La nascita di Gesù descritta nel Protovangelo di Giacomo
e dal vangelo dello Pseudo-Matteo
dal vangelo apocrifo di Giacomo (II-IV sec.)
[2]
Sellò l'asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e
Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si voltò e la vide
triste; disse tra s‚: "Probabilmente quello che è in lei la
travaglia". Voltatosi nuovamente, vide che rideva. Allora le domandò:
"Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora
rattristato?". Maria rispose a Giuseppe: "E' perché vedo, con i miei
occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l'altro è pieno di gioia e
esulta". [3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: "Calami
giù dall'asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori". La
calò giù dall'asino e le disse: "Dove posso condurti per mettere al
riparo il tuo pudore? Il luogo, infatti, è deserto".
[18,
1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e
uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme. [2] Io, Giuseppe,
camminavo e non camminavo. Guardai nell'aria e vidi l'aria colpita da stupore;
guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del
cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con
le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che
prendevano su il cibo non l'alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando
alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto.
[3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò
la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del
fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull'acqua, ma non bevevano. Poi,
in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.
[19,
1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: "Dove vai,
uomo?". Risposi: "Cerco una ostetrica ebrea". E lei: "Sei di
Israele?". "Sì" le risposi. E lei proseguì: "E chi è che
partorisce nella grotta?". "La mia promessa sposa" le risposi. Mi
domandò: "Non è tua moglie?". Risposi: "E' Maria, allevata nel
tempio del Signore. Io l'ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì
ha concepito per opera dello Spirito santo". La ostetrica gli domandò:
"E' vero questo?". Giuseppe rispose: "Vieni e vedi". E la
ostetrica andò con lui. [2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una
nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: "Oggi è stata
magnificata l'anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e
perché è nata la salvezza per Israele". Subito dopo la nube si ritrasse
dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano
sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il
bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. L'ostetrica esclamò:
"Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo
miracolo".
[3]
Uscita dalla grotta l'ostetrica si incontrò con Salome, e le disse:
"Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha
partorito, ciò di cui non è capace la sua natura". Rispose Salome:
"(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino
la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito".
[20,
1] Entrò l'ostetrica e disse a Maria: "Mettiti bene. Attorno a te, c'è,
infatti, un non lieve contrasto". Salome mise il suo dito nella natura di
lei, e mandò un grido, dicendo: "Guai alla mia iniquità e alla mia
incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si
stacca da me, bruciata". [2] E piegò le ginocchia davanti al Signore,
dicendo: "Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di
Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma
rendimi ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie
cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te". [3] Ed ecco apparirle un
angelo del Signore, dicendole: "Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito:
accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e
gioia". [4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: "L'adorerò
perché a Israele è nato un grande re". E subito Salome fu guarita e uscì
dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: "Salome, Salome!
Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non
sia entrato in Gerusalemme".
[21,
1] Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea. In Betlemme della Giudea ci
fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che dicevano: "Dov'è
il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell'Oriente e siamo venuti
ad adorarlo". [2] Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai
magi; mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo:
"Come sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere?". Gli
risposero: "In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto". E
poi li rimandò. Interrogò anche i magi, dicendo: "Quale segno avete visto
a proposito del re che è nato?". I magi gli risposero: "Abbiamo visto
una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che
le stelle non apparivano più. E' così che noi abbiamo conosciuto che era nato
un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo". "Andate e
cercate", disse Erode "e se troverete fatemelo sapere affinché
anch'io venga a adorarlo".
I
magi poi se ne andarono. [3] Ed ecco che la stella che avevano visto
nell'oriente li precedeva fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima
alla grotta. I magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei
doni dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra.
[4]
Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne
tornarono al loro paese per un'altra via.
[22,
1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei
sicari, dicendo loro: "Ammazzate i bambini dai due anni in giù".
