Quest’anno, accipicchia, il freddo è polare
anche per noi che viviamo in pianura
e pur coprendoci fino a esagerare
il ghiaccio ed il gelo ci fanno paura.
Ma se stiamo a casa c’è un bel calduccio
e col plaid di lana sopra il divano
vedendo il meteo del colonnello Ferruccio
ci sentiamo meglio di un gran sultano.
Pensiamo al Natale e ne discutiamo,
abbiam fatto l’albero e pure il presepe,
parliamo di doni e di dove andiamo,
se nel timballo ci va o no il pepe.
Ma vi prego fermiamoci solo un momento
e attenti osserviamo la capannella,
cambiamo pensiero e con struggimento
concentriamoci ora sulla buona novella.
Quel piccolino sulla paglia adagiato
che tanti han visitato con devozione
col sangue ogni peccato ha cancellato
e merita certo la nostra attenzione.
Pacchi, pacchetti, un pranzo regale,
nemmeno il tempo di una preghiera,
ecco che cosa è diventato il Natale :
abbiamo smarrito la strada più vera.
Quest’anno facciamo qualcosa di nuovo,
preghiamo per i paesi distrutti da guerre,
pei bimbi che non mangiano neppure un uovo
perché possano vivere in fertili terre.
Priviamoci appena di una fettina
di ciò che abbiamo e doniamola loro,
Gesù Bambino già domani mattina
ci riempirà il cuore con un grande tesoro.