La vita a Vezzano durante la seconda guerra mondiale.
Siamo diventati Giornalisti per un giorno, abbiamo
intervistato nonni, amici e conoscenti ponendo loro queste domande sulla
seconda guerra mondiale.
LA FAMIGLIA
1. Come era la vita in casa?
2. Chi portava avanti la famiglia?
3. Durante la guerra, siete scappati o rimasti nelle
vostre case?
4. Se gli uomini andavano a combattere, per le donne
era una situazione difficile?
5. Come mangiavate?
6. Si dormiva la notte o avevate paura?
7. Che cosa facevate nel tempo libero?
8. Come passavate il Natale o la Pasqua?
9. In che condizioni era la casa alla fine della
guerra?
LA SCUOLA
1. I bambini andavano a scuola anche nel periodo
della guerra?
2. Le scuole erano aperte quando c’erano i
bombardamenti o sparavano?
3. Da quanti alunni erano formate le classi?
4. Quali strumenti si usavano a scuola?
5. Che cosa imparavate?
6. C’erano i rifugi in caso di bombardamento?
IL LAVORO
1. Aveva lavoro?
2. Lavorava nei campi o in fabbrica?
3. Ha continuato a lavorare anche durante la guerra?
LA GUERRA
1. Ti ricordi un’esperienza che hai vissuto?
2. Hai perso delle persone care o dei conoscenti?
3. Hai combattuto?
4. Per quale scopo? Dove?
5. Arrivarono anche a Vezzano i tedeschi?
6. Come si comportavano i tedeschi nei confronti
della popolazione? Erano cattivi?
7. Ci furono bombardamenti? Come vi comportavate in
quei momenti?
8. C’erano segnali che annunciavano i bombardamenti?
9. Dove vi nascondevate?
10. Lei aveva sentito parlare dei campi di
concentramento?
11. C’erano qui da noi?
12. Fu catturato? Fu deportato in un lager?Se vi è
stato, come veniva trattato?
13. Aveva sentito parlare della persecuzione contro
gli ebrei?
14. Ha conosciuto ebrei perseguitati?
15. Lei ha provato momenti di terrore? Se sì, quando?
16. Aveva molta paura di non sopravvivere alla
guerra?
17. Ha conosciuto dei partigiani?
18. Cosa succedeva ai partigiani se venivano
scoperti?
LA LIBERAZIONE
1. Chi vi informava dell’andamento della guerra?
2. Sapeva qualcosa dello sbarco degli americani?
3. come finì la guerra?
4. Come seppe della fine della guerra?
5. Cosa ha provato? Avete fatto festa?
6. Quando avete ricominciato a vivere dopo la fine
della guerra?
7. La guerra ha lascitato conseguenze sui sentimenti
delle persone?
Queste sono le domande che abbiamo fatto alle persone
intervistate. Ci siamo armati di penne, fogli e registratori ed ecco le
risposte che abbiamo raccolto.
Ecco le risposte di MARIA O. raccolte da Luca, Maria è una
sua conoscente.
LA FAMIGLIA:
La vita in casa ai tempi della guerra non era mica
tanto bella. Di solito lavorava la moglie perchè il marito era in guerra
e per le donne era una gran brutta situazione. Noi siamo scappati. in
casa si mangiava poco perchè non c'era l'uomo.... Di notte non dormivamo
bene perchè avevamo paura. Durante il tempo libero non pensavamo altro
che a quelli che erano in guerra. E poi, se sapevamo che veniva a casa
il marito..... stavamo un po' bene, altrimenti male....sai avevamo i
figli. La mia casa alla fine della guerra...non c'era male.
LA SCUOLA
Si andava a scuola anche nel periodo di guerra, anche se
non c'erano tanti bambini. Di materiale avevamo la biro, la gomma e il
libro.
IL LAVORO
Si, andavamo a lavorare nei campi.
LA GUERRA
La vita non era bella, si sta meglio adesso, persone care
io non ne ho perse. I tedeschi erano anche a Banzola (Frazione del Comune di
Casina) non si comportavano tanto bene, andavano nelle stalle e prendevano
le mucche e anche la gente. A Banzola di bombardamenti ce ne sono stati
pochi, però avevamo tanta paura e allora stavamo in casa. Una volta ci siamo
spaventati molto quando è caduto un apparecchio.
