:: SEVENTH STAR SACRE ::
autore: ignoto - Anno: 2000

Il suo crew.. quattro persone... un pensiero peso.. tutti i colori del mondo per lo sfondo soltanto il blu. Si muove per la strada (...come un soldato in mimetica... pensa lui) di un capoluogo di provincia, di una provincia bastarda ed egoista come solo quella di Roma può essere per lui.. odia quel posto, lo ama quando lo vive di notte, quando lo vede avvolto, strozzato, dal nero, sputtanato da qualche lampione che ne mostra l'imbecille grigio arrossato dalle lampade stradali; osserva i suoi piedi scansare cartacce e indifferenza, li vede bene mentre gli passano sotto in un footwork perfetto, li vede bene, ora, fendere l'aria come spade agitate, si ricorda che una spada agitata produce vento e le lancia ancora più veloci, la sua schiena scambia l'attrito dell'asfalto con le sue braccia, e ancora, e ancora, e ancora, apre le gambe ancora un po' perché si vuole fermare, vuole chiudere... <No Cazzo!> chiude male, scivola... Si alza di scatto... <Fanculo, fanculo tutto, io e ste stronzate> raccatta la felpa, l'EastPack nero, guarda con disprezzo quei quattro-cinque pischelli che l'osservano: <Guarda che merde! Sono qui che mi guardano, chissà che cazzo credono che abbia fatto, e io sbaglio pure, tanto non ci capiscono mica niente, non sanno niente usano solo gli occhi, non chiedono niente, non sapranno mai niente, la loro energia l'hanno già frullata nel cesso i loro genitori.. venduti prima di essere nati, venduto il loro futuro, venduto il loro passato... se i miei mi provavano a vendermeli magari facevano un affare ed avrebbero avuto un figlio bello e coatto invece che me... peggio per loro meglio per me>. I pisqui non lo guardano più, sono tornati a scoattare con le pischelle che prima lo guardavano a metà tra lo schifato ed il compassionevole, e nascosta nella loro pelle ignifuga, anche un po' di invidia-curosità.
Pesca nello zaino il Sony, infila le cuffiette e schiaccia di violenza il play.

Cammina verso la Passeggiata, dal Mattatoio è un bel pezzo di strada, infila le mani in tasca e ne estrae una Meravigliosa (le chiama così, come Ermanno in Bastogne un libro da cui non si aspettava nulla e che gli ha ricordato che l'Hardcore è una questione di vita), fa scattare il Bic e aspira, è sicuro che quei pischelli in fondo lo invidiano un po' per quello che ha fatto, ma sicuramente non ne comprendono il motivo. Il motivo, a volte anche lui rimane a pensarci, a scavarsi dentro con la delicatezza di una carica di dinamite, il motivo a volte è solo dare un "immagine" al beat, altre volte è pura voglia di farsi vedere, spesso è la voglia di trovare i limiti del proprio corpo e del proprio equilibrio di bipede terrestre per romperli, per andare oltre, perfezionarsi; molto spesso sono queste tre cose insieme, non si fa scrupoli ad ammettere i suoi motivi, anche quelli condannabili, se li grida in faccia, si sbatte la realtà sulla sua energia e non ne sente dolore, solo un leggero fastidio...

Passa per una via tranquilla, non vuole assolutamente incontrare nessuno che lo distolga dai suoi pensieri, dai Cypress Hill, e dalla meravigliosa, da dietro le lenti nere vede una cassettina della Telecom pulita, sì riprende dai suoi pensieri che sente il Pilot urlare nella tasca della felpa, lo stringe, si avvicina al bersaglio, lo stappa e traccia con il nero inferno e l'olio di palma cinque lettere stilizzate e armoniose, finisce, riattappa e va via <Ho la calma degli innocenti, ma in effetti anche un innocente può avere parecchi casini. . . "Il processo" di Kafka, mai odiato un libro così tanto>; ha colpito, è soddisfatto, ogni volta che colpisce in questo paese è contento, in questo paese dove la scena writing è dominata da Ravers, persone che ignorano storia ed evoluzioni, che coprono la vecchia scuola come se stessero coprendo un throw-up, e che soprattutto odiano i B-Boy.
La meravigliosa si consuma tra le sue labbra lasciando volare via sottili serpenti di fumo, ed è finita quando arriva in passeggiata.

