|
Intervista
a
Borsellino
Il
21 maggio 1992, due mesi prima di essere assassinato,
Paolo Borsellino ha concesso al giornalista francese
Fabrizio Calvi ed al regista Jean Pierre Moscardo un'intervista
che ha suscitato grande clamore e scandalo.
Infatti questa
intervista, interamente videoregistrata a casa del magistrato,
non è mai stata trasmessa in televisione. Solo nel 1994 (due
anni dopo la morte di Borsellino) il settimanale l'Espresso
ne ha pubblicato il testo integrale. E solo nel 2000 il canale RaiNews
24 ne ha trasmesso una riduzione di 30 minuti (l'intervista
originale durava 50 minuti).
La versione
televisiva ha provocato reazioni agguerrite: nell'intervista si
parla infatti di Vittorio Mangano, il mafioso che per diverso
tempo ha lavorato alle dipendenze di Berlusconi come
"stalliere", e si parla anche di altri personaggi
molto vicini a Bellusconi come Dell'Utri e Rapisarda. In
sostanza nell'intervista si parla di rapporti fra mafia,
politica e grande industria.
Le reazioni di
Berlusconi sono state naturalmente vivacissime e in conclusione
si è parlato di una "manipolazione" dell'intervista
televisiva.
Non è
probabilmente corretto affermare che quella di RaiNews 24
sia una versione manipolata dell’intervista, ma certamente non
è quella la versione integrale della stessa.
Proponiamo qui
allora le due versioni: a sinistra il testo integrale
(pubblicato dall'Espresso) e a destra quello ridotto (della
versione televisiva). Gli studenti di italiano (e pure gli
italiani) potranno trarre le loro conclusioni.
|
Tra queste centinaia di imputati ce n'è
uno che ci interessa:
tale Vittorio Mangano, lei l'ha conosciuto?
|
«Si,
Vittorio Mangano l’ho conosciuto anche in
periodo antecedente al maxiprocesso, e precisamente negli
anni fra il'75 e l’80. Ricordo di avere istruito un
procedimento che riguardava delle estorsioni fatte a carico di
talune cliniche private palermitane e che presentavano una
caratteristica particolare. Ai titolari di queste cliniche
venivano inviati dei cartoni con una testa di cane mozzata.
L'indagine fu particolarmente fortunata perché - attraverso dei
numeri che sui cartoni usava mettere la casa produttrice - si
riuscì rapidamente a individuare chi li aveva acquistati.
Attraverso un'ispezione fatta in un giardino di una salumeria
che risultava aver acquistato questi cartoni, in giardino ci
scoprimmo sepolti i cani con la testa mozzata. Vittorio Mangano
restò coinvolto in questa inchiesta perché venne accertata la
sua presenza in quel periodo come ospite o qualcosa del genere -
ora i miei ricordi si sono un po' affievoliti - di questa
famiglia, che era stata autrice dell’estorsione.
Fu
processato, non mi ricordo quale sia stato l'esito del
procedimento, però fu questo il primo incontro processuale che
io ebbi con Vittorio Mangano. Poi l'ho ritrovato nel
maxiprocesso perché Vittorio Mangano fu indicato sia da
Buscetta che da Contorno come uomo d'onore appartenente a Cosa
Nostra».
|
<<Sì,
Vittorio Mangano l'ho conosciuto anche in periodo antecedente al
maxi-processo e precisamente negli anni fra il 1975 e il 1980, e
ricordo di aver istruito un procedimento che riguardava delle
estorsioni fatte a carico di talune cliniche private
palermitane. Vittorio Mangano fu indicato sia da Buscetta che da
Contorno come "uomo d'onore" appartenente a Cosa
Nostra>>. |
Uomo d'onore di che famiglia?
