OMOIDE NO SHOUJO
- ARAMIS -

Ambientata subito dopo il combattimento contro Shishio.

DEDICATA AL MIO AMICO E OTTIMO SCRITTORE MEGABYTE, GRAZIE PER TUTTO L'AIUTO CHE MI DAI CON LE FANFICTION.

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-Yahiko! Vieni, bisogna spostare quei due sacchi di riso!-
Il ragazzino gemette.
Era sicuro che fosse passato il suo turno da buoni dieci minuti, ma figurarsi se Tae non coglieva l'occasione di continuare a sfruttarlo finché poteva, quella racchia…
Si caricò il pesante sacco sulle spalle, borbottando, mentre strascicava i piedi verso l'entrata di servizio dell'Akabeko, si accorse che qualcuno era entrato..
Sentì la voce di Tsubame.
-Salve. Cosa desiderate?-
Un'altra voce le rispose. Yahiko notò subito un fortissimo accento straniero: alcune parole erano irriconoscibili!
-Vorrei un piatto con della carne. Fai tu.-
Era la voce di una bimba, una voce allegra, gentile, che gli sembrava quasi di aver già sentito.
(No. E'solo una mia impressione. Non conosco nessuno con un accento così pesante).
-Beh, carne cotta sul braciere e riso vanno bene?-
-Benissimo! Posso curiosare, intanto?-
Qui Yahiko, mente prendeva il secondo sacco di riso, capì che la bimba non era proprio giapponese: nessun giapponese sarebbe stato così impertinente!
-Be, si, penso si…- Tsubame sembrava esitante, in fondo, era pur sempre una cameriera.
-Grazie!-
Yahiko aveva terminato di portare i sacchi, si lasciò cadere accanto all'ultimo che aveva portato.
Era coperto di sudore, nonostante il sole stesse tramontando e facesse abbastanza fresco.
(Tra un attimo mi alzo…)Pensò ansimando, col volto chinato verso terra.
Un fazzolettino bianco apparve nel suo campo visivo.
Yahiko alzò la testa, stupito.
(Come ha fatto ad arrivarmi così vicino senza che me ne accorgessi?)
La bimba era piccola e magra, dimostrava, nel fisico, circa sette anni; la pelle era quella di una orientale.
(Avrei giurato che era europea…) Pensò, scosso, Yahiko.
Ma la sorpresa più grande doveva ancora averla…
-Tieni, è pulito-
Alzò definitivamente gli occhi, ad incontrare il volto della ragazzina.
E restò immobile.

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La palestra era silenziosa, nel locale semibuio si sentiva soltanto il rumore causato dallo spostamento d'aria della shinai mentre la ragazza si allenava a lanciare colpi.
Il rumore della porta scorrevole che si apriva la distrasse.
Si girò
-Ah! Sei tu, Sanosuke.-
Riprese a lanciare colpi, il ragazzo non la preoccupava.
Sanosuke si appoggiò alla parete.
-Perché sei qui? Non è ora di pranzo- Disse, lievemente ironica, riprendendo ad allenarsi.
Il ragazzo sbuffò.
-Feh! Come se venissi soltanto per mangiare…-
All'occhiata sarcastica di Kaoru si corresse.
-Beh, non SOLTANTO per quello-
Stettero un po' in silenzio.
-Hai saputo cosa succederà, Kaoru?-
La ragazza smise di lanciare colpi: se Sanosuke era venuto a dirglielo, era importante.
Poggiò la punta della shinai in terra.
-Cosa è successo?-
-Sembra che i nostri nuovi vicini abbiano finito i lavori…-
Kaoru lo osservò meglio.
Alto e magro, Sanosuke era il miglior tirapugni che conoscesse.
E non era il tipo da scomodarsi per niente.
-I lavori di un quarto del quartiere, dici?-
Poco prima che Kenshin partisse per combattere Shishio le case abbandonate vicino alla palestra Kamiya Kasshin [non so se ce ne fossero: licenza poetica, ok?^^; Nd La-Pazza-Che-Scrive] erano state comprate, abbattute e vi erano iniziati i lavori di quello che sembrava un grande palazzo.
All'epoca, Sanosuke aveva detto loro che correva voce ci volesse andare ad abitare un pezzo grosso della compagnia delle Indie Orientali.
-Quindi verranno ad abitarci?- Domandò, noncurante, ricominciando l'allenamento.
-Sono già venuti, ieri sera sul tardi-
Kaoru sospirò.
-Dove stai andando a parare, Sano? Non sei certamente venuto qui per dirmi questo-
Sanosuke sembrò lievemente imbarazzato.
-Niente, niente! C'è Ken, per caso?-
-No, è uscito per fare la spesa. Perché?-
-Gli volevo parlare…-
-Tornerà tra poco, siediti e aspettalo-
Sanosuke ubbidì, e Kaoru lo osservò di sottecchi, mentre continuava gli esercizi.
(Dev'essere grave, se non ne vuole parlare con me… Lo chiederò a Kenshin quando Sano gliel'avrà detto. Sicuramente è più facile strappare qualcosa a Kenshin che a Sanosuke) Pensò, sorridendo.

