Il regime di Vichy

Il 10 luglio la Camera dei deputati e il Senato francese, riuniti in Assemblea Nazionale, hanno conferito “tutti i poteri al Governo della Repubblica, sotto l’autorità del maresciallo Pétain, per promulgare una nuova Costituzione dello Stato francese”: i voti favorevoli sono stati 468, 80 i contrari, 10 gli astenuti.
Questo è il fondamento giuridico del regime di Vichy e i suoi partigiani ne proclameranno sempre la legittimità. Ciò non impedirà a De Gaulle e alla Resistenza, tuttavia, di considerarlo come una semplice “autorità di fatto”.ù In ogni caso, questo voto segna la fine della Terza Repubblica. Dall'11 luglio, i primi tre atti costituzionali definiscono il quadro istituzionale di ciò che verrà chiamata “Rivoluzione nazionale”. Philippe Pétain, che si è autonominato “capo dello Stato francese”, concentra nelle sue mani i poteri esecutivo, legislativo e, in certi casi, giudiziario. Le assemblee sono aggiornate “fino a nuovo ordine”. Il giorno 12, il maresciallo designa un suo eventuale successore nella persona di Pierre Laval(più tardi sarà l’ammiraglio Darlan).
Nello stesso tempo, come reazione contro un’ideologia democratica, ritenuta la vera responsabile della generale rilassatezza dei costumi, cui si attribuisce la disfatta, il nuovo regime si propone di restaurare i “valori morali tradizionali’. Al motto repubblicano “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza” viene sostituito quello di “Lavoro, Famiglia, Patria”.I sindacati, sospetti di ispirare la lotta di classe, giudicata artificiale, sono sostituiti da un’organizzazione corporativa dei mestieri. Contro le seduzioni della città si esalta il ritorno alla terra. Per restituire la Francia ai francesi e proteggerla da idee malsane, viene sciolta la massoneria. E, soprattutto, un rigoroso statuto degli ebrei, dovuto alla sola iniziativa del governo di Vichy, dà origine a un vero “antisemitismo di Stato”. Infine, una “Legione francese di combattenti” è incaricata di diffondere tra la nazione, attraverso i “messaggi del maresciallo”, l’ideologia della Rivoluzione nazionale.
In breve, il regime di Vichy, pur imponendosi in seguito alla disfatta, è una creazione francese autonoma, frutto di correnti intellettuali e politiche tradizionali, pur se minoritarie. Il regime di Vichy, considerando sicura la vittoria della Germania nazista, concentra tutti i suoi sforzi sul fronte interno, offrendo al Reich una “collaborazione di Stato”, nella speranza che la Francia “rinnovata” si veda riconoscere il suo posto nel “nuovo ordine” europeo che dovrà uscire dal conflitto. La durata e la radicalizzazione della seconda guerra mondiale non tarderanno a dissipare il paternalismo un po’ masochista dell’estate 1940, facendone esplodere le contraddizioni.
Il primo periodo del regime ha termine nel febbraio 1941, quando, in seguito alla pressione tedesca, Flandin deve cedere il suo posto a Danlan.
Il terzo periodo si apre nell’aprile 1942, quando il maresciallo Pétain deve cedere a Laval la carica di capo del Governo.
L’ultimo periodo ha inizio nel novembre 1942. La “zona libera” è occupata, l’esercito viene disarmato, la flotta affondata, l’impero passa nelle mani degli Alleati. Il mito del maresciallo crolla insieme alle ultime illusioni della Rivoluzione nazionale.


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