Il Fondatore: Yoshinao Nanbu

Yoshinao Nanbu nasce a Kobe il 13 febbraio 1943.In quegli anni le arti marziali in Europa, a parte lo Judo e Io Ju-Jitsu, erano in pratica sconosciute.
Qualche anno più tardi in Giappone il loro studio fu persino proibito dall'armata d'occupazione. Questo divieto però non impedì ai Maestri dell'epoca di dare lezioni segretamente nei Dojo nascosti. Questa ferrea volontà, nonostante l'oppressione esistente, di proteggere i principi di un uso millenario, permetterà in un certo qual modo alla generazione di Maestri odierna di sviluppare le scuole e di promuovere i metodi e di creare delle strutture solide, propagando così la cultura del Budo nel loro paese. Yoshinao Nanbu a dire il vero è cresciuto in un ambiente nel quale si privilegia il Budo. Il Suo Bisnonno era un rinomato Sumatori Yoko Zunai, e suo padre (5 Dan) dava dei corsi di Judo al Dojo della polizia della città di Kobe e nella regione Kansai. Questo ambiente favorevole e le predisposizioni per le arti del combattimento saranno dei vantaggi incontestabili per l'evoluzione della sua carriera. Però, nonostante tutto, ancora bambino, le sue ambizioni sportive non corrispondono ai progetti di suo padre che aveva riconosciuto in lui delle vere qualità. Così ci volle tutta la sensibilità di questo professore di Judo per persuadere il giovane, di natura molto discreta ma veramente testardo, che solo il Budo poteva rispondere alle sue esigenze ed esaudire le sue ambizioni sportive. Considerando i principi del patriarcato, potenti e scrupolosamente rispettati nel Giappone, si può capire che il padre in questa circostanza, fedele all'educazione tradizionale, abbia dovuto ridimensionare la sua autorità. Guidato da saggezza paterna vediamo l'ostinato giovane sulle orme della sua illustre famiglia inizia la sua formazione di budoka con l'insegnamento dello Judo, impartitogli dal padre, e ammesso alla scuola comunale sotto la guida di suo zio impara il Kendo. L'educazione nelle arti marziali fa parte integrante della sua educazione e Yoshinao senza molte difficoltà, ma solo con molta costanza, ottiene grandi risultati. Entusiasta e deciso a terminare la sua formazione, continua le sue ricerche con ardore sconfiggendo i Dojo del vicinato e impara le tecniche di Kobudo. Arriva così il momento degli studi seri. L'ammissione alla facoltà di scienze economiche di Osaka.
Yoshinao Nanbu ha 18 anni. All'università di Osaka. come d'altronde in tutte le altre Università, la pratica di un'attività sportiva è obbligatoria e definitiva. Cambiare la scelta comporta sanzioni severissime. quale l'espulsione dall'Università. Yoshinao sceglie il Karate e segue i corsi del Maestro Tani (8 Dan) e del Maestro Tanaka, il quale applica il metodo Shito-Ryu. I suoi brillanti studi e i successi nelle arti marziali provocano ammirazione e rispetto che gli valgono la nomina a Capitano della squadra di Karate. Durante questo periodo, parallelamente allo studio delle arti marziali, Yoshinao contribuisce attivamente alla formazione del suo carattere e della sua volontà.
Solo il rigore della sua educazione l'aiutano nel difficile compito e suscitano in lui il rifiuto di facilitazioni: oltre all'allenamento quotidiano, egli s'impone esercizi durissimi onde sorpassare i limiti fisici. Questa personalità riservata e considerevolmente dotata, nella quale si riscontra pure un istinto bellicoso, ottiene nel 1963 il meritato compenso: tra 1250 concorrenti Yoshinao è consacrato Campione Universitario del Giappone. Insieme alle felicitazioni, agli incoraggiamenti e le ricompense, il laureato riceve ufficialmente la medaglia al gran merito da parte del Direttore dell'Università Waseda e responsabile dell'Associazione degli studenti Maestro Ohama. Raggiunta quella meta, è 1'educazione eccezionalmente ricca e rigida che decide dell'avvenire di Yoshinao. Gli acquisti educativi e intellettuali d'un lato e suo carattere intuitivo dall'altro, l'aiutano a prendere conoscenza della sua vocazione e ad elaborare i progetti futuri. Un giorno, durante una discussione di famiglia, egli spiega che il suo dovere è di partire verso altri orizzonti, far conoscere le sue esperienze di Karate e continuare le ricerche.