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-Tadaima-
La voce di Yahiko risuonò all'entrata della palestra.
Kaoru mise giù la shinai e andò a salutare il suo allievo.
-Bentornato, Yahiko! Com'è andato il lavoro all'Akabeko?-
-Bene, grazie-
Kaoru fissò il suo allievo, stupita.
(Oggi è il giorno dei miracoli: Sanosuke imbarazzato e Yahiko gentile. Ora ci manca solo che Kenshin ridiventi un assassino e le abbiamo viste tutte…)
Yahiko si guardò in giro.
-C'è Kenshin? Dovrei chiedergli una cosa…-
Ormai era sera, anche l'ultimo bagliore del tramonto si era spento, e le stelle regnavano incontrastate nella notte senza luna, illuminando la palestra di luce fredda e viva.
Kaoru sospirò.
-No, non c'è Kenshin. L'ho mandato a fare la spesa. Dovrebbe tornare a momenti-
Yahiko annuì, tentando di sgattaiolare nella sua stanza.
-Dove credi di andare?-
Yahiko si bloccò a metà passo.
-Ehm…-
-In palestra! 150 colpi frontali e 50 colpi aerei-
Yahiko gemette e fissò la sua maestra con sguardo assassino.
-200 colpi frontali e 100 aerei-
Yahiko decise che era meglio tacere e si avviò in palestra.
Mentre cominciava a menare colpi con la sua shinai e sentiva i muscoli, stanchi per il duro lavoro dell'akabeko, sciogliersi, Yahiko ripensava a quella bimba.
(Non è possibile che sia…)

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Kenshin appoggiò i pesanti secchi pieni di cibarie in cucina, e si massaggiò la spalla.
(Chissà perché Kaoru-dono deve sempre comprare tutto in una volta…)
Sospirando, uscì dalla cucina e si avviò verso la palestra.
Appena aprì la porta, andò a sbattere contro Sanosuke.
-Ciao, Sano…-
Non fece a tempo a finire la frase che il ragazzo lo prese e lo portò in un angolo della palestra,solo fiocamente illuminata da una lanterna, posizionata all'angolo opposto di quello dove l'aveva portato Sanosuke. Quell'unica luce creava giochi di ombre che parevano battaglie tra eserciti di mostri.
-Sano, ma cosa…-
-Senti, Kenshin, siamo tra uomini e me lo puoi dire…- Disse Sanosuke, serissimo, fissandolo negli occhi.
Kenshin lo fissò come se fosse impazzito.
Era lievemente imbarazzato: quando Sanosuke incominciava così, non c'era sotto niente di buono.
-Sanosuke, ma di cosa stai parlando?-
L'ex attaccabrighe sollevò gli occhi al cielo e poggiò una mano sulla spalla.
-Ma si che lo sai… In fondo, non te ne devi vergognare, può succedere a tutti…-
L'imbarazzo cresceva.
Kenshin aveva la netta impressione che Sanosuke non volesse dirgli esattamente dove voleva andare a parare. Per giunta stava arrossendo. E quando hai i capelli rossi non è il massimo: sembri un fiammifero acceso. Cosa che Kenshin sapeva benissimo.
-No, Sanosuke, non lo so-
Vide il ragazzo arrossire, e cominciò a preoccuparsi.
Se Sanosuke era in imbarazzo, la faccenda era grave.
-Beh, insomma…Dai!- Rispose il ragazzo, ridacchiando.
Kenshin era profondamente imbarazzato.
-Allora, voi due! Siete pronti? Oggi mi è arrivata l'iscrizione per una nuova allieva della palestra, una allieva ricca, pare. Per festeggiare vi offro la cena all'akabeko!-
(GRAZIE Kaoru-dono) Pensò Kenshin con estrema gratitudine, osservando la giovane donna appena entrata nella palestra.
Si alzò, molto sollevato di poter interrompere la conversazione con Sanosuke.
-Io sono pronto, Kaoru-dono-
Kaoru osservò con sguardo critico i due: Kenshin rosso fino alla radice dei capelli e Sanosuke che tentava di fare quello tranquillo.
-Cosa stavate combinando, voi due?- Domandò.
Kenshin chinò la testa con fare colpevole.
(Ma che faccio? Al massimo è colpa di Sano!)
-Niente, perché? Allora, andiamo a mangiare?- Sbuffò quell'impunito di Sanosuke, con la solita baldanza.
-Uhm…-
Kenshin arrossì ulteriormente.
-Ma si, andiamo… Ma poi voglio sapere cosa stavate combinando-
Kaoru si girò e si diresse verso l'uscita del Dojo, si era tolta l'abito da kendo e indossava un kimono bianco con una fantasia di fiori, in delicati colori pastello.
Quando si fu sufficientemente allontanata, Kenshin bisbigliò a Sanosuke: -Sano, cosa stavamo combinando?-
L'ex attaccabrighe alzò gli occhi al cielo, poi allungò il passo e raggiunse Kaoru.

