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  Mestizia      

Le primavere si consumano per la ruggine
e disperdono le loro gemme migliori.
Rullanti tamburi risvegliano le genti
e magicamente si ripopolano le antiche piazze.

I verdi prati trattengono ancora
la freschezza di passate rugiade,
tutto intorno il lieto ombreggiar
di giovani pianticelle fiorenti
contorna i nivei volti
degli studentelli in sciopero.

Ed io, io cammino errabondo e senza meta
ai margini del meraviglioso giardino.
Sotto il sole nuovo
seguo i sorrisi delle vispe ragazzine
che giuocano a palla,
e il fascino delle più mature
che, sdraiate in pose scomposte e accattivanti,
leggono il loro libro,
distraendosi troppo spesso.

Vorrei posarmi anch’io col mio libro tra di loro,
poggiato al fusto legnoso di un pino
sentire i loro occhi desiderosi
e pian piano le loro labbra
sfiorare la mia carne,
la purezza di una Venere
impossessarsi del mio cuore.


   
 
     
         
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