Gruaro è al centro di un territrio molto fertile che ha
permesso lo sviluppo di un'economia agricola specializzata. Il
nome, in cui si è voluto vedere un riferimento alle gru che sono
state poste anche nello stemma del paese (vedi figura sopra),
deriva probabilmente da "gruarius" che significava
guardiano dei boschi. Sembrano derivare da antichi insediamenti
anche certe forme dialettali gruaresi. La zona, anticamente molto
boscosa, era già abitat in epoca celtica e romana. Quest'ultima
presenza è stata ulteriormente testimoniata dal rinvenimento di
un sarcofago romano del IV secolo.
Un primo riferimento storico si ha nell'838 quando l'imperatore
Lotario concesse alcune proprietà situate in Bagnara all'Abbazia
di Sesto di Reghena ad innalzare, intorno all'anno Mille, il
Castello di S.Giusto di Gruaro, di cui fu investito nel 1106 il
casato degli Attimis che ne furono i proprietari fino al secolo
XV, con alcune interruzioni, come durante il secolo XIII quando
il castello apparteneva ai Cuccagna di Valvasone. I benedettini
di Sesto al Reghena avrebbero costruito nel secolo XI un altro
castello anche a Bagnara che nel 1145 i vescovi di Concordia
diedero in feudo a Federico di Bagnara. Anche Boldara fu
fortificata e risultava che nel 1422 ne fosse investito Ettore di
Brazzà.
Gruaro è ricordata tra le pievi nella bolla emessa da Lucio III
nel 1183 in relazione alla giurisdizione dell'abbazia di Sesto al
Reghena, giurisdizione poi passata al Patriarcato di Aquileia. Il
centro, nonostante le complicazioni amministrative dovute ad un
evidente frazionamento, doveva essere di una certa importanza,
visto che esso era la sede del "placito" cioè del
momento in cui, ogni anno, veniva ad amministrare giustizia e nel
1140 doveva essere la sede della concessione fatta dal vescovo
Gervino di terre sulla destra del Lemene ad un gruppo di mercanti,
atto che è considerato come la nascita di Portogruaro.
Tra le vicende religiose della zona va ricordato un episodio
accaduto nel 1294. Si racconta che un parroco avesse dato ad una
donna una tovaglia da lavare dimenticandovi un'ostia consacrata.
Quando la donna si accinse a lavarla, dall'ostia uscirono gocce
di sangue. Furono avvertite le autorità religiose ed iniziarono
le controversi per il possesso della tovaglia che era disputata
dalla gente del luogo e dal vescovo di Concordia, fino a che una
sentenza papale decise la conservazione sul posto e la tovaglia
venne conservata in un vaso d'argento che si porta ancora oggi in
processione il giorno del Corpus Domini.
Durante la guerra della Lega di Cambrai la zona, che era passata
sotto il dominio di Venezia, conobbe varie vicende: un sacerdote
aiutò i tedeschi ad impadronirsi di Marano e cercò con una
banda di mercenari di entrare in Portogruaro. Il senato veneto
però, con l'aiuto di alcuni contadini di Boldara, catturò il
sacerdote e lo fece impiccare in Piazza S.Marco nel 1514,
conferendo privilegi soprattutto fiscali ai contadini.
I paesi di Gruaro, Giai, Bagnara e Bodara vennero riuniti in un
solo comune durante il Regno d'Italia napoleonico, e posti sotto
il Dipartimento di Passariano, mentre sotto il successivo Regno
Lombardo - Veneto passarono, sempre come comune unificato, alla
provincia di Venezia.
Caratteristica del territorio di Gruaro fu l'installazione di
molti molini che furono attivi fino a pochi anni fa. L'attuale
chiesa parrocchiale, dedicata a S.Giusto, risale al secolo XV e
reca sulla facciata due affreschi del secolo XVI rappresentanti S.Cristoforo
ed il patrono S.Giusto con la chiesa ed il
campanile e sullo sfondo il castello che oggi più non esiste,
così come sono scomparsi gli altri fortilizi della zona
abbandonati dopo l'occupazione veneziana. All'interno abbiamo un
affresco secentesco con la Santa Lucia. Il
marmoreo altar maggiore è opera di notevole impegno degli inizi
del settecento.
A Bagnara la chiesa di S.Tommaso Apostolo venne inalzata nel 1463
e divenne parrocchiale nel 1565. La lunetta sopra il portale
contiene unaffresco della seconda metà del 400 di Andrea
Bellunello da S.Vito rappresentante la Madonna tra due
angeli che adora il Bambino. La decorazione interna
era opera di Gian Pietro d S.Vito. Sono rimasti, e risalgono agli
inizi del secolo XVI, il S.Rocco e il S.Sebastiano
sui pilastri dell'arco trionfale, un grande trittico sulla parete
destra e S.Biagio e la Vergine in trono e tre
evangelisti ed un Santo tra due angeli che suonano sulla volta
del presbiterio.