Il leone e  la fata
di Lorenzo

 

1. Un cacciatore

  Vagava nella piana solo, come al solito. Il vento muoveva i suoi lunghi capelli neri. Portava nella mano destra la spada di luce, un’arma legata ad un  misterioso evento. La vita era stata amara con lui. Era nato in un’epoca nella quale era avvenuta da poco un’apocalisse, la miseria regnava nei resti di quelle che erano state enormi metropoli ricche e tecnologiche. L’unica persona che avesse amato era morta per lui, o almeno lui avrebbe preferito  morisse al destino che si era scelta.

Per questo lui, Lorin, allevato da mendicanti che non gli avevano mai nascosto di averlo trovato in strada, aveva deciso di dedicare la sua vita alla caccia dei mostri che vivevano attorno alla sua città, New Deiling.

Questa città sorgeva nei pressi dell’antica e fiorente città di Deiling City, distrutta durante l’Apocalisse ed era  molto povera anche se prometteva di crescere come altre città che Lorin  non aveva però mai visto.

Lorin aveva infatti vissuto i suoi primi quattordici anni chiuso a New Deiling, a lottare per il cibo fin da piccolissimo, poiché i mendicanti che lo avevano curato e allevato non avevano la possibilità di mantenerlo.

Il quattordicesimo anno era giunto un misterioso uomo enorme che gli aveva consegnato la spada di luce ed uno strano medaglione a forma di leone. Quegli oggetti gli avevano trasmesso la voglia di combattere e così, per gli ultimi due anni della sua vita aveva avuto il mestiere di cacciatore dei mostri. E il lavoro certo non mancava.

L’aveva conosciuta due mesi dopo la partenza ed erano diventati compagni inseparabili. Com’era stata triste la sorte con loro!

Ora stava braccando un Archeosauro, mostro simile ad un dinosauro. Sentiva la sua pista con gran chiarezza, datagli da un’esperienza notevole nonostante fosse stata acquisita in fretta.

 

-La giornata è quasi finita e. per fortuna non ha corso rischi neanche oggi.

-Non devi preoccuparti tesoro. Lorin è nostro figlio e sa badare a sé.

-Non posso fare a meno di preoccuparmi per lui. E’ l’unica cosa che posso dargli da madre. Non ci vedrà mai probabilmente. E’ così triste pensare che non ci incontrerà mai...

-Non disperare, angelo mio, non disperare.   

 

La pista dell’ Archeosauro era fresca e Lorin la seguiva con rapidità. Non aveva paura del dinosauro. Seguì la pista del mostro attraverso una piccola zona boscosa fino a giungere ad una caverna ai piedi di una montagna. Entrò nella cava con circospezione e vide la coda del dinosauro per terra, sporca di sangue. Era troncata di netto.

Si inoltrò ancora di più in una svolta a destra della galleria e lì trovò un altro mostro che banchettava con il corpo dell’Archeosauro. Saltò all’indietro nella parte retrostante della galleria

-Drago Rub-rum - si disse- ed anche grosso.

Decise di andarsene: i draghi Rub rum erano animali antichi ma ancora terrificanti in tutto il mondo. Molto più pericolosi degli Archeosauri

Ma il drago lo aveva visto ed era saettato contro il ragazzo. Lorin capì che era momento di combattere. Strinse la spada con le due mani e si scagliò sul mostro.

Vi fu un rapido confronto corpo a corpo: con rapidità magistrale, Lorin colpiva il drago ai fianchi con la spada e, nello stesso tempo, lasciava vistosi varchi nella sua difesa per far sbilanciare il mostro in attacco e, parando i colpi che il Rub Rum credeva di poter infliggere al ragazzo, infliggere più danni.

Nonostante l’incredibile abilità del giovane cacciatore, il drago era enorme e resistente ed emetteva potenti soffi di fuoco.

Dopo alcuni minuti, i bruciori sul corpo di Lorin si fecero insopportabili ed il giovane saettò all’indietro per curarsi con un elisir, ma il drago fu più rapido e, con una zampata, fece volar via lo zaino del ragazzo con gli oggetti guaritori. La situazione si faceva molto difficile per il giovane cacciatore.

-Invocami Lorin. Invocami...

 

-E’ in pericolo

-Se la caverà vedrai

-Ho paura

-Cerca di non arrenderti figlio mio!

-Sì, Lorin fagli vedere chi sei!

 

2. Uno sconosciuto

  Lorin scosse la testa per combattere le parole del Guardiano che gli ripeteva di evocarlo. Non voleva vedere il Guardiano. Non poteva sopportare la sua vista.

Si lanciò in un altro attacco, ma il drago lo scagliò via.

Le parole del Guardiano erano sempre più forti

-Invocami. Invocami, Lorin. Lascia che ti aiuti.

Lorin tentò di rialzarsi ma il drago lo colpì di nuovo. Poi si issò per soffiare ancora fuoco.

Disperato, Lorin cedette:

-E va bene Starlet! VAI!

Nella sua mente, il Guardiano annuì.

Il drago captò il pericolo e si immobilizzò. Ma era tardi per scappare: Starlet, il guardiano personale di Lorin, l’elfa della luce, si materializzò davanti al ragazzo cominciando a colpire il mostro con ondate accecanti.

Lorin cercava di non guardarla, ma non poteva, così come non poteva trattenere alcune lacrime.

Era bellissima, come la ricordava. Un’elfa dalle orecchie lunghe, con pelle chiara. quasi bianca, capelli d’oro ed un corpo perfetto, coperto solo da fasci di luce che le lasciavano scoperte le braccia e le gambe.  Perché lo aveva fatto, quel giorno? Perché?

E tanto forti erano le ondate che scagliava contro il mostro, così forte era il dolore nel cuore di Lorin.

Pochi minuti dopo, il drago era morto, con la pelle bruciata dalla luce. Starlet era scomparsa dopo averlo sconfitto, non prima di aver però rivolto al giovane un sorriso.

