LA VITA QUOTIDIANA DI CASSINO ANTEGUERRA
Cassino prima della guerra era una cittadina antica ma ben disposta sotto il profilo urbanistico e dotata di strutture scolastiche una scola media, un liceo classico, Giosuè Carducci, il convitto Dante Alighieri, un tribunale con corte di Assise che abbracciava per competenza diversi comuni compresi i comuni dell’alta Campania. Le attività produttive del territorio della città erano prevalentemente agricole, ma erano presenti anche piccole attività artigianali e commerciali. Al livello stradale era attraversata dalla strada statale Casilina e dalla ferrovia Roma-Napoli. La piazza principale si chiamava Principe Amedeo ed era collegata con la villa comunale. Altre piazze erano piazza Danese, piazza Regina Margherita sulla quale si affacciava il palazzo comunale e il teatro Manzoni. Il corso principale si chiamava corso Vittorio Emanuele 2°, la piazza Umberto 1° dove era situato il duomo di San Germano (chiesa Madre) era collegata con il palazzo Abbaziale e il tribunale. Piazza Fontana Rosa era una piazzetta di incontro in quanto era dotata di bellissime fontane. Altre chiese erano: la chiesa di Sant’Antonio, la chiesa di San Rocco e la chiesa della Madonna del Riparo. Altra strada importante era Viale Dante che collegava il centro della città con la stazione ferroviaria da cui partiva anche la funivia che portava a Montecassino. La funivia poteva trasportare massimo 11 persone ed impiegava 8 minuti. L’abbazia di Montecassino era collegata con la città sia con una strada che con la funivia, anche se il popolo e i visitatori utilizzavano maggiormente la funivia. I conventi religiosi erano: il convento delle francescane ed il convento delle benedettine. I monumenti più importanti erano l’abbazia di Montecassino, la Rocca Janula, l’Anfiteatro Romano, il Colosseo, la tomba di Umidia Quadratilla e le Terme di Terenzio Varrone. Altro punto d’incontro oltre alle piazze e alle chiese, era un piccolo campo sportivo dove la domenica si riunivano tutti i giovani, situato nel lato nord della città (dove ora si trova la Scuola Media Conte). In un’epoca in cui l’economia si basava essenzialmente sull’agricoltura, il mercato, inteso come spazio fisico di scambio dei prodotti agro-pastorali, offre significativi elementi di valutazione dei traffici economici e delle trasformazioni urbane. Fin dal Medioevo gli scambi commerciali venivano abbinati alle celebrazioni religiose, al fine di contenere gli spostamenti di coloro che risiedevano nei paesi vicini. Le fiere si svolgevano generalmente davanti a chiese o a santuari, offrivano generi vari ai numerosi pellegrini accampati negli spazi prospicienti gli edifici religiosi. Nella Terra di San Benedetto solo i centri maggiori godevano di fiere e mercati settimanali. A Cassino il mercato settimanale del sabato risale alla prima metà del Diciottesimo Secolo. L’Abbazia di Montecassino nel periodo di massimo splendore organizzava le fiere annuali. Nella cittadina si tenevano numerose fiere, ben distribuite nell’arco dell’anno: la Fiera di Sant’Antonio Abate in Inverno; la Fiera di San Benedetto a primavera; la Fiera della SS.ma Trinità nell’ottava di Pentecoste; La Fiera di Santa Filomena precedentemente denominata di Santa Maria della Neve ad Agosto; la Fiera di San Francesco in Autunno. L’identificazione iconografica dei “costumi ciociari” è stata spesso estesa a buone parte del Lazio meridionale, uniformando caratteristiche e stili in realtà diversificati, ma frutto di una reciproca identificazione. La carenza di una chiara perimetrazione dei luoghi della Ciociaria, ha contribuito,già alla fine del Settecento, ad un perdurante equivoco di individuazione e collocazione geografica del costume ciociaro; associato dapprima ai costumi romani, quindi esteso impropriamente ai territori più a sud del Lazio, quali quelli del Cassinate. In realtà il folklore ciociaro si esprime con abiti del tutto propri che rappresentano nella loro semplicità, una singolare interpretazione del modo di abbigliarsi in uso tra i ceti sociali più modesti. Del resto alcuni studiosi credono che la Ciociaria derivi il suo toponimo proprio delle caratteristiche calzature dei suoi abitanti: le cioce.