Io avevo abbastanza paura di non sopravvivere alla guerra,
avevo sentito parlare dei campi di concentramento, e i partigiani li
portavano via i tedeschi.
LA LIBERAZIONE
Quello che io sapevo della guerra era perchè lo venivo a
sapere dalla gente.
La guerra è finita bene per quelli che sono riusciti
a tornare a casa. Abbiamo capito che era finita quando abbiamo visto gli
apparecchi che andavano via.quando abbiamo visti gli apparecchi che
andavano via Alla fine della guerra ci siamo sentiti in pace ed eravamo
pieni di gioia. Anche tanta amarezza, però per le persone che non
c'erano più.
Questa che segue è l’intervista fatta da Simone al suo
nonno
Mio nonno mi ha raccontato che la vita in casa era sempre
piena di paura, la famiglia veniva portata avanti solo dal padre. Durante la
guerra il padre di mia nonna era scappato e per le donne di casa la
situazione era diventata impossibile.Nei periodi più difficili arrivavano
persino a mangiare: radici, erba, pelli di patate e more. Di notte la paura
si faceva più forte e se i tedeschi vedevano qualche luce accesa
bombardavano. Mio nonno all’ epoca della guerra aveva dieci anni e mi ha
raccontato che una sera girava per la casa con un lumino acceso e in quel
momento bombardavano poco distante e il mio bisnonno se n’ è accorto ed è
riuscito a spegnerlo in tempo. Nei momenti liberi i genitori del nonno
lavoravano la terra e accudivano le bestie. Nonostante c’era la guerra il
Natale e la Pasqua non venivano dimenticate e si rifugiavano nella chiesa.
Alla fine della guerra le cose erano ridotte a macerie e nei muri c’erano i
fori delle pallottole. In tempo di guerra la scuola c’era, però i bambini
erano spesso assenti perché i genitori non erano tranquilli. Se durante i
bombardamenti i bambini erano in classe, venivano portati negli scantinati,
però tanti non andavano a scuola ed erano analfabeti. Le classi erano miste,
cioè il maestro insegnava dalla prima alla terza contemporaneamente. Mio
nonno a scuola usava: la gomma, la matita, il pennino con l’inchiostro e un
quaderno. I bambini di prima e seconda facevano le aste e quelli di terza
imparavano a scrivere il proprio nome. A scuola, in caso di bombardamenti,
scappavano nelle cantine. Mio nonno aveva dieci anni, nei campi vi lavorava
il mio bisnonno Giuseppe. Mio nonno mi ha raccontato che suo padre, per
sfuggire ai tedeschi, si era nascosto sotto una catasta di legna per tre
giorni e tre notti e i Tedeschi, non trovandolo, hanno puntato il fucile
verso mia nonna (che aveva un anno), poi hanno sparato sul soffitto e se ne
sono andati; I Tedeschi, nei confronti della gente, erano sempre minacciosi.
L’annuncio dei bombardamenti era sempre preceduto da una sirena. Riguardo ai
lager il nonno non ha saputo rispondermi perché era troppo piccolo. L’
andamento della guerra veniva trasmesso da un camioncino con un megafono. Se
qualcuno possedeva una piccola radio si apprendevano le notizie e al fine
della guerra, quando la guerra venne dichiarata finita tutti facevano festa
nei cortili, ballavano e bevevano e nell’ animo delle persone c’era la
voglia di ricominciare una nuova vita senza paura.
SAMUELE INTERVISTA IL NONNO LUCIO.
La famiglia:
C’era paura La, fame, miseria, …..
Il padre di mio nonno.
Sono rimasti nelle loro case.
Molto.
Erano fortunati perché avevano un gregge di pecore e
con il latte, faceva: ricotta, formaggio e tutti i suoi derivati, la lana
la scambiava con frumento e frumentone.
Avevo paura quando passava l’apparecchio detto Pippo.
Non c’era tempo libero.
A pregare perché finisse la guerra.
Come all’inizio, ma con buchi di mitragliatrice.
La scuola:
Andavamo a scuola normalmente.