Dopo alcuni minuti, il ragazzo si alzò a fatica e riprese il controllo di se nonostante il dolore, interno ed esterno, fosse insopportabile.

Recuperò lo zaino ed usò l’elisir. Il suo corpo si ristabilì in un attimo e lui frugò nella tana del mostro rinvenendo un Biocristallo.

Si avviò fuori dalla caverna, deciso a tornare in città

- Abbastanza emozioni per oggi-disse a se stesso

- Non credo siano finite, giovane guerriero-disse una voce cavernosa alla destra di Lorin. Lui si girò e vide un uomo vestito con una tunica. Tentò di guardargli la faccia ma era ben celata.

- Chi sei?

- Chi sei e perché sono qui sono il nocciolo della questione.

- Non capisco

- Cominciamo dall’inizio. Quella bestia, il Drago Rub Rum non sarebbe dovuto essere lì. No?

- Esatto

- Però c’era - Lorin pensava che lo sconosciuto lo stesse prendendo in giro.

- Ancora non capisco...

- Bè ce l’ho portata io.

Lorin mise mano alla spada.

- Calmo, ragazzo. Lascia che ti spieghi.

- Non so come abbia fatto, ma non ci sono giustificazioni che potrei accettare...

- E’ importante, si tratta dei tuoi genitori!

         

3. Il mausoleo degli eroi

  - I miei genitori...- mormorò Lorin a se stesso. Il padre e la madre erano sempre stati l’ultimo dei suoi problemi mentre doveva affrontare la caccia, la sopravvivenza, la miseria e l’amore.

Ma ora l’idea di ritrovare coloro che lo avevano generato, l’idea di avere qualcuno da abbracciare e al quale confidare i propri problemi, prese il sopravvento.

-Dimmi tutto, mio  signore- si rivolse formalmente all’incappucciato.

- Al tempo, ragazzo. Non chiedermi i perché, ma non posso dirti, per ora, che una cosa: ci sono cose che ancora non puoi comprendere. Devi muoverti con calma e il primo passo lo puoi fare andando al mausoleo degli eroi. Vai alla SALA DELLA STREGA e leggi l’iscrizione. Poi mi farò vivo io- detto ciò la figura si circondò di luci e svanì.

 

Deluso, perché avrebbe voluto trovare vivi i suoi genitori, decise di mettersi in viaggio ugualmente verso il mausoleo. Non aveva niente da perdere.

Il mausoleo era un’enorme costruzione piramidale, nella quale venivano sepolti gli eroi o, almeno, ricordati. Si trovava a 67 chilometri da Timber, una delle poche città sopravvissute all’Apocalisse.

Radunate le sue poche cose, il cacciatore si mise in viaggio.

 

Per sei giorni e sei notti  attraversò le lunghe piane di Brizatia, un tempo piane di Galbadia, rifugiandosi in alcune grotte.

Non incontrò molti mostri e i pochi che furono così audaci da porsi sul suo cammino non furono nemmeno in grado di colpirlo.

Giunse a Timber il settimo giorno, alla mattina. Vendette il Biocristallo e con il denaro ricavato mangiò in un locale ed affittò un chocobo per andare al mausoleo.

Vi entrò ed attraversò le enormi stanze colme di cimeli, giungendo così nell’ala due. L’ala della STREGA

In essa non vi era che una lapide. Con il cuore in gola, Lorin la lesse:

 

Gli eroi che sconfissero Artemisia:

 

Un cuore puro, giovanile e spensierato,

l’innocenza fatta ragazza

che tutto era tranne guerriera

ma che dimostrò grande coraggio

 

e sotto era disegnato un Nunchaku

 

Un guerriero,

coraggioso e impulsivo

che affrontava belve a mani nude

e nonostante i pericoli

mai al dovere si trasse

 

E sotto era disegnato un pugno

 

Una, più saggia ma non più adulta

che consigliò affinché tutto fosse perfetto

secondo le regole.

Dura e inflessibile all’apparenza,

dolce e fragile in cuore

 

E sotto era disegnata una frusta

 

Uno si alzò da un prato fiorito,

fucile alla mano,

solitudine del tiratore

solo cinque lo seppero capire

solo una di essi lo seppe amare

 

E sotto era disegnato un fucile

 

Un’altra ancora con ali di fata

cinse con amore un cuore di pietra

e lo ruppe liberandolo dall’oppressione della solitudine

Una promessa mantenuta,

un fiore sbocciato prematuramente

La dolcezza fatta ragazza

sotto il comando indomabile del cuore

 

E sotto era disegnata una stella

 

Infin venne il capo,

cuor di leone cinto da pietra

che solo la fata seppe rompere e amare

E sotto anche lui la voce del cuore

vibrò il colpo finale al nemico

e tutti liberò dalla maledizione

 

E sotto era disegnato un gunblade

 

Io sarò qui...

Perché?...

Io sarò qui ad aspettare...

Chi?...

Io sarò qui ad aspettarti e se verrai mi troverai...lo prometto.

 

Sei essi erano

che coraggio e amore dimostrarono

e il cuore servirono zelanti

 

Coloro che,

sconfitta la strega e salvato il mondo,

scomparvero...

 

  Così terminava la lapide e Lorin non aveva ancora capito cosa dovesse fare.

  

4. Il viaggio

Uscendo dal mausoleo, ancora più torturato dai dubbi, Lorin incontrò di nuovo l’uomo incappucciato.

-Hai visto, ragazzo?- chiese

-Ho letto la lapide. Capisco meno di prima.

-Calma, mio giovane guerriero. Calma. Hai fatto il primo passo verso la soluzione. Come avrai capito, i tuoi genitori erano due dei guerrieri che sconfissero Artemisia...

-Lo hai detto. Erano .Anche se fossero stati imperatori, ciò non mi porta a niente.       Ti sono grato per avermi detto qualcosa in più sulle mie origini, ma ora devo tornare al mio mestiere e...       

