l’inverno in montagna

da novembre in poi, quando si va in montagna, si nota che c’è un gran silenzio, nel bosco e nelle «praterie» non c’è la solita animazione: niente insetti, niente scoiattoli, assenza di rumori. se c’è la neve, vediamo solo qualche impronta: è probabile che sia di uccelli, lepri oppure di «ungulati» come cinghiali e caprioli; non si fanno vedere da noi ma lasciano traccia. 

questo perché da un lato abbiamo il fenomeno delle migrazioni, per cui alcune specie di uccelli si radunano in stormi e si dirigono verso i paesi più caldi dove riusciranno più facilmente a trovare cibo.

d’altra parte alcuni mammiferi e rettili, durante la stagione fredda, diminuiscono le proprie funzioni vitali e rimangono in stato di quiescenza, si ricoverano generalmente in una «tana», cadendo in un sonno più o meno profondo: comportamento che si dice letargo. nel corso di questo periodo, in cui non troverebbero più cibo, si nutrono delle riserve di grasso immagazzinate durante i mesi estivi e autunnali; fra gli animali che vanno in letargo ricordiamo in primo luogo i proverbiali ghiri (infatti si dice … dormire come un ghiro) gli orsi, gli scoiattoli, i pipistrelli, alcune tartarughe di terra e altri rettili. durante la fase letargica, le funzioni vitali rallentano, il cuore batte più lentamente, la temperatura corporea si abbassa: in alcune specie scende di poco (passando da 37 a 31 gradi centigradi negli orsi) in altre specie come i ricci scende molto, fino a raggiungere anche i due gradi.

esiste anche una forma … umana di letargo: in india i fachiri propriamente detti, attraverso un’azione nervosa cosciente, determinano un rallentamento delle funzioni vitali e un isolamento dal mondo.

ora, affrontiamo un momento l’aspetto «scientifico» della faccenda.

in natura vi sono numerosi organismi vegetali e animali capaci di arrestare, in modo reversibile, i propri processi vitali fondamentali; lo stato conseguente è detto quiescenza, o anche torpore, ibernazione, animazione sospesa. anche il letargo è considerato una forma di quiescenza. l’estivazione è l’opposto, ci sono alcune specie che devono affrontare temperature elevatissime.

lo stato di quiescenza riguarda sia i vegetali che gli animali e è caratterizzato da drastica riduzione dell'attività delle cellule e della loro produzione di energia, che può arrivare alla totale immobilità delle cellule; è un meccanismo difensivo e di adattamento all'ambiente, che permette a quegli organismi di superare particolari stress ambientali, come condizioni estreme di temperatura, carenza estrema di ossigeno, lesioni fisiche, ecc. si attiva in risposta alla condizione ambientale di stress, e si disattiva al ritorno della condizione normale.

un caso di quiescenza sotto gli occhi di tutti sono gli alberi che in autunno perdono le foglie; anche le specie sempreverdi come le conifere riducono l’attività. il meccanismo è molto semplice: in autunno le piante caducifoglie generano uno «strato di separazione» nel picciolo e provocano la caduta delle foglie; nel frattempo si formano le gemme, dentro le quali sono contenute già alcune foglioline arrotolate, che usciranno a primavera.

esempio di quiescenza portata al limite: i semi che restano dormienti per anni nei terreni desertici e germinano all'arrivo della pioggia; gli embrioni del gamberetto artemia salina (scimmie di mare), che possono resistere diversi anni fuori dell’acqua, e quando reimmersi riprendono il loro sviluppo.

tornando al regno animale, non tutti in inverno migrano oppure vanno in letargo, molti animali hanno un ciclo di vita inferiore all’anno. la maggior parte degli insetti, che non possono sopravvivere al freddo dell’inverno, in autunno depositano le uova in luoghi protetti e muoiono. in primavera dalle uova nasceranno le larve che poi si trasformeranno in insetti adulti. esiste anche la morte apparente di alcuni insetti, che attraverso l’essiccamento del tegumento (scusate, vuol dire che si indurisce la «pelle») si separano dall’ambiente esterno nella stagione sfavorevole.

gli animali insettivori, come i piccoli rettili, i pipistrelli e i ricci, evidentemente, nella stagione fredda si troverebbero a corto di cibo. i rettili, animali a sangue freddo, non possono rimanere all’aperto durante l’inverno.  

le lucertole, le rane, le lumache e le chiocciole si nascondono in qualche cavità del terreno o nel fango, in ogni caso in un luogo riparato dal gelo e si addormentano fino a primavera; le chiocciole inoltre chiudono il loro guscio con una membrana.

un animale che è poco attivo d’inverno ma non va in letargo è lo scoiattolo, che ha abitudini differenti dagli altri animaletti; infatti, immagazzina le eccedenze di cibo un po’ a caso in diversi depositi; poi si costruisce un «nido» sferico, generalmente in una biforcazione dei rami, per trascorrere l’inverno. quasi ogni giorno esce dal nido per andare prelevare un po’ del cibo che avevano accumulato, servendosi dell’odorato per ritrovare i suoi magazzini. in conclusione, lo scoiattolo alterna periodi di sonno e periodi di attività.

in alta montagna, caratteristico animale letargico è la marmotta: a due o tre metri di profondità, in una vera e propria «camerata» sotterranea larga anche diversi metri, le marmotte trascorrono l’inverno, riunite in gruppi, dopo avere otturato i cunicoli di accesso con terra compressa. durante l’estate questi animali, oltre a mangiare in maniera più che abbondante per ingrassare, trasportano erba essiccata (come fanno gli umani col fieno) nella tana, disponendola a strati; in inverno dormono profondamente, acciambellate su questo soffice materasso. come si diceva prima, il battito cardiaco può passare da 90 pulsazioni a circa 20, la respirazione rallenta, il corpo si raffredda e, per sopravvivere, le marmotte consumano il grasso accumulato durante l’estate.

invece il tasso, altro animale del bosco che vive in tane sotterranee, diminuisce la sua attività in inverno, ma non va in letargo.

si può osservare che, al contrario, molti animali continuano a essere attivi anche durante l’inverno: in particolare alle nostre latitudini è possibile osservare spesso i passeri e altri uccelli non migratori, ma anche alcune anatre. di solito queste sono uccelli migratori; molte anatre italiane che vivono nelle vicinanze dell’uomo invece sono diventate «stanziali», cioè rimangono da noi tutto l’ anno, perché trovano la possibilità di nutrirsi.

i cinghiali mangiano una grande varietà di cibi, prevalentemente vegetali ma anche animali; ricercano bulbi e tuberi in autunno, periodo nel quale accumulano grasso, ghiande a faggiole in inverno, periodo nel quale rimangono attivi, naturalmente nelle ore notturne come sempre.

i cervi mostrano dei movimenti stagionali fra i pascoli montani d’estate, anche oltre il limite della vegetazione forestale, e il fondovalle d’inverno. lo stesso fanno i camosci, che però in toscana non ci sono.

i caprioli non hanno questa forma di «migrazione» però sono sempre attivi quasi esclusivamente di notte. cambiando completamente famiglia, anche le lepri si riposano di giorno, per questa ragione non si fanno vedere; è però possibile avvistarne le tracce, molto caratteristiche.

 

tutte le immagini sono tratte da Corbet-Ovenden "Guida dei mammiferi d'Europa" F. Muzzio editore

 

scoiattolo in inverno 

  

ghiro

marmotte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

pubblicato sul n° 1 del 2008

http://www.caifirenze.it

aggiornamento  febbraio  2008

 

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