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  Palude      

Alberi azzurri levano profumati
dalle tiepide acque di stagno.

Oppressione e liberta
in quella natura contorta.
La libertà di verdastre rane
gracidanti e festose,
la libertà dell’acquitrino
e della foglia morta.

Palude inquieta,
marcire di emozioni
e di crostacei ripugnanti,
l’abbondanza della vita,
il disordine.

La mia palude è nei tuoi occhi.
Essa giace ai confini
dell’impervio continente,
tra i boschi della paura
nelle valli dell’amore,
dove due labbra sono vita
e la notte si racconta,
dove l’uomo si riconosce.

Dolci stagni del pensiero,
il mio cuore ne è sommerso
ed io vi annego dissoluto.


   
 
     
         
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