-Aspetta, ragazzo. Ora sta a me raccontarti una storia.

Diciotto anni fa, dopo aver sconfitto Artemisia, gli eroi della strega, che a quell’epoca vennero chiamati “eroi del tramonto” vissero tranquillamente e con felicità per due anni, durante i quali fosti concepito. Una maledizione ed un sortilegio si accavallarono e gli eroi furono spediti in un’altra dimensione, separati da te, che sei nato il giorno stesso dell’Apocalisse.

 

Lorin guardava l’uomo con occhi sgranati. La storia era quasi ridicola, ma aveva la fortissima certezza che l’uomo non mentiva.

- Lo so, giovane, sembra assurdo ma è così.

- E io che devo fare?

- Non devi fare nulla, ma puoi. Il mondo ha ancora bisogno degli eroi del tramonto. Io sono stato incaricato di tessere l’incantesimo che porterà l’unico figlio degli eroi nella dimensione in cui essi dimorano e li riporterà qui da noi.

- Puoi farlo davvero?!- Lorin era esterrefatto.

L’uomo annuì.

Lorin rifletteva. Non c’era nulla alla quale particolarmente tenesse in questo mondo. Valeva la pena di provare. Al peggio sarebbe rimasto nella dimensione alternativa. Se l’uomo mentiva se ne sarebbe andato e, se si fosse opposto l’avrebbe ucciso.

- Prima dimmi qualcosa in più su di te, mio signore.

- Sono vecchio e mi chiamo Dryzar. Sono un mago. Non posso dirti altro.

- Allora, Dryzar, accetto.

- Ne ero certo. Quando vuoi partire?

- Subito.

- Subito? Non hai nulla da andare a prendere?

- Ho tutto con me.

- Allora d’accordo. Ricorda che nel posto in cui comparirai ci sarà un portale visibile solo a te.  Devi tornarvi entro sette giorni o rimarrai nella dimensione alternativa.

- Va bene. Che devo fare?

- Io reciterò l’incantesimo. Poi tutto è nelle tue mani.

Dryzar cominciò a recitare l’incantesimo e Lorin fu trasportato in un insieme di luci, come in una caduta.

Mentre faceva questo viaggio riflettè che non aveva nemmeno chiesto all’uomo come erano i suoi genitori e, cosa più agghiacciante, come avesse portato nella tana dell’Archeosauro il drago Rub Rum.

 

5. Celestia mountains

Lorin sgranò gli occhi. Si trovava su di un’alta montagna con pochi alberi. Nulla di anormale se non fosse stato che quegli alberi erano azzurri e dal terreno salivano cristalli azzurri tenui, emananti uno strano calore. L’erba anch’essa era azzurra come il cielo.

Guardò dietro di se. Ai piedi della collina ettari ed ettari di foreste, di colore rosso fuoco. Cosa avrebbe dovuto fare? Scendere o salire?

Lorin non credeva all’istinto. Lo reputava una cosa stupida e da superstiziosi. E invece questa volta una fortissima convinzione che fosse giusto salire quasi lo lasciò sbigottito. Attribuita la colpa di questa strana convinzione al fatto che la salita era molto più breve di un’eventuale attraversamento della foresta ai piedi della collina, iniziò a dirigersi verso l’alto senza accelerare: non voleva bruciare troppe energie.

Era davvero una dimensione alternativa. Tutto appariva strano anche se magari non lo era troppo. Fu attaccato da un mostro simile ad un grifone, ma riuscì a cacciarlo. Probabilmente dimostrò agli animali della montagna di essere forte poiché nessun altro fu tanto audace da sfidarlo.

Due ore dopo camminava spedito come se avesse cominciato in quel momento. C’era di più: si sentiva molto forte e in salute. Tutto sembrava ricco di una particolare energia, gli alberi, i cespugli, l’aria e persino l’erbetta che calpestava. Continuò così la salita verso la vetta, che appariva meno lontana di quanto in realtà fosse.

Ad un certo punto, Lorin sentì un rumore provenire da un cespuglio. Vi si avvicinò con cautela e vide un piccolo esserino simile all’incrocio tra un felino ed un cane, attaccato da un serpente attorno al metro e venti. Il cucciolo era evidentemente in difficoltà. Fece per andarsene, aveva sempre lasciato alla natura questi problemi, quando uno sguardo del cucciolo lo riempì di pietà. Con un colpo uccise il serpente e si avviò nuovamente per la salita. Il cucciolo si mise a seguirlo.

Lorin avrebbe voluto ignorarlo, ma non ci riusciva. Sentendolo vicino a se non si sentiva protetto da quel solito alone di solitudine che gli era abituale e che lui preferiva alla compagnia.

- Sciò! Vai via!

Vedendo che il piccolo non lo ascoltava, fece finta di dargli un calcio e il cucciolo se ne andò via lamentandosi.

- Perché lo sto  facendo?- si chiese Lorin-  Che sto andando a cercare a fare i miei genitori se voglio restare solo?

Si fermò. Già, perché stava cercando i genitori se preferiva la solitudine?

Non chiederti perché, disse una voce dentro di se. Vai e basta e capirai.

- Starlet? - azzardò Lorin.

No, non ho parlato io, rispose il guardiano, sei stato tu stesso.

Lorin scosse la testa con rabbia.

- E va bene, continuerò- si disse. Si sentiva strano. Non si riconosceva in quello che stava facendo. Rifletté su quello che aveva provato all’idea di trovare i genitori, di non essere più solo al mondo, la gioia di avere qualcuno da abbracciare...

E quando si voltò si dispiacque vedendo che il cucciolo era già troppo lontano per richiamarlo...

 

6.  Celestia castle

 Era arrivato sulla vetta e ciò che vide dall'altra parte lo lasciò stupido. In lontananza, molte miglia dopo le pendici del monte, c'era un castello, circondato da un fossato. Le piante attorno ad esso, ricche di fiumi, laghi ed alberi azzurri erano splendide.

