LE
CIARAMELLE
di Giovanni
Pascoli
Udii tra il sonno le
ciaramelle, ho udito un suono di ninne nanne. Ci sono in cielo tutte
le stelle, ci sono i lumi nelle capanne.
Sono venute dai monti
oscuri le ciaramelle senza dir niente; hanno destata ne' suoi
tuguri tutta la buona povera gente.
Ognuno è sorto dal suo
giaciglio; accende il lume sotto la trave; sanno quei lumi d'ombra e
sbadiglio, di cauti passi, di voce grave.
Le pie lucerne
brillano intorno, là nella casa, qua su la siepe: sembra la terra,
prima di giorno, un piccoletto grande presepe.
Nel cielo azzurro
tutte le stelle paion restare come in attesa; ed ecco alzare le
ciaramelle il loro dolce suono di chiesa;
suono di chiesa, suono
di chiostro, suono di casa, suono di culla, suono di mamma, suono
del nostro dolce e passato pianger di nulla.
O ciaramelle degli
anni primi, d'avanti il giorno, d'avanti il vero, or che le stelle
son là sublimi, conscie del nostro breve mistero;
che non ancora
si pensa al pane, che non ancora s'accende il fuoco; prima del grido
delle campane fateci dunque piangere un poco.
Non più di nulla,
sì di qualcosa, di tante cose! Ma il cuor lo vuole, quel pianto
grande che poi riposa, quel gran dolore che poi non duole;
sopra
le nuove pene sue vere vuol quei singulti senza ragione: sul suo
martòro, sul suo piacere, vuol quelle antiche lagrime
buone!
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