l'alta versilia: le valli del serra e del vezza
il fiume versilia si forma dalla confluenza dei torrenti serra e vezza, che scendono rispettivamente dalla valle di azzano e da stazzema. l'origine del nome «versilia» risale all'antico germanico wesser/wasser = acqua; diventato poi «vessidia», da cui, nell'alto medioevo, derivò la forma «versilia». il corso d'acqua
di ruosina ha dato effettivamente il nome all’intera regione e
specialmente alla zona di viareggio, con cui in realtà non ha niente a
che vedere; anticamente la zona dove adesso sorge era completamente invasa
da paludi, così come buona parte del territorio pietrasantino e
camaiorese.
vecchie case di pruno in vista della pania |
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storicamente corrispondeva al «fluvius
vesidia» della «tabula peutingeriana», il quale all’altezza di
seravezza si congiunge con il riomagno (antico nome del serra) proveniente
dal versante sud del monte altissimo. vedere su wikipedia «tabula peutingeriana» a proposito di seravezza, è
interessante notare che il suo nome non deriva - come si afferma
comunemente - dall'accoppiamento dei nomi dei due fiumi serra e vezza, ma
è vero il contrario. la dominazione longobarda era basata su borghi
rurali al cui centro c'era la «sala» (corrispondente alla latina villa o
fattoria), che fu poi trasformata in castello fortificato. uno di questi
antichi borghi era chiamato sala vetitia, da cui passò al nome di sera
vetza. sembra che un notaio poi, dividendo a metà il nome della
cittadina, dette rispettivamente ai due fiumi che ivi confluivano i nomi
di serra e vezza. il corso del fiume versilia non era in antico quello che vediamo attualmente; scendeva da dove si trova ora seravezza e si spingeva pigramente nella valle, passando poco a sud-ovest del luogo dove poi sorse la città di pietrasanta, prendendo in quel tratto il nome di «sala versiliae»; e continuava per la pianura fino a sboccare nella foce di motrone. si può quindi sostenere che il suo corso sottolineasse in modo perfetto il cuore della versilia. ai tempi nostri invece, dopo le bonifiche, il fiume forma una curva ad angolo retto dirigendosi verso nord-ovest; lo sbocco al mare non è più a marina di pietrasanta, ma al cinquale, dove forma una specie di porto-canale. per
una volta vogliamo dare uno sguardo a quella parte delle alpi apuane che i
«pionieri» dell’alpinismo apuano attraversarono per arrivare
all’attacco degli itinerari. a monte della confluenza abbiamo due belle
vallate: più breve e diretta quella del serra, più articolata e a sua
volta ripartita in vari affluenti secondari quella del vezza. non è
facile capire quale è il corso principale del fiume vezza: secondo la mia
interpretazione, nasce nella conca fra le foci di petrosciana e delle
porchette, con il nome di canale versiglia, a cardoso riceve le acque del
fosso della capriola (dalla foce di valli) e del deaglio (da mosceta); a
ponte stazzemese il nostro fiume riceve da sud due torrenti che si
chiamano rispettivamente fosso di pomezzana e di ficignana. discendendo la
sua valle boscosa, a ruosina abbiamo la confluenza del canale del
giardino; questo per citare solo i principali, ce ne sono altri. il
fascino della catena apuana consiste in gran parte nel contrasto fra
l’asprezza dei versanti rocciosi, la dolcezza delle valli boscose e la
vista del mare. dall’alto, la costa appare come su una carta geografica,
da pisa e lucca fino alle colline spezzine, passando dal pontile turistico
del forte dei marmi e dal porto industriale di carrara.
il golfo di spezia al tramonto, visto dall'altissimo dal
punto di vista geologico, il bacino del fiume versilia è diviso a metà,
infatti, proprio in corrispondenza della foce di mosceta abbiamo una
discontinuità fra i marmi di cui sono costituiti l’altissimo e il
corchia e il calcare del gruppo panie - forato; questo fatto costituisce,
secondo me, una fortuna perché ha evitato a queste cime di essere
aggredite dalle cave. interessante
è il reticolo di cavità carsiche del sottosuolo, non solo l’antro del
corchia - esplorato dai fiorentini - che è stato in parte adattato a
grotta turistica, ma anche cavità in cui sono stati trovati resti
preistorici. la grotta all’onda ai pedi del matanna, esplorata nel 1914,
è molto importante, vi sono state trovate di ossa di orso, iena,
leopardo, marmotta, tracce di fuochi, frammenti di ceramica e altri resti
dei periodi dal paleolitico al neolitico. |
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foto aerea della confluenza dei due fiumi e del centro abitato di seravezza |
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cenni storici e'
ormai certo che i primi stanziamenti umani si
siano verificati in queste valli durante il pliocene. la stirpe ligure abitò
nelle grotte naturali montane o in quelle scavate dal mare (allora il livello
marino era molto più elevato di quello attuale), tribù molto primitive ed
arretrate, che hanno ignorato i metalli lavorati e sono rimaste per secoli in
eccezionale stato di isolamento, finché
la civiltà etrusca, che si estese fino a queste terre, cominciò a far
sentire un certo influsso che portò all'arte della lavorazione dei metalli.