Era molto tardi e lui aveva camminato oltre le sue normali possibilità.

- Devo riposare, o non arriverò sano al castello. Lì troverò, in un modo o nell’altro, un qualche veicolo per spostarmi su questo mondo. Mi accamperò qui.

 

-La meditazione ha funzionato. E’ qui vicino.

-Vado io a prenderlo...

-No, manda uno degli altri. Deve essere lui a venire noi. Ricorda la maledizione di Artemisia.

-Già. Uhm...so io è adatta all’incarico.

La mattina dopo, Lorin fu svegliato da un rumore di passi da lontano. Aveva attivato la “Vigilanza” di Shoat, l’altro suo Guardiano oltre Starlet, per cui i rumori potenzialmente pericolosi venivano amplificati. Si alzò senza fatica, abituato a dormire poco. Prese la spada.

- Maledizione- si disse per spezzare la tensione- ci mancavano solo gli autoctoni. Avrei voluto riposare un altro po’ prima di affrontare la scarpinata.

- Allora- disse una voce da fuori- primo, non sono un’autoctona. Secondo, se vuoi dormire un altro po’, fallo pure. Non sono io ad avere fretta.

- M-ma- balbettò Lorin uscendo dalla tenda- la “Vigilanza” segnala i rumori da lontano, come è possibile che tu sia già qui...?

- Oh, sono vecchi trucchetti da Guardiani. Sono abituata ad evitarli. I miei studenti li usavano spesso per fare quello che volevano indisturbati.

Davanti a Lorin si ergeva una giovane donna bionda, con occhiali ed un vestito blu. Aveva in mano una frusta.

- In questo momento- disse la donna- sei stupito ed imbarazzato di esserlo...

Lorin arrossì.

- Lo vedi? Sono brava a capire queste cose. Bè, si può dire in un certo senso che mi sia allenata con un caso davvero difficile. Ah, non mi sono presentata, io sono Quistis.

- E io sono...

- Lorin. Lo so, lo so. Sono i tuoi genitori che mi hanno mandata a prenderti. Ti avrei riconosciuto in mezzo a mille. Hai gli occhi di tua madre e le stesse espressioni di tuo padre.

- Sei una mia...parente?

- E’ come se lo fossi. Vieni, smonta la tenda e saliamo su quel grifone. Parleremo andando.

Lorin riprese la tenda aiutato da Quistis per far prima e salì sull’ alato animale mezzo aquila, mezzo leone.

- Io ero una delle insegnanti del Garden di Balamb, la scuola dove viveva tuo padre. Lo conosco da sempre. Siamo praticamente cresciuti insieme.

Lorin squadrò meglio Quistis. Non doveva avere più di trenta anni.

- Un’insegnante molto più giovane del suo allievo?

- Bè, io avevo molti allievi più grandi di me. Ah, ma forse tu ti riferisci al fatto che io ho ventinove anni. Bè,  tuo padre ne ha uno in meno di me, così come tua madre.

- Mia madre mi ha avuto a dodici anni?!! - Chiese Lorin dopo un breve calcolo.

- Il calcolo è giusto, ma la realtà è diversa. In questa dimensione il tempo è differente. Scorre più lentamente e solo chi ha vissuto nel nostro mondo avverte questa lentezza. Nel nostro mondo, sei via da due giorni e mezzo. Vedi? Quello è il castello di Celestia, una piccola regione chiusa tra le Celestia mountains. Il castello è dove ci hanno accolti ed ospitati per questi nove anni.

- E’ incredibile.

- Cosa?

- L’incantesimo di Dryzar mi ha portato vicinissimo a voi tutti.

- Non ti stupire, ti seguivamo già da un po’ tramite una sfera magica. Unendo le nostre forze magiche ti abbiamo fatto comparire qui vicino.

- Parlami dei miei genitori.

- No. Li vedrai tra poco. Siamo quasi arrivati.

Il grifone volava a velocità impressionante e in pochi minuti- che a Lorin sembrarono anni- i due giunsero al castello di Celestia, un castello geometricamente perfetto, di stile medievale con quattro torri ed alte mura, tutto in mattoni azzurri, in perfetta armonia con le piane circostanti.

 

8. “Gli eroi del tramonto”

- Perché vi chiamano “eroi del tramonto”?- chiese Lorin a Quistis mentre il grifone entrava nel palazzo.

- All’inizio era il nomignolo attribuitoci da un poeta

Gli eroi che fecero tramontare l’era

di terrore e disperazione

che circondava il nostro mondo.

Diceva così e tra la gente cominciò a girare questa abitudine. Molto più comodo che dire “coloro che hanno sconfitto Artemisia”.

 

Il grifone entrò attraverso un specie di rampa di atterraggio su una delle torri. Il castello sembrava molto accogliente all’interno delle mura.

Quistis precedette il ragazzo attraverso una porta molto grande che dava all’interno della torre.

Scesero alcune rampe di scale, Lorin correva con esaltazione.

Alla fine entrarono in una grande sala, addobbata con numerosi arazzi e statue. All’interno vi erano tre figure: un guerriero vestito con jeans e maglietta, con una pettinatura particolare, un tatuaggio sulla guancia sinistra e due paia di guanti da combattimento di ferro; una donna che appariva tanto giovane da sembrare coetanea di Lorin, vestita di rosa e con capelli marroni, sottobraccio ad un altro giovane uomo, con un cappello da “cow boy”, un vestito lungo ed un fucile nell’altra mano.

Vedendoli sottobraccio Lorin mormorò a Quistis

- Sono loro i miei genitori?

- Cosa? Ah, no- disse ad alta voce- loro sono Irvine e Selphie, fanno parte del nostro gruppo, ma non sono i tuoi genitori. Zell, il ragazzo vorrebbe vedere i genitori.

Il guerriero con il tatuaggio, che evidentemente si chiamava Zell rispose subito

- Certo Quistis. Prima però lasciaci salutarlo.

