ho davvero abusate in questo capitolo!), ecco
qui. Koji-kun comincia finalmente a scivolare via dalla sua fama di asociale.
Ah, cosa può fare Akira!
D'accordo, permettetemi di preannunciare la solita partita d'allenamento con
lo Shohoku, e (spero) altri fatti ancora, nel prossimo capitolo! A presto!