IL GATTO

Mancavano pochi giorni a Natale, ma la neve era molto lontana, su, sulle montagne. Era un inverno molto meno freddo del solito ed i giardini del paese erano ancora verdi In una casa molto ordinata e pulita, viveva una bambina dai bellissimi occhi celesti e capelli castani chiari, lunghi fino alle spalle. Giocava sempre sola nella sua stanzetta: il papà andava al lavoro e la mamma era sempre occupata a pulire la casa; non aveva amici con cui giocare ma, grazie ad una grande fantasia, riusciva ad inventare molti giochi ed essere sempre serena...
La sua cameretta aveva una portafinestra sulla terrazza che portava ad un piccolo giardino. Una mattina questa porta era aperta... Era sola in casa: la mamma era in lavanderia a lavare i panni. Un gatto, venuto per caso nel giardino, notò la portafinestra socchiusa e si avvicinò. La bambina lo vide: aveva un bel pelo folto, marrone rossiccio, con strisce bianche; agile e silenzioso si stava avvicinando sempre di più. Ella cominciò ad avere paura, non aveva mai toccato un gatto! Le avevano insegnato a non toccare gli animali: «Sono sporchi e portano tante malattie!». Ora questa bestiolina era sulla terrazza, e forse sarebbe entrata nella sua stanzina da letto.
Il gatto spostò la porta socchiusa con la testolina e si affacciò ad osservare la cameretta ordinata: un bel lettino rosa, un piccolo armadio, un tavolino e, seduta sopra un soffice tappeto bianco, la bambina che teneva in braccio una bambola paffutella. Decise di entrare: voleva conoscerla e fare amicizia. Lei si alzò subito spaventata e corse in sala. Pensava che l'animale le avrebbe fatto del male. Guardò se l'avesse inseguita, ma, vedendo che non usciva dalla sua stanza, decise di ritornarci cautamente. Il gatto si era accovacciato sul tappeto.
«Entra pure, non avere paura, mi sto solo riposando», le disse il gatto.
La bambina era sorpresa: non aveva mai sentito parlare un gatto! Rimase per un po' sbalordita, poi con un fil di voce chiese dolcemente: «Tu parli? Chi sei?».
«Sì, parlo come tutti i gatti! Ma solo noi due ci capiamo! Mi chiamo Nabi. E tu?».
«Io sono Claudia. Ma perché possiamo parlare insieme?».
«Perché tu sei una buona e brava bambina, che vuole bene a tutte le cose belle. L'ho subito capito, appena ti ho visto giocare con tanta gioia con la tua bambola ed il modo in cui tieni in ordine la tua stanza».
La bambina si avvicinò un pochino, molto prudentemente.
«Sì è vero, sei molto bello e grazioso! Ma sei anche sporco e porti tante malattie. L'hanno detto mamma e papà!».
«Ci sono gatti buoni e cattivi. Io mi lavo ogni giorno e molto spesso. Tu riesci a parlare con me, perché hai molta fantasia. Riesci a capirmi perché noti la mia natura dolce e buona. Vorresti, come me, conoscermi e stare in compagnia».
La bambina si avvicinò ancora un po' ma poi si bloccò.
«Sono spesso sola. La mamma non mi lascia uscire con gli altri bambini. Sì, vorrei conoscerti, ma ho paura!».
«Capisco, non occorre che ti avvicini. Siediti pure sul tuo lettino e stiamo un po' insieme».
La bambina infatti non aveva nessuna intenzione di avvicinarsi ed accarezzarlo: pensava ancora che fosse sporco e che potesse farle del male; ma, dentro di sé, sentiva che si poteva fidare un po' di questo grazioso e forse nuovo amico.
«Sono il gatto del tuo vicino di casa. Abito sulla terrazza dell'appartamento a sinistra. Mi lasciano sempre fuori: anche loro pensano che sporchi. Non possono parlare con me, perché non mi capiscono. Ora, dopo molti giorni, sta piovendo, e sarei molto lieto se potessi stare qui all'asciutto. Vedrai che non sporcherò!».
La bambina sorrise, si sedette sul lettino rosa e, sorreggendosi il mento sulle nocche delle mani, rispose: «Va bene. Ma tu stai fermo. Mi piace osservarti».
Il gatto non si mosse e riposò. Ogni tanto muoveva la testa leccandosi per pulirsi il pelo. Oppure, con molta gioia della bambina, sbadigliava e si tirava tutto per assaporare il calduccio della stanza.
Ad un tratto la mamma entrò in casa con la cesta dei panni lavati, vide il gatto, poggiò la cesta e gridò avvicinandosi velocemente: «Fuori di qui!!».
La bambina osservò compiaciuta il gatto alzarsi in un lampo e agilissimo scappare nel giardino, senza che la mamma potesse fargli alcun male. Lo vide fermarsi fuori al sicuro, a dieci metri di distanza, girarsi e sollevare il musetto fiero e sereno come se volesse salutarla e poi sparire nella siepe vicina.