Si avvicinò a Lorin e gli strinse la mano- Io sono Zell.

Lo accompagnò vicino alla coppia. Irvine ripeté il gesto di Zell e Selphie si presentò accarezzandogli i capelli.

- Ah, e lui è Angelo- disse indicando un cane grosso e forte, anche se era probabilmente sull’orlo della vecchiaia.

- Molto onorato di conoscervi. Non credevo di trovarvi così presto. Mi sembrate così giovani. Posso azzardarmi a chiedervi la vostra età?

- Tutti e tre ventotto, Quistis...

- Lo sa già- interruppe la donna.

- E dovreste averne...?- chiese ancora Lorin.

- Quistis trentasei e tutti noi trentacinque. Ma perché ti interessi tanto alle nostre età?

- A New Deiling sono commesse violenze terribili alle ragazzine anche di nove o dieci anni e...

- Va bene, Zell. Vuoi portare il ragazzo dai genitori?

- Subito Quistis. Per di qua Lorin. Vieni con me.

E varcarono insieme una porta.

- Che mondo triste è diventato il nostro. Ma lui è forte. Saranno fieri di lui. E’ giovane, ma ha un rapporto ottimo con i G.F. che controlla.- disse Quistis dopo che Lorin e Zell si furono avviati

- Forse troppo ottimo, se prova sentimenti tanto forti quando ne evoca uno. - affermò Irvine

- Ti riferisci all’episodio del drago?- chiese Quistis

- Dove avrà preso quella Starlet?- chiese Selphie

- Non ho mai letto di un GF simile- disse l’uomo guardando Quistis.

 

9. Il leone e la fata

Zell accompagnò Lorin per un’altra rampa di scale, questa volta in salita. Lo condusse davanti ad una porta.

- I tuoi genitori sono da questa parte. Entra pure. Devi essere contento di loro, sono i due migliori di noi. Dopo di me ovviamente.

 

Zell ridiscese nella sala con gli altri massaggiandosi la fronte colpita da un pugno di non ignorabile forza.

- Ha capito subito come trattarti- ironizzò Quistis

- Ma COME sei spiritosa!

 

Lorin rimase molto tempo dietro la porta. Ogni tanto decideva di aprirla ed ogni volta si fermava. Era teso, molto teso. Era il momento più importante della sua vita, almeno fino a quel momento.

Una voce venne dall’altra parte della porta

- Entra pure, figlio mio. Non avere paura. Entra.

Lorin varcò la soglia con il cuore in gola. Vide due figure. La prima era anch’essa una giovane donna in azzurro, con lunghi capelli neri,  un viso delicato dai lineamenti stupendi. La seconda era un giovane uomo in nero con un colletto di pelliccia, anche lui con lineamenti delicati ma forti. Aveva in mano un rarissimo Lion Heart, versione ultima del gunblade. A Lorin sembrava di averli visti da sempre nei suoi sogni.

- Il leone e la fata- mormorò Lorin senza farsi udire.

- Vieni qui figlio mio- disse la donna aprendo le braccia e andandogli in contro. Poi lo abbracciò e lo strinse a se. Era alto quanto lei.

- Io sono tua madre, Rinoa.

Stettero molto tempo abbracciati, poi Rinoa lo lasciò al padre. Lorin andò con cautela verso la nera figura appoggiata alla finestra. Il padre non si era mosso dalla stessa posizione di prima che lui entrasse. Lorin lo guardò negli occhi e così fece suo padre. Per un istante padre e figlio si comunicarono tutte le emozioni. Erano entrambi riservati e solitari. Solo l’amore li toccava e bastò un’occhiata tra i due per comunicare a vicenda che erano sulla stessa “linea d’onda”.

- Che fai, Squall, non abbracci tuo figlio?- disse Rinoa

Squall sorrise ed abbracciò il ragazzo delicatamente, senza troppe effusioni. Ma per Lorin fu come mille effusioni. Si strinse al padre per un po’, poi sciolse l’abbraccio e disse

- Ho sempre pensato di avere tante cose da dire a mio padre, ma ora non me ne viene nessuna.

- Allora non parlare, Lorin- disse Squall dolcemente- mi basta guardarti negli occhi per comunicare con te.

- Caratterialmente gli somigli- disse Quistis, entrando nella stanza senza nemmeno un po’ di tatto.

- Scusatela- intervenne Irvine- ma il pranzo è pronto e faremmo bene a farlo in fretta: Lorin ci è venuto a prendere o sbaglio?

- Ah, è vero!- disse il ragazzo- dobbiamo sbrigarci.

 

10. Discorsi

Mangiando in fretta, Squall chiese a Lorin

- Come sei arrivato qui?

- Ma non mi seguivate tramite una sfera?

- Solo in pochi momenti, giusto quando hai ricevuto la spada da Ward e in poche delle tue battute di caccia.

- Bè, mi ha spedito un mago, Dryzar. Dice che il mondo ha ancora bisogno di voi. A proposito. Come siete finiti in questa dimensione?

- Stammi bene a sentire:

diciotto anni fa, quando vibrai il colpo di grazia ad Artemisia, lei legò al braccio di Rinoa un indistruttibile bracciale contenente una maledizione: quando da noi sarebbe nato un figlio noi saremmo stati separati da te.

Due anni dopo affrontavamo Kyhthas, un drago-uomo, molto potente che ci dava molto filo da torcere. Ci deconcentrammo per pensare a lui e quando tu nascesti fummo lanciati in questa dimensione. Per sole tre notti tu stetti con noi, poi la maledizione agì.  Siamo stati accolti a Celestia. Siamo rimasti qui a dare una mano ai locali con i nemici del loro esercito. Ward, un nostro amico, ti ha consegnato la Spada di luce, arma che trovai durante una battaglia e che è molto potente.

- Parlaci di Starlet- disse Irvine. Lorin impallidì.