Ha lo sguardo scuro dietro le lenti plastiche dei Killer Loop, il passo monotono e strascicato, la testa bassa: non per umiltà o timore, per rabbia, rabbia scritta nel suo sangue, nel suo errato codice genetico, sa che quella rabbia da fastidio a vedersi a chi non ne ha, è solo per questo che tiene il volto inclinato verso i suoi piedi invece che alto a guardare gli altri: per, non dare eccessivamente nell'occhio, d'altronde sa già di essere notato al suo passaggio senza sorriso. Non ha neanche bisogno di guardare le facce per sapere chi c'è, gli basta vedere i corpi per riconoscere gli abitanti di Fascinolandia lui che è cresciuto con un odio naturale verso le mode ed i regimi dittatoriali si ritrova ad abitare in un paese e in un'epoca dove si vive di moda e il fascismo è una delle più seguite dai giovani venduti che hanno bisogno di un'immagine tozza per piacere alle pisque. La sua forza è un'immagine tozza ma solo perché tra i vari trend ora c'è anche l'HipHop... già c'è anche quella cosa per cui lui vive. C'è anche il writing ora dì moda, tra un po' ci sarà anche il breaking, quindi lui vuole farsi trovare preparato per andare in qualche palestra ad insegnare un po' di power move ai piccoli ignoranti e magari prenderne qualcuno e spiegarli tutto per migliorare entrambi, in ogni caso sa che questo non è vendere l'arte: lui non chiede i soldi all'hip-hop, li chiede agli ignoranti, e non vende il breaking, lo diffonde... pensa che tra tante teste da ginnasta, un paio che hanno la folla ma che non se ne rendono conto ci saranno ed è a loro che vuole mirare.
Nel suo gruppo ci sono solo tre BBoy, li vede da lontano, ne percepisce la presenza come se l'energia di ognuno di loro fosse tangibile, ama quel gruppo dove il calore è bollente, diverso dalle lane tiepide del gregge universale che ha rifiutato, in quel gruppo l'energia è sempre pronta per il botto, vola sempre più in alto del giorno prima, in mezzo agli altri tre sa che è il posto giusto per mettersi a testa bassa a lucidare la spada, a dialogarci umilmente. Li sente, li vede, è Il, sorrisi rari e costosi si mostrano spontanei, il saluto è quello, il simbolo della East l'hanno abolito dopo il primo periodo in cui erano pischelli razzisti senza saperlo. Sono tre più lui, spalle voltate a chi le ha voltate a loro, zero voglia di perdono, zero voglia di tornare tra quelli di prima, reietti come Jonathan, Sullivan, Ciang e Fletcher, reietti come i gabbiani che violavano la legge dello stormo per migliorarsi e per dare un significato al tempo limitato che ognuno ha per allenarsi e andare al prossimo livello.
"Il gabbiano Jonathan Livingston" di Bach è il libro preferito da lui, rappresenta la sua vita e l'Hip-Hop meglio di qualsiasi altro libro, letto e riletto mentre cresceva lo ha cambiato e cresciuto, è Il che ha trovato i primi riscontri delle sue idee, è con quel libro che ha avuto le prime discussioni proficue prima di capire di essere nella Cultura e cercare i fratelli. E' lui che ha assegnato i nomi ai suoi compagni, Jonathan è il più testardo, quello più pronto ad apprendere e a sacrificarsi, Sullivan è quello più tranquillo, meno pretenzioso, con i tempi più lunghi; Fletcher è l'ultimo arrivato, il meno maturo e quindi ancora troppo impulsivo e rozzo nelle arti, per ora quello ancora soffocato dalla rabbia per respirare bene la Cultura, lui è Ciang, gli altri concordano: il più riflessivo, quello con più conoscenza, capace di pianificare e sistemare le cose, una specie di vecchio saggio delle montagne capace di tagliare con la spada stuzzicadenti dalla corteccia cerebrale di chi gli si para davanti; sembrerebbe il migliore ma senza gli altri non è nulla, lui funziona solo con la squadra, se non è stimolato perde lucidità e si chiama fuori per salvaguardarsi.

S<Oh fratello, dove cazzo eri?>
C<AI mattatoio a stupire quattro teste di cazzo neo-ravers> S<Buono, peccato che da solo non hai stupito nessuno vero?> C<Yah, visto qualcuno?>
F<Noone, in compenso eravamo in tempesta al tavolino> (il tavolino è una discussione che impegna mente ed energia).
C<Motivo, dai ditemi che facevate una di quelle discussioni intelligenti tipo gli Articolo sono commerciali e Neffa no.>
J<No, era qualcosa di più semplice, del tipo Dio si, Dio no...> C<Ooh, se famo du' spaghi?>
F<lo la metto così : nessuno mi può dire che devo crederci, dipende tutto solo dalle idee che ti hanno infilato in testa da piccolo, e sappiamo che non si crede ciecamente a quello che ci dicono gli altri, quindi io sono senza dio, ho la Cultura in cui credere ed è già abbastanza>
S<Buono; ma se non credi in un dio cosa pensi che succeda alla tua energia alla fine? Che cazzo fa ,stira con te?>
F<Si~ Finisce così, sono materialista...>
C<E non credi che essere materialista sia credere a qualcosa che ci ha detto qualcun altro?> J<Cgnuno deve avere la sua visione, maturata con la propria coscienza, separando l'istinto puro da quello che ci formiamo quando cresciamo, o meglio che ci formano quando cresciamo>
Tutte le parole sono pesate prima di essere pronunciate, ognuna ha un valore e va giocata bene, mai sprecata una posta per costruire la scala più alta, una discussione è un delicato esercizio mentale, e loro che amano le parole hannoesercizio come di una donna. Parlano molto per elevarsi, paragonano un discorso ad una partita di scacchi, chi pensa il maggior numero di possibilità comanda, diffidano delle parole grosse", le reputano un inutile tradizione italiana per cui chi più sa tende a dimostrano esprimendosi in modo spesso incomprensibile dimostrando solo la sua spocchia e null'altro.
C<lo ho sempre detto che non credo nell'anima, almeno com'è occidentalmente concepita, io credo solo nell'ene~ìa, perché l'anima non è elevabile, al massimo purificabile, perché deve sempre rimanere inferiore al dio, mentre l'energia può essere elevata fino a diventare una parte indispensabile per il dio, il punto in cui si raccolgono tulle le energie una volta finito uno dei cicli e che poi parte per un altro ciclo in un crescere infinito amato solo nel attimo presente.
Tutto è costruito a cicli, qui siamo solo di passaggio, come dice Esa, abbiamo un tempo per elevarci, se lo usiamo bene ci toccherà un livello in cui abbiamo più conoscenze e coscienza di noi stessi.> J<L'HipHop è l'uso di questa energia per andare avanti non puoi definirti Bboy se non capisci questo, cazzo F vuoi smetterla di vedere le cosa da coglione e maturare un po', o ti fai chiamare Bboy per sport?> S<Fanculo, F è grezzo come tutti, meglio che ognuno la veda come vuole che tornare a guardare tutto con un 'occhio solo, quello del dio che vede tutto e può tutto, il Cattolicesimo è una delle più grandi galere di questo mondo>
C<Speriamo solo che tutti gli integralisti ciechi muoiano altrimenti si fa la stessa fine... lo sono integralista perché difendo la cultura, non perché la soffoco o non la diffondo...>
Per loro non c'è una via di mezzo tra l'avere diritto di vita o di morte, tra amico o nemico, tra l'Hip-Hop e la società.
E' un esplosione di cervelli, troppe idee, troppe voci, una tempesta, la creatività e l'intelligenza portate all' estremo, spinte al limite massimo per far valere un energia che ha il sapore più puro che esista.