in età susseguente al quarto secolo a. c., i liguri apuani, premuti
dall'invasione gallica, si spostarono verso il mare. nel 193 a.c. ebbe inizio
un conflitto con roma che terminò nell'anno 180 a. c., quando i consoli marco
bebio e publio cornelio, forti di quattro legioni, costrinsero i liguri apuani
all'abbandono delle loro terre: quarantamila donne e bambini vennero deportati
nel sannio e furono poi sostituiti da coloni romani provenienti da luni e da
lucca. in epoca romana fu bonificata la
piana; nel primo e secondo secolo d. c., in seguito allo sfruttamento delle miniere di
ferro e di piombo argentifero, aumentarono le possibilità di vita. nello
stesso periodo furono messe in servizio anche alcune cave di marmo. successivamente, con la decadenza
dell’impero romano d'occidente e le incursioni barbariche, la situazione
peggiorò fino al 570, quando i longobardi occuparono il territorio lucchese
fino al fiume versilia e si resero padroni dei "fundi" di origine
romana e li raggrupparono in "massariciae" o "masse", al
cui centro v'era la "sala", come già accennato prima. nel medioevo la storia del comune
di seravezza fu caratterizzata dalle guerre contro la nobiltà lucchese. i
visconti di corvaia e vallecchia, riconosciuti capi della consorteria
versiliese, dopo varie vicissitudini e lotte sanguinose, furono costretti, nel
1198, a giurare fedeltà a lucca. dalla metà del
sedicesimo secolo
seravezza si trovò sottoposta alla giurisdizione della città di firenze, la
quale incentivò lo sfruttamento delle cave di marmo, che in quel periodo
raggiunse il massimo livello di attività, tanto da richiamare nella città di
seravezza numerosi scultori in cerca del cosiddetto "bianco
statuario", un calcare bianco privo di impurità. l’attività
estrattiva continuò floridamente fino ai primi del settecento, mentre ebbe una
grave recessione dalla metà del 1700 all'inizio dell'ottocento. dopo quel
periodo l'attività marmifera riprese notevolmente e nel 1820/40 nacquero
anche le prime industrie per la lavorazione del materiale marmifero. la
dominazione fiorentina si protrasse fino all'inizio del settecento, quando ai
medici successero i granduchi asburgo-lorena. nel 1861 tutta la toscana - e
quindi anche la versilia - votò l’annessione al regno d'italia. l’alta versilia è stata attraversata dal fronte della guerra di liberazione del 1944 e fu teatro delle scorribande dei tedeschi e degli eccidi, cui il più grave fu quello di sant’anna. la formazione partigiana «cacciatori delle apuane» nacque in alta versilia per iniziativa del sottotenente g. lombardi di ruosina, poi caduto il 21 aprile ‘44; fu poi comandata dal sottotenente m. garosi, anch’egli caduto il 13 giugno. si aggregarono nuove formazioni, ci furono altre suddivisioni; la brigata prese il nome «garibaldi - gino lombardi» e la zona di operazioni fu fra il monte pedone, il monte prana e la foce di san rocchino, in collegamento con gli antinazisti del versante massese e con gli alleati. in questo periodo seravezza era il terminale di un «sentiero di fuga» dalle zone sottoposte all’occupazione tedesca; oltre 2.000 civili, partendo da antona, che era oltre la linea gotica, salendo al passo della focoraccia (sul crinale dell’altissimo) e giù verso azzano, furono condotti dai partigiani nell’italia liberata. in apuane e garfagnana i combattimenti durarono fino all’aprile 1945 e dopo la liberazione della regione, la brigata versiliese avanzò verso milano con gli inglesi. è sorprendente notare che, una volta superata la linea gotica, nel giro di pochi giorni fu liberata tutta l’italia settentrionale. |
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in questa foto d'epoca, una fila di partigiani lascia il paese di farnocchia |
un altro momento difficile per
l’alta versilia fu il 19 giugno 1996, quando fu pesantemente danneggiata
dall’alluvione: per un evento meteorologico eccezionale, ruosina e seravezza
furono alluvionate e cardoso fu praticamente distrutto.