- Non ho niente da dire. E’ il mio GF preferito. Scusate- si alzò ed uscì dalla stanza. Squall lo seguì

- Cretino- disse Selphie a suo marito.

 

- Lorin- chiamò Squall raggiungendo il ragazzo- Lorin. Scusa Irvine, è un po’ sciocco.

- Non c’è niente da scusare.

- Ricorda Lorin. Credi sempre. Abbi sempre speranza. L’amore può tutto...

- Non capisco il significato di questo discorso. Scusa, padre- e si allontanò

 

Il giorno dopo, gli eroi erano pronti a partire. Ringraziato vivamente il re dell’ospitalità i sette si prepararono a partire.

-UN MOMENTO RAGAZZI!!!!!- urlò uno dei soldati

- ABBIAMO BISOGNO DI AIUTO NELL’ALA 6! UN MOSTRO!!

- Sulle mura sud- mormorò Squall. Andiamo.

 

11. Gratia Omega

- A Celestia sono pacifici e potrebbero non resistere agli attacchi dei mostri di Gratia, la regione nord pacifica- diceva Squall mentre attraversavano di corsa il castello.

Lì trovarono un enorme mostro di metallo.

- Omega...-disse Squall

- Deve essere della stessa razza di Omega Weapon- disse Quistis- probabilmente Artemisia l’aveva invocato da questa dimensione.

- La leggendaria Omega...-disse Lorin

- Figlio, è pericolosissima. Stai qui, ci pensiamo noi.

- M-ma...

- Niente MA! Ascoltami!

Lorin obbedì al padre. Voleva vederli combattere. La battaglia cominciò. Gli ex- SeeD accerchiavano il mostro e lo bombardavano di magie ed attacchi fisici, ma questo resisteva.

Lanciato il Megid Flame, attacco devastante, l’Omega aveva cominciato a far fuori alcuni degli eroi con meteor. Nemmeno le Ali di Fata di Rinoa ed il Renzokuken di Squall furono sufficienti a placare il mostro. Rinoa cadde, svenuta, vicino a Zell, Quistis, Selphie e Irvine.

- MADREEEE!!

Lorin si lanciò all’attacco con foga, ma il mostro lo respinse via.

Squall, il più abile e l’unico rimasto in piedi attaccava con il Renzokuken e Lorin decise di evocare Starlet. La sua GF non aveva mai perso. Non poteva perdere.

Starlet fece la sua comparsa tra fasci di luce ed attaccò il mostro. Fu un conflitto memorabile: Omega attaccava con le sue magie migliori e il guardiano contrattaccava con le sue magie di luce. I colpi erano fortissimi: Starlet era un GF davvero potentissimo ed Omega indietreggiava spaventata dalla potenza dei colpi. All’improvviso, però, cominciò ad assaltare la Guardiana con magie di una potenza devastante che superavano di gran lunga il limite di forza vitale raggiungibile da ogni GF.

Squall pensava che Starlet non avrebbe resistito al mostro. Ma c’era qualcosa in quella GF, qualcosa che la animava e le dava la forza di continuare a lottare nonostante l’Omega la ferisse a volontà. Alla fine però la povera Guardiana fu sconfitta e cadde a terra esausta, tentando ancora di colpire l’Omega..

Lorin urlò di dolore.  Il mostro voleva finirla, ma avvertì un’energia fortissima davanti a lei.

Il figlio di Squall  fissava il mostro con occhi sgranati ed infuriati. Con un altro urlo disumano si lanciò sul mostro.

Squall rimase pietrificato dallo stupore quando vide suo figlio eseguire un Renzokuken perfetto e terminarlo con un eccelso Cuore di Pietra colpendo numerosissime volte il già danneggiato mostro. Alla fine Lorin distrusse l’Omega con un colpo di una potenza strabiliante.

- Lo-Lorin...- mormorò Squall quasi con paura, mentre usava un Triple- Reiz sui compagni svenuti.

Rinoa si alzò a fatica, mentre Squall, con una Megafenice risanava anche Irvine e Selphie.

- Che è successo?- chiese Zell

- Lorin ha distrutto l’Omega... da solo. Ha usato tecniche che ho impiegato anni per perfezionare ed ancora non sono capace di eseguire a quel livello.

Lorin intanto era chino sulla Guardiana a terra, piangeva, mentre le aveva alzato la testa esanime

- Starlet riprenditi! Perdonami ! NO!

Pian piano, la GF svanì diventando aria.

- Perdonami...

- Calmo Lorin- intervenne sua madre poggiandogli un amano sulla spalla- usa questo. E’ un Revitalizzatore GF. Serve a rianimare i Guardian Force feriti.

- No madre. Starlet si riprenderà, certo, ma non avrei mai dovuto evocarla. Non avrei mai dovuto farla soffrire. Avevo promesso.

- Portaci a casa, Lorin. Il tempo è poco- disse Quistis intromettendosi malvolentieri nella discussione.

 

12. Il ritorno

Arrivarono al portale presto. Lorin era rimasto in silenzio durante tutto il tragitto, così come suo padre, mentre gli altri parlavano di tutto ciò che venisse loro in mente.

Si sentiva strano, da quando Irvine gli aveva posto la domanda su Starlet avrebbe voluto non aver mai fatto quel viaggio, avrebbe voluto scacciarli come aveva fatto col cucciolo. Avrebbe voluto restare solo.

- Ecco il portale. Datemi le vostre mani- disse con voce atona.

Ringraziarono ancora una volta il principe che li aveva accompagnati con i grifoni.

- E’sato semplice, non trovi Lorin?- chiese Quistis

Lorin rimase in silenzio.

- Lascialo stare- disse Irvine con arroganza- non vedi che pensa alla sua bella GF?

QUESTO era stato un errore. Lorin aveva già cominciato ad odiare Irvine per la sua oppressione. Il ragazzo saltò addosso all’ex- tiratore cominciando a picchiarlo, sopraffandolo poiché avevano la stessa forza.

- Non devi immischiarti! Hai capito? NON TI RIGUARDA!