La mamma, sbalordita pure lei, chiuse la portafinestra e tirò le tende.
«Non posso neanche dare un po' di aria alla casa che subito entrano delle bestie. Tu, bambina mia, come stai? Ti ha fatto del male?», esclamò guardando l'unica figlia. Il visetto della bambina si fece triste ed incredulo: voleva dirle che il gatto era molto simpatico e buono, e che avevano parlato insieme... ma poi pensò che non l'avrebbe mai creduta; infatti si ricordò che solo lei era in grado di parlare con lui.
«No, sto bene! Sono contenta. Era molto bello!».
«I gatti sporcano e portano le malattie. La prossima volta che entra, mandalo via! Hai capito?».
«Non posso, ho paura del gatto, ma è molto grazioso!».
La mamma non continuò a discutere ed uscì dalla stanza, per lei la faccenda era chiusa.
Diversi giorni passarono senza che il gatto si facesse vedere. Venne Natale ed era di nuovo una bella giornata di sole. La famiglia era riunita a tavola per il pranzo. Claudia era molto contenta per i bei regali ricevuti quella mattina. La mamma aveva lavorato tantissimo per mettere in ordine e pulire la casa, per preparare il pranzo; ed ora era felice anche lei per il Natale che trascorrevano insieme. Il papà era soddisfatto: «Ah, che buon pranzo! È nuovamente Natale. Come passa il tempo... Sai Claudia che l'anno prossimo dovrai andare a scuola e potrai giocare con tanti bambini?».
«Sì, lo so! Ma a dire la verità... ho un po' di paura. Ho sempre giocato da sola. La mamma è sempre occupata a pulire la casa e non mi ha mai accompagnata fuori a giocare con altri bambini...».
«Sì, ti capisco... Forse hai ragione, ma devi sapere che la mamma ci vuole troppo bene e vuole che tutto sia in perfetto ordine...».
«Basta con questo discorso!», intervenne la mamma, «sempre la stessa storia! Quante volte vi devo dire che ognuno ha il suo compito da fare. Ed il mio è quello di tenere pulitissima la casa. Pensa che alcuni giorni fa è addirittura entrato un gatto... Se non lo avessi mandato via, mi avrebbe sporcato dappertutto...».
«È vero papà! Era un bellissimo gatto. Avrei tanto voluto giocare con lui, ma avevo paura...», esclamò la bambina.
«Il gatto non dovrà mai più entrare in questa casa! I gatti sono sporchi e portano tante malattie!», continuò la mamma. «Il discorso è chiuso! Ora sparecchiamo: è già ora di pulire di nuovo!».
Il papà si alzò impacciato da tavola, la mamma era veramente una donna decisa e risoluta, non poteva farle cambiare idea: sapeva che Claudia avrebbe voluto giocare con altri bambini, ma la mamma era sempre preoccupata che le potesse succedere qualcosa... Oggi, a Natale, aveva sperato di riuscirci, ma era stato subito interrotto. Ragione per cui non continuò e si congedò per fare una passeggiata; sapeva bene che la mamma preferiva rimettere in ordine la casa da sola, senza che nessuno potesse disturbarla.
Mentre la mamma puliva con l'aspirapolvere le stanze, quel pomeriggio di Natale la bambina poté giocare fuori nel giardino. Raccoglieva delle margherite!! Infatti, dopo la pioggia dei giorni prima ed ora il bel tempo, erano fiorite quasi miracolosamente. Voleva fare un bel mazzolino di fiori per la mamma. Ad un tratto, il gatto uscì dalla siepe e chinando la testa la guardò serio. Claudia fece un passo all'indietro e stava lì per lì per scappare. «Ciao, Nabi. Che cosa hai? Mi fai paura!».
«Sono io che ho paura... Che rumore è? Che succede?», chiese Nabi, agitato.
«Oh Nabi! È la mamma con l'aspirapolvere, non avere paura! anch'io proverò a non avere paura di te!».
«Ah! va bene. Ma sto attento lo stesso. Dimmi come stai Claudia... è da molto che non ti vedo: Buon Natale!».
«Buon Natale, Nabi! Sto bene... sono solo un po' sola. Ti ho pensato spesso. Sai che mi è venuto il desiderio di accarezzarti, ma ho paura!».
L'aspirapolvere cessò di far rumore. Il gatto si avvicinò alla portafinestra sulla terrazza e si nascose di fianco ad essa. La mamma aveva terminato le pulizie e andò alla porta per chiamare in casa la bambina. Mentre Claudia entrava, il gatto si infilò non visto nella stanza. La bambina sentì uno strofinio sotto le ginocchia e si spaventò, ma si tranquillizzò quando vide Nabi nascondersi sotto il letto. La mamma chiuse la porta e le disse di continuare a giocare nella sua cameretta. Claudia le diede il mazzolino di fiori. Lei la ringraziò con un bacino, poi andò in cucina per metterli in un vaso d'acqua e li portò in sala.