Alle 7:00 l'auto per casa, la macchina non c'è ancora, ma manca poco, comunque in fermata, il cappello sugli occhi ed il Walkman a passo, volume alto abbastanza per coprire il rumore delle auto e lasciare alla mente la capacità di rimare della sua giornata, questo è HardCore per lui: raccontare il vero, viverlo, accorgersi di quello che è reale senza farsi mettere davanti un paio di lenti deformanti; non ha mai pensato che l''Hardcore fosse starsene tra un po' di puttane con una ganja in bocca, pensava fosse essere poveri e "ammazzare" per dover mangiare, un giorno capì che puoi anche non avere problemi di cibo l'Italia non è il Bronx" si disse), ma quando il ghetto ce l'hai attorno e nella testa, e il ghetto vuoi dire non essere normali e di conseguenza non accettati, puoi benissimo definirti Hardcore, certo che se poi l'unico tuo problema è scegliere di quale marca comprare il giaccone o se prendere il BMW di papà o la Mercedes di mamma, allora sei pronto per essere bruciato dalla realtà di chi è HardCore e rappresenta veramente. Lui è HardCore, un po' per scelta, molto perché le cose lo hanno reso così indipendentemente dalla sua volontà:
una pò per i soldi, un po' per l'affetto sbagliato, un po' per I' asfalto che non lo ha mai tradito, un po' perché non è come gli altri: da sempre fuori dai giri vari, un po' perché l'Hip-Hop per lui è Il mezzo per migliorare, non per divertirsi a vuoto e fare a chi sfoggia più fighe nel proprio video. Se lui potesse girare un video vorrebbe i suoi fratelli attorno, vorrebbe mostrare immagini di Breaker davanti a Writer che dipingono, mentre gli MC non si sparano pose e movimenti da pappone, ma mostrano la voce anche attraverso i gesti, vorrebbe mostrare i DJ in azione, un pò come il video degli OTR "Ce n' è,' o quel capolavoro del video di Neffa dove c'è il breaker che balia nell' acqua: mostrare come stanno le cose nella scena vera, non come certi video in cui si vedono solo signorine poco vestite e mc che si agitano convinti che sia quella la realtà che vivono tutti i giorni. La realtà che lui vive è fatta di giorni sempre peggiori in cui è costretto ad allenarsi per evitare di cadere domani, ("domani sarà peggio", Kaos non poteva essere più preciso), per questo odia chi se la vive allegro, felice e spensierato, chi usa la fotta solo per organizzare party e far girare quei quattro dischi, senza alzarsi neanche di un minimo dalla sua comoda poltroncina imbottita.