- Calmo Lorin- disse Squall, separandolo da Irvine.

- Scusami, Lorin. Non credevo di infastidirti.

Lorin rimase in silenzio, porgendo le mani alla madre. Tutti uniti, gli eroi del tramonto varcarono il portale dimensionale.

 

- Avete fatto buon viaggio?- chiese Dryzar a Lorin.

- Bene, grazie. Questo è Dryzar, il mago che mi ha spedito lì a Celestia.

- Piacere, io sono Quistis.

- Irvine.

- Vi conosco. Vi conosco. Vorrei illustrarvi un attimo la geografia attuale del mondo. E’ cambiata dai vostri tempi...

- Questa voce...- mormorò Squall, riflettendo.

- E questa è Brizatia, la vecchia Galbadia e...

- Sì...- continuò a mormorare Squall

- Poi Esthar si è divisa in Nordthar e Sudthar. C’è poi l’arcipelago delle Isole più vicine all’Inferno e...

- PERCHE’ HAI FATTO QUESTO, DRYZAR?- Chiese Squall urlando.

- Non capisco...- disse il mago

- Capisci benissimo Dryzar. O forse dovrei chiamarti Kyhthas?

L’incappucciato si fermò un attimo. Gli altri cinque lo guardarono stupiti.

Da sotto il cappuccio provenne una risata tenebrosa.

- Ci sei arrivato Squall. Mi stupisco che voialtri ci siate cascati così- disse l’uomo-drago, rivelando le sue vere sembianze. Era un grosso umanoide di due metri con faccia ed ali da drago.

- Ma perché, Kyhthas?- chiese Squall.

- Vendetta, Squall, vendetta. Diciotto anni fa, quando vostro figlio nacque, decisi di farlo nascere in mezzo alla miseria e alla distruzione, così ruppi un’antica reliquia e causai l’Apocalisse. Ma NO! La maledizione di Artemisia vi lanciò via dal mondo. Non avreste sofferto come dovevate. Aspettai qualche anno, deciso ad uccidere il vostro unico figlio, quando mi venne un’idea.

Morire per mano del proprio figlio, del proprio bambino. C’è di peggio?  E Lorin mi ha aiutato egregiamente. Ora finirà l’opera uccidendovi tutti.

- Sei pazzo se credi che io lo faccia!

- Rifletti, Lorin. Io sono un potente mago.  Posso ridarti Starlet. Posso farla tornare al tuo fianco. Uccidili e lo farò.

- Non ascoltarlo, Lorin. Ogni GF si ricarica da solo con il riposo o con i Revitalizzatori.

- FAI SILENZIO!- Intimò Kyhthas-A QUANTO PARE NON SAI NULLA. Perché non glielo hai detto, Lorin? Perché non hai raccontato la storia di Starlet? 

Lorin era pietrificato dai ricordi.

- Racconta, Lorin, racconta- incitava il drago al ragazzo che non riusciva a frenare lacrime.

- Due anni...due anni fa- cominciò- iniziai il mio mestiere di cacciatore. Ero debole e inesperto e alla prima battuta stavo per essere eliminato. Mi salvò un’elfa, una membra di una delle nuove razze del mondo. Aveva un anno in più di me ed era molto più esperta. All’inizio diceva che mi avrebbe fatto da “guardia del corpo” mercenaria ed iniziò ad insegnarmi tutti i trucchi del mestiere. Era forte, bella, gentile, solidale.- Lorin singhiozzò- Ben presto la storia del denaro finì. Diventammo colleghi, amici, amanti e ci fidanzammo.

Il nostro era un amore...un amore  vero. Era sacrificio. Quante volte rischiai la vita per lei o lei la rischiò per me... poi venne il giorno in cui, all’interno di una foresta, trovammo un’antica piramide ricoperta di liane ed erba. Potrebbe essere piena di tesori, mi diceva, esploriamola. Io non ero d’accordo. Lei non era avida, così cercai di convincerla a lasciar stare. Un sesto senso mi avvertiva di non entrare. Non la convinsi: diceva che con un tesoro ci saremmo potuti sposare, avremmo potuto viaggiare, avremmo potuto... avere dei bambini...

Dopo una breve ricerca incontrammo un potentissimo mostro, nella piramide. Non riuscivamo a batterlo in nessun modo. Lì imparai ad usare il Cuore di Pietra, ma non bastò. Il mostro stava per ucciderci, non potevamo scappare, così lei mi disse che mi avrebbe fatto un regalo...un ultimo regalo. Cominciò a pronunciare arcane parole e, all’improvviso la vidi sollevarsi in cielo e subire una mutazione. Sentii qualcosa che entrava dentro di me, una sensazione analoga a quando avevo ottenuto Shoat, il mio primo G.F..

Lei, Starlet, l’unica persona che avessi amato e che mi avesse mai amato era diventata un Guardian Force. E lo aveva fatto per me. Si mise da sola in Junction con me e i miei poteri crebbero. Distrussi il mostro, ma avevo perso la cosa più importante della mia vita...giurai che non l’avrei mai fatta soffrire...ho rotto il giuramento durante la battaglia di poco fa...

- Bravo, Lorin, hai raccontato tutto- disse il drago- se uccidi questi stupidi umani, ti ridarò Starlet.

- No, Dorin, non farlo- disse Squall- sai che non ti potremmo fare del male.

- Rifletti Lorin- ripeté  il mostro- non ha niente da offrirti.

- Aspetta che ti racconti io una storia, Lorin- disse Squall- Anni fa c’era un giovane SeeD, chiuso ed introverso. Egli conobbe una ragazza con la quale all’inizio non andava d’accordo. Poi se ne innamorò e quando ciò accadde venne a sapere che la ragazza era una strega e che era condannata alla prigionia.

Inoltre venne anche a sapere che una strega stava per distruggere il mondo. Ma il ragazzo non si perse d’animo e seguendo il suo cuore liberò il mondo dalla strega cattiva e si unì a colei che amava.