michelangiolo
il grande artista è legato alla
versilia e alle apuane dal marmo bianco cosiddetto «statuario». non può
mancare un cenno ai tre anni in cui michelangiolo soggiornò in versilia. il
papa leone decimo (della famiglia dei medici) decise nel 1515 di indire un concorso
per la facciata incompiuta della chiesa di san lorenzo, mausoleo della
famiglia. al concorso parteciparono anche giuliano da sangallo, raffaello,
andrea e jacopo sansovino, e nel 1517 fu proclamato vincitore michelangiolo;
il suo progetto prevedeva una struttura a «nartece» con un prospetto
rettangolare, scandito da potenti membrature animate da statue in marmo,
bronzo e da rilievi. rientrò quindi a firenze, dato che si trovava a carrara
per scegliere i marmi per la tomba del papa giulio secondo su incarico degli eredi.
allora michelangiolo andò a seravezza per acquistare il marmo da utilizzare nella costruzione. durante la sua permanenza triennale, progettò e fece costruire la strada che ancora adesso collega le cave al paese e quindi verso il mare. il lavoro però procedette a rilento, michelangiolo era scontento della scelta del papa di servirsi dei più economici marmi di azzano piuttosto che quelli di carrara. nel marzo 1520 il contratto fu rescisso, per la difficoltà
dell'impresa e i costi elevati. la
gente di stazzema e di seravezza la
valle del serra breve il percorso del
torrente serra, che punta dritto a sud, nascendo a circa 600 m di quota, dalla
località la polla, in cui una gran quantità di acqua chiara sgorga
praticamente dai ravaneti delle cave soprastanti. gli affluenti sono diversi,
ma nessuno è notevole, sono dei ruscelli sassosi. la strada sale dal
fondovalle verso il versante meridionale dell’altissimo, che avvicinandosi
appare sempre più imponente; è stata tracciata nel 1518 dallo stesso
michelangiolo, per il trasporto dei marmi ricavati dalle cave vincarella. abbiamo alcuni piccoli e caratteristici borghi, azzano è il principale, gli altri sono riomagno in basso, cappella e giustagnana sulla sinistra idrografica. alla cappella, minacciata dalle sottostanti cave che rischiano di farla crollare, c’è una bella chiesa in posizione panoramica, del 15° secolo, con un bel rosone detto l’occhio di michelangiolo. minazzana si trova praticamente sullo spartiacque col canale del giardino. |
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le case di stazzema in mezzo al verde
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la
valle del vezza
uscendo dall’abitato di seravezza lungo la valle boscosa, si costeggiano diverse segherie, vecchie cave e ravaneti, miniere e fonderie in disuso. si entra nel paese di ruosina, alla confluenza del canale del giardino che a sua volta raccoglie le acque di due impluvi: la valle proveniente direttamente dal colle cipollaio e quella dal passo dell’alpino. i torrenti di questa valle sono denominati in diversi modi: il canale delle lame e il canale delle volte nei pressi di levigliani si uniscono nel canale del bosco. ruosina nei secoli 17° e 18° è stato il fulcro della lavorazione del ferro nella zona. dalla fine del 1700, il borgo è stato il centro principale del comune di stazzema: sede municipale, qui erano l’ufficio postale, la farmacia, il notaio, il medico; tutto questo fino al 1883, anno in cui la sede municipale fu trasferita a monte e iniziò un lento ma progressivo declino. |
il corchia e le sue cave, incombenti su levigliani
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terrinca è il paese più antico della versilia, le prime testimonianze scritte risalgono all’anno 766, epoca della dominazione longobarda. in seguito diviene comune autonomo (1376), passando poi sotto il dominio di varie casate e famiglie: i medici, la francia, lucca, fino a divenire una frazione del comune di stazzema. sono da ammirare oltre a numerosi stemmi e portali medicei, lapidi e rilievi marmorei di varie epoche (romaniche, del 1600, del 1700 ecc.); bella anche la chiesa. levigliani, sovrastato dalle cave del corchia, è località turistica, favorita dalle caratteristiche del paesaggio. oltre all'antro del corchia, alle cave, si possono visitare antiche miniere. cardoso fu devastato dall’alluvione del 1996, quando si verificò una pioggia eccezionale – nacque allora la definizione di «bomba d’acqua». vicinissimo è malinventre cioè «mal di pancia», che in alcune cartine è denominato valliventre. pruno e volegno sono due borghi vicini, praticamente
gemelli, nei boschi sullo stesso versante della valle di cardoso. camminando da pruno in direzione passo dell’alpino, si incontra in località le colline un gruppo di vecchie case, una di queste era il vecchio rifugio dove si fermavano gli alpinisti diretti alla pania della croce. c’è anche, in zona, il rifugio della fania, ancora attivo, è di un’associazione di pietrasanta che lo apre per soggiorni, si trova in mezzo agli oliveti. la valle del vezza vista dall'alto, con il gruppo delle panie sullo sfondo |
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ma il «rifugio» più
interessante di questo versante è sicuramente collemezzana e la storia di
queste tre case e del «nonno» delle apuane meriterebbe un articolo a parte.