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-Ti ho iscritta ad una palestra di kenjutsu, Julia-
-Ma perché, Tutor? Io me la cavo benissimo con la sciabola!-
-Ammetto che sei molto abile, ma devi imparare anche la scherma giapponese. Tu sei giapponese-
-Io sono italiana-
L'uomo sospirò.
-Come vuoi. Ma praticherai il kenjutsu-
-Come preferisci, Tutor… Anche se non capisco come mi possa servire. Quale sarà il mio Maestro di Spada?-
-Si chiama Kaoru Kamiya, della scuola Kamiya Kasshin-
-Come preferisci…Ora, col tuo permesso, Tutor, vado a fare una passeggiata -
L'uomo sospirò, osservando la porta chiudersi dietro le spalle della sua pupilla.
Non ne era affatto felice, e improbabilmente ci si sarebbe impegnata.
Ma non aveva importanza.
(Tutto ciò che è importante è che lei impari a controllarsi. Col tempo amerà il kenjutsu come ama la scherma. Almeno, lo spero.) Spense la lampada e rimase al buio, a riflettere.
Si vedevano soltanto le braci del sigaro ardere nella sua mano destra.

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-Ah! Che mangiata!- Mormorò Yahiko,
-Già! Deve essere veramente ricca, la tua nuova allieva, se ti ha pagato in anticipo-
Kaoru annuì a Sanosuke, sorridendo, felice.
Kenshin li fissò sorridendo.
Avevano mangiato molto e bene, come al solito, da Tae… Si, probabilmente la scuola Kamiya Kasshin stava tornando a essere una vera scuola di kenjutsu. Ne era felice.
Era notte, la notte in una Tokyo ancora poco illuminata, dove, se alzavi la testa in un vicolo, potevi ancora vedere le stelle. In una Tokyo dove da ogni vicolo poteva sbucare un assassino disposto a tagliarti la gola per pochi sen.
Non che la cosa li preoccupasse.
Kenshin si voltò di scatto.
-Avete sentito anche voi?-
Yahiko lo fissò.
-Cosa?-
*CRUSH*
-Ora si-
-Kaoru-dono, resta qui, io vado a veder…-
Non aveva ancora finito la frase che Kaoru, Sanosuke e Yahiko erano già corsi verso il vicolo laterale da cui provenivano i rumori.
Kenshin sospirò e si mise a correre.
Erano quasi arrivati quando videro diversi uomini uscire correndo dal vicolo.
Diversi apparivano feriti.
Si guardarono, incerti.
Dal vicoletto cieco prevenivano ancora rumori, che parevano quelli di un duello tra spade.
Un uomo venne letteralmente sbattuto fuori dalla stradina, finendo addosso a Sanosuke e facendolo rotolare in terra.
L'uomo si rialzò e scappò via urlando.
Si guardarono, incerti.
-Ma chi c'è là dentro? Soijiro, forse?- sbuffò Sanosuke, rialzandosi e togliendo la polvere dai pantaloni.
Poco dopo, si sentirono dei passi uscire dal vicolo.
Kenshin pose mano alla spada.

Restarono di sasso.
A essere uscita era una bimba che dimostrava sette, otto anni, piccola e sottile.
E aveva in mano quella che sembrava una katana, grande quanto lei, e sporca di sangue.
Sembrava una katana, ma non lo era: subito dopo l'impugnatura, cortissima, lunga appena quanto il pugno, la lama si incurvava lievemente, per poi proseguire quasi diritta fino alla punta, lievemente curvata.
La bimba si guardò intorno, come a cercare i briganti che l'avevano assalita.
Poi si voltò verso di loro.
Se prima erano rimasti di sasso, ora impietrirono definitivamente.
Era Kenshin.
La copia di Kenshin: stessi capelli rosso-castani, stessi occhi di un azzurro profondo e dolce, stessa espressione leggermente stupita, stessa maniera di tenere la spada, perfino.
Li guardò, solo un po' incuriosita, poi rimise la spada nel fodero che aveva dietro le spalle, Si inchino e saltò sul tetto della casa dietro si lei, continuando a fissarli.
Un istante dopo, era sparita.
Nel vicolo, solo il vento continuava a far sentire la sua voce.

Dizionarietto:
Dojo: palestra
Tadaima: "sono a casa" tradizionalmente detto dai giapponesi quando tornano.
Kenjutsu: scherma giapponese, letteralmente "tecnica (jutsu) della spada (ken)"

Continua...