[2]
Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò
e lo pose in una mangiatoia di buoi. [3] Anche Elisabetta, sentito che si
cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove
nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora,
gemendo, disse a gran voce: "Monte di Dio, accogli una madre con il suo
figlio". Subito il monte si spaccò e l'accolse. E apparve per loro una
luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.
[23,
1] Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria,
dicendo: "Dove hai nascosto tuo figlio?". Rispose loro: "Io sono
un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non
so dove sia mio figlio". [2] I ministri se ne ritornarono per riferire
tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: "E' suo figlio colui che
regnerà su Israele!". Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli: "Dì
proprio la verità: dov'è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la
mia mano". [3] Zaccaria rispose: "Se tu spargerai il mio sangue, io
sarò un testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu
spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore". Allo
spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano che era
stato ucciso.
[24,
1] All'ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne loro
incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero a aspettare
Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare l'Altissimo. [2] Ma, dato
che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece coraggio: entrò e vide
presso l'altare del sangue coagulato e udì una voce che diceva: "Zaccaria
è stato ucciso! Il suo sangue non sarà cancellato fino a quando non giungerà
il suo vendicatore". All'udire tali parole ebbe paura, e uscì per riferire
ai sacerdoti. [3] Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era
accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le vesti
dall'alto in basso. Non trovarono il suo corpo, trovarono invece il suo sangue
pietrificato. Pieni di timore, uscirono e annunziarono a tutto il popolo che
Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte le tribù del popolo, che
lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e tre notti. [4] Dopo i tre
giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo posto, e la sorte cadde su
Simeone. Questo, infatti, era colui che era stato avvisato dallo Spirito santo
che non avrebbe visto la morte fino a quando non avesse visto il Cristo nella
carne.
[25,
1] Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io Giacomo,
che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il
trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che mi ha concesso il dono
e la saggezza per scrivere questa storia.
[2] La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù Cristo, al
quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Vangelo dello Pseudo-Matteo
[13,
1] Nascita di Gesù. Dopo un certo periodo accadde che si facesse un censimento
a motivo di un editto di Cesare Augusto, e tutta la terra si fece iscrivere,
ognuno nella sua patria. Questo censimento fu fatto dal preside della Siria,
Cirino. Fu dunque necessario che Giuseppe, con Maria, si facesse iscrivere a
Betlemme, poiché Giuseppe e Maria erano di qui, della tribù di Giuda e della
casata di Davide.
Mentre
Giuseppe e Maria camminavano lungo la strada che conduce a Betlemme, Maria disse
a Giuseppe: "Vedo davanti a me due popoli, uno piange e l'altro è
contento". Giuseppe le rispose: "Stattene seduta sul tuo giumento e
non dire parole superflue". Apparve poi davanti a loro un bel giovane
vestito di abito bianco, e disse a Giuseppe: "Perché hai detto che erano
parole superflue quelle dette da Maria a proposito dei due popoli? Vide infatti
il popolo giudaico piangere, essendosi allontanato dal suo Dio, e il popolo
pagano gioire, perché oramai si è accostato e avvicinato al Signore, secondo
quanto aveva promesso ai padri nostri Abramo, Isacco, e Giacobbe: di fatti, è
giunto il tempo nel quale, nella discendenza di Abramo, è concessa la
benedizione a tutte le genti".
[2]
Ciò detto, l'angelo ordinò di fermare il giumento, essendo giunto il tempo di
partorire; comandò poi alla beata Maria di discendere dall'animale e di entrare
in una grotta sotto una caverna nella quale non entrava mai la luce ma c'erano
sempre tenebre, non potendo ricevere la luce del giorno. Allorché la beata
Maria entrò in essa, tutta si illuminò di splendore quasi fosse l'ora sesta
del giorno. La luce divina illuminò la grotta in modo tale che né di giorno né
di notte, fino a quando vi rimase la beata Maria, la luce non mancò. Qui generò
un maschio, circondata dagli angeli mentre nasceva. Quando nacque stette ritto
sui suoi piedi, ed essi lo adorarono dicendo: "Gloria a Dio nel più alto
dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà".
