Una rosa sara’ sempre una rosa

di Miranda  tradotta da Rose

Potete scrivere all'autrice in francese o in inglese! 

 

Su richiesta di sua nonna, André salì la maestosa scalinata centrale del palazzo, poi entrò nella stanza di Oscar, da dove s’innalzava l’aria melodiosa di un minuetto molto in voga all’epoca. Su invito di Oscar depose con prudenza il vassoio, dal quale scaturiva il profumato aroma di cioccolata della quale la giovane donna faceva un gran consumo.

Le sue belle mani d’avorio sottomettono i tasti dello strumento ad un ritmo secco e cadenzato, terminando il pezzo con una intonazione nostalgica. Si alzò improvvisamente e si diresse verso la stanza adiacente. Volendola lasciare alla sua intimità, André fece per incamminarsi verso la porta ma essa lo fermò.

- André! Resta. Vorrei parlarti un momento. Ho riflettuto a lungo. Non lascerò che, per debolezza, questa situazione duri troppo. Ho preso la mia decisione. Io non so ancora quale sarà il mio futuro quando lascerò la guardia reale, ma io dovrò da ora in avanti contare solo su me stessa. Non voglio più dipendere da nessuno. Non dovrai più occuparti di me. E’ tutto. Buona notte André.

Disse con una voce glaciale. Mentre lei parlava, André si era fatto avanti verso la soglia della stanza, dove la semioscurità non era violata che dalla flebile fiamma di una candela e dai riverberi luminosi dell’appartamento vicino che faceva contemporaneamente da salottino e da sala da musica. Mascherando abilmente il dolore profondo inferto crudelmente dal proposito incurante di Oscar, la fermò con un tono calmo ma fermo:

- Oscar! Aspetta! Rossa o bianca una rosa sarà sempre una rosa. Tu hai torto se credi che si possano cambiare il colore delle cose in questo modo. Sei ancora in tempo per diventare quello che sei sempre stata.

Al sentire quelle parole che le gettavano in faccia una così brutale verità, Oscar si voltò, i pugni chiusi gli occhi carichi di furia, soffocò davanti ad una tale sfacciataggine.

- Come? Con quale diritto ti permetti di darmi delle lezioni? Cosa credi di fare, di farmi disperare? Credi che ciò non mi costi nulla? Allora, rispondimi? Rispondimi André?

Il silenzio opprimente e lo sguardo di pietà condiscendente con la quale la avvolgeva, impudente, finì per far perdere alla giovane donna il po’ di autocontrollo che le rimaneva. Incapace di sopportare oltre la deludente sentenza che lui pretendeva di infliggerle, lo schiaffeggiò con tutta la sua forza nervosa con un paio di ceffoni sonanti. Dei segni bianchi tracciarono le guance dell’uomo mentre il suo cuore veniva solcato da mortali ferite.. Poi afferrando la sua vittima per il collo della sua camicia di lino, Oscar affondo il suo sguardo sfavillante di rabbia in quello, estraneo e fisso, di André e gli disse, con una voce soffocata dall’emozione:

- Io non ti permetto di dubitare di me!

Ma in quel preciso momento, la sua collera muore improvvisamente proprio come le era nata. Con sorpresa essa poté vedere accendersi nel suo unico occhio una curiosa piccola fiamma che non aveva mai visto prima. E quest’anormale scintilla l’ipnotizzò durante un tempo che le sembro un secolo anche se non durò, in effetti, che una frazione di secondi. Se non che sentì i suoi polsi imprigionati dalle mani di André, essa tentò di sottrarsi a questo stato di momentaneo ebetismo. Reazione irrisoria, fissò di nuovo il suo sguardo in quello dell’uomo e gli chiese, con calma questa volta, come in un sogno:

- Ma che ti succede? Lasciami.

Ma piuttosto che obbedirle, egli la getto con fermezza all’indietro scostando le sue bracca, cosciente della sua forza di uomo. Oscar tento di resistere ma senza successo. Quest’uomo la conosceva troppo e lei non era della taglia adatta contro questa montagna di muscoli. Caddero entrambi pesantemente sul letto, André schiacciò Oscar con tutto il suo peso. Tenendole i polsi per impedirle di dibattersi troppo, posò brutalmente le sue labbra su quelle di lei. Perlustrando la sua bocca con una lingua vorace in un bacio che si voleva passionale nonostante l’efferatezza dell’atto di un desiderio da troppo tempo soffocato.

