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Da Ginevra una proposta per la pace in Medio Oriente

Dopo mesi di lavoro e di dialogo, è stata firmata l’Intesa di Ginevra per la pace in Medio Oriente. Gli autori di questa iniziativa sono autorevoli esponenti politici e della società civile israeliani e palestinesi. Non rappresentano ufficialmente i rispettivi governi, tuttavia sono personalità che hanno ricoperto importanti incarichi di governo, e soprattutto hanno il consenso di una parte non piccola delle rispettive opinioni pubbliche. Molti sondaggi dicono che in Israele e nei Territori Palestinesi oltre la metà dei cittadini sarebbe favorevole ad un accordo che raccogliesse le proposte dell'Intesa di Ginevra. Si tratta di un documento per nulla generico, che affronta i punti negoziali più delicati del conflitto israeliano-palestinese ed indica - per ciascuno di essi - delle vie di soluzione concrete e realistiche.

Così nell'Intesa di Ginevra si propongono puntualmente tempi e modi per la creazione di uno stato palestinese e garanzie per la sicurezza di Israele; si supera ogni approccio di tipo ideologico alla delicata questione dei profughi palestinesi, individuando limitati casi di ritorno e strumenti efficaci di compensazione; si traccia una ipotesi di "sovranità condivisa" per Gerusalemme, partendo in primo luogo dal riconoscimento del valore universale dei suoi Luoghi Santi. Dal punto di vista dei contenuti l'Intesa di Ginevra non è dunque - come alcuni dal centrodestra in Italia hanno sostenuto - un'ipotesi alternativa alla "road map" predisposta dal Quartetto Unione Europea, Stati Uniti, Russia, Nazioni Unite. Essa si muove lungo il solco delle proposte già discusse da israeliani e palestinesi a Taba nel 2000 e rappresenta il necessario completamento della "road map", poiché affronta le questioni del cosiddetto "status finale", quei punti più controversi sui quali si è più di una volta incagliato in passato il negoziato.

Ma soprattutto l'iniziativa di Ginevra è importante perché dopo tre anni di violenza, terrorismo, uccisione indiscriminata di civili da entrambe le parti dimostra che esiste ancora in Israele e nei Territori Palestinesi una coraggiosa volontà di dialogo ed un giacimento di fiducia su cui fare leva. La "pace di Ginevra" insomma dimostra che può tornare a farsi strada l'idea che la soluzione militare è sbagliata e fallimentare e che solo la politica può effettivamente dare risposta alle aspirazioni e ai diritti di israeliani e palestinesi. Mentre tutto il mondo inorridisce per l'ennesima strage in Iraq, mentre si impone una riflessione critica su come combattere il terrorismo internazionale e far fronte alle tragiche conseguenze della guerra preventiva, mentre è drammaticamente chiara l'urgenza di compiere un passo avanti decisivo per dare una giusta soluzione al conflitto israeliano-palestinese, un piccolo ma importante segnale di speranza giunge da Ginevra.

È per queste ragioni che tante autorevoli espressioni della comunità internazionale hanno deciso di presenziare alla cerimonia della firma, di testimoniare la condivisione dello spirito di questa iniziativa, di incoraggiare tutti i protagonisti ad andare avanti. È per questo che il Parlamento europeo parteciperà con una delegazione composta da rappresentanti dei diversi gruppi.

Presenti - tra gli altri - Massimo D'Alema e Francesco Rutelli, a rappresentare il sostegno e l'amicizia delle forze del centrosinistra e progressiste italiane. È mancata invece una qualsiasi manifestazione di interesse e di attenzione da parte del governo italiano, altro sintomo della sottovalutazione dell'urgenza di rilanciare un'iniziativa della comunità internazionale per la pace tra israeliani e palestinesi e l'espressione di un malinteso senso di "amicizia" verso Israele.

Il Ministro degli Esteri Frattini ha annunciato qualche giorno fa l'intenzione di procedere con la Conferenza dei Donatori per la Palestina e di riconvocare, prima della conclusione del semestre di presidenza italiana dell'Unione, una riunione del Quartetto. Bene, prendiamo atto positivamente di questi programmi e siamo pronti, in Parlamento e nel paese, a contribuire al loro successo. Ma proprio per questo vogliamo rivolgere un appello al Ministro e al governo italiano: invitate in Italia i promotori dell'Intesa di Ginevra, date fiducia al loro sforzo, discutete con loro come rappresentanti di due società che, stanche della spirale di violenza in cui sono piombate, vogliono dire "basta", voltare pagina, costruire un futuro di pace.

(fonte: l'Unità)