Di nuovo soli, la bambina ebbe un po' di paura e velocemente salì sul letto alzando anche i piedini. Nabi lentamente uscì e si adagiò sul tappeto.
«La mamma continua a dire che sei sporco e fai del male», disse Claudia un po' insicura.
«Devi sapere che anche la mamma di tua mamma diceva la stessa cosa. E così anche lei lo pensa! Ma non è vero! Non tutti i gatti sono sporchi e cattivi. Sono contento di poter stare in tua compagnia. Tu sei veramente una bambina con molto cuore per le cose belle e buone. Vogliamo essere amici?».
Claudia si rasserenò e si sedette comoda sul lettino osservando con gioia il suo nuovo amico, acciambellato sul soffice tappeto bianco.
«Sì certo! Mi sei sempre più simpatico. È bello poter parlare con te».
«Dimmi Claudia, vai a scuola?».
«No, il prossimo anno... Sono ancora troppo piccola. Mia mamma mi tiene sempre in casa. Penso che avrò paura di andare a scuola. Ho giocato solo poche volte con i miei cugini e mai con altri bambini».
«Non devi avere paura, vedrai che crescerai forte e sicura, ti verrò spesso a trovare e ti consiglierò! Così non ti sentirai sola... Vieni più vicino che ho voglia di essere accarezzato».
La bambina, un po' timorosa, scese dal letto e si avvicinò piano piano. Rimase immobile vicino al micio. Nabi si drizzò sulle quattro zampe e, abbassando la testa, strofinò il musetto sui piedi di Claudia; poi cominciò a gironzolare lentamente sotto le ginocchia della bambina appoggiandosi dolcemente. Claudia ebbe un po' di paura ma non scappò.
«Sei veramente molto morbido e soffice, è bello averti vicino».
«Sono un gatto... Lo sai che anziché farti del male, come dice tua mamma, posso darti molta gioia e serenità? Infatti il mio pelo può toglierti i brutti pensieri dalla mente e così non pensi alle paure che hai!».
Claudia, a queste parole, prese un po' di coraggio e lentamente abbassò una mano per accarezzare il micetto. Quando Nabi vide la mano, alzò il musetto e la guardò. Claudia la ritirò subito perché pensò che volesse morderla, ma poi, vedendo il micio chiudere gli occhi e rimanere immobile, l'avvicinò di nuovo. Si lasciò annusare la mano e poi lentamente accarezzò la fronte del gatto. Dalla fronte abbassandosi un po' accarezzò il folto pelo della schiena.
«Oh, sono contento!», disse Nabi. «Però, mi raccomando, non accarezzarmi contropelo, altrimenti mi fai male. Vedrai, se mi accarezzi bene ti farò le fusa».
Claudia sorrise e lentamente si sedette sul tappeto accanto al gatto e cominciò ad accarezzare Nabi dolcemente con molta gioia e serenità, ascoltando il suo mormorio: non aveva più paura!
Dopo un po' sentirono dei passi e videro la mamma entrare nella stanza. Voleva controllare se la bambina stesse bene. Era di nuovo preoccupata che le fosse successo qualcosa. Nabi e Claudia rimasero tranquilli. Claudia guardò sorridente la mamma e continuò ad accarezzare Nabi. La mamma dapprima prese un colpo, pensò di scacciare il gatto come aveva fatto quel giorno di pioggia, ma poi qualcosa glielo impedì: si ricordò che era Natale!! Notò infine la gioia e la felicità negli occhi di Claudia e si rese conto che sua figlia in quel momento era veramente felice e serena, e non volle interrompere questa armonia. Si limitò a sedersi sul letto a guardarli meravigliata.
Quando il papà ritornò a casa, con stupore vide la bambina felice giocare nel giardino con altri bambini: si erano infatti riuniti attorno a lei per vedere e giocare insieme con il bellissimo gatto. La mamma gli venne subito incontro e lo abbracciò raccontandogli del gatto che era di nuovo entrato in casa e che, ad un tratto, si era resa conto che non poteva fare alcun male alla bambina e nemmeno sporcare così tanto.
Aveva capito e fece bene... perché da allora non si preoccupò più in modo così eccessivo di Claudia e della pulizia della casa, ma si dedicò di più ai suoi giochi e la lasciò anche giocare all'aperto con il gatto e gli altri bambini del vicinato.
Claudia era contenta e sentiva che Nabi sarebbe venuto a trovarla e l'avrebbe consigliata sempre. Crebbe forte e serena, andando a scuola senza paura. Infatti, in quel Natale senza neve, così diverso dagli altri, aveva trovato un grande amico.