- Capitolo 1° -


Prologo:
…Lunga e diritta correva la strada, l’auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata
vicino lui sorrideva, vicino lui sorrideva…
…Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
per chieder perdono di ogni peccato…
…Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva in quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno…
…Avevi scritto già il mio nome…
(a te, Nicola, perché il tuo nome sarà scritto per sempre nel mio cuore)

-->AVEVI SCRITTO GIA’<--

Rukawa, stanco e assonnato, posò la sua valigia sul letto d’albergo ed entrò nella doccia. Il lieve fruscio dell’acqua, e la freschezza della stessa lo indussero a ripensare agli ultimi avventimenti…
Era partito il giorno prima, cioè il 28 Giugno, dal Giappone, con grande gioia di Hanamichi, perché doveva partecipare ad un torneo di Basket per beneficenza, assieme ad una rappresentativa dei migliori giocatori a livello mondiale…certo, ‘pel di carota’ era geloso, ma gli era bastato pensare che l’odiato rivale sarebbe stato lontano per un po’ sia dalla squadra che da Haruko per rallegrarsi…
A malincuore uscì dalla doccia e si gettò sul letto, subito, complice l’afoso caldo, scivolò in un sonno profondo…
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Cristina lanciò un’occhiata al fratello Nicola, che quieto dormiva lì accanto, e sorrise, mentre gli accarezzava una guancia. Era in ritardo e doveva scappare, ma non le importava, voleva godersi ancora un po’ quella pace, quella tranquillità che solo il piccolo Nicola sapeva trasmetterle.
Inoltre, ne era certa, alla sede dell’associazione ci sarebbe stato un caos indescrivibile…tutti i giocatori erano arrivati lì a Roma, e Giacomo, l’uomo meno dotato di pazienza che lei avesse mai conosciuto, già aveva organizzato da tempo il calendario degli incontri…
Cristina sorrise ancora, con i soldi guadagnati forse avrebbero dato una mano a tutte quelle famiglie colpite dal ‘grande male’…e avrebbero aiutato la ricerca…e chissà, si sarebbe trovata una cura meno dolorosa della Chemioterapia…
Prese le chiavi, baciò il fratellino sul capo e uscì.
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Il suo mal di testa aumentò a dismisura…quanto casino! Il ragazzo si ravviò i capelli con un gesto stanco della mano e guardò l’uomo che parlava al telefono…poi il suo sguardo si spostò sulla nuova arrivata, che lesta si era posizionata su una sedia nella speranza di non essere notata e, di conseguenza, che nessuno si accrogesse del suo ritardo.
-CRISTINA!- tuonò Anna Rossi, la presidentessa dell’associazione contro la leucemia
-HAI FATTO T-A-R-D-I!- scandì con voce irritata, la ragazza interpellata si fece più piccola, fino quasi a sparire…
Rukawa osservò quella che doveva chiamarsi Cristina…aveva dei lunghi capelli rossi (come Sakuragi..no!Anche qui!) che incorniciavano un viso roseo impreziosito da due splendidi occhi verdi.
Le gambe, scoperte, erano perfette, e terminavano con due sottili caviglie.
Anna sorrise nel vederla rossa dalla punta dei piedi alla testa, e lasciò perdere, le si avvicinò e disse
-Cristina, è arrivato anche l’ultimo giocatore, dal Giappone…sono lieta di presentarti Kaede Rukawa-
La ragazza allungò la mano verso quella di lui, che evidentemente, vinto dall’emozione, la strinse troppo forte, perché le scappò un gemito di dolore.
-Scusa- mormorò lui tingendosi di rosso, ma Cristina e il suo sorriso lo tranquillizzarono.
-molto lieta!- disse con voce vellutata, quando stacco la mano da quella di lui, Kaede quasi ne provò dispiacere.
Si ritrovarono vicini, poco dopo, e cominciarono a parlare, il ragazzo le chiese il perché della sua presenza nell’associazione…fu la prima e l’unica volta i cui vide i suoi occhi verdi assumere una venatura triste
-Mio padre è morto di leucemia…e mia madre, poco dopo, l’ha seguito, spirando dal dispiacere…- mormorò a fil di voce…