Quasi soffocata e completamente paralizzata per la sorpresa e per la paura, Oscar aveva smesso di opporre una resistenza tanto irrisoria quanto inutile, cercando disperatamente di comprendere cosa gli stesse succedendo. Immobile tra le coperte e questa sua lunga capigliatura che le impedivano ogni movimento, essa era completamente sovrastata da una situazione tanto nuova quanto inattesa.

Ma André confuse la sua improvvisa passività per un tacito consenso e, dal fondo della sua follia tradusse l’immobilità di Oscar per un incoraggiamento. Frustrato da anni di desiderio che aveva per lei egli letteralmente s’infiammò al suo contatto. Questa donna soldato che ossessionava le sue notti, la sentì viva sotto di lui e intuiva fin troppo bene le forme femminili che essa aveva sempre così abilmente nascosto sotto degli abiti da uomo. E poi, essendo andato troppo lontano per tornare indietro, egli decise di tentare il tutto per tutto.

Liberando la sua mano destra e imprigionando nella sua mano sinistra i polsi della sua vittima sopra la sua testa, André iniziò a percorrere febbrilmente tutto il corpo di Oscar di carezze, le sue labbra persero la loro durezza guerriera per farsi più dolci, cercando di destare in lei lo stesso desiderio che lo attanaglia. Il corpo della giovane donna si contorse e s’impenno sotto di lui per sfuggire alle indiscrete carezze, ma André fece sfoggio della stessa pazienza che aveva sempre avuto nei riguardi della sua bell’amica. Oscar si ostinava a voler essere un uomo, ma lui le mostrerà, con la forza se sarà necessario, che lei non sarà mai nient’altro che una donna, la più bella delle donne e che le caratteristiche inerenti al suo sesso contengono anche dei vantaggi non trascurabili.

Egli non tardò a raccogliere i frutti delle sue pene. In effetti, Oscar iniziò all’improvviso a fremere sotto il dolce tocco della sua mano vagabonda e fu con una indescrivibile gioia che poté sentire ansimare sotto di lui. Liberò infine i polsi, le abbracciò con passione il suo petto dopo avere sbottonato per metà la camicia, continuando ad infliggerle queste dolcissime torture sulle anche e sulle cosce. Le sue mani non si stancarono di percorrere quella pelle delicatissima e ad ogni nuova scoperta, egli si estasiò davanti alla perfezione di questo corpo di donna visibilmente fatto per l’amore ma che, l’amore, ha troppo a lungo disdegnato. Oscar, anche lei, si tende e ondeggia sotto di lui, incapace di opporre la minima resistenza a questo torrente di piacere che inonda il suo corpo di sensazioni così nuove e forti. Ma in un sussulto di pudore e di orgoglio, con una insoddisfazione rivolta più contro se stessa, contro questo corpo che la tradiva così vergognosamente, che contro di lui, essa mormorò con una voce fioca, già vinta:

- André, ti prego…Fermati…Lasciami!

Egli guardò il suo viso, fissò il suo sguardo carico di passione e di desiderio e poi mormorò con un soffio:

- No Oscar. Io non posso… Non posso più… E’ da tanti anni che ti amo in silenzio, che le mie notti sono popolati di sogni come questo… Poco importa cosa dici Oscar. Il tuo corpo, lui, a sete di me, tanto quanto il mio ne ha del tuo…

Essa voleva protestare, rispondere qualcosa, ma lui la mese a tacere con un languido bacio col quale essa si sentì sciogliere di nuovo. Oscar era dilaniata tra il suo subcosciente che le sussurrava maliziosamente che quello che faceva era male, e i suoi sensi che la tradivano così odiosamente. Le sembrava che un fiume di lava vulcanica in piena fusione colasse nelle sue vene e che questo fiume consumava irreversibilmente la sua volontà e il suo buon senso. "Ma che cosa mi succede?" Pensò. "Sono un maschio. Non posso fare questo. Non posso lasciare che un uomo mi tocchi così, è indecente! Il lo devo respingere. Andiamo, un po’ di coraggio o finirò per commettere l’irreparabile. E’ André, è mio amico, mio fratello, mio compagnio di sempre. Come può sottomettermi così con la forza? Come può umiliarmi così? Oh, come lo detesto per quello che sta facendo in questo momento!"

