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  La Perla Mattutina      

Erano le quattro del mattino.
La spiaggia semivuota, fedele ruffiana,
abbondava di sensualità. Tra gli ombrelloni
richiusi, ogni tanto, voci basse latenti
bisbigliavan di effimeri piaceri,
mentre il mare, mai stanco, recitava
il suo copione, ansimando e sbuffando.
Le sue lingue schiumose,
figlie spione e divertite, si protendevano
e sconfinavano, poi disunite
si ritiravano lontano.

Camminavamo sulla sabbia fresca
che amorevole ci entrava nelle scarpe,
solleticando i desideri.
Lei era pura, almeno nell’aspetto,
e sognando, ricca di bellezza e di gloria,
viveva il suo futuro.
Non c’era futuro nei miei pensieri...

Afferrai il suo corpo maturo,
carne succosa di campi ricolmi e vigorosi.

Baciai le sue labbra in fiore,
sussulto di notti siderali, calma di gigli odorosi.

Mi appropriai del suo seno d’amore,
rotondo ribollire, riposo gentile di petali orgogliosi.

Mi calai tra cieli rossi,
tra i verdi pascoli della passione

inebriato dal caldo prorompente,
mi addentrai tra estatiche visioni.


Erano le sei del mattino...
una perla sottovoce,
comparì bella di luce.


   
 
     
         
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