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-Questa è casa mia- disse Cristina quando Rukawa entrò nella sua piccola abitazione, poi si diresse, seguita da lui, verso la cucina, per preparargli il caffè che gli aveva promesso in associazione.
Non sapeva spiqgarsi il perché di quell’invito, Cristina, sapeva solo che quel ragazzo gli sembrava diverso, parlando aveva scoperto che il suo vero amore, la cosa per cui esauriva le sue energie, era il Basket, e le erano semrati simili, perché anche lei, nella vita, aveva una sola preoccupazione, Nicola.
Appena udita la voce della sorella il piccolo fece capolino dalla stanza da letto, era ancora in pigiama benchè fosse già pomeriggio…Cristina molte volte l’aveva preso in giro, dicendogli che forse per lui era più comodo per il riposino pomeridiano, visto che era un gran dormiglione…come risultato non le parlò per tutto il giorno, fino a quando lei, per farsi perdonare, non gli aveva offerto un mega gelato...somigliava tanto alla sorella, sia per colore di capelli che per espressione e dolcezza, l’unica differenza fra i due era il colore fegli occhi, verdi quelli di lei, grigio chiaro quelli di lui.
La ragazza lo vide e sorrise, poi si rivolse a Kaede
-questo è mio fratello Nicola, Nicola saluta Kaede!-
-Ciao…- mormorò il piccolo nascondendosi dietro di lei, per vergogna…Rukawa calcolò che doveva avere più o meno 5 anni, mentre lei, aveva scoperto prima, ne aveva 18.
Durante la sua permanenza in quella casa Cristina gli raccontò della sua vita, del dolore per la morte dei genitori…
Il ragazzo, affascinato, l’ascoltò e rimase incantato da come i suoi occhi bruciavano dalla determinazione, quando raccontava che le zie volevano sottrargli il piccolo e che lei, litigando e facendo valere i suoi diritti, era riuscita a tenerlo con sé
-sarò un egoista…- mormorò –ma gli voglio troppo bene per lasciarlo…-
Nicola, intanto, ligio al suo dovere di pelandrone, era andato a fare il suo riposino pomeridiano, e già potevano udire il suo respiro regolare provenire dalla camera adiacente…anche quel rumore, quel misero rumore, a Cristina pareva una musica fatata, una musica capace di salvare, di calmare…una musica capace di tutto.
Kaede la guardò, poi sussurrò –no, non sei egoista…anzi…sei generosa, generosa e forte- poi le prese una mano e la avvicinò alla sua guancia.
-Kaede..io..- esordì lei timorosa, ma lui non le diede il tempo di continuare, perché l’attirò a sé e la bacio con dolcezza, accarezzandola piano per paura di farle male…
Cristina sospirò, e si lasciò vincere da quel bacio pieno di dolcezza…era la prima volta che…che un uomo la baciava…e non se ne vergognava minimamente, fin’ora il suo unico ‘uomo’ era stato Nicola, l’uomo di cui prendersi cura, l’uomo che assorbiva tutto il suo tempo…non avrebbe mai creduto di poter amare un altro uomo, di poter concedere ad un altro uomo una parte (seppur piccola) del suo cuore…
Invece, con Rukawa, adesso, sentiva di poter condividere tutto…anche Nicola, si, anche l’affetto di Nicola…lei voleva condividere tutto con lui…e si chiese se non fosse questo l’amore di cui la gente tanto parlava…
Kaede, dal canto suo, la stringeva piano…lei era un angelo…un angelo forte…era proprio come lui, forte e determinata, ma allo stesso tempo dolce e fragile…da proteggere…per nessun’altra il ragazzo aveva provato questo…questo…sentimento così forte…questa voglia di dare e avere…di proteggere e di venire accudito e coccolato…
La strinse un po’ più forte a sé, per paura che scomparisse e lo lasciasse, e lei gli mise le mani dietro il collo e cominciò a giocherellare con i suoi capelli…poi le loro bocche si lasciarono e si guardarono a lungo negli occhi
-Cristina…- sussurrò lui, poi la baciò ancora, un bacio lieve questa volta, che lei accettò con gioia.
-Kaede…io…non mi era mai successo…- ma lui la zittì posandole un dito sulle labbra