L'occasione gli si offre per concretizzare questi obiettivi: la sua profonda motivazione associata alle sue recenti prestazioni, attirano e seducono il Maestro Henri Plee, promotore del Karate francese. Questi invita il nostro impetuoso campione nel suo Dojo di Montagne St. Geneviève. Da allora i successi si susseguono con numerose competizioni disputate, nelle quali Yoshinao vince la coppa di Francia nel combattimento individuale e la Coppa Internazionale di Cannes per la quale concorrevano atleti di ben sette nazioni. La gloria e gli onori ottenuti con queste vittorie assicurano la notorietà a questo non comune combattente, che si fa apprezzare velocemente nell'ambiente specializzato. I campioni dell'epoca, francesi ed europei ammirano questo giapponese prodigioso nell'arte della "spazzata" (disequilibrio della gamba o gambe con relativa caduta dell'avversario) e devastatore con il suo calcio circolare. Tutti questi combattimenti sono stati vinti nello spirito guerriero, che ricorda quello dei Bushi dell'epoca feudale giapponese. Infatti, ad ogni combattimento Yoshinao deve confermare la sua supremazia di campione: per lui è una questione d'onore. Una sola sconfitta l'avrebbe spinto a commettere Seppuku (suicidio; durante tale periodo Yoshinao non si separa mai dal Tanto, piccola sciabola corta giapponese). Non può essere negato, e bisogna ammetterlo, che la potenza del suo spirito, sorprendente per noi occidentali, è emanata essenzialmente dal suo atavismo. Ma da questo momento Yoshinao modifica le sue attività, considerando che il suo compito sia diventato quello di un professionista. Nel 1968 ritorna in Giappone per incontrarsi con numerosi maestri che visita ad uno ad uno. Il loro contatto lo arricchirà notevolmente nella tecnica. Malgrado la sua grande conoscenza in materia, il potenziale di creatività con entrata in lui non avrebbe potuto manifestarsi oggi senza questo studio approfondito della scienza del Budo. Quello stesso anno Tani Sensei gli detta delle direttive e, cosciente dell'evidente carisma del suo protetto, gli affida la missione di sviluppare lo Shukokai in Europa.
Evidentemente le considerazioni e i sentimenti di gratitudine manifestati allora da Yoshinao non potevano lasciare insensibile il Maestro Tani che trovò in lui per questo genere di operazioni, l'istigatore ideale. Forse perché questo metodo è sufficientemente orientato alla competizione? Acconsentendo alla volontà del Maestro Tani, Yoshinao inizia l'enorme lavoro sforzandosi di creare le strutture europee del Shukokai. Svolge questa missione con successo moltiplicando le dimostrazioni e i corsi in molti paesi. Poi però, a discapito della tradizione secolare perpetuare l'insegnamento del Maestro, Yoshinao infrange le regole e interrompe, rispettando le forme di cortesia, tutte le relazioni con il suo Sensei che in seguito lo rinnegherà. Si sa quanto furono stretti i legami ed i rapporti tra Yoshinao ed il Maestro Tani. Inoltre ci si può chiedere come mai. quale promotore dello Shukokai e responsabile di questa istituzione in Europa, Yoshinao abbia potuto sottrarsi a questa scuola e trasgredire la deontologia dei grandi Maestri. Partendo da due spiegazioni può essere intravista una trama logica e comprendere così la motivazione e natura di quest'azione. La prima spiegazione sta nel fatto che Yoshinao è arrivato a un livello tale di pratica da poter constatare che il lavoro rigido e sincopato, che impiega forza contro forza, è a livello concettuale incompleto e contraddittorio con l'idea del non dualismo. Yoshinao desiderava sviluppare con il suo Maestro, che però non l'approvava, un lavoro basato sulla schivata ed il contrattacco più potente che non il bloccaggio, d'altronde nocivo per il corpo umano. Conoscendo la formazione del suo allievo, il Maestro Tani evidentemente era costernato dal ragionamento e da quello che poteva nascere. Onde tranquillizzare la sua coscienza Yoshinao era dunque costretto a partire. La seconda spiegazione è data dall'analisi personale di Yoshinao Nanbu: cercare di conciliare ciò che sembra inconciliabile, il passato ed il presente, lo spirito e la materia. La vocazione di Yoshinao può essere definita quale ricerca immateriale che si perde nella notte dei tempi. Nella sua personalità, infatti, si nasconde una doppia identità in evoluzione permanente che fluttua al ritmo del tempo all'immagine di Ying e Yang. La filosofia applicata da Yoshinao si riassume così: l'esperienza deve essere vissuta. niente è fisso e formale, tutto si muove, solo la storia resta.