|
«L'uomo
d'onore della famiglia di Pippo Calò, cioè di quel personaggio
capo della famiglia di Porta Nuova, famiglia alla quale
originariamente faceva parte lo stesso Buscetta. Si accertò che
Vittorio Mangano - ma questo già risultava dal procedimento
precedente che avevo istruito io, e risultava altresì dal
cosiddetto "procedimento Spatola" [il boss Rosario
Spatola, potente imprenditore edile, NDR]
che Falcone aveva istruito negli anni immediatamente precedenti
al maxiprocesso - che Mangano risiedeva abitualmente a Milano
città da dove, come risultò da numerose intercettazioni
telefoniche, costituiva un terminale dei traffici di droga che
conducevano alle famiglie palermitane». |
<<L'uomo
d'onore della famiglia di Pippo Calò, cioè di quel personaggio
capo della famiglia di Porta Nuova, famiglia della quale
originariamente faceva parte lo stesso Buscetta. Si accertò che
Vittorio Mangano, ma questo già risultava dal procedimento
precedente che avevo istruito io e risultava altresì da un
procedimento cosiddetto procedimento Spatola, che Falcone aveva
istruito negli anni immediatamente precedenti
al maxi-processo, che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente
a Milano, città da dove come risultò da numerose
intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale del
traffico di droga, di traffici di droga che conducevano le
famiglie palermitane>>. |
E questo Vittorio Mangano faceva traffico di droga a Milano?
|
«Il
Mangano, di droga (Borsellino comincia a parlare, poi si
corregge. NDR), Vittorio
Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le
emergenze probatorie più importanti, risulta l’interlocutore
di una telefonata intercorsa tra Milano e Palermo nel corso
della quale lui, conversando con un altro personaggio delle
famiglie mafiose palermitane, preannuncia o tratta l’arrivo di
una partita di eroina chiamata alternativamente, seco do il
linguaggio che si usa nelle intercettazioni telefoniche,
“magliette” o “cavalli”. Il mangano è stato poi
sottomesso a processo dibattimentale ed è stato poi condannato
per questo traffico di droga. Credo che non venne condannato per
associazione mafiosa – beh, sì per associazione semplice –
riporta in primo grado una pena di 13 anni e 4 mesi di
reclusione più 700 milioni di multa…La sentenza di Corte
d’Appello confermò questa decisione di primo grado». |
<<Vittorio
Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le
emergenze probatorie più importanti risulta l'interlocutore di
una telefonata intercorsa fra Milano e Palermo, nel corso della
quale lui, conversando con un altro personaggio mafioso delle
famiglie palermitane, preannuncia o tratta l'arrivo di una
partita di eroina chiamata alternativamente secondo il
linguaggio convenzionale che si usa nelle intercettazioni
telefoniche come magliette o cavalli>>. |
Quando ha visto per la prima volta Mangano?
|
«La
prima volta che l’ho visto anche fisicamente? Fra il ’70 e
il ‘75». |
Non
c’è né la domanda, né la risposta.
|
«Si,
per interrogarlo». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
E dopo è stato arrestato?
|
«Fu
arrestato fra i1 ‘70 e il '75. Fisicamente non ricordo il
momento in cui l'ho visto nel corso del maxiprocesso, non
ricordo neanche di averlo interrogato personalmente. Si tratta
di ricordi che cominciano a essere un po' sbiaditi in
considerazione del fatto che sono passati quasi 10 anni». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Dove è stato arrestato, a Milano o a Palermo?
|
«A
Palermo la prima volta (è la risposta di Borsellino; ai
giornalisti interessa capire in quale periodo il mafioso vivesse
ad Arcore, NDR». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
«Fra
il '75 e l'80, probabilmente fra il ‘75 e l’80». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Ma lui viveva già a Milano?
|
«Sicuramente
era dimorante a Milano anche se risulta che lui stesso afferma
di spostarsi frequentemente tra Milano e Palermo». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
E si sa cosa faceva a Milano?
|
«A
Milano credo che lui dichiarò di gestire un'agenzia, ippica o
qualcosa del genere. Comunque che avesse questa passione dei
cavalli risulta effettivamente la verità, perché anche nel
processo, quello delle estorsioni di cui ho parlato, non ricordo
a che proposito venivano fuori i cavalli. Effettivamente dei
cavalli, non "cavalli" per mascherare il traffico di
stupefacenti». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Ho capito. E a Milano non ha altre indicazioni sulla sua vita,
su cosa faceva?
|
«Guardi:
se avessi la possibilità di consultare gli atti del
procedimento molti ricordi
mi riaffiorerebbero...»
|
Non
c’è né domanda, né risposta
|
Ma lui comunque era già uomo d'onore negli anni Settanta?
|
«...Buscetta
lo conobbe già come uomo d'onore in un periodo in cui furono
detenuti assieme a Palermo antecedente gli anni Ottanta,
ritengo che Buscetta si riferisca proprio al periodo in cui
Mangano fu detenuto a Palermo a causa di.