-neanche a me era successo tesoro…forse era solo perché ci stavamo cercando…e adesso ci siamo trovati…non lasciarmi mai, Cristina, sei entrata come un fulmine nella mia vita, ed io non saprei immaginarla più senza di te…-
La ragazza sorrise, poi però pensò a Nicola, nella stanza vicino, e si allontanò da lui.
-Io…credo di volerti bene Kaede, bene davvero, ma ho Nicola con me, è…è come un figlio, e non so se…- sussurrò senza avere il coraggio di guardarlo…fissava con insistenza il pavimento e aspettava una sua risposta, che forse in cuor suo già conosceva…nessun’uomo si sarebbe preso cura di un figlio non suo, nessuno…
Kaede le accarezzò il viso
-Chi credi che sia?So che dovrò sempre contendermi il tuo amore con Nicola…- disse ridendo –ma anche tu dovrai fare la stessa cosa, perché è un bambino dolcissimo, e non mi dispiacerebbe stare con lui…come una famiglia…-
-Ma…ci conosciamo da poche ore…come puoi dire una cosa del genere?Mi stai prendendo in giro forse?- ribattè lei seria, sempre guardando il pavimento, lui con un dito le sollevò il viso e la guardò profondamente negli occhi
-Non so cosa mi sia successo, davvero non lo so, ma l’ultima cosa che farei è prenderti in giro, Cristina…credimi…io…forse è troppo presto per dirlo…ma credo di amarti…-
Lei, con gli occhi velati dal pianto, sorrise e si strinse di nuovo a lui, cominciando a piangere
-No dai…su…Cristina…non fare così…cosa ho detto?- chiese Kaede preoccupato di averla ferita, le poggiò una mano sul capo e accarezzò i suoi moribidi capelli.
-No…no io…sono così felice Kaede…davvero…- disse lei fra i singhiozzi, al che lui la baciò ancora.
-Adesso tesoro devo andare…credi di esserci stasera alla partita…?- mormorò lui prima di baciarle i capelli.
-Si che ci sarò…verremo con Nicola…e faremo il tifo per te…- rispose Cristina.
Lo seguì fino alla porta, e con un ultimo bacio si congedarono.
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Quella sera, ovviamente, la squadra di Rukawa vinse, ed insieme andarono a festeggiare in un pizzeria vicino al Colosseo. Nicola aveva già preso confidenza con Kaede, come se lo conoscesse da sempre, e questo non faceva che rafforzare il sentimento di Cristina nei confronti di quel ragazzo che da un giorno all’altro aveva sconvolto la sua vita…
Li riaccompagnò a casa sul tardi, Nicola già dormiva fra le braccia della sorella, Kaede guardava ora l’uno ora l’altra con lo sguardo carico d’amore.
Lo prese in braccio e lo portò su in casa, poi assieme a lei, lo mise a letto, e tornarono in salone.
-bene allora vedo che la parte del papà ti si addice…- disse scherzosamente lei, Kaede la fece sedere in braccio a sé sul divano e le sussurrò all’orecchio –ed è una parte che non vedo l’ora di fare a tempo pieno…-.
Cristina arrossì, poi lo abbracciò forte e si baciarono ancora, con passione sempre crescente, fino a quando non si trovarono stesi uno sull’altra. Rukawa, delicatamente, le posò una mano sul seno, ma lei lo respinse
-Ecco…vedi…non credo di sentirmi pronta…- balbettò insicura, lui sorrise
-quando lo sarai, voglio essere il primo a saperlo eh!- disse cercando di smorzare la tensione, e ci riuscì bene percè lei rise forte e lo baciò ancora, e ancora…
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Da quel giorno i momenti belli con Rukawa si susseguirono a ritmo vertiginoso, lui non chiedeva mai più di quello che lei era pronta a dargli, e lei gli era grata per questo…e sentiva di amarlo ancora di più, sentiva avvicinarsi il giorno in cui avrebbe detto ‘sono pronta’.
Kaede, però, non aveva nessuna fretta, anzi assaporava ogni istante stupendo che questo regalo inaspettato del cielo gli dava, i piccoli baci, le tenerezze, le finte liti fatte solo per avere il gusto di fare pace…erano tutte cose che conosceva solo ora, ma non gli dispiaceva, perché le aveva conosciute con Cristina…la sua Cristina.