Con un ultimo ed eroico tentativo di resistenza, essa tenta di respingerlo, inarcando il suo corpo in tutta la sua lunghezza, ma essa non fece che riavvicinare ancora l’uomo che si appesantì ancora di più su di lei, immobilizzandola definitivamente sotto il suo la sua irresistibile stretta. E sentendo tutto contro la sua coscia la sua possente virilità, essa capì che la sua battaglia era perduta e che non era più possibile negare la sua reale condizione. Così, il bisogno naturale del suo corpo di donna vinse sulla ragione e ripiegò la testa all’indietro, gustando il piacere tutto nuovo di essere donna, una donna desiderabile che si abbandona finalmente alle mani esperte del suo bel conquistatore.

Lei ebbe un pensiero per Fersen, ma lo ricacciò con rabbia. Il gentiluomo svedese non si preoccupava di lei. André, lui, la conosceva così bene da intuire i suoi più intimi pensieri. Lei aveva imparato tutto con lui. E all’ora perché non anche l’amore? Dopo tutto, forse l’occasione non si sarebbe ripresentata così presto! Forte della sua decisione di abbandono, essa passo finalmente le sue braccia attorno al corpo dell’uomo e lo costrinse a guardarla di nuovo negli occhi.

- D’accordo André. Questa notte è tua. Ma sappi che io non ti perdonerò se tu non arriverai a farmi dimenticare fin’anche il ricordo del mio nome!

Non poteva credere alla sua fortuna. André si scostò da lei per qualche istante. Si tolse la camicia sotto la quale erano avvolti i suoi muscoli nodosi, non poteva staccare gli occhi da lei. Oscar era così bella, così donna nel disordine dei suoi vestiti che rivelavano più che nascondere la pelle delicata, con la sua sontuosa capigliatura, estesa come un manto dorato sulle orecchie. La sua bocca socchiusa sui suoi piccoli denti di madreperla e i suoi occhi scintillanti quanto dei diamanti, sembravano chiamarlo in una silenziosa preghiera. Egli le strappò, più toglierle, i suoi indumenti e la perfezione del sottile corpo bianco che gli apparse al chiarore incerto delle candele lo abbagliò per un momento. Sul punto di raggiungere il suo sogno più folle, il fedele servitore rimase esitante, come un uccello rimane per un istante cieco davanti ad una luce troppo forte.

Allora fu Oscar che attirò a se il corpo atletico di colui che le aveva dedicato tutta la sua vita e che essa non aveva mai guardato come una donna guarda un uomo, fino a quel giorno. Il contatto della pelle un po’ rude dell’uomo con la sua forza placida la elettrizzò. Egli percorse con le sue labbra ogni parte del suo corpo, senza fretta, e baciò con devozione la divina sagoma, come se egli volesse imprigionarla nella sua memoria prima di perdere definitivamente la vista…

Sotto questo diluvio di abili carezze, Oscar non tardò a gemere di piacere e quando lui posò teneramente le sue labbra fra le sue cosce impudicamente aperte, ella credette che tutto il suo corpo stesse per esplodere… Continuando ad esasperare il suo desiderio, André la condusse alle più alte sommità del piacere, ritardando nondimeno un esito che egli si riservò per sé. Oscar si aggrappo a lui, graffiandogli la schiena con le unghie, chiedendo grazia, gemendo e piangendo sotto l’intensità del piacere. Quando sentì che il momento era arrivato, André la riprese fra le sue braccia, si stese in tutta la sua lunghezza su di lei, i suoi occhi umidi incontrarono quelli vacillanti di Oscar che lo chiamarono da tutto il suo essere, già vinto.

- Oscar, ti amo… Ti amo dal primo sguardo che ho posato su di te…

Poi posando le sue labbra su quelle di lei, egli la rese infine alla vera natura di donna. Si produsse in quel momento ciò che due essere creano l’uno per l’altra, dalla notte dei tempi, quando si incontrano. I loro cuori si misero a battere all’unisono e il loro piacere giunse ad un tale grado di intensità che delle lacrime di gioia scaturirono dai loro occhi. Quando arrivò infine alla sommità del piacere, Oscar emise un grande grido che si elevò fino alla profondità del cielo, le sue pupille azzurrate si ingrandirono a dismisura, e il beato annientamento che ne consegui le fece valutare la dimensione della sua estasi.