quell’estorsione nel processo dei cani con la testa
mozzata... Mangano negò in un primo momento che ci fosse
stata questa possibilità d’incontro... ma tutti e due erano
detenuti allUcciardone qualche anno prima o dopo il 77». |
Non
c’è né domanda, né risposta
|
Volete
dire che era prima o dopo che Mangano aveva cominciato
a lavorare da Berlusconi? Non abbiamo la prova...
|
«Posso
dire che sia Buscetta che Contorno non forniscono altri
particolari circa il momento in cui Mangano sarebbe stato
fatto uomo d’onore. Contorno, tuttavia – dopo aver
affermato, in un primo tempo, di non conoscerlo – precisò
successivamente di essersi ricordato, avendo visto una
fotografia di questa persona, un presentazione avvenuta in un
fondo di proprietà di Stefano Bontade (uno dei capi dei
corleonesi. NDR)». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Mangano conosceva Bontade?
|
«Questo
ritengo che risulti anche nella dichiarazione di Antonino
Calderone [Borsellino poi indica un altro pentito ora
morto, Stefano Calzetta, che avrebbe parlato a lungo dei
rapporti tra Mangano e una delle famiglie di corso dei Mille,
gli Zanca, NDR]...». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Un inquirente ci ha detto che al momento in cui Mangano
lavorava a casa di Berlusconi c'è stato un sequestro, non a
casa di Berlusconi però dì un invitato [Luigi D'Angerio,
NDR] che usciva dalla casa di Berlusconi.
|
«Non
sono a conoscenza di questo episodio». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Mangano
è più o meno un pesce pilota, non so come si dice,
un'avanguardia?
|
«Sì,
le posso dire che era uno di quei personaggi che, ecco, erano
i ponti, le “teste di ponte” dell'organizzazione mafiosa
nel Nord Italia. Ce n’erano parecchi ma non moltissimi,
almeno tra quelli individuati. Un altro personaggio che
risiedeva a Milano, era uno dei Bono, [altri mafiosi
coinvolti nell'inchiesta di San Valentino, NDR]
credo Alfredo Bono che nonostante fosse capo della famiglia
della Bolognetta, un paese vicino a Palermo, risiedeva
abitualmente a Milano. Nel maxiprocesso in realtà Mangano non
appare come uno degli imputati principali, non c'è dubbio
comunque che... è un personaggio che suscitò parecchio
interesse anche per questo suo ruolo un po’ diverso da
quello attinente alla mafia militare, anche se le
dichiarazioni di Calderone [nel'76 Calderone è ospite di
Michele Greco quando arrivano Mangano e Rosario Riccobono per
informare Greco di aver eliminato i responsabili di un
sequestro di persona avvenuto, contro le regole della mafia,
in Sicilia, NDR] lo
indicano anche come uno che non disdegnava neanche questo
ruolo militare all'interno dell'organizzazione mafiosa...». |
<<Sì,
guardi le posso dire che era uno di quei personaggi che ecco
erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa
nel Nord – Italia>>.
|
Dunque Mangano era uno che poi torturava anche?
|
«Sì,
secondo le dichiarazioni di Calderone». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Dunque quando Mangano parla di “cavalli” intendeva droga?
|
«Diceva
"cavalli” e diceva “magliette”, talvolta». |
<<Si,
tra l'altro questa tesi dei cavalli che vogliono dire droga,
è una tesi che fu avanzata alla nostra ordinanza istruttoria
e che poi fu accolta al dibattimento, tanto è che Mangano fu
condannato al dibattimento del maxi processo per traffico di
droga>> |
Perché se ricordo bene c'è nella San Valentino
un'intercettazione tra lui e Marcello Dell'Utri, in cui si
parla di cavalli (dal rapporto Criminalpol: «Mangano parla
con tale dott. Dell'Utri e dopo averlo salutato cordialmente
gli chiede di Tony Tarantino. L'interlocutore risponde
affermativamente... il Mangano riferisce allora a Dell'Utri
che ha un affare da proporgli e che ha anche il cavallo"
che fa per lui. Dell'Utri risponde che per il cavallo
occorrono "piccioli' e lui non ne ha. Mangano gli dice di
farseli dare dal suo amico "Silvio". Dell'Utri
risponde che quello lì non "surra", [non c'entra,
NDR]) ».