Pensa alla serata da svoltare, a casa il tempo di fusi vedere da quelli che dicono di essere i suoi genitori, doccia calda che alle 8 passa Fletcher con la macchina in direzione Guerre Stellari proiettato a casa di Jonathan, una fermata a comprare un pacchetto di meravigliose e una boccia di Verduzzo da sdraiare a cena con calma e godendo dei fighissimi bicchieri da Nutella che J colleziona in abbondanza.
A casa salutino ai genitori, falso ma indispensabile per la sopravvivenza e dopotutto neanche così tanto falso, loro sono a cena, lui dice "Stasera mi fermo a mangiare da J, torno tardi, anzi dormo da lui" padre tranquillo, madre nevrotica :- Ma i suoi genitori non ti dicono niente? Non puoi rompere così le scatole alla gente...-> Dirgli che J vive praticamente solo sembra bmtto allora sorride e si infila in bagno. Sotto la doccia gode della temperatura perfetta appoggiato allo specchio, si rilassa, ma nella testa continua ad avere quella spinta che lo fa vedere mentre oggi sbagliava la combinazione al mattatoio, gli rode di non averci riprovato "Però vedermi quei coglioncelli attorno mi dava fastidio, e poi stavo facendo tardi..." sa che sono palliativi, e gli rode, ma li lascia lì come scuse per la Cultura anche se sa che la Cultura non gliele chiederà. In Camera la prima cosa che fa è accendere il suo blaster, l'unica cosa che vale parecchio nella sua stanza (oltre ad un portatile con il quale scrive), nel multiCd: Company Flow (che si è fatto masterizzare dall' LP), Kaos, Chief & soci , nelle piastre Robba Coatta e Nas, mette a girare Nas, lt was written : The Message. Intanto si veste, guarda fuori, guarda l'ora, fuma una sigaretta, infila nell'Eastpack le cassette degli EPMD, il book, controlla il Pilot, i tappi sono in una bustina sul fondo, le chiavi di casa pure, prende il Cd della Pina, chiude lo zaino. Gli sguardi apprensivi dei genitori li dimentica subito, rimpiazzati dall' immagine della Nomentana rossa e gialla di fari di auto dirette a Pub e Ristoranti guidate da allegri giovani borghesucci che non lo vedono neanche, e che domani mattina verranno scandalizzati ancora una volta da un bel po' di colore su un bel lungone, non sanno chi li ha colpiti, mentre chi lo ha fatto sa bene di colpirli tutti, a lui non servono nomi in particolare, colpisce tutti indistintamente, come se fossero una persona sola; Sa già che nel bagagilaio della Panda di F ci sono tre scatole di Montana e Felton, qualche maschera e guanti in quantità, sa già che dopo il film, la meta è il Mattatoio, "Troppo rosa per allenarcisi, troppo sporco di scritte razziste, politiche o senza valore segni di una guerra Sinistra - Destra che non ha portato niente, è ora di far vedere che la vera guerra urbana a Monterotondo ce la famo noi B-boyz, guerra contro l'assenza di arte, di filosofia pensata/ guerra contro chi ci vuole belli schierati/ qui o lì, "né destra né sinistra per noi non c'è posto/i figli di nessuno con la massa nessun contatto/".
F arriva dopo cinque minuti, giusto il tempo che la tramontana gli si infili anche dentro le ossa, quando vede lo sportello aprirsi gli sembra di poter finalmente entrare in paradiso, il caldo del riscaldamento lo rivitalizza immediatamente, anzi gli sembra fin troppo caldo. Due chiacchiere sul ritardo e sul freddo, la prima fermata alla Standa per il Verduzzo, la seconda al tabaccaio vicino 3 Scalini per una scorta di meravigliose per tutti. Davanti alla Standa c'è uno stupendo marmo, liscio come l'olio che invita come una bella donna nuda, F rimane fuori a fare Footwork sotto gli sguardi semi infastiditi di un paio di guardie giurate che non sanno se possono cacciarlo o meno, lui va a comprare il vino e qualche birra seria, quando se ne vanno F fa ciao ciao alle guardie con la mano da dietro il parabrezza, queste gli rispondono con degli sguardi che avrebbero intimorito chiunque, tranne F, abituato ad allenarsi nei posti peggiori fino a che qualche carramba diligente non lo caccia in nome di un ordine nazionale che non chiediamo.
Nel Pioneer di F gira il CD della Pina che previdentemente C ha preso prima di uscire sapendo che è un disco che incuriosisce molto i suoi fratelli, "F seleziona questa fly", pezzo party e già per questo scartato di un buon 60%, solo che F vuole sentire tutto a partire dal basso, è l'unico che ascolta i CD dall'ultima traccia alla prima, quindi...
Non ne risentono molto, certo che alcune cose sono fuori dal loro modo di concepire le cose... F"Non credi che se la tiri un po' troppo con questa storia delle tette? Non è mica l'unica, poi una che ti dice di lasciare perdere le rime per farsi un giro proprio ad una jam..."
C"Giusto che lo stile venga prima di tutto, ma questo vale per le jam, ai Party non è così, là si va per fare i fighi mica i capaci"
F"Giusto, e sappiamo benissimo che i Party non è roba per rozzi come noi..."
C"E' questione di mentalità, io non mi diverto ai Party, devi essere rilassato e allegro per forza, come alle feste delle medie, ma io ho i miei cazzi in ogni momento, non è che se muovo il mio culo per una pista mi passano i pensieri pesi...>
F"Mi sembra che sia così, meglio le sere come questa: discussione, sigare, e un po' di devasto..." Il discorso finisce che F ha già parcheggiato sotto casa del J, in un grande spiazzo proprio sotto il palazzone popolare verde, e quando scendono F constata l'assenza di nuvole, gira dietro il Pandoro e apre il portellone per tirare via la spesa e lo zaino di C, sotto le buste ed i giornali appaiono un po' di tappi colorati delle Felton, C sorride tra se e se..."Lo sapevo!!!".F fa notare che non c'è la macchina dei genitori di J, questo significa che sono di nuovo chissà dove e chissà per quanto, meglio così pensano.