A Vezzano non c’era pericolo di bombardamento.
Da tanti scolari.
La maestra usava la bacchetta, e per scrivere
l’inchiostro.
Tutte le materie escluse le straniere.
Non c’erano rifugi in campagna.
Il lavoro:
Andava a pascolare le pecore.
Sì.
La guerra:
Andavamo alla legna io e mia madre con la cariola nei
pressi della pineta due caccia si sono abbassati e anno cominciato a
mitraliare e noi ci siamo buttati in una fogna.
No,non ho perso nessuno.
No.
Sì, arrivarono e sorvolavano i cieli di Vezzano.
Se non erano disturbati si comportavano molto bene.
No.
No.
Da nessuna parte.
Sì, molte volte.
No, qui da noi non c’erano.
No.
Sì.
No.
Sì, durante uno scontro fra tedeschi e partigiani in
prossimità della mia abitazione, tutta la notte e il mattino nessuno
voleva aprire la finestra.
Sì, molta.
No.
Li prendevano e gli ammazzavano in base ai loro reati.
La liberazione:
Nessuno, vedevamo con i nostri occhi.
Sì, sono sbarcati in Sicilia.
Arrivarono gli Americani e i tedeschi venivano
sconfitti.
Si è saputo tramite la gente.
Abbiamo fatto i capelletti ed io ero molto felice.
Dal 1949.
Senzaltro ha lasciato tristezza
GIULIA C. E FRANCESCA A. INTERVISTANO ALFONSA E
REGISTRANO LA CONVERSAZIONE DIRETTAMENTE SU FOGLIO,,,,
Di feriti non c’è ne erano stati.
Lavorava solo suo papà ed erano in pericolo anche loro e
si aveva paura che non venisse a casa.Suo papà lavorava alle Reggiane, cioè
dove costruivano le armi da combattimento.
Sono stati nella loro casa perché sua mamma non stava
bene, avevano paura a scappare perché dopo quando ritornavano a casa non la
ritrovassero più.Suo papà non era andato in guerra perché era figlio unico.
Si dormiva poco per paura, e per le sirene e si tenevano
i vestiti addosso.Si giocava con alcune amiche vicine. Si mangiava poco e
per le feste e con un albero tagliato lo si addobbava con mandarini.La casa
era vecchia, ma è resistita ai bombardamenti. A scuola si andava lo stesso e
al sabato tutti vestiti uguali. In una classe c’erano 20 alunni e solo una
maestra: c’erano i pennini e i temperini. Le femmine avevano il grembiule
bianco e il fiocco azzurro.
A scuola si imparava di tutto e bisognava portare un
pezzo di legna ciascuno per riscaldarsi.
Nel caso suonassero le sirene si andava nei rifugi .
C’era lavoro in campagna per coltivare il grano, tenere
conigli e galline.
Ai più piccoli insegnavano a cucire, filare. In famiglia
non ha perso nessuno, fortunatamente.
Sono arrivati i tedeschi contro i partigiani e fecero una
piccola battaglia. I tedeschi erano cattivi, crudeli e c’era un tedesco
buono che non ha fatto niente,si è nascosto in casa loro. Molte case
bombardate e diroccate.Un handicap è stato accusato innocentemente.
Ogni tanto a scuola si sentiva parlare dalla maestra sul
razzismo e veniva un po’ spiegato.
Non aveva conosciuto nessun Ebreo.
Mussolini voleva l’oro e lo faceva portare in piazza dai
cittadini per costruire le armi,
e i soldati dicevano che non lo vendevano.
Non avevano paura perché con loro c’erano i propri
genitori, di notte il terrore era molto più frequente di giorno un po’ meno.
Una sua compagna di banco non aveva il papà , e una notte
i partigiani erano andati a prendere sua mamma perché pensavano che fosse
una spia dei tedeschi.
Se i partigiani venivano scoperti erano fucilati.
Una serie di partigiani erano stati presi e fucilati , ma
uno si era finto morto, solo con una ferita al braccio. Dopo fu curato lì
vicino in un convento.Un comandante dei partigiani di 22 anni si era
nascosto nella statua di san Giovanni nel convento di sua zia, ma un giorno
arrivo un tedesco e il ragazzo pensando che fossero venuti per lui scappo di
notte: sfortunatamente venne trovato e fucilato.La guerra venne vinta dai
partigiani insieme agli americani.Alla fine tutti festeggiarono in piazza.