|
«Si,
comunque non è la prima volta che viene utilizzata,
probabilmente non si tratta della stessa intercettazione. Se
mi consente di consultare [Borsellino guarda le sue carte,
NDR). No, questa
intercettazione è tra Mangano e uno della famiglia degli
Inzerillo... Tra l'altro questa tesi dei cavalli che vogliono
dire droga è una tesi che fu asseverata nella nostra
ordinanza istruttoria e che poi fu accolta in dibattimento,
tant'è che Mangano fu condannato». |
<<Beh,
nella conversazione inserita nel maxi-processo, si parla di
cavalli da consegnare in albergo, quindi non credo potesse
trattarsi effettivamente di cavalli, se qualcuno mi deve
recapitare due cavalli, me li recapita all'ippodromo o
comunque al maneggio, non certamente dentro l'albergo>>. |
E Dell'Utri non c'entra in questa
storia?
|
«Dell’Utri
non è stato imputato nel maxiprocesso, per quanto io ricordi.
So che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano
insieme Mangano». |
<<Dell'Utri
non è stato imputato del maxi processo per quanto io ne
ricordi, so che esistono indagini che lo riguardano e che
riguardano insieme Mangano>>. |
«Si.
Credo che ci sia un’indagine che attualmente è a Palermo
con il vecchio rito
processuale
nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i
particolari». |
<<Si,
credo che ci sia un'indagine che attualmente è a Palermo con
il vecchio rito processuale nelle mani del giudice istruttore,
ma non ne conosco i particolari>>. |
Dell’Utri. Marcello Dell’Utri o
Alberto Dell’Utri (Marcello e Alberto sono fratelli gemelli,
Alberto è stato in carcere per il fallimento della Venchi
Unica, oggi tutti e due sono dirigenti Fininvest. NDR)
|
Non
ne conosco i particolari. Potrei consultare avendo preso
qualche appunto (Borsellino guarda le carte. NDR),
cioè si parla di Dell’Utri Marcello e Alberto, entrambi». |
<<Non
ne conosco i particolari, potrei consultare avendo preso
qualche appunto, cioè si parla di Dell'Utri Marcello e
Alberto, di entrambi>>. |
Quelli della Publitalia, insomma?
|
E tornando a Mangano, le connessioni tra
Mangano e Dell’Utri?
|
«Si
tratta di atti processuali dei quali non mi sono personalmente
occupato, quindi sui quali non potrei rivelare nulla» |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Sì, ma in quella conversazione con
Dell’Utri poteva trattarsi di cavalli?
|
«Nella
conversazione inserita nel maxiprocesso, se non piglio errori,
si parla di cavalli che dovevano essere mandati in un albergo
(Borsellino
sorride. NDR).
Quindi non credo che potesse trattarsi effettivamente di
cavalli. Se qualcuno mi deve recapitare due cavalli, me li
recapita all’ippodromo, o comunque al maneggio. Non
certamente dentro l’albergo». |
Non c’è né domanda, né risposta
|
«Oddio,
i ricordi! Probabilmente si tratta del Plaza (l’albergo
di Antonio Virgilio. NDR)
di Milano». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
«Sì» |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
C'è una cosa che vorrei sapere. Secondo
lei come
si sono conosciuti Mangano e Dell'Utri?
|
«Non
mi dovete fare queste domande su Dell'Utri perché siccome non
mi sono interessato io personalmente, so appena… dal punto
di vista, diciamo, della mia professione, ne so pochissimo,
conseguentemente quello che so io è quello che può risultare
dai giornali, non è comunque una conoscenza professionale e
sul punto non ho altri ricordi». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Sono di Palermo tutti e due...
