Il primo pensiero di Hitler, la
sera del 25 luglio appena appresa
la notizia dell’arresto di Mussolini,
è di preparare un piano per
la sua liberazione: ventiquattro
ore dopo, la sera del 26, arriva
al Quartier Generale di Hitler, la
“Tana del lupo” a Rastenburg, il
capitano delle “truppe speciali”
Otto Skorzeny, un ufficiale di 35
anni, aitante, una profonda cicatrice
sulla guancia sinistra, uno
“specialista” in azioni di commando.
A lui Hitler affida l’incarico
di liberare “l’amico Mussolini’:
Nel primo pomeriggio del 27 luglio
Skorzeny e Student atterrano
all’aeroporto di Roma per raggiungere
immediatamente Frascati, dove è il Quartier Generale
del maresciallo Kesselring, comandante del Gruppo di armate
tedesche in Italia. Si tratta prima
di tutto di scoprire dove gli italiani
tengano Mussolini: non è
difficile, il Duce essendo ancora
a Roma. La sera stessa del 27,
grazie all’aiuto delle SS Kappler
e Dollmann, Skorzeny scopre che
Mussolini è tenuto prigioniero in
una caserma di carabinieri: si
tratta però di una scoperta inutile,
dal momento che quella sera stessa
il sospettoso Badoglio dispone
il trasferimento del prigioniero in
un luogo più sicuro. Il Duce è
trasportato, in gran segreto, nella
Isola di Ponza.
Per Skorzeny ricomincia tutto da
capo.
Dopo qualche settimana le sue
indagini, ma anche un pizzico di
fortuna, gli consentono di individuare
nell’isola del Tirreno la
nuova prigione di Mussolini. Stava
già preparando un piano per
la sua liberazione, quando la preda
gli sfugge nuovamente: il governo
italiano, che forse è stato
avvertito o ha intuito lo scopo
della missione di Skorzeny in Italia,
trasferisce l’illustre prigioniero
sull’Isola della Maddalena,
presso la costa nord-orientale della Sardegna.
Skorzeny riprende
le ricerche, non difficili per la
verità in un paese come l’Italia.
Questi, sbarcato alla Maddalena
travestito da marinaio, induce, durante
una discussione in osteria,
con un innocuo: “Scommettiamo
che il Duce è morto?”, un commerciante di frutta e verdura del
posto (che fornisce tra l’altro quotidianamente Villa Weber)
a fargli vedere il Duce. Il finto marinaio
tedesco perde la scommessa
(volentieri, c’è da crederlo), ma
Skorzeny può preparare il suo
piano. Approvata addirittura da
Hitler, l’operazione per la liberazione di Mussolini (un vero e
proprio attacco all’isola da parte
di unità tedesche), è prevista per
il 28 agosto, ma ancora una volta
la preda sfugge dalle mani del
tedesco. “Naturalmente” sospettose,
le autorità dell’isola e soprattutto coloro che custodiscono
Mussolini, hanno pensato giustamente che i voli del ricognitore
tedesco su Villa Weber nascondessero
qualcosa di poco piacevole, e viene cosi deciso
l’ennesimo trasferimento.
Il 27 agosto,
proprio il giorno prima dell’attacco previsto da Skorzeny per la
liberazione del Duce, un idrovolante della Croce Rossa lascia le
acque della Maddalena con a bordo il prigioniero:
destinazione ovviamente ignota.Il tenente Warger
(ma è presente sull’isola lo
stesso Skorzeny, che intendeva
studiare in loco alcuni particolari del piano)
scopre subito che
Mussolini non si trova più sull’isola all’ultimo momento,
pertanto l’operazione è annullata.
Skorzeny comunque non getta la
spugna e riprende a tessere la
sua tela. Questa volta la fortuna
gli si presenta sotto le vesti di
Herbert Kappler, un alto ufficiale
delle SS, il quale viene a sapere
che attorno al Gran Sasso sono
state “ultimate le misure di sicurezza”.