[3]
Era infatti giunta la nascita del Signore, e Giuseppe era andato alla ricerca di
ostetriche. Trovatele, ritornò alla grotta e trovò Maria con il bambino che
aveva generato. Giuseppe disse alla beata Maria: "Ti ho condotto le
ostetriche Zelomi e Salome, rimaste davanti all'ingresso della grotta non osando
entrare qui a motivo del grande splendore". A queste parole la beata Maria
sorrise. Giuseppe le disse: "Non sorridere, ma sii prudente, lasciati
visitare affinché vedano se, per caso, tu abbia bisogno di qualche cura".
Allora ordinò loro di entrare. Entrò Zelomi; Salome non entrò. Zelomi disse a
Maria: "Permettimi di toccarti". Dopo che lei si lasciò esaminare,
l'ostetrica esclamò a gran voce dicendo: "Signore, Signore grande, abbi
pietà. Mai si è udito né mai si è sospettato che le mammelle possano essere
piene di latte perché è nato un maschio, e la madre sia rimasta vergine. Sul
neonato non vi à alcuna macchia di sangue e la partoriente non ha sentito
dolore alcuno. Ha concepito vergine, vergine ha generato e vergine è
rimasta".
[4]
All'udire questa voce, Salome disse: "Permetti che ti tocchi e sperimenti
se è vero quanto disse Zelomi". Dopo che la beata Maria concesse di
lasciarsi toccare, Salome mise la sua mano. Ma quando ritrasse la mano che aveva
toccato, la mano inaridì e per il grande dolore incominciò a piangere e ad
angustiarsi disperatamente gridando: "Signore Dio, tu sai che io ti ho
temuto sempre, e ho curato i poveri senza ricompensa, non ho mai preso nulla
dalle vedove e dall'orfano, e il bisognoso non l'ho mai lasciato andare via da
me a mani vuote. Ma ora eccomi diventata miserabile a motivo della mia
incredulità, perché volli, senza motivo, provare la tua vergine".
[5]
Mentre così parlava apparve a fianco di lei un giovane di grande splendore, e
le disse: "Avvicinati al bambino, adoralo, toccalo con la tua mano ed egli
ti salverà: egli infatti è il Salvatore del mondo e di tutti coloro che in lui
sperano". Subito lei si avvicinò al bambino e, adorandolo, toccò un lembo
dei panni nei quali era avvolto, e subito la sua mano guarì. Uscendo fuori
incominciò a gridare le cose mirabili che aveva visto e sperimentato, e come
era stata guarita; molti credettero a causa della sua predicazione.
[6]
Anche i pastori di pecore asserivano di avere visto degli angeli che, nel cuore
della notte, cantavano un inno, lodavano il Dio del cielo e dicevano che era
nato il Salvatore di tutti, che è Cristo Signore, nel quale sarà ridata la
salvezza a Israele.
[7]
Una enorme stella splendeva dalla sera al mattino sopra la grotta; così grande
non si era mai vista dalla creazione del mondo. I profeti che erano a
Gerusalemme dicevano che questa stella segnalava la nascita di Cristo, che
avrebbe realizzato la promessa fatta non solo a Israele, ma anche a tutte le
genti.
[14,
1] Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima
Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, depose il bambino in una
mangiatoia, ove il bue e l'asino l'adorarono. Si adempì allora quanto era stato
detto dal profeta Isaia, con le parole: "Il bue riconobbe il suo padrone, e
l'asino la mangiatoia del suo signore". Gli stessi animali, il bue e
l'asino, lo avevano in mezzo a loro e lo adoravano di continuo. Si adempì
allora quanto era stato detto dal profeta Abacuc, con le parole: "Ti farai
conoscere in mezzo a due animali".
Giuseppe
con Maria, rimase nello stesso luogo per tre giorni.
[15,
1] Il sesto giorno entrarono in Betlemme, dove passarono il giorno settimo.