|
«Non
è una considerazione che induce alcuna conclusione... a
Palermo gli uomini d’onore sfioravano le 2000 persone,
secondo quanto ci racconta Calderone, quindi il fatto che
fossero di Palermo tutti e due, non è detto che si
conoscessero». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
C'è un socio di Dell'Utri tale Filippo
Rapisarda (i due hanno lavorato insieme; la telefonata
intercettata di Dell'Utri e Mangano partiva da un'utenza di
via Chiaravalle 7, a Milano, palazzo di Rapisarda. NDR) che
dice che questo Dell'Utri gli è stato presentato da uno della
famiglia di Stefano Bontade [i giornalisti si riferiscono a
Gaetano Cinà che lo stesso Rapisarda ha ammesso di aver
conosciuto con il boss dei corleonesi, Bontade. NDR]
|
«Beh,
considerando che Mangano apparteneva alla famiglia dì Pippo
Calò... Palermo è la città della Sicilia dove le famiglie
mafiose erano le più numerose – almeno 2000 uomini d'onore
con famiglie numerosissime - la famiglia di Stefano Bontade
sembra che in certi periodi ne contasse almeno 200. E si
trattava comunque di famiglie appartenenti a un'unica
organizzazione, cioè Cosa Nostra, i cui membri in gran parte
si conoscevano tutti e quindi è presumibile che questo
Rapisarda riferisca una circostanza vera... So dell'esistenza
di Rapisarda ma non me ne sono mai occupato personalmente» |
<<Palermo
è la città della Sicilia dove le famiglie mafiose erano più
numerose, si è parlato addirittura in un certo periodo almeno
di duemila uomini d'onore con famiglie numerosissime, la
famiglia di Stefano Bontade sembra che in un certo periodo ne
contasse almeno 2000, si trattava comunque di famiglie
appartenenti ad una
unica organizzazione, cioè Cosa Nostra, i cui membri in gran
parte si conoscevano tutti, e quindi è presumibile che questo
Rapisarda riferisca una circostanza vera>>.
|
Domanda che non compare sull’Espresso:
Lei di Rapisarda ne ha sentito
parlare?
|
|
<<So
dell'esistenza di Rapisarda, ma non me ne sono mai occupato
personalmente>>. |
A Palermo c'è un giudice che se n'è
occupato?
|
«Credo
che attualmente se ne occupi .... ci sarebbe un'inchiesta
aperta anche nei suoi confronti ... » |
Non
c’è né domanda, né risposta
|
A quanto pare Rapisarda e Dell'Utri
erano in affari con Ciancimino, tramite un tale Alamia
[Francesco Paolo Alamia, presidente dell'immobiliare Inirri e
della Sofim, sede di Milano, ancora in via Chiaravalle 7. NDR]
|
«Che
Alamia fosse in affari con Ciancimino è una circostanza da me
conosciuta e che credo risulti anche da qualche processo che
si è già celebrato. Per quanto riguarda DellUtri e Rapisarda
non so fornirle particolari indicazioni trattandosi, ripeto
sempre, di indagini di cui non mi sono occupato personalmente». |
<<Che
Alamia fosse in affari con Ciancimino è una circostanza da me
conosciuta e che credo risulti anche da qualche processo che
si è già celebrato. Per quanto riguarda Rapisarda e
Dell'Utri, non so fornirle particolari indicazioni,
trattandosi ripeto sempre di indagini di cui non mi sono
occupato personalmente>>. |
Domanda che non compare sull’Espresso:
Non
le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come
Berlusconi, Dell'Utri, siano collegati a uomini d'onore tipo
Vittorio Mangano?
|
|
<<All'inizio
degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare
un'impresa anch'essa, un'impresa nel senso che attraverso
l'inserimento sempre più notevole, che ad un certo punto
diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze
stupefacenti , Cosa Nostra cominciò a gestire una massa
enorme di capitali, una massa enorme di capitali, dei quali
naturalmente cercò lo sbocco, cercò lo sbocco perchè questi
capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero e
allora cosìsi spiega la vicinanza tra elementi di Cosa Nostra
e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di
capitali>>. |
Si è detto che Mangano ha lavorato per
Berlusconi
|
«Non
le saprei dire in proposito.. Anche se, dico, debbo far
presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le
cose di cui non sono certo poiché ci sono addirittura... so
che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in
proposito, per le quali non conosco addirittura quali degli
atti siano ormai conosciuti e ostensibili e quali debbano
rimanere segreti. Questa vicenda che riguarderebbe i suoi
rapporti con Berlusconi è una vicenda - che la ricordi o non
la ricordi - comunque è una vicenda che non mi appartiene.