Gli istanti che seguirono furono di una tenerezza tale che Oscar non poté impedirsi di maledire la sua stupidità che l’aveva resa così cieca in tutti quegli anni. Gli occhi blu incrociarono quelli verdi di lui ed essa capì che André aveva seguito il progredire dei suoi pensieri. Stringendo gelosamente fra le sue braccia il suo nuovo amore, rannicchiò la testa dorata di lei nell’incavo della sua spalla muscolosa, prese la sua mano destra che baciò con devozione e carezzo con l’altra la magnifica capigliatura. Le loro gambe aggrovigliate li facevano somigliare alle divinità mitologiche, l’amore di Marte e di Venere…

- André cosa faremo adesso?

Chiese dolcemente Oscar.

- Tutto quello che vorrai. Ma ti faccio una supplica. Non puoi chiedermi di rinunciare a te, non adesso. Io ti amo tanto Oscar…

Fece lui con una voce passionale.

- Anch’io André! Ma lasciami il tempo di farmene un’idea. Tutto questo è così nuovo per me, capisci? Come ho potuto essere così cieca in tutto questo tempo? Non vedo come potrei continuare a comportarmi da uomo dopo questa notte…

- Ma è ciò che io ti ho detto Oscar. Sei ancora in tempo per diventare quello che sei sempre stata. Sei tu che devi decidere Oscar… Io ti amo da morire… Oscar… Noi possiamo cominciare da qui, noi possiamo superare ogni difficoltà, non credi?

Disse lui con un piccolo accento di non curanza.

Oscar non rispose. Catturando tra il pollice e l’indice il delicato mento della sua dulcinea, André girò verso di lui quel viso dai tratti perfetti e si mise così a contemplare le sue pupille languide alla flebile luce dei candelabri a muro. La conosceva così bene che percepiva il suo tormento interiore e l’uragano di emozioni che sconvolgeva il suo cuore, al minuto dono che faceva eco al dilemma della donna nascente in lei che aveva sempre segretamente sognato di risplendere al grande giorno.

- Oscar, so che è difficile per te, ma qualunque sia la tua decisone, sappi che io ti sosterrò. Io non ho mai creduto di poterti sposare un giorno, per tutto ciò che ci separa, io non ho niente da offrirti, se non una esistenza modesta…

- Oh, André! Non devi dire questo! Tu sei il solo che mi abbia sempre considerato come una donna, che mia ha sempre capito. Come puoi pensare che io abbia già dimenticato che il tuo amore per me ti ha portato a sacrificare il tuo occhio sinistro? Sono io che non sono degna dell’amore che mi dai, André. Io ti ho fatto soffrire così tanto in tutti questi anni… Ma voglio riparare, te lo giuro.

Annunciò lei violentemente.

Essa come una antica sacerdotessa del dio bacco, iniziò a coprire tutto il suo corpo di piccoli baci, e di carezze dai movimenti passionali.

- André, amore mio, vorrei tanto renderti felice, donandoti tutto ciò che tu mi hai sempre offerto. Ti prego, insegnami ad amarti…

E in risposta a questa seducente richiesta, André guidò abilmente le mani di Oscar nei punti più sensibili, ma tutto restando attento al piacere di lei al punto che la camera non tardò a riempirsi di nuovo dei loro sospiri di felicità. Ad Oscar sembrò di non potersi saziare l’uno dell’altra, i loro corpi erano fatti per vibrare insieme in un armonica sinfonia, infuocandosi ad ogni abbraccio.

 

 

***

 

 

All’assenza di risposta ai tre piccoli colpi che aveva dato rispettosamente alla porta della camera, la nonna entrò per riporre gli indumenti di Oscar. Gli appartamenti erano inondati di luce, e lo spettacolo che la vecchia signora scoprì alla soglia della camera le strappò un singulto di sorpresa.

Sull’ampio letto a baldacchino che troneggiava come un altare al centro della stanza, riposavano due corpi nudi immobili in un posa impudica, in cui essa riconobbe con sgomento i suoi due piccoli. Oscar era distesa di traverso del letto, le braccia riverse all’indietro, la sua testa inclinata al di fuori del letto come tirata di peso da suoi magnifici capelli pendenti fino al suolo. La sua statura era cinta dalle braccia di André, i capelli bruni si confondevano con i boccoli della capigliatura dorata, le sue gambe erano incrociate alle lunghe gambe d’alabastro della giovane donna, gambe che, per l’ora, erano esageratamente divaricate. Il moto di collera che accennò la nonna contro l’istinto primitivo di suo nipote che aveva senza dubbio corrotto la sua piccola Oscar si sciolse davanti all’aspetto quieto e soddisfatto impresso sul viso di quest’ultima.