GIULIA E JACOPO INTERVISTANO IL NONNO RISVEGLIO E LA
NONNA ELETTA.
1) La vita in casa era monotona e triste perché
mancava sempre qualche persona cara perché si trovava in guerra o
lontano per lavoro.
2) Il capofamiglia con quei pochi che sono rimasti a
casa perché gli altri erano andati a militare.
3) Una parte li abbiamo rifugiati più al sicuro, le
persone anziane che avevamo e noi siamo stati qui in mezzo al pericolo.
4) Era molto difficile e triste perché avevamo i
bambini, non avevamo i soldi per darci da mangiare piangevamo ed eravamo
molto tristi.
5) Poco e malissimo perché non ce n’era. Ci davano
quel poco di tessera e basta.
6) Avevamo molta paura. Arrivavano sempre gli
apparecchi, ci alzavamo e andavamo nei rifugi che avevamo fatto nei
campi provvisori.
7) Eravamo uniti in casa a pregare, ad avere paura, a
pensare se domani c’eravamo ancora.
8) Molto tristi pensando che i nostri cari erano
lontani e in pericolo. E che Natale potevamo passare, per loro era
peggio che per noi.
9) Erano bombardate: era metà distrutta, senza vetri,
al freddo. Con poca legna o anziani o dei vecchi malati. Eravamo un po’
disperati e senza soldi.
LA SCUOLA
Andavamo a scuola come potevamo. A piedi o in bicicletta.
Quando eravamo a scuola che c’erano gli apparecchi sopra e suonavano gli
allarmi i nostri insegnanti ci portavano fuori, al sicuro. Dopo tornavamo in
classe a volte si doveva sloggiare anche 2 o 3 volte per mattina. Venivano a
casa malinconici e impauriti. Le scuole erano aperte anche durante i
bombardamenti.
IL LAVORO
Si lavorava, (avevo un negozio non trovavamo più scarpe
da vendere e si dovevano aggiustare quelle che capitavano.
la nonna: andavo nei campi ad aiutare mio padre.
Perché mio fratello l’avevano preso i tedeschi e
l’avevano messo in prigione e allora era rimasto a casa solo con mio
fratello ammalato e mia mamma doveva sempre aiutare lui,e poi c’era la
stalla, faticosa, per poter mangiare, tanto che mio papà potesse. Si
lavorava, si riparava qualche scarpa, Ho sempre lavorato molto e con molta
fatica.
LA GUERRA
Io un giorno andai a Reggio a trovare mio fratello in
prigione e sopra c’era una formazione, di aerei tedeschi che bombardavano
allora scappai fino a Rivalta da RE e poi tornavo a Rivalta e in una mattina
lo facevo 3 o 4 volte.Era una cosa straziante e a mezzogiorno venivo su in
bicicletta a Vezzano pedalavo, pedalavo, arrivavo a casa esausta, stanca.
Il nonno: ritrovavo in osservazione per malattia all’
ospedale militare di Bologna anche lì è capitato di fortezze volanti
Americane e hanno bombardato e sono riuscito ad andare sotto una chiesa che
era il rifugio e per miracolo mi sono salvato.
Di persone conoscenti ne abbiamo perse tante.
Io non sono stata prigioniera, ma mio fratello sì, in
Germania e anche lì si è salvato per miracolo perché è venuto a casa che
pesava 35 kg e io sono stato fortunato perché ho sempre fatto un po’ di
convalescenza e l’ho spuntata. Mio fratello si è trovato sotto un
bombardamento a Dresda e anche lui si è salvato per miracolo. I tedeschi
erano a Vezzano, erano accampati qui in paese, ma quella gente lì non
scherzava mica tanto. C’era il coprifuoco e qui a Vezzano è successo che
alla Pineta c’è stata una sparatoria tra tedeschi e partigiani e ci sono
stati due morti tedeschi e 2 partigiani.
I tedeschi erano cattivi, arroganti e maleducati.