Non sono io il magistrato che se ne occupa, quindi non mi
sento autorizzato a dirle nulla». |
<<Non
le saprei dire in proposito o anche se le debbo far presente
che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di
cui non sono certo, so che ci sono addirittura ancora delle
indagini in corso in proposito, per le quali non conosco quale
atti sono ormai conosciuti, ostensibili e quali debbono
rimanere segreti, questa vicenda che riguarderebbe i suoi
rapporti con Berlusconi, è una vicenda che la ricordi o non
la ricordi, comunque è una vicenda che non mi appartiene, non
sono io il Magistrato che se ne occupa quindi non mi sento
autorizzato a dirle nulla>>. |
Ma c'è un'inchiesta ancora aperta?
|
«So
che c'è un'inchiesta ancora aperta». |
<<So
che c'è un'inchiesta ancora aperta>>. |
Su Mangano e Berlusconi? A Palermo?
|
«Su
Mangano credo proprio di si, o comunque ci sono delle indagini
istruttorie che riguardano rapporti di polizia concernenti
anche Mangano». |
<<Sì>>. |
«Questa
parte dovrebbe essere richiesta... quindi non so se sono cose
che si possono dire in questo momento». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Come uomo, non più come giudice, come
giudica la fusione che abbiamo visto operarsi tra industriali
al di sopra di ogni sospetto come Berlusconì e Dell'Utri e
uomini d'onore di Cosa Nostra?
Cioè Cosa Nostra s'interessa all'industria, o com'è?
|
«A
prescindere da ogni riferimento personale, perché ripeto dei
riferimenti a questi nominativi che lei fa io non ho
personalmente elementi da poter esprimere, ma considerando la
faccenda nelle sue posizioni generali: allorché
l'organizzazione mafiosa, la quale sino agli inizi degli anni
Settanta aveva avuto una caratterizzazione di interessi
prevalentemente agricoli o al più di sfruttamento di aree
edificabili. All’inizio degli anni Settanta Cosa Nostra
cominciò a diventare un'impresa anch'essa. Un’impresa nel
senso che attraverso l'inserimento sempre più notevole, che a
un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel
traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a
gestire una massa enorme di capitali. Una massa enorme di
capitali dei quali, naturalmente, cercò lo sbocco. Cercò lo
sbocco perché questi capitali in parte venivano esportati o
depositati all'estero e allora così si spiega la vicinanza
fra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si
occupavano di questi movimenti di capitali, contestualmente
Cosa Nostra cominciò a porsi il problema e ad effettuare
investimenti. Naturalmente, per questa ragione, cominciò a
seguire una via parallela e talvolta tangenziale
all’industria operante anche nel Nord o a inserirsi in modo
di poter utilizzare le capacità, quelle capacità
imprenditoriali, al fine di far fruttificare questi capitali
dei quali si erano trovati in possesso».
|
Non
c’è né domanda, né risposta
|
Dunque lei dice che è normale che Cosa
Nostra s'interessi a Berlusconi?
|
«E'
normale il fatto che chi è titolare di grosse quantità di
denaro cerca gli strumenti per potere questo denaro impiegare.
Sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista
di far fruttare questo denaro. Naturalmente questa esigenza,
questa necessità per la quale l'organizzazione criminale a un
certo punto della sua storia si è trovata di fronte, è stata
portata a una naturale ricerca degli strumenti industriali e
degli strumenti commerciali per trovare uno sbocco a questi
capitali e quindi non meraviglia affatto che, a un certo punto
della sua storia, Cosa Nostra si è trovata in contatto con
questi ambienti industriali». |
<<E’
normale che chi è titolare di grosse quantità di denaro
cerchi gli strumenti per poter impiegare questo denaro, sia
dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di
far fruttare questo denaro>> |
E uno come Mangano può essere
l'elemento di connessione tra questi mondi?
|
«Ma,
guardi, Mangano era una persona che già in epoca ormai
diciamo databile abbondantemente da due decadi, era una
persona che già operava a Milano, era inserita in qualche
modo in un’attività commerciale. E' chiaro che era una
delle persone, vorrei dire anche una delle poche persone di
Cosa Nostra, in grado di gestire questi rapporti». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Però lui si occupava anche di traffico
tre droga, l'abbiamo visto anche in sequestri di persona..
|
«Ma
tutti questi mafiosi che in quegli anni - siamo probabilmente
alla fine degli anni ‘60 e agli inizi degli anni ‘70 -
appaiono a Milano, e fra questi non dimentichiamo c'è pure
Luciano Liggio, cercarono di procurarsi quei capitali, che poi
investirono negli stupefacenti, anche con il sequestro di
persona». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
E questa inchiesta quando finirà?
|
«Entro
ottobre di quest'anno ... ». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Quando è chiusa, questi atti diventano
pubblici?
|
«Certamente…». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
Perché ci servono per un'inchiesta che
stiamo cominciando
sui rapporti tra la grossa industria...
|
«Passerà
del tempo prima che ... ». |
Non
c’è né domanda, né risposta.
|
|
|