Sebbene indecente, il quadro rifletteva una bellezza perversa e innegabile al quale la nonna non poté rimanere insensibile a lungo. Come sentendosi osservata, Oscar mosse leggermente la testa ed emise un sospiro d’intensa voluttà che fece sussultare la vecchia signora. Questa girò con risoluzione la schiena all’inquietante immagine di questa coppia troppo unita nel quale essa non poteva in coscienza riconoscere i bambini del suo cuore e lasciò la stanza con passi felpati, prima dell’inevitabile risveglio.

La nonna aveva appena chiuso la porta dietro di se che Oscar aprì gli occhi vestiti di un cielo d’estate sotto l’amichevole solletico di un raggio di sole. Si rialzò a metà, essa poté contemplare, del tutto a suo agio, il superbo animale quasi accovacciato ai suoi piedi, solido baluardo capace di tirare fuori la sua femminilità. Dorso possente sormontato da solide spalle dalla possente muscolatura, lunghe gambe da cavaliere, il bacino così stretto rispetto a quello di una ragazza. André aveva le proporzioni perfetto definite da Leonardo Da Vinci duecento anni prima. Oscar pensò di non averlo mai guardato prima da questo punto di vista e che c’era tanta differenza tra un pesce e un uccello tanta quanta ce n’era tra il suo corpo di donna e il corpo d’uomo di André. Tutta presa dalle sue riflessioni, la giovane donna non si era accorta che il suo amante aveva a sua volta aperto gli occhi ed emise un piccolo grido quando sentì due braccia d’acciaio stringerla così forte da stritolarla.

- André! Fermati, mi soffochi!

Ridendo e dibattendosi allo stesso tempo, essa riuscì con fatica a liberarsi ed a saltare fuori dal letto, nuda come nostra madre Eva al primo giorno, per sottrarsi a quella dimostrazione d’amore; come una gatta al sole, si stiracchiò voluttuosamente, gettando la testa all’indietro, le palpebre chiuse, inconsapevole dell’effetto che produceva su André che assisteva al bordo del letto al fine di non farsi sfuggire niente del magnifico quadro offertogli.

- La strega è troppo seducente

Pensò lui.

Balzando a sua volta fuori dal letto, André si strinse ad Oscar prima che lei potesse prevedere i suoi movimenti. Posando le mani sulle sue spalle, egli la condusse davanti ad uno degli alti specchi veneziani che ornavano uno dei muri della camera. L’immagine che le rimandò lo specchio era così insolita che Oscar riuscì a riconoscersi a stento. Questa donna scapigliata, le labbra gonfie per il troppo baciare, il corpo provocante e gli occhi troppo brillanti, sottolineati da larghi contorni violacei; come era possibile che fosse lei? André aveva nascosto il suo viso nell’impareggiabile capigliatura per meglio sentire il suo profumo e le sue braccia l’ebbero di nuovo imprigionata nel loro magico cerchio; essa poté sentirlo mormorare con una voce delirante:

- Sei ancora più bella alla luce del giorno, strega! Mi hai lanciato un incantesimo di cui sono prigioniero da più di vent’anni. Adesso che ho gustato il tuo corpo, non ne posso fare più a meno. Ti amo da morire! Vieni, ho troppo voglia di te…

La sua voce si era incrinata sugli ultimi accenti, e incapace di andare avanti, la sollevò sulle braccia e la portò sul letto, sordo alle proteste di Oscar. La’, la coprì di carezze e di baci; sotto l’effetto di questi la giovane donna lo chiamo, consenziente. L’annebbiamento e di seguito il rigettarsi, esausti ma felici, bagnati di sudore, l’uno contro l’altro. Davanti l’incontestabile potere che deteneva André sui suoi sensi, Oscar non poté impedirsi di pensare che da ora in avanti le sue notti sarebbero state oltremodo più impegnate e piacevoli rispetto al passato. Non avevano bisogno di parole per capirsi, istintivamente essi sapevano cosa fosse bene l’uno per l’altra.

Fine