La casa di J è un appartamento che dopo aver subito le influenze stilistiche dei genitori ora subisce quelle di J e degli altri tre, tutti la amano e quindi ognuno di loro ha lasciato qualche segno per ricordarsi, per testimoniare che Il stanno bene, il massimo del massimo è la finestra della cucina che da direttamente sulla ferrovia, mentre il resto della casa è un caos totale, piena di divani e poltrone comode, televisore, radio e tutti i comfort di una casa abitata prevaleriternente da bboy. Quando si entra ci si trova davanti ad uno specchio ed ad una stanza aperta, divisa in parti da qualche scaffale da magazzino, c' è un tavolo di legno enorme, 2 divani lunghissimi, due poltrone ed in mezzo un tavolino, il televisore è in un angolo. La cucina è sulla destra, con un bel tavolo anche li, sul quale le partite di Risiko le ganja e le cene alcoliche hanno lasciato segni indelebili, sul firigorifero C ha attaccato la copertina del disco degli OTR e sotto ha scritto "Ce n'è" con il 3 centimetri nero. Ognuno ha il suo posto preferito, Lui ha la sala con i divani, J ama logicamente la sua stanza, F ed S invece vivrebbero in cucina, F ha lasciato sugli scaffali la sua prima bomboletta, e in bagno ha taggato lo scaldabagno, 8 invece ha piazzato il poster di Jordan sulla porta della camera di J e la sua maglietta "non mi baciate" (con un culo rosa disegnato sopra) l'ha appesa in camera, sopra la faccia di Puff Daddy che J aveva ritagliato ed ingrandito per attaccarci sopra tutti i pensieri cattivi dei suoi risvegli; tutti hanno concordato che quella maglia è uno dei pensieri più cattivi che siano adatti a Combs. La stanza di J sembra più un accampamento di profughi, tutto buttato in terra, più facile da trovare, e i muri coperti di tag a boia, sfumature improbabili di Felton avanzate, frasi più o meno logiche dei vari MC ed al centro della stanza, su un tavolo rialzato caserecciamente con quattro mattoni di tufo, fanno mostra un paio di O0 separati da un mixer e collegati a casse alte come il tavolo e ad un insieme di due amplificatori+piastre+CD da far paura ed invidia anche ad uno ricco, figuriamoci a delle persone che per comprare quella roba si sono smazzati 3 lavori diversi al giorno...
J li tiene come fossero oro, e forse lo sono, li ha da poco, ma sta studiando da pazzi per farli valere al loro meglio, anche gli altri tentano di imparare le tecniche varie, solo che J lo fa più velocemente e più passionalmente di loro.
A cena i discorsi sono quelli futili, disimpegnati, quelli che non intoppano gli già scotti spaghetti di S nella gola, la mente si scalda per quello che verrà dopo, Guerre Stellari è un pretesto per parlare della Fotta, lui anticipa i discorsi di dopo riferendosi ad un tipo della BAR (Brigata Artisti Raver) che sputa su di loro e sulla Cultura uscendosene ogni tanto con il fatto che una volta era un HipHoppers "la Forza è una cifra simile, "Fare o non fare, non esiste provare", o sei un bboy o non lo sei, non puoi provare ad esserlo o smettere quando decidi, non è solo una passione, la passione può essere quella per una delle arti, ma la Cultura si porta scritta nel DNA, sta tutto ad accorgersene in tempo, sennò si ripete il giro". Mentre il film passa sul televisore e J passa la ganja ad S, C è chino sul tavolo vicino ai divani, illuminato da una micro-lampada, con in mano una Bic e sotto un foglio squadrettato uscito dal suo book, curvo tanto da non lasciar vedere che cosa esce fuori, con la sinistra tiene una sigaretta che lascia scappare sottili serpenti di fumo che vanno ad intrecciarsi con quelli della ganja ora in mano di F sotto al lucernario socchiuso dal quale si può vedere ottimamente il firmamento, è guardando dal lucernario che trovarono l'idea della "Settima Stella", avevano davanti l'Orsa, perfettamente visibile, con l'ultima stella che sembrava reggere tutto, 7 doveva anche essere il numero di persone della crew, 7 è il numero degli archetti sopra le serrande al mattatoio, 7 è il numero del sole che illumina ciò che la notte crea, 7 è un'infinità di significati per loro, legati a tutto, dai cartoni animati ai loro primi calci in culo, ognuno ha trovato i suoi motivi per il sette ed è il numero che più volte ricorre nelle loro vite.
All'una di notte C sì tira su dal tavolo, sdraia l'ultimo bicchiere di Verduzzo, poi va a cambiarsi che gli altri sono già pronti, infila pantaloni neri e felpa verde scuro macchiata da schizzi di vernice anche all'interno, prende la giacca mimetica e si presenta agli altri stringendo tra i denti il bozzetto, mentre con le mani chiude la giacca, S lo prende e lo apre, è un mastone, uno di quei pezzi enormi che di solito sono argentoni, solo che stavolta va fatto colorato, il lettering è semplice, qualche sovrapposizione, un bel 3D, linee morbide e linee secche, la traccia non necessita di particolare impegno da parte di nessuno, "magari sulla colorazione tocca starci svegli, attenti alle colature e alle sfumature, comunque lo schema del colore..." F"Lo faccio io, segno prima le linee poi coloriamo a pezzi e alle sfumature e alle deco ci pensiamo dopo..."
S un po' assonnato fa si con la testa, tra cinque minuti sarà sveglio come un grillo, basta che respiri un po' l'aria che sa di vernice e senta qualche rumore a cui non è abituato che l'adrenalina lo renderà sveglio come un chirurgo durante un operazione.
Scendono le scale, due macchine che non si sa mai, quella di F e quella di J, lungo la strada camminano a cinque minuti di distanza, F arriva per primo e parcheggia nella via dilato al parchetto, rimangono in macchina ma aprono e chiudono gli sportelli per far credere che scendano, arrivano S e J, stessa procedura, rimangono fermi nelle macchine ancora quarantacinque minuti, non passa nessuno, il paese è morto, loro sono i becchini che ora vanno a fare la lapide; nella Ibiza di J aspettano che C ed F scendano, non vedono niente all'interno della Panda, non vedono C abbassare i sedili posteriori e prendere, senza far muovere la macchina, le scatole e i guanti e le due maschere, ne mettono una ciascuno al collo e mettono i guanti, F separa le bocce e ne mette 13 per zaino, prepara anche quelli degli altri due che non vede ma che sente ansiosi e nevrotici, sul filo dello sbrocco, aprono gli sportelli e li richiudono nel massimo silenzio, J e compagno fanno lo stesso "Non vale, per loro è più facile,c 'hanno le guarnizioni..." dice F con un filo di voce, C sorride e tira su il cappuccio. Quattro ombre si mischiano al nero, i lampioni non li individuano neanche, il muro è rosa e devastato, ci sono anche due bianconi scoloriti di due dei BAR-NFC, ci godono quando C traccia le linee e inevitabilmente li blasta, tanto poi dovranno colorarci sopra, vestiti scuri, volti nascosti sotto cappucci e maschere, e le palline cominciano a viaggiare dentro le bombe, le case sono abbastanza lontane da non sentirle se ci si sta un po' attenti, le Felton e le Montana non saranno molto silenziose ma fanno veramente godere in rapporto a quanto costano, su quel muro ci andranno circa 80 mila lire per ognuno, ed ognuno se le è sudate, è ognuno ora è sconvolto dalla rabbia, dall'eccitamento della vernice acre degli spray, le mani scorrono veloci sul mattonato rosa e lasciano ogni volta una striscia che domani mattina farà scalpore e che per adesso sta vendendo alle 4 ombre tanta felicità e sfogo da farli sembrare più animali che persone, non parlano tra loro, una frase ogni tanto, un pezzetto di qualche pezzo ascoltato che serve a fomentare le teste infuocate. Ogni rumore li rende pazzi, C con i nervi tirati si ricorda di Dee'mo "...canti di sirene ma non sento, se la mente cede non hai scampo...", lascia perdere ogni paura, meglio non pensarci sennò ti perdi il gusto del sentire la tua vita in mano in questo momento, "stiamo tutti con la vita in mano, bella sensazione, me la gioco io ora cazzo! me la gioco da me"
F è calmo, è quello che queste situazioni se le gode di più perché è ancora incosciente, non ragiona molto sul suo futuro, e quindi evita di fasciarsi la testa prima di rompersela, penserà a tutto poi; S si ritrova nella testa tanti di quei fantasmi che la sua razionalità è rimasta schiacciata in un angolino del suo cranio e ora rischia di soffocare, troppi rischi per lui così calmo e calcolato, non capisce il gusto che possano provare gli altri, - di una volta vorrebbe lasciare li ed andarsene, rimane per rabbia, si impone domande e situazioni e volti che odia. J sta passando il Baby Crema, con una mano incredibilmente stabile, attorno all'outline e al lunghissimo 3D verso destra fatto germanico, nella sua testa c'è spazio solo per il calcolo delle linee nel buio, è completamente estraneo alla situazione, pensa solo al pezzo, che deve essere il più bello possibile, "deve pisciargli in faccia a 'sti cazzo di raver 'sto pezzo" pensa e sputa in terra.
Mentre gli altri finiscono il colore e le deco, C prepara un cartello con il marrone ed il crema che sono avanzati, il posto dove lasciare tag e dedica.
Alle 2:30 hanno finito, "THE SEVENTH STAR" hanno scritto e sullo sfondo un cielo blu e viola con la costellazione dell' Orsa maggiore che ha per ogni stella una specie di vulcano che fa uscire luce gialla dalla sua bocca. I quattro tag sul cartello dipinto non lasciano dubbi sulla paternità del pezzo, al posto della solita sfilata di dediche C ha scritto: "Quello che abbiamo avuto più di voi è solo un gusto amaro" . E' un modo di farsi capire, di mostrarsi aperti a chi guarderà veramente il pezzo e a chi cerca una scena Hip-Hop in questo paese, serve per far capire il loro dolore di lupi fuori zona, chiusi in un giardino di plastica.
Quando salgono nelle macchine per tornare a casa di J ognuno di loro legge nelle facce degli altri la stessa soddisfazione che sente in se, si sentono come sopravvissuti, e questo li rende ancora più uniti delta sera prima, anche 8 ha capito che bloccare e battere le paure lo ha alzato di livello, che quel pezzo era necessario e che ora che è finito, su quel muro c'ha lasciato un po' di scazzi e fantasmi e un po' di affetto per 'sto cemento.

