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E'
chiaro che, per i secoli posteriori alla conquista sannitica, Cuma non avrà mai
più l'importanza che aveva avuto durante il periodo greco, anche se non va
esagerata l'immagine di una città rapidamente decaduta e se si deve tener
presente che, nel corso della sua storia successiva, vi furono momenti di
indiscutibile ripresa. Ma, paradossalmente, questa Cuma, quella sannitica e
soprattutto romana, è meglio conosciuta, dal punto di vista archeologico, della
Cuma greca. Dall'epoca sannitica fino alla tarda età imperiale, lo sviluppo
urbano si estende verso la zona bassa. Ad esempio, per il periodo sannitico
sull'acropoli si procede solo a una risistemazione dei templi e a un
rafforzamento delle strutture difensive - è vero che si tratta di lavori
importanti - mentre, nella città bassa, sono edificati diversi edifici, in
particolare il tempio che diventerà più tardi il Capitolium.
Per l'età romana si notano anche, durante il periodo repubblicano, lavori di
sistemazione dei monumenti e delle fortificazioni dell'acropoli mentre, nella
città bassa, si organizza un nuovo abitato con case e strade regolari. Ma è
importante sottolineare che, mentre per l'epoca greca, Cuma è l'elemento
dinamico e decisionale dell'insieme della vita del Golfo, ormai le <<novità>> a
Cuma, in particolare nel campo dell'architettura e dell'urbanistica, appaiono
come un riflesso o una conseguenza di misure territoriali prese in rapporto con
il resto dell'area flegrea. Ai primi anni dell'età imperiale va datata la
Crypta Romana, che metteva in comunicazione la città bassa con il porto, in
prosecuzione con la <<Grotta di Cocceio>>, che univa la zona del Portus
Iulius a Cuma; l'opera è parte del grande progetto di potenziamento
strategico dei porti flegrei affidati da Agrippa all'architetto Cocceio. Il foro
di Cuma si trovava così inserito in un sistema di comunicazioni che andava oltre
l'ambito urbano, mentre l'acropoli ne era praticamente tagliata fuori. Tuttavia,
nello stesso tempo, quest'ultima ritrova la sua funzione sacra: è noto quanto
Cuma fosse devota alla famiglia di Augusto; vi fu allora, probabilmente, la
volontà imperiale di ridare un prestigio sacro alla vecchia cittadella connessa
alla leggenda di Enea e al culto di Apollo.
Nei primi secoli dell'impero la città
bassa subisce notevoli trasformazioni, con la monumentalizzazione del foro e lo
sviluppo indotto dalla costruzione della via Domitiana.
Solo in età tardo-imperiale, quando si riproporranno di nuovo problemi di
sicurezza, l'acropoli ritroverà la sua funzione difensiva; tutta la zona bassa
sarà progressivamente abbandonata; lì, nell'alto medioevo, vi sono alcune
abitazioni rurali isolate (i tesoretti monetali, rinvenuti nella zona delle
Terme del Foro, sono espressione dell'insicurezza di quei tempi), mentre
sull'acropoli sembra vi fosse un borgo fortificato (non ancora preso in
considerazione dalla ricerca archeologica), con le sue modeste case e le chiese
risultate dalla trasformazione dei vecchi templi.
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