Questa concezione fa parlare i giornali dell'epoca. Essa viene discreditata da certi moralisti che la considerano l'antitesi del Budo. Ma. considerata la sua notorietà tutto gli è permesso. Yoshinao non si lascia intimidire e sfidando il biasimo della coscienza collettiva crea il suo proprio metodo, il Sankukai che propaga attraverso tutti i continenti. A 27 anni con il Sankukai egli scopre durante le sue tournée internazionali l'entusiasmo dei praticanti per questo nuovo stile che è accolto con molto interesse. Non concedendosi alcun riposo e con una traboccante energia, egli moltiplica i corsi e le dimostrazioni, partecipa a conferenze sul Budo durante le quali spiega le basi del suo Ryu. In pochi anni la scuola Sankukai conosce uno sviluppo tale da essere integrata in seno alle istituzioni. Ma Yoshinao non si ferma nella sua ricerca e desidera ora mettere in opera la seconda fase della sua teoria. Nella sua concezione di lavoro, sempre evolutiva, egli considera il Sankukai una tappa, un immenso locale con grandi portefinestre vetrate ed inondato da raggi luminosi di un sole senza pari. Conservando il midollo della spina dorsale, cioè l'essenza della tradizione, Yoshinao desidera che il Sankukai si orienti verso una ricerca che si rinnovi continuamente e non rimanga una forma fissa: il NANBUDO. Egli fa parte del suo progetto gli allievi. Sconcertati, questi non comprendono l'attitudine del loro giovane Maestro che di nuovo parla di evoluzione dello stile e che soprattutto vuole cambiarne il nome. Pochi lo seguirono preferendo lo stato acquisito all'incognita di un'ulteriore evoluzione.
In questo periodo, cioè alla fine del 1977, la vita di Yoshinao Nanbu è tumultuosa e la sua salute ne risente. Egli prende coscienza che con pensieri scuri e mente alterata non può concretizzare il suo progetto. Egli decide di ritirarsi a meditare su se stesso e sul futuro della pratica. Infatti, la petulanza di Yoshinao non è altro che il riflesso della sua avidità di conoscere e sentire le cose della vita. Trasportato da questa attività per anni durante il suo periplo attraverso continenti, egli ha pienamente goduto di momenti fastosi come quasi per ripagarsi del tempo durante il quale il severo allenamento primeggiava i divertimenti. Egli ha comunque aggiunto a tutte le sue attività i piaceri del mondo. Questi momenti intensi e vibranti, certe situazioni sconcertanti hanno inevitabilmente suscitato le critiche denuncianti segnatamente i suoi gusti lussuosi e la sua immaturità di fondatore. Forse sarebbe stato opportuno per Yoshinao assicurarsi l'assistenza di un Maestro spirituale che secondo l'uso lo avrebbe consigliato. guidato e confortato nei suoi momenti difficili e agitati. Ma avrebbe così evitato gli scogli della vita? Non essendo stato il caso, senza voler ammettere scioccamente il fatalismo, quello che doveva realizzarsi si è compiuto logicamente secondo il Karma.
Passa un anno fruttuoso a Cap d'Ail, in un luogo meraviglioso e propizio alla riflessione, dove quasi solo e concentrandosi sulle sue ricerche, a contatto con gli elementi naturali che lo circondano, ritrova il giusto valore delle cose e auto definisce la via da seguire. Grazie all'acume della sua grande intelligenza, Yoshinao esce dall'abisso fermamente deciso a presentare ufficialmente in Francia il Nanbudo.