La notizia può forse interessare Skorzeny,
il quale si getta sulla pista, che si rivela proficua:
nella zona c’è il vasto altopiano di Campo Imperatore,
importante stazione sciistica, il cui
albergo è raggiungibile solo tramite la funivia
che parte da Assergi; un luogo dunque, questo
altopiano, facilmente difendibile
e difficile da raggiungere, con i
requisiti necessari per custodire
un personaggio dell’importanza di
Mussolini. Questa è l’ipotesi, ma
bisogna avere la certezza: un tentativo fallito,
un errore di valutazione può svelare le intenzioni dei
tedeschi e mettere sul chi vive le
autorità italiane che prenderebbero
provvedimenti ben più severi
per custodire il prigioniero. La
certezza che le supposizioni di
Skorzeny e Student sono vere
viene dal tenente medico tedesco
Leo Krutoff, il quale è incaricato
di recarsi a Campo Imperatore
per un sopralluogo in vista di un
invio in quel luogo, per un periodo di convalescenza,
di soldati tedeschi malati di malaria (questo
è almeno quanto viene detto all’ignaro ufficiale medico). Questi
però non può portare a termine
la missione perché, quando giunge
nel paesino di Assergi per prendere la funivia, ne è bruscamente
impedito da alcuni carabinieri: la
zona del Gran Sasso è stata dichiarata “zona militare”;
impossibile salirvi.E' quanto voleva sapere
Skorzeny, il quale prepara
un audace piano che prevede l’atterraggio
sul pianoro dietro l’albergo di alcuni alianti con un
centinaio di paracadutisti:impresa rischiosissima data la natura
accidentata del terreno e la brevità della “pista” per il decollo
a liberazione avvenuta.Nonostante i pareri contrari dei “tecnici”
che ritengono, se non impossibile,troppo rischiosa l’operazione,
Skorzeny ottiene ‘di poter provare.
E il 12 settembre, verso le 13, 12
aerei tedeschi decollano dall’aeroporto di Pratica di Mare,
una frazione del comune di Pomezia, in
provincia di Roma.L’atterraggio
a Campo Imperatore è avventuroso,ma tutto sommato,
soddisfacente.Solo un aereo va distrutto
e alcuni altri subiscono gravi
danni. Immediatamente Skorzeny
e i paracadutisti puntano di corsa
verso l’albergo, giungendovi tra
la sorpresa generale. A disorientare ancora di più i carabinieri di
guardia all’albergo, è la presenza
del generale dei carabinieri Soleti,ù
che Skorzeny si è portato dietro per confondere le idee degli
ignari carcerieri di Mussolini.In
men che non si dica l’albergo è in
mano tedesca, senza alcuna reazione da parte italiana. Skorzeny
anzi esorta il colonnello comandante
la guarnigione a non reagire,per evitare un inutile
spargimento di sangue.Mussolini prende posto con Skorzeny
su una “Cicogna”, un piccolo
velivolo giunto espressamente a
Campo Imperatore, visto che non
era possibile lasciare in un altro modo il pianoro di Campo
Imperatore senza rischiare di essere scoperti. Pilota la “Cicogna”
il capitano Gerlach, pilota personale del gen. Student, asso della
aviazione tedesca. Per poter ripartire con
Skorzeny e Mussolini (secondo Gerlach, Skorzeny è
decisamente di troppo per le possibilità dell’aereo)si ricorra a una
manovra assolutamente temeraria:mentre i paracadutisti
tedeschi tengono il velivolo per la
coda, il pilota manda il motore e
l’elica al massimo dei giri e ad
un segnale, lasciato libero, l’aereo
scatta in avanti verso il burrone.
Scompare per qualche momento nell’abisso, ma poi lo si
vede lontano che si alza verso il
cielo. A Pratica di Mare, dove
atterra, Mussolini è imbarcato su
un Heinkel III che lo porta a
Vienna, e poi a Monaco. Il 14,a
Rastenburg, incontrerà il Fuhrer. HOME |