Tornati a casa, C sì fionda sul divano, ha sonno, tanto che non si cambia neanche, accende una sigaretta mentre guarda fuori dal lucernario, vuole calmarsi del tutto prima di addormentarsi, ma i suoi mostri sono lì ad aspettare che rimanga da solo per saltargli addosso, se li vede girare attorno, sa che c'è solo da affrontarli, come l'ultimo soldato, c'è quello grande e grosso che gli sibila sul collo che non sta facendo abbastanza per la Cultura, che gli dice che è troppo lontano dalla meta, che non saprà mai farcela perché cadrà prima, come succede a tanti.. sente che la morte gli è vicina, ne ha sempre sentito la vicinanza, fin da bambino, è quello che Kaos chiama fastidio, un dolore lieve fisso, non che abbia paura di morire, ma ha troppo da fare per lasciare ora, ha già perso troppi anni e quelli che gli rimangono vuole giocarseli tutti per la Cultura, vuole arrivare a rappresentare in tutta Italia la sua gente con il suo nome, e poi nel mondo, vuole che quando un pischello della seconda generazione senta il suo nome sappia ciò che ha fatto, vuole rimanere tramandato nel nome, nel tempo, come dice Esa in [cazzo non me lo ricordo] "…voglio il tempo di taggare ogni posto per cui passo...", lui vuole lasciare il suo ricordo per ogni ciclo che farà, in ogni quando che vivrà. Si addormenta pensando a quando da bambino cercava il modo di salvarsi dalle fatiche e come oggi sia lui che ha scelto di farsi la strada più difficile e faticosa, aprendosela dove altri non provano neanche ad guardare...