Il torneo era giunto al termine, l’indomani si sarebbe svolta la finale, fra la rappresentativa ‘All stars’ di Rukawa e la nazionale Italiana di Basket.
Di solito Kaede era molto nervoso alla vigilia di una sfida importante, ma questa volta era diverso…questa volta sapeva che aveva già vinto, in ogni caso, qualcosa di più importante di una partita…aveva vinto perché aveva aiutato della povera gente, ed aveva vinto perché aveva trovato l’amore della sua vita.
Quella sera, si fermò ancora da Cristina e Nicola a cena, e dopo mangiato assieme si sedettero sul divano a parlare, Nicola comodamente seduto sulle gambe di Rukawa.
-Ehi Nicola…dimmi, che ne diresti di vivere in Giappone?- chiese ad un certo punto il ragazzo, Cristina strabuzzò gli occhi, sopresa
-Siii!Così vedrò Goku!- disse Nicola entusiasta, e corse nella sua cameretta per leggere il giornale di Dragon ball che poco prima aveva comprato con la sorella.
-Non dovresti illuderlo così Kaede…- disse Cristina, ma il ragazzo la bloccò
-Non stavo scherzano…venite con me…in Giappone!Io non posso vivere senza di te…e lo sai…ma non posso vivere nemmeno senza la mia squadra…-
Cristina la guardò male
-e perché io dovrei rinunciare ai miei amici, alla mia vita Kaede…- disse con le lacrime agli occhi…si rendeva conto di essere ingrata con lui ma…era così difficile…!Dannazione!
-Non voglio una risposta ora Cristina…me la darai domani…dopo la finale…va bene?- sussurrò Kaede, poi la baciò lievemente ed andò via.
Lei si prese il viso tra le mani dopo aver visto la porta richiudersi dietro di lui.
-Mamma, papà…cosa devo fare?Cosa?- singhiozzò.
Nicola uscì dalla sua cameretta
-Cri…perché piangi…?- chiese piano
-non vuoi vedere Goku anche tu?-
Cristina sorrise forzatamente e lo abbracciò…
-si che lo voglio vedere Goku…si che lo voglio vedere…-
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-Pronto?-
-pronto Kaede…sono Cristina…-
Non c’era bisogno che lei lo dicesse…l’aveva già riconosciuta…era lei! Il cuore di Rukawa andava a mille, le sue mani sudavano…cosa sarebbe stato di lui se lei avesse rifiutato? Ci aveva pensato…forse…forse poteva giocare anche in Italia…l’importante era stare con lei…
-ci ho pensato Kaede…ed ho deciso di venire con te in Giappone…ti amo e non voglio perderti e poi…posso sempre telefonare agli amici no?- disse lei ridendo,anche Kaede rise, rise e pianse insieme
-Oh Cristina è fantastico…ti amo così tanto…-
-e poi…e poi credo che domani, dopo la partita…Nicola potrebbe restare con Anna mentre noi…facciamo le valige…- continuò con voce suadente…
-Io sono pronta Kaede…- terminò.
Era vero, era pronta, aveva deciso che voleva vivere per sempre con Kaede…per sempre, che brutta parola…non l’aveva mai usata…ma adesso si sentiva pronta a fare anche questo…
Kaede Rukawa sorrise…la donna che amava…l’unica donna che avesse mai amato…aveva deciso di seguirlo…di unirsi a lui in tutti i sensi…
-Cristina, ti amo…ci vediamo domani allora…- rispose con la voce che tremava
-a domani- disse lei, poi riattaccò.
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L’indomani la giornata era bellissima…come l’umore di Cristina.
Kaede l’amava.
E amava Nicola.
Era così felice! Andò nel garage e prese l’auto, una piccola utilitaria verde, chiamò Nicola e chiuse la porta di casa.
-Su dai pelandrone!Hai fatto la valigia?- chiese mentre avviava il motore, il piccino annuì con il capo, tutto eccitato all’idea di conoscere Goku
-forse dovrei dirgli la verità ma…perché disilluderlo…oh…non so cosa fare…- pensò Cristina, ma poi si disse che fra poco avrebbe visto Rukawa, e tutto sarebbe passato, e forse avrebbero deciso insieme e poi…a fare le valige!
Arrossì lievemente…