Siamo nel 1978. In filigrana questa scuola fa trasparire la crescente maturità del suo fondatore autentico e geniale, dotato di un gusto spiccato per l'eclettismo e di un notevole senso di analisi, nel Nanbudo sono integrati degli esercizi ginnici (Nanbu-Taiso), degli esercizi respiratori (Nanbu-Tenchi-Undo), degli esercizi di autodifesa e naturalmente di competizione Nanbudo, i quali fanno parte di uno studio separato e approfondito, lavorato con lo stesso valore secondo un ordine di progressione logicamente definito. Yoshinao Nanbu considera dunque la sua scuola una disciplina di vita e di salute, nella quale ognuno può trovare a sua convenienza quello che cerca secondo lo spirito del Budo, rifiutando la dualità del Ryu, partendo da un modello che chiama Tenshin (schivata con diagramma simboleggiante l'infinito) egli dimostra l'assoluta possibilità di ricreare un contesto di combattimento, dal quale emana una grande disponibilità energetica, tecnica, di apertura di spirito e dal quale si sprigiona istantaneamente l'armonia tra i due protagonisti che iniziano un dialogo di gesti (Randori-No-Kata). Durante un viaggio in Turchia (precisamente ad Istanbul) nel 1985. Yoshinao è invitato dall'I.A.K.F- ad assistere al Campionato Europeo di Karate Tradizionale. Constata la grande violenza e i numerosi infortuni di questo modo di combattere. Di ritorno in Giappone, Yoshinao era assai rattristato da tutta questa incomprensione del Budo. Ma aveva già preparato un nuovo sistema di competizione e durante il seminario internazionale di Ravenna (Italia). ne ha cominciato la spiegazione ai presenti suscitando in loro grande interesse. Nel 1986 in occasione del seminario internazionale di Playa de Aro (Spagna), la competizione Nanbudo fu nuovamente spiegata e tra uno Stage e l'altro ebbe luogo la prima competizione da Ju-Randori (combattimento individuale ed a squadra) e di kata (forme).
Questo nuovo modo di combattere necessita naturalmente di nuove regole d'arbitraggio. Yoshinao ha dunque creato un arbitraggio totalmente rivoluzionario, nel quale contano unicamente le tecniche eseguite perfettamente. In più questa competizione permette di sviluppare una tecnica pulita e forma un dialogo tra i due combattenti in modo da evitare incidenti. tutto questo nello spirito del Budo. Agli inizi del 1987, la Worldwide Nanbudo Association (organismo creato dal Maestro Yoshinao Nanbu e che raggruppa tutte le Federazioni e Associazioni Nanbudo del mondo) ha ufficialmente aperto la competizione Nanbudo. Come per ogni ricerca in questo campo, Yoshinao Nanbu non è insensibile a quella dell'unità corpo-spirito. Così egli accompagna alcuni tipi di lavoro con esercizi di autosuggestione e di auto-riflessione che portano l'allievo ad osservare dall'interno la sua propria realtà e a giudicare con la sua stessa coscienza (introspezione). Questi esercizi si combinano giudiziosamente al lavoro di gesti creando molta energia e agiatezza, ed assicurando all'uomo grande autonomia nella vita quotidiana.
Oggi Doshu Nanbu, eterno viaggiatore, continua insaziabilmente l'insegnamento del Nanbudo in 45 paesi. Attualmente un gran numero di allievi di tutto il mondo (Shukokai, Sankukai ed altri stili) comprendono meglio la sue evoluzione e ritornano ai suoi insegnamenti. Non fu sempre facile seguire la sua interpretazione del Budo: difficoltà di comprensione dovute alla sua continua evoluzione e dunque trasformazione della sua pratica, staccandola da quella originale, lo Shito-Ryu.
E' dunque allo scopo di evolvere che avvennero tutte queste mutazioni, influenzando gli allievi dell'epoca che ricevevano il suo insegnamento. Il Nanbudo non è altri che il risultato di tutta questa lunga serie di cambiamenti. Per terminare ricordiamo che il maestro Nanbu ha creato questa scuola allo scopo di pace universale, ricordando che la ricerca della Via non ha mai fine. Non c'è fine, c'è solo cammino. L'evoluzione stessa non può fermarsi, ossia si trasforma ad immagine di colui che vive.
(tradotto dall'originale giapponese)