La mattina per loro inizia alle 11, la notte li ha sconvolti di brutto, quando C apre gli occhi si vede davanti un enorme raggio di sole, e fuori dal vetro del lucernario un cielo azzurro che sembra finto, si riprende e mette in ordine quel casino che c 'ha nella testa: "1 sto da J, 2 devo cagare, devo annà a vedè er pezzo", fa 1+2 e trova il bagno, sulla porta della sua meta trova un foglietto, "siamo andati a prendere la pappa", "Vabbè, mo' a rilassarsi..." prende un Aelle dalla mensola davanti al bagno ed entra. Si sveglia gradualmente, per lui il bello della domenica è questo: non doversi schizzare acqua gelida in faccia per assumere un aspetto umano prima di arrivare in fermata, si sveglia automaticamente, l'acqua è tiepida ed il cappuccino nella tazza azzurra con il suo tag freddo, ma il bello è questo, non dover neanche dire buongiorno ai suoi genilori, nel non dover dire una cazzata già da appena sveglio.
Si leva i vestiti della "festa" (quella che hanno fatto al paese rientra in quelli che aveva prima, nel metterli gode della loro pulizia rispetto a quelli che aveva stanotte: coperti di vernice anche nei posti peggio. Accende lo stereo in salone, mette in Play la trasposizione su cassetta del disco dei Gatekeepaz, "4 sottozero" gli mette i brividi addosso, anche se le voce di Contempla non riesce ad apprezzarla, apre l'ultimo Aelle, il 31, e passa un po' di tempo a guardare i pezzi, le interviste ed il pezzo di Phase 2 se li lascia per quando il suo cervello sarà ben sveglio e acceso, lo sente ancora parecchio annebbiato, si sta per riaddormentare quando la porta scatta e lo risveglia, in un secondo: "cazzo le mutande sul divano, le scarpe in terra, lo stereo alto, i vestiti in cucina, io da solo in casa, merda", solo che non sono i genitori di J, ma J stesso e gli altri due che nascosti dietro occhiali scuri e sorrisi chiari tornano con le buste del pranzo ordinato da Faccenda: pizza, pizza, pizza e birra. I sorrisi gli dicono che stanotte tutto è andato di liscio, gli occhiali scuri lo avvisano che la prossima volta tocca dormire di più. Lui ride delle facce distrutte, ride e pensa che la giornata è ancora lunga per godersela, oggi gli scazzi non li vede, è in uno di quei giorni che rimettono a posto la capoccia, che caricano di buono, scambia con gli altri le chiacchiere non dette stanotte, mentre mangiano pizza e bevono birra.
F si alza e mette la frase che mancava alla giornata, quella che la notte è passata per la testa di tutti, in un modo o nell'altro: "se semo giocati il nostro destino, e questo è HaaaaCooor, AccaCciiii!", si vede dove sta la fotta, si vede dove si vive e come si vive, si vedono 4 bboy in una stanza che sorridono e fanno incontrare quattro Guinness a mezz'aria...