Prendevano tutto quello che trovavano e ci lasciavano senza niente noi.
Ci portavano via tutto, da mangiare, i vestiti, tutto
quello che trovavano. Noi avevamo il negozio di scarpe a poco a poco ce lo
hanno svuotato per mandare la roba in Germania.
A Vezzano c’è stato un bombardamento in centro durante il
quale hanno sganciato quattro o cinque bombe che hanno distrutto il portico
dell’osteria della posta e noi siamo scappati per i campi.
Quando c’erano i bombardamenti non c’erano segnali,
sentivi gli aerei che arrivavano e allora scappavi nei rifugi o nei campi,
in cantina di notte sdraiati sotto una coperta.
Dei nostri amici, circa una ventina sono stati deportati
in Germania; abbiamo sentito parlare dei campi di concentramento, ma non qui
da noi, però mio fratello c’è stato. Alla Bettola poi c’è stato uno scontro
tra Tedeschi e partigiani e ci sono stati tanti morti.. adesso non ricordo
quanti, ma tanti.
Noi eravamo informati sull’andamento della guerra da
Radio Londra, e altre radio dove parlavano dei lager tedeschi dove
uccidevano e bruciavano i prigionieri.
Ho avuto paura una volta, perché due tedeschi mi sono
venuti a chiamare a casa mia, di mio padre e mi hanno portato nella camera
per perquisirla perché siccome mio fratello era in prigione, volevano vedere
se c’erano armi, per fortuna non avevo niente, ho avuto una paura che dallo
spavento non sapevo più dove ero.
Speravamo sempre che la guerra finisse da un momento
all’altro. Io ho passato dei momenti di grande spavento, mi andavo a
nascondere nel fienile di mio papà a piangere….avevo tanta paura.
Tanti miei amici sono andati nei partigiani, io no perché
ero malato spesso. Tanti sono morti fucilati e gli altri sono riusciti a
tornare a casa.
LA LIBERAZIONE
Noi abbiamo saputo della liberazione da Radio Londra che
ci hanno detto che gli Americani erano sbarcati in Sicilia.
Ma la guerra è finita con un attacco americano a Bologna
e i tedeschi sono sbandati. Qui da noi si sono fermati una compagnia di
tedeschi alla notte e noi siamo scappati in montagna e verso sera sono
arrivati gli americani che sono venuti su dal ponte della Campola, hanno
cominciato a cannonare e hanno fatto prigionieri tutti i tedeschi.
Però è stato un giorno di paura.
I tedeschi erano prigionieri e per noi la guerra era
finita.Eravamo felici, un momento di gioia indescrivibile, ero contenta da
impazzire perché pensavo che più nessuno sarebbe morto e che era finito il
pericolo per tutti.
Abbiamo fatto festa perché i tedeschi avevano lasciato lì
la roba ed erano scappati dalla paura e noi abbiamo capito che eravamo
liberi.
Per ricominciare la vita normale ci abbiamo messo tanto
tempo.
Un po’ perché eravamo poveri, non avevamo niente per
avviarci c’è voluto del tempo.Per le famiglie che sono morti dei cari è
stata una disperazione,; anche noi siamo stati preoccupati fino a che non è
tornato mio cognato che era prigioniero con i russi. Quando i russi sono
stati liberati, lui è tornato a casa.
E’ stata una cosa molto disperante, ma finalmente era
finita!
GAIA, FRANCESCA C E DANIA INTERVISTANO UN SOLDATO
1-Quando c’era la guerra io non c’ero in casa ero alla
guerra .Sono andato via 3 mesi prima che scoppiasse. Sono venuto a casa
quando è finita, dopo 6 anni e mezzo.
Perché sono andato via il 3 Febbraio del 40 per San
Biagio sono venuto a casa il 1/ 07 del 1946.
Ho fatto il fronte della Francia, il fronte per l’Africa
sett. dall’Egitto fino al Marocco e all’Algeria. Sono stato prigioniero in
Tunisia ho fatto 3 anni e 2 mesi prigioniero in Inghilterra.
2-Chi portava avanti la famiglia?
La famiglia dei miei fratelli e mia mamma e le mie
sorelle .
Io avevo delle sorelle piccole .