Il costume ciociaro si presenta decisamente connotato nei suoi elementi tipici: le donne con un corsetto semplice, quasi sempre spaccato o prevalentemente sagomato al centro, i grembiuli generalmente di colore nero con variopinti ornamenti orizzontali, la camicetta arricciata con le maniche morbide e crespate, la collana di corallo, il bianco e semplice copricapo ripiegato in su ed appuntato sulla testa ai bordi laterali tutto completato con una sciarpa ripiegata a nastro, posta sulle spalle ed incrociata sul davanti fino a scomparire nel corsetto. Per gli uomini oltre alle caratteristiche cioce, comuni anche all’altro sesso, ricorrono i cappelli a cono, gli abbondanti mantelli, i corsetti di pelle di pecora ed i pantaloni corti al ginocchio. E’ noto come un linguaggio popolare conservi in sé tutta la storia, tutta la cultura del popolo che lo usa: il dialetto è un discorrere, un conservare e un comunicare tra gente di una stessa cultura, di uno stesso tempo, dunque dialetto è la somma delle esperienze concrete, vissute, tramandate da tempi immemorabili, filtrate e sedimentate nel linguaggio quotidiano di un popolo. La lingua madre del dialetto cassinese è sicuramente il latino che è stato filtrato dalle numerosissime intrusioni germaniche o barbariche dando vita alle parlate medievali. Nelle etimologie delle parole vi è un frequente ricorso alla radice germanica e comunque sia il latino che il greco che le parlate germaniche, sono tutte ramificazioni dell’unico ceppo indoeuropeo. Ecco riportati indicati alcuni proverbi e filastrocche: “andò stannö tàntï iàllï n’nzë fa màië iuòrnö.” Le decisioni deve prenderle uno solo. “cannëlorä cannëlorä, si fa viéntö, sciòccä e chiòvë, rë viérnö sémö fòrä, si fa gliu sulëciégliö, stemmo réntö a vërnëciéglio.” Candelora, candelora, se c’è vento, fiocca o piove, siamo fuori dall’inverno, se c’è il sole, siamo ancora in inverno. “chi bèllä vò parì, gran dolorë àdda patì.” La bellezza comporta sacrifici. “scorza mëlangula cuccurucù, figlia bèlla cèchëtë tu.” (sorteggio per chi doveva “cëcàrse” nel gioco del nascondino) “ùrzö, ùrzö, malaùrzö, chi ha fattö la véscia pùzza? L’à fàttä la figliä rë gliu rè, tiri e tàppëtë ngùlö a tè” “Alla vìä rë còppä còppä stànnö appésë lë campanèllë e Ndunétta è la chiù bèllä së s’affàcciä alla fënëstrèllä issiccìsö quàntö sì bèllä” Alla via di “còppa còppa” (una via della vecchia cassino)sono appese le campanelle E Antonietta è la più bella E si affaccia alla finestrella, per la miseria quanto sei bella. DAILY LIFE IN CASSINO Before the Second World War, Cassino was an old village full of school structures, and a tribunal with the court of Assisi. There were agricultural and commercial activities. It was crossed by Casilina and the railway station: Rome-Naples. The main square was called “Principe Amedeo”, the other squares were: ”Piazza Danese”, ”Piazza Regina Margherita” there was also Manzoni Theatre.The main course was Vittorio Emanuele II. “S. Germano” was situated in “Umberto I” square and it was linked to the Abbey and the Tribunal. “Fontana Rosa” square was full of beautiful fountains. There were some churches: S.Antonio, S.Rocco, Madonna Del Riparo, S.Maria Delle Cinque Torri. “Viale Dante” linked the centre of the town to a railway station. If people wanted to go to the Abbey they had to take the cableway or the road. There were two convents “S. Francesco” and “S. Benedetto”. The most important monuments were: ”Abbazia”, ”Rocca Janula”, ”Anfiteatro Romano”, ”Colosseo”, ”Tomba di Umidia Quadratilla” and “Terme Varroniane”. On Sunday young people used to meet in a small sports ground. There was also an agro-pastoral market. The various fairs (fiera di S.Benedetto, fiera di S.Antonio, fiera di S.Filomena, fiera di S.Francesco) were held before the churches. In its golden ages the Abbey of Montecassino had a juristictional power. The folklore in “ciociaria” is simple, the most characteristic objects are the “cioce” typical shoes. The women wore a corset, a black apron, a blouse, a coral lace, a headdress and a large scarf on their shoulders. The men wore the “cioce”, “coned hat”, large cloaks, sheep corsets and trousers long until knees. They used their dialect. This dialect was surely Latin filtered by Germanic intrusions or barbaric intrusions. CASSINO AVANT LA SECONDE GUERRE Avant la seconde guerre Cassino avait des édifices publics importants : un Collège, un Lycée, un Tribunal avec sa Cour d’Assise et L’Internat “Dante Alighieri”. Les activités du territoire étaient agricoles, artisanales et commerciales. Le réseau routier comprenait la route Casilina et le chemin de fer Roma-Napoli. Place « Principe Amedeo » était la place principale de la ville. Il y avait aussi place « Danese », place « Regina Margherita », sur laquelle donnaient le palais de la Mairie et le théâtre « Manzoni ». A place « Umberto I » il y avait la cathédrale « San Germano », reliée au palais Abbatial et au Tribunal. Place « Fontana Rosa », ornée de superbes fontaines, était le point de rencontre. Il y avait d’autres églises : l’église de « Sant’Antonio », l’église de « San Rocco » et l ‘ église de la « Madonna del Riparo ». Rue Dante était très importante parce qu’ elle reliait le centre ville à la place de la gare. Ici il y avait le départ du téléphérique. A Cassino il y avait deux couvents : le Couvent des Franciscaines et des Bénédictines. Les monuments les plus importants de la ville étaient: l’Abbaye de Montecassino, la forteresse « Janula », l’Amphitéâtre romain, le théâtre romain , le Mausolée d’Ummidia Quadratilla et les Thermes de Varron. Au nord de la ville il y avait un petit terrain de sport, où s’élève aujourd’hui le Collège « G. Conte ». Dès le Moyen-Age à l’occasion de célébrations religieuses il y avait des échanges commerciaux. Les foires avaient lieu devant les églises ou les sanctuaires et offraient plusieurs produits aux pèlerins. Il y avait la foire de « Sant’Antonio Abate », en hiver, la foire de « San Benedetto » au printemps, la foire de la « SS.ma Trinità » à la Pentecôte. La foire de « San Francesco » en automne, la foire de « S : Filomena » au mois d’août. A cette époque l’Abbaye de Montecassino avait une puissante juridiction. Le mot « Ciociaria », dérive des chaussures de ses habitants, les « cioce ». Le costume local féminin avait un corset, un tablier noir, une chemise plissée, un collier en coraux une coiffure, un châle. Les hommes portaient un chapeau en pointe, un grand manteau, un corset en cuir et un pantalon jusqu’ aux genoux. Ils parlaient un dialecte dérivant du latin, filtré d’intrusions germaniques et barbares.
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