Nel pomeriggio il loro dialogo finisce sulla rozzezza che stanotte gli bruciava il cervello, a volte l'Hip-Hop gli sembra stia diventando un discorso quasi da signorine, con tutta sta voglia di pace e amore, molte volte sono la copertura della paura, e loro, invece continuano a sentire l'ignoranza della Cultura anche se odiano scazzi e faide: per loro l'HipHop è anche un modo per dare contro a quelli che tengono un piede qua e uno la, con le ventiquattrore piena di facce di ricambio, come quella di Big Jim, sia che "siano" nella scena, sia che ne siano fuori, loro se la devono combattere con tutti quelli che abitano dalle loro parti, quelli cresciuti nell' ignoranza e nelle mode, e ,ad aggravare il carico, anche i Ravers che in nome di illegali di comodo per smazzare pasticche e cultura anarcoide spicciola, si bruciano il cervello e vivono dando contro a chi c 'ha motivi validi per svoltare ogni giorno impegnandosi.
A queste persone loro danno pena e, forse qui sbagliano, non hanno nessuna voglia di tirarli fuori da dove stanno con l'energia che la Cultura e dio gli hanno dato, non si sbattono per chi è seduto sui propri occhi e se li fanno chiudere dal primo danaroso che passa, questo forse non li rende buone persone, ma quando c 'hai l'odio e basta nelle tasche non ti metti a sprecare il tuo tempo con chi non lo merita.
Più tardi subentra quel tipo di domenica che piace tanto quando la passi a casa, quando non hai un cazzo da fare e divorare a piccoli morsi i libri ed i dischi ti sembra quanto di più reale e gustoso esista, tre pagine, pausa, pagine, pausa, cambio di disco, ed i libri dì Brizzi anche se filo-punk ti folgorano il cervelletto per la loro efficacia realistica, e le opere di Verga ti commuovono anche se lo vedi che era solo un falso zio predicatore, ed un po' di Verlaine e Rimbaud ti piace, quando oltre al Rap ed al Ragga fai uscire dalle tue casse anche un po' di Clash, di CSI, di REM e Mark Lanegan, residui di semplicità e bontà sonora che solo tu sai dove stanno messi tra il casino che regna tra i tuoi dischi.
Sdivanati per casa i 4 bboy ora sono leggeri e vulnerabili, tra le letture più o meno nobili (Le Ore e Bakunin non stanno allo stesso livello) e un aria di suoni che riempie ma non cura la tiepida ansia che li infastidisce, se vuoi puoi anche accendere un piccolo ganja a suggellare pace con il tuo cervello assonnato che non dimentica la notte sfiancante passata, J tira fuori un cartoccetto argento dalla custodia del telefonino e lo apre con cura sul tavolo della cucina, caccia una meravigliosa ed una blu lunga, F prende un biglietto di una discoteca di quelli che ti danno all' uscita di scuola il sabato, e lo strappa fino ad avere il rettangolino semirigido desiderato, C guarda l'opera ed 8 da sfogo alla smisurata potenza del suo accendino per rendere quella palletta di nero qualcosa di più friabile, ne preparano due, piccole ma buone, non per scapocciare, per rilassarsi un attimo e recuperare le forze, a C sembra un rito vedere questi gesti misurati che danno vita a tubi di carta un po' più piccoli ad una estremità e più grandi all'altra come dei piccoli imbuti. Se li guardano contenti prima di accenderli, poi le micce prendono fuoco e l'odore dèl Pakistano si spande nella stanza...

Il fumo lava via la versione superficiale dei suoi casini, mentre quelli nascosti, attaccati all'energia, restano li a tormentarlo, solo che non ci fa caso, ma ne sente il peso. E poi sa che appena l'olio finisce troverà tutti i suoi demoni che lo aspettano a cuccia pronti a saltargli addosso, quindi, quando fuma non lo fa per staccarsi dalla realtà, tanto non la risolve, ma solo per stare un po' più rilassato e sperimentare una forma nuova, comunicare anche con l'altra parte della materia cerebrale, fuma poco, ma bene, gode del sapore, e odia vedere gente che poi sta cotta, che si trova un assurdo stato di incoscienza dalla quale non ricavano niente, e gode nel vedere 8, F e J tranquilli come se non avessero fatto niente mentre guardano il Ritorno dello Jedy e dentro sono tranquilli e riposati, anche perché Oggi di casini non ce ne stanno... Guarda le cose per lunghi tempi fino a che non le capisce veramente, e si ripassa nella mente le parole fino a che non hanno un origine definita, e chiude gli occhi per vedere i giochi di luce che si vedono al buio e si addormenta, finalmente, guerriero stanco.

Tra un cazzo e l'altro hanno fatto le 11 e la domenica è passata, quando C si è svegliato la loro meta è stato il mattatoio, sono passati davanti con la macchina, gli occhi da stonati a ridere pensando alla faccia di chi stamattina si aspettava inconsciamente il solito muro silenzioso e sporco e si è trovato davanti la costellazione dell'orsa in figura e lettere; parcheggiato davanti a parco Omini le pastarelle da Sossio sono d'obbligo, per perdere gli ultimi soldi rimasti in tasca, per festeggiare qualcosa che li rende orgogliosi, perché da domani c'è un pacco di cazzi che ti impediranno di fare, perché domani torni a combattere con gli occhi coperti dal cappello, con la faccia che non sorride mai, con la spada sguainata al fianco.

SACRE (7th S)
Questo documento può essere scaricato e diffuso liberamente tranne che a scopo di lucro, non può essere diffuso se modificato in qualsiasi sua parte, o se il nome dell'autore viene omesso o modificato. Confido nell' essenza dei veri Bboy. Sacre.

Un bella zi a:
Suchy, Wesa (aka Biada>, Ilaria (laia), Serio (RomeZoo), NetCrew, Duke, Mafo, ai bei pischelli della passeggiata, Ganja (alf), Mastino Mecs, AeIIe, tutti i pischelli di
Grosseto che si sbattono, Worm (aka KiteKat), Chekko e Dano.
TUTTO CIO'E' DEDICATO A CHI E' PARTITO PER IL LUNGO VIAGGIO: Pier aka SouI (NBS), Giaime (Robba Coatta), Crash Kid (PST, RomeZoo).

"…E la fotta di un B-Boy non si esaurisce mai…" - Kaos.

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