E quando sono venuto a casa mi sono venute incontro nella
bassa Reggiana.
Io non le ho riconosciute perché erano troppo grandi.
Avevano 10 o 9 anni quindi quando sono tornato avevano 17- 18.
3-Io personalmente no perché non c’ero, ce ne sono di
quelli che erano venuti a casa perché io il 28/09ero già prigioniero era
finita la guerra è nato tutto un altro lavoro uno come me c’è a Pecorile un
"Zannini" lui ha fatto 15 giorni più di me perché io mi trovavo in
Inghilterra e ci ho messo solo 3 giorni per venire a casa, lui veniva dall’
Egitto.
Ha fatto i giorni che ho fatto io.
Lui ha fatto anche la Grecia.
4-Era difficile si. Io non c’ero. La mia mamma faceva la
fornaia a Pecorile, le mie sorelle lavoravano un po’ la terra e i miei
fratelli che non erano soldati aiutavano.
Noi eravamo 11 fratelli 5 uomini e 6 donne.
Eravamo in difficoltà.
Tanta gente mangiava quel che avevano.
A soldato la galletta, a volte niente.
2 gallette e una scatoletta era la scorta.
Delle volte si rimaneva anche senza .Se gli Inglesi
lasciavano indietro qualcosa si trovava. A volte un morto che aveva della
roba addosso da mangiare si prendeva.
6-Alla notte c’era sempre la musica io ero a Dobrok la
musica dei cannoni e degli apparecchi sopra dal mattino alla sera. Io ero
nella divisione motorizzata Trento-Reg.di fanteria .
7-Non c’era tempo libero. Stavamo, "leggevamo le lettere
che ci mandava la fidanzata da casa" neanche quella lì .
Ma la posta non arrivava mai al fronte.
In 3 anni che ero prigioniero non sapevo niente, se i
miei erano vivi o no. E loro non sapevano se io ero vivo o no.
Perché scrivevano una cartolina o due al mese ma gli
Inglesi le bruciavano.
A casa non sono mai arrivate.
8-Al fronte era una giornata normale. C’era la gente che
era arrabbiata sai perché?
Non avevano niente da bere, a volte dovevano bere acqua
salata era brutto.
9-In miseria perché eravamo soldati, le mie sorelle
andavano in risaia… un po’ tira a campare.
LA SCUOLA
Si tanti giorni si perdevano a causa dei bombardamenti
a Reggio per dire scappavamo.
2-Si andava nei rifugi sotterranei, facevano dei buchi.
Io quando ero a Dobrok e facevano sempre dei bombardamenti c’erano delle
rocce e quelle rocce lì avevano dei buchi e andavamo
dentro quei buchi lì come i topi.
3- Anche 20,25
4- La voce, si parlava e basta avevamo la penna…i pennini
col calamaio.
5- Imparavamo quello che imparate voi altri, la lettura i
numeri, scrivere, leggere, io ho fatto fino alla quinta poi dopo basta.
6-Io non c’ero ero in guerra.
Se volete sapere un rifugio, qui a Vezzano c’era. L’aveva
fatto fare mio nonno, nella terra di Bertolotti, sopra la vostra scuola,
avevano scavato del terreno e sopra avevano messo dei legni robusti con
sopra la terra……
Se raccontiamo tutto quello che è passato in quei 10 anni
lì vi tocca stare poi come minimo 5 anni…..è lunga la storia.
Lavoro
2-Faceva il fornaio. Durante la guerra lavoravo da
prigioniero .
Ero prigioniero e lavoravo al campo 50 a Manchesten,
lavoravo alla croce bianca Railaur brothrs in Inghilterra per 2 anni.
Dopo hanno saputo che facevo il fornaio. Allora mi hanno
mandato a Ox Ford a fare il fornaio al campo 200 di Transito dove passavano
i prigionieri quando venivano a casa.
E ho fatto 3 mesi lì prima di venire a casa.
CROCE BIANCA: withe croce( dei fratelli Railan)
LA GUERRA
Esperienza triste. Non sono stato male da prigioniero,
non posso mica lamentarmi ma è stato brutto. Il passaggio dall’Africa
all’Inghilterra è stato brutto.
