PORTATE PAZIENZA IN SEGRETERIA...

10 gennaio 2006 - Carissimi amici, quella che vi racconto oggi è una storia di ordinaria mala università.

La settimana scorsa mi sono recato allo sportello della segreteria della mia facoltà: da cittadino modello che paga le tasse, intendevo ritirare la modulistica relativa all'iscrizione all'esame di laurea (ebbene sì, ci sono arrivato pure io, finalmente). L'impiegata, tuttavia, mi ha liquidato dicendo che, a causa di alcuni problemi al sistema informatico, non era possibile stampare i bollettini dei versamenti. Sono tornato a casa con un certo rammarico, avendo speso, peraltro, euro 2 (a tanto ammonta il costo del treno), senza concludere un emerito.

Lunedì 9 sono ritornato, in mattinata (cosa che ha richiesto uno sforzo particolare), presso gli stessi uffici. Ho fatto onestamente la fila e, sempre onestamente, ho esposto all'impiegato di turno la mia situazione. Altrettanto onestamente mi è stato risposto che i problemi al sistema informatico non erano stati risolti.

A quel punto sono stato colto dalla sindrome del 5 maggio (in riferimento alla rabbia dei tifosi interisti che, in quella data, qualche anno fa, videro svanire lo scudetto all'ultima giornata); pervaso dall'odio e da un'incipiente forma di follia omicida, ho provato in tutti i modi a razionalizzare e a farmi giustizia in un modo legale.

Ho cercato l'ufficio del direttore generale della segreteria e, dopo una breve attesa consumata nell'anticamera arredata con divani in pelle umana, sono riuscito nel mio intento di parlare con un responsabile.

 

Sulla porta di ingresso dell'ufficio del direttore c'era una targhetta che recitava testualmente: "Gran ladr., farabutt., gran figlio di putt., cavaliere di gran croc., dottor Alfredo Maria Barambani".

Mentre nell'acquario alle sue spalle alcuni ricercatori universitari sguazzavano felici, il gran cap. ascoltava con attenzione le mie lamentele. La questione deve averlo interessato particolarmente, tanto che, sceso da una poltrona nella quale ho riconosciuto nitidamente un assistente di sociologia delle comunicazioni, ha deciso di risolvere in prima persona la faccenda. Ci siamo quindi recati insieme alla segreteria di Scienze della Formazione e, arrivati allo sportello incriminato, il sistema informatico ha ripreso incredibilmente a funzionare. Ma non è stato l'unico miracolo. Contemporaneamente, metropolitane e autobus operanti nell'area limitrofa all'università hanno iniziato a circolare in orario; la mensa ha cominciato a sfornare pasti commestibili e, infine, il mio relatore si è fatto vivo per correggermi la tesi. Tutte cose, fino a quel momento, difficilmente ipotizzabili. 

Dal canto suo, il direttore, dopo aver benedetto le ostie, ha dato la prima comunione a un gruppetto di bambini in gita con la scuola. Spezzato il pane, si è poi diretto al bar Massaro per riempirlo di prosciutto. Io, frattanto, mi dileguavo nella foschia.