- Quel ragazzo- disse Lorin- eri tu.

- Sì. Non esiste l’impossibile, Lorin. In passato credevo di non poter amare, di non poter avere amici...e sbagliavo. Tutti uniti troveremo un modo per ridarti colei che ami

- Non è una certezza- disse il drago- io te la posso ridare subito. Scegli o vi ucciderò tutti, subito.

- Ricorda figlio mio , insieme possiamo.

 

13. La scelta

- Uccidili. ORA!!

Lorin con un singhiozzo, mormorando -mi dispiace- si mosse.  Prese la spada ed attaccò Rinoa. Era l’unico modo per costringere il padre a prendere l’arma.

- NO!- Urlò Squall parando il colpo con il Lion Heart.

- Bravo, ragazzo hai fatto la scelta giusta - disse il drago- ora la vendetta è completa

I due duellarono accanitamente. Nonostante la rabbia avesse permesso a Lorin di utilizzare il Cuore di Pietra durante la battaglia con Omega di Gratia, ora lui non era nemmeno convinto di fare la cosa giusta e Squall gli era nettamente superiore. Ma il padre non lo attaccava, si limitava a parare i colpi che lui vibrava.

- Affrontami- gli disse.

- No, figlio, non potrei mai farti del male.

- Uno di noi due morirà alla fine della battaglia. Se non vuoi essere tu, attaccami.

- Ascoltami Lorin- disse Squall parando un violento fendente- insieme, credendoci, possiamo fare qualsiasi cosa. Abbassa la tua arma e vieni con noi.

Lorin continuò a colpire il gunblade del padre svogliatamente. Gli sembrò di udire una dolce e bassa  musica. Poi all’improvviso, con un’abile finta colpì Squall alla gamba con forza.

Per un momento, a causa del dolore, Squall si deconcentrò e la sua abilità prese il sopravvento sull’amore per il figlio e lo colpì alla mano sinistra. Quando si rese conto di quello che aveva fatto guardò il figlio

- Perdonami, Lorin.

Scagliato il Lion Heart lontano, Squall si inginocchiò davanti a Lorin.

- Uccidimi, se vuoi. Io non posso colpirti.

Lorin non voleva, ma Starlet!! Lui aveva un debito e DOVEVA ripagarlo. Alzò la spada per colpire suo padre. Ma all’improvviso la udì...quella musica...

 

“Same old songs, just once more

My last night here with you?

Maybe yes, maybe no

I kind of liked it your way

How you shyly placed your eyes on me

Oh, did you ever know

That I had mine on you?

 

Darling, so there you are...”

 

- Cosa...?!- disse irrigidendosi.

Rinoa stava cantando. Quella musica l’aveva già sentita. Lontani frammenti di ricordo si affacciarono nella sua mente.

 

“Darling, so share with me

Your love if you have enough

Your tears if you're holding back

Or pain if that's what it is

How can I let you know?

I'm more than the dress and the voice

Just reach me out then

You will know that you're not dreaming”

 

Ricordi... un viso...quella musica. Le visioni del suo passato...dei pochi momenti passati con sua madre appena nato...quella ninna nanna...

-Avanti, cosa aspetti?- gracchiò Kyhthas- uccidilo. Lorin riprese il controllo di sé. Alzò la spada, la saetta si preparava...Squall chiuse gli occhi...e la saetta colpì, ma non lui.

Lorin aveva colpito il drago al braccio sinistro con una forza incredibile.

- Ti credo, padre. Insieme possiamo fare qualsiasi cosa. Troveremo il modo...

- Hai perso, Kyhthas- disse Zell- da solo non ci batterai mai. Puoi scappare, ma ti troveremo e pareggeremo i conti.

- Scappare? Sciocco!! Possibile che non abbiate capito? Io COMANDO ESTHAR! Ne ho il controllo. Ed Esthar è il mondo. Il resto è povertà. La mia vendetta personale può anche non compiersi. Guardatevi. Siete soli, in un mondo distrutto in cui IO comando. Voi dovete arrendervi!! Ah! Ah! Ah! Ah!- disse svanendo con un incantesimo.

- Potremo anche essere soli e contro tutti, ma siamo uniti...- mormorò Squall sorridendo.

 

************************************************

 

- Rinoa, quella canzone...- chiese Quistis

- “Eyes on me” di mia madre Giulia. La cantavo a Lorin come ninna nanna prima che ci separassimo da lui.

- Che faremo ora?- chiese Lorin

- Dobbiamo trovare il Garden di Balamb e poi cercheremo un modo per far tornare umano un G.F. Dobbiamo inoltre trovare il Lagunarock. 

- Uniti faremo tutto...

 

Epilogo

Vagava solo, si era allontanato un momento dall’accampamento per osservare meglio la luna. Sono di nuovo da solo, si disse. Possibile che non sia cambiato niente?

All’improvviso udì un rumore da dietro un cespuglio. Guardò e vide un piccolo cane. Il cucciolo, felice di non essere più solo iniziò a seguire Lorin. E Lorin rimase stupito. Non per il cucciolo ma perché era stupito di essere felice che lo facesse. E così, si disse avviandosi con il cagnolino verso l’accampamento, qualcosa è cambiato.

FINE

E così termina la storia di Lorin, ma non la vita. C’è Starlet da salvare, un mondo da aiutare senza dimenticare Khythas. Questo breve racconto, più che a narrare un’avventura, serve a introdurre dei personaggi. E’ un progetto che, almeno io, trovo interessante. Se volete criticare, commentare (spero in positivo) o proseguire la storia di Final Fantasy VIII 18 anni di seguito, scrivetemi delle e-mail all’indirizzo claloma@libero.it. Per favore, ditemi i vostri pareri. Non so se continuerò le avventure di Lorin con altri racconti- ho poco tempo- ma voi potete benissimo farlo. A presto e SCRIVETE!!!!!!!!!!

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