L'ottavo giorno circoncisero il bambino e gli diedero nome "Gesù",
come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito. Terminati i
giorni della purificazione di Maria, secondo la Legge di Mosè, Giuseppe
condusse il bambino al tempio del Signore. Quando il bambino ricevette la "peritomè"
("peritomo" significa circoncisione), offrirono un paio di tortore o
due piccini di colombe.
[2]
Nel tempio c'era un certo uomo di Dio, perfetto e giusto, di nome Simeone, di
anni centododici. Questi aveva ricevuto da Dio la promessa che non avrebbe
gustato la morte senza avere prima visto, vivo in carne, il Cristo figlio di
Dio. Visto il bambino, egli esclamò a gran voce: "Dio visitò il suo
popolo, e il Signore adempì la sua promessa". E subito l'adorò. Dopo lo
prese nel suo mantello e baciando i suoi piedi, disse: "Ora, o Signore,
lascia andare in pace il tuo servo poiché i miei occhi videro la tua salvezza
che hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le genti, e
gloria del tuo popolo, Israele".
[3]
Nel tempio c'era pure la profetessa di nome Anna, figlia di Fanuel, della tribù
di Aser, che aveva vissuto con suo marito sette anni dalla sua verginità: ed
era vedova già da ottantaquattro anni. Non si era mai allontanata dal tempio
del Signore, ed era dedita a digiuni e preghiere. Anche lei adorò il bambino
affermando che in lui c'è la redenzione del mondo.
[16,
1] I magi e la fuga in Egitto. Trascorso il secondo anno, dei magi vennero
dall'Oriente a Gerusalemme portando grandi doni. E subito interrogarono i
Giudei, dicendo: "Dov'è il re che vi è nato? In Oriente infatti abbiamo
visto la sua stella e siamo venuti ad adorarlo". Questa voce giunse al re
Erode e lo spaventò così tanto che radunò scribi, farisei e dottori del
popolo per interrogarli dove, secondo i profeti, sarebbe nato Cristo. Essi
risposero: "In Betlemme di Giuda. Sta scritto infatti: "E tu,
Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la più piccola tra i principi di
Giuda. Da te, invero, nascerà il duce che reggerà il mio popolo
Israele"". Erode allora convocò i magi presso di sé e da loro indagò
diligentemente quando era apparsa ad essi la stella. Mandandoli poi in Betlemme,
disse: "Andate e informatevi diligentemente sul bambino. Quando lo
troverete, fatemelo sapere affinché anch'io venga ad adorarlo".
[2]
Mentre i magi se ne andavano, per la strada apparve loro la stella che,
precedendoli fino a quando giunsero ove era il bambino, fu quasi la loro guida.
Vedendo la stella, i magi si rallegrarono con grande gioia e, entrati nella
casa, trovarono il bambino Gesù seduto sul grembo di sua madre. Aprirono allora
i loro tesori e regalarono grandi doni alla beata Maria e a Giuseppe. Al bambino
poi offrirono ciascuno una moneta d'oro; così pure uno offrì oro, un altro
incenso, il terzo mirra.
Volevano
ritornare dal re Erode, ma in sonno furono avvertiti da un angelo di non
ritornare da Erode. Per un'altra strada se ne ritornarono nella loro regione.
[17,
1] Erode, vedendo che era stato burlato dai magi, si gonfiò in cuor suo, e mandò
per ogni strada volendo prenderli e ucciderli. Non trovandoli, mandò nuovamente
in Betlemme e in tutti i suoi confini a uccidere tutti i bambini che si
trovavano dai due anni in giù, in base al tempo del quale era stato informato
dai magi.
[2]
Un giorno prima che avvenisse questo, Giuseppe fu avvertito in sogno da un
angelo del Signore che gli disse: "Prendi Maria e il bambino e va in Egitto
per la via del deserto". Giuseppe, seguendo l'ordine dell'angelo, partì.
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(C) Dino Ticli,
2001-2003