fino al 1945 a collemezzana, zona non boschiva come ora ma coltivata a grano e
patate, viveva con la sua famiglia una persona di squisita ospitalità,
angiolo bartolucci detto il «nonno», che aveva sempre da offrire alloggio a
chiunque passasse da quelle parti, tanto che la sua casa divenne un rifugio
“ante litteram” per chi era diretto verso la pania, come il professor del
freo di viareggio. bartolucci fu ucciso il 10 aprile 1945, mentre, a 74 anni,
accompagnava una pattuglia americana verso la pania, pur non essendo
strettamente affiliato alla resistenza. pomezzana e farnocchia si trovano, a circa 600 m di quota, nei boschi sui due versanti opposti della valle di destra del canale delle mulina, ognuno con la sua chiesa parrocchiale da visitare per le opere in marmo. farnocchia è il secondo più antico insediamento della versilia e risale almeno al 789. invece sant’anna di stazzema, la frazione del famigerato eccidio del 12 agosto 1944, si trova oltre il territorio di cui trattiamo, nel versante camaiorese del monte gabberi. dal punto di vista amministrativo fa parte del comune di stazzema, così come la frazione di arni, che si trova oltre il crinale nel bacino della turrite secca. da visitare in
seravezza si può visitare la chiesa di dei santi lorenzo e barbara, del 15°
secolo, l’oratorio della ss. annunziata e il palazzo mediceo. il duomo fu
edificato nel 1422 su un preesistente edificio religioso, come dimostra
un'iscrizione gotica collocata all'interno del suo campanile. gli interni di
ss. lorenzo e barbara sono impreziositi da numerose opere in marmo, del 16°
secolo. il
castello dei visconti di corvaia è stato raso al suolo. il
palazzo mediceo di seravezza fu edificato per volontà di cosimo primo medici,
duca di firenze e di siena, tra il 1561 e il 1565, nel periodo di grande
impulso all’estrazione dei marmi. si tratta di una «villa fortezza» con un
grande cortile con pozzo al centro; la progettazione è attribuita a bernardo
buontalenti, autore di alcune tra le più importanti ville medicee in toscana.
sorge ai margini di seravezza, sulla sponda sinistra del fiume: vi
soggiornarono, a più riprese, cosimo e i figli e successori francesco e
ferdinando. con l'unità d'italia, il palazzo divenne municipio, e conservò
questa funzione per un secolo fino al 1966, anno in cui furono avviati i
lavori di restauro e la casa comunale fu trasferita in centro. oggi
il palazzo mediceo é sede oltre che del museo, della biblioteca comunale,
dell'archivio storico e di importanti esposizioni di arte moderna e
contemporanea. istituito dal consiglio comunale nel 1980, frutto di un ampio
lavoro di ricerca, organizzato secondo moderni criteri scientifici e
didattici, il museo fornisce ampie informazioni sulle attività produttive
della versilia medicea. le «nostre» montagne la quota più alta che il bacino imbrifero del fiume versilia
raggiunge sono i 1870 m della pania della croce; mentre la pania secca e il
pizzo delle saette fanno parte della valle della turrite. molte altre vette
fanno da spartiacque: l’altissimo con tutto il suo crinale dal monte
folgorito al cavallo di azzano, corchia, forato, croce, procinto, nona,
matanna, che fanno parte della cultura montana di noi fiorentini. alcune altre
cime secondarie, come il monte alto e sullioni, sono comprese all’interno di
questa zona; e per chiudere, le colline verdi che si vedono dalla costa
camaiorese, il gabberi e il lieto, cime minori ma pur sempre «mille-metri»
con le loro palestre di arrampicata. perdonerete se, nello scorrere queste righe, vi sembrerà di averle già lette da qualche parte; infatti, non mi sono inventato niente e ho saccheggiato da più parti: alcune pagine della guida delle alpi apuane di montagna-nerli-sabbadini, articoli su riviste varie, pagine web del comune di seravezza, di altre località versiliesi e dell’ente turistico, eccetera. |
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pubblicato sul n° 3 del 2007 http://www.caifirenze.it aggiornamento dicembre 2007 |
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