Rukawa aveva giocato nel primo tempo e adesso era il suo turno di stare in panchina…
La partita volgeva ormai alla fine, ma Cristina non si vedeva…si voltò con aria preoccupata verso Anna, in tribuna, ma questa lo tranquillizzò con un cenno che voleva dire ‘non preoccuparti, fa sempre tardi!’
Kaede si calmò, non vide che qualcuno entrò e chiamò Anna con sé.

Accese l’autoradio ma non c’era niente di bello sulla sua stazione preferita, decise quindi di mettere su una cassetta…non c’era molta scelta, a Cristina non piaceva la musica Pop e contemporanea, inglese, preferiva di gran lunga la musica italiana,e, fra tutti, i Nomadi.
Avevano una musicalità così…coinvolgente…e la voce del cantante era davvero un potente calmante, ed era proprio di un calmante che adesso aveva bisogno!
Premette il pulsante ‘Play’ e poco dopo le note riempirono l’abitacolo…questa canzone era la sua preferita…in realtà non era dei Nomani ma di Guccini però…era bella lo stesso.

Lunga e diritta correva la strada,
l’auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata
vicino lui sorrideva…vicino lui sorrideva…
Era vero…l’estate era cominciata e Nicola sorrideva…l’estate…ed ora andava verso Kaede, verso l’amore…era così felice!

Forte la mano teneva il volante
Forte il motore cantava
Non lo sapevi che c’era…

-Nicola!- disse solo.

-Non sono triste, volevo volare con le mie ali, ora posso farlo, e non ho nessun rimpianto, perché almeno una volta nella mia vita ho amato…-
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Quella partita la persero, ma a Kaede non importava…Cristina non c’era…aveva forse cambiato idea?
Notò che anche Anna era sparita, ma poco dopo la vide avvicinarsi…cosa succedeva?Perché aveva gli occhi rossi e gonfi?
Cristina…

-Kaede…non so come…oh mio dio…mentre Cristina veniva qui con Nicola è uscita fuori strada e…la sua macchina è finita su un’altra…e…-
-Ma come stanno?Come sta Nicola???COME STA CRISTINA ANNA!- urlò prendendo la donna e scuotendola.
Anna guardò a terra
-Nicola sta bene…ha solo qualche graffio perché…Cristina l’ha protetto con il suo corpo ma lei…lei è…-
-Non voglio sentirlo!NO!- disse Rukawa portandosi le mano alle orecchie
Anna, dolcemente, allontanò le mani, e prima di ricominciare a singhiozzare, disse solo
-lei è morta Kaede…-
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Nicola, impettito nel suo vestitino nero, non aveva pianto…gli avevano detto che lei era volata via, e a lui era bastato…gli avevano detto che era andata da mamma e papà…
Ma a Kaede no, non era bastato…
Perché?L’unica ragazza che avesse mai amato…l’unica…era morta così…
Al funerale, lui e Nicola, erano seduti al primo banco.
Il coro cantò, su sua richiesta…

Lunga e diritta correva la strada
l’auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata
vicino lui sorrideva, vicino lui sorrideva…

-sorrideva Nicola, non è vero Cri?…e tu?Tu sorridevi…oh amore mio…-

Forte la mano stringeva il volante
forte il motore cantava
Non lo sapevi che c’era la morte
quel giorno che ti aspettava, quel giorno che ti aspettava…

-cri, se solo l’avessi immaginato,io…io…-

Non lo sapevi ma cosa hai provato
quando la strada è impazzita?
Quando la macchina è uscita di lato
e sopra un’altra è finita…

-Che hai provato Cri…angoscia, paura, come me adesso?-

Non lo sapevi ma cosa hai sentito
quando lo schianto ti ha uccisa
quando anche il cielo di sopra è crollato
quando la vita è fuggita, quando la vita è fuggita

-hai sentito di dover proteggere Nicola…volevi che mi restasse almeno lui…a ricordarmi per sempre te…-

Vorrei sapere a che cosa è servito
vivere, amare, soffrire
spendere tutti i tuoi giorni passati
se presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire

-Sono solo Cri…anzi siamo soli….io e Nicola…soli e sperduti senza di te…ma ci faremi coraggio a viceda…-

Voglio però ricordarti com’eri
pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti
e come allora sorridi, e come allora sorridi…

-Sorridi Cri? Ed io…io riuscirò a sorridere ancora Cri?Ti amo, ti amerò per sempre…-

Era la fine, tutti si alzavano, per seguire il corteo funebre, il coro cantò ancora

Avevi scritto già
il mio nome lassù nel cielo
avevi scritto già
la mia vita insieme a te
avevi scritto già di me
[…]
Se ieri non sapevo
oggi ho incontrato te
e la mia libertà
è il tuo disegno su di me….
non cercherò più niente perché
Tu mi salverai…

-Cri, ti giuro che avrò cura di Nicola per sempre, e che lo porterò con me…il tuo nome resterà con noi per sempre, come un dolce, dolcissimo ricordo.
Poi, lacrime.


CANZONI:
‘Canzone per un’amica’
di F.Guccini
‘Viaggio nella vita’
musica sacra