Io credevo di andare in America perché ho visto il sole a
mezzanotte e allora dopo 3 giorni siamo tornati indietro verso l’Europa
distaccato da 70 navi che c’era il convoglio, 5 navi sono tornate indietro
in Francia c’erano i tedeschi che ci picchiavano quando passavamo, e allora
abbiamo girato al largo, in Normandia c’erano i cannoni tedeschi i Bunker e
sparavano in mezzo al mare.
Ho perso un amico di Pecorile che era con me a Trento.
Io sono partito per la guerra e lui è rimasto là al
telefono lui è morto sotto i bombardamenti.
Direttamente no, ero sempre poco lontano dai
bombardamenti e dalle battaglie perché io stavo col camion e stavo un po’
indietro per esempio da Puianello a Vezzano.
Erano dappertutto io non li ho visti ero prigioniero.
Contro noi no! I tedeschi li ho conosciuti in Africa.
I bombardamenti c’erano tutte le notti.
Come i topi dentro i buchi …
No, li vedevi con i cannoni, sentivi il rumore.
Se non c’era il buco si faceva oppure in quelli naturali.
Io ci sono stato 3 anni e 2 mesi 11/05/43 a Tunisi a
casa 1/07/46.
Non lo so. Sono stato 6 anni fuori dall’Italia.
Si alle ore 8 del mattino degli americani ottava armata
americana.
In un campo di concentramento il primo in Tunisia e poi
a Orano sotto gli americani, vicino all’Algeria.
Sì, si sentiva, dove c’ero io non c’erano gli ebrei,
quello l’hanno fatto i tedeschi.
Ma io ero in Africa in mezzo ai neri.
Tanti, tanti. In più parte dell’Asia.
LORENZO INTERVISTA I NONNI
LA FAMIGLIA
Bisognava lavorare nei campi.
Portavano a vanti la famiglia le donne e i vecchi.
Siamo rimasti nelle case.
Sì, era molto difficile.
Male, si comprava da mangiare con la tessera.
Il tempo libero non esisteva.
A pasqua cucinavamo le uova.
La casa non era stata bombardata: era in buone
condizioni.
LA SCUOLA
Sì, ci andavano.
Andavano nei rifugi.
Una maestra aveva due classi.
La matita, il pennino e un quaderno.
Imparavamo di tutto.
No, non c’erano rifugi.
IL LAVORO
Sì, avevo lavoro.
Lavoravo nei campi.
Sì, anche durante la guerra.
LA GUERRA
Quando sono venuti gli Americani a salvarci.
Sì.
Il nonno.
Sì.
Bene, erano bravi.
A volte ci nascondevamo.
No.
In cantina.
Sì.
No.
No.
Sì.
No.
Quando sentivamo gli aerei.
No.
Sì.
Qui non ne hanno uccisi.
LA LIBERAZIONE
Si sentiva parlare la gente.
Sì.
Sono venuti gli Americani a salvarci.
Perché li ho visti.
Eravamo molto contenti.
Giorno per giorno.
MATTEO INTERVISTA LA NONNA.
La famiglia.
1 Era molto triste.
2 I nonni e i genitori.
3 Siamo rimasti a casa.
4 Si.
5 Il pane nero e patate.
6 Alla notte non si dormiva perché passava Pippo che era
un aereo che se vedeva una luce bombardava.
7 Non ce n’era.
8 Non si festeggiava.
9Era vecchia ma non crollante.
La scuola.
1 Si.
2 Si, però si nascondevano.
3 C'erano in tanti.
4 Matite inchiostro e cartelle di pezza.
5 Si.
La guerra.
1 Quando i fascisti sono venuti ad arrestare mio fratello
l’anno portato a Modena
2 No.
3 No.
5 Si e uno mi voleva sposare.
6 Alcuni si alcuni no.
7 Bombardavano i ponti.
8 Suonavano le allarmi.
9 Nei rifugi.
10 Si.
11 no.
12 no.
13 Si.
14 SI.
16 SI.
17 Si.
18 si combattevano.
La liberazione.
1 La radio.
2 No.
3 Quando sono arrivati.
5 SI, abbiamo fatto festa.
7 No.
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