Il 23 maggio, il 1° e il l2° gruppo di divisioni del corpo di spedizione britannico, ritiratosi gradualmente dal Belgio, erano di nuovo sulle difese di frontiera che, a nord e a ovest di Lilla, i britannici avevano eretto durante l’inverno. Il colpo di falce germanico intorno al fianco meridionale inglese era giunto al mare, ed essi dovettero ripararsene. Poiché i fatti s’erano imposti a Gort e al suo Comando, le truppe erano state successivamente mandate a occupare posizioni lungo la linea del Canale La Bassée-Béthune-Aire-Saint Omer-Watten. Queste truppe, con elementi del XVI corpo francese, toccavano il mare a Gravelines. Il 3° gruppo di divisioni britannico era stato massimamente la causa di questo fianco ricurvo fronteggiante il sud. Non c’era nessuna linea continua, ma soltanto una serie di posti di blocco agli incroci principali, di cui alcuni, come Saint Omer e Watten, erano già caduti in mano al nemico. Le strade essenziali che da Cassel portavano a nord erano minacciate. Le riserve di Gort consistevano soltanto delle due divisioni britanniche, la 5a e la 50a, che s’erano appena cosi' laboriosamente districate dal contrattacco ad Arras fatto in adempimento del piano Weygand. Attualmente tutto il fronte del corpo di spedizione britannico si estendeva per una novantina di miglia, ovunque in stretto contatto col nemico. A sud del corpo di spedizione si trovava la la armata francese, con due divisioni nelle difese di frontiera, e il rimanente, undici divisioni tutt’altro che in forma, concentrato nella zona a nord e a est di Douai. Quest’armata era sottoposta all’attacco dell’artiglio di sud-est dell’accerchiamento germanico. Alla nostra sinistra l’esercito belga veniva ricacciato dalla linea del Canale Lys un po’ da per tutto, e col suo ripiegamento verso nord un varco si andava aprendo a settentrione di Menin. La sera del 25 Lord Gort prese una decisione d’importanza vitale. Egli aveva ancora l’ordine di applicare il piano Weygand con un attacco da sud verso Cambrai, attacco nel quale dovevano essere impiegate le divisioni 5” e 50” in congiunzione coi francesi. Del promesso attacco francese in direzione nord dalla Somme non si aveva il minimo sentore. Gli ultimi difensori di Boulogne erano stati evacuati. Calais resisteva ancora. Gort abbandonò il piano Weygand. Non vedeva più motivi di sperare in una marcia verso il sud e la Somme. Inoltre, il crollo nello stesso tempo della resistenza belga e il varco che si apriva a nord :reavano un nuovo pericolo, dominante per se stesso. L’intercettazione di un ordine della 6” armata germanica rivelò che un corpo d’arma:a doveva marciare a nord-ovest verso Ypres e un' altro a ovest verso Wytschaete. Come avrebbero potuto resistere i belgi a quella dluplice puntata? Fidando nella propria virtù militare e convinto dell’assoluta mancanza d’ogni controllo da parte sia dei Governi britannico e francese, sia del Comando Supremo francese, Gort decise di abbandonare l’attacco verso ti sud, di tamponare la falla che una capitolazione belga stava per aprire a nord e di marciare verso la costa.Ormai, questa era l’unica speranza di salvare qualcosa dalla distinzione, oltre ad arrendersi. Alle 18 ordinò alla 5a e alla 50a divisione di congiungersi al 11 gruppo britannico per tamponare l’imminente falla belga. Informò il generale Blanchard, che aveva sostituito Billotte nel comando del I corpo d’armata, della sua azione; e quest’ufficiale, chinando il capo alla forza degli eventi, ordinò alle 11,30 un ripiegamento per il giorno 26, verso una linea dietro il Lys e a ovest di Lilla, con l’intenzione di costituire una testa di ponte intorno a Dunkerque. Il mattino del 26 Gort e Blanchard abbozzarono il loro piano di ritirata verso il mare. Poiché la 1à armata francese doveva spingersi più lontano, i primi movimenti del corpo di spedizione, la notte sul 27, dovevano avere carattere preliminare, e retroguardie del I e Il gruppo divisionale britannico rimasero sulle difese di frontiera fino alla notte sul 28. In tutto questo Lord Gort aveva agito di propria iniziativa. Il 26 un telegramma del Ministero della Guerra approvava la sua condotta e lo autorizzava "ad operare verso la costa senza indugio e in congiunzione con le truppe francesi e belghe". Il concentramento d’emergenza e su vasta scala di naviglio militare d’ogni tipo e stazza era già in pieno sviluppo. Sul lato occidentale del corridoio verso il mare la situazione rimase pressoché immutata per tutto il 26. Le località tenute dalle divisioni 43a e 44a erano sottoposte a una pressione poco accentuata. La 2a divisione però era impegnata in duri combattimenti tra l’Aire e La Bassée e resisteva bene. Più a est un forte attacco germanico s’andava sviluppando intorno a Carvin, difesa da truppe francesi e britanniche. La situazione venne poi ristabilita dal contrattacco di due battaglioni della 50a divisione, bivaccanti in quei pressi. Sulla sinistra della linea britannica la 5a divisione, che aveva anche la 143a brigata della 48a divisione, dopo aver viaggiato tutta la notte, all’alba assunse la difesa del Canale Ypres-Comines per tamponare la falla apertasi fra le truppe inglesi e belghe. Giunse appena in tempo, ché il nemico attaccò subito e il combattimento fu durissimo per tutta la giornata. Tre battaglioni della la divisione in riserva vennero fatti affluire. La 50a divisione, dopo aver bivaccato a sud di Lilla, si mosse verso nord per prolungare il fianco della 5a divisione intorno a Ypres. L’esercito belga, pesantemente attaccato per tutto il giorno e col fianco destro che ormai cedeva, comunicò di non avere più uomini a sufficienza per ristabilire i contatti con la linea britannica, come pure di non essere più in grado di ripiegare sul Canale dell’Yser in armonia coi movimenti britannici. Intanto la costituzione delle teste di ponte intorno a Dunkerque era in atto. I francesi dovevano tenere da Gravelines a Bergues e gli inglesi di là lungo il Canale per Furnes a Nieuport e al mare. I vari gruppi d’ogni arma e specialità che arrivavano dalle due direzioni venivano fusi in questa linea. A confermare gli ordini del 26, un telegramma spedito dal Ministero della Guerra alle ore 13 del 27 informò Gort che suo compito d’ora in poi sarebbe stato di "evacuare la maggior quantità di forze possibile". Churchill comunico' a Reynaud il giorno prima che il piano inglese comprendeva lo sgombero del corpo di spedizione, pregandolo di emanare disposizioni in conformità. Lo stato delle comunicazioni era talmente disastroso che alle ore 14 del 27 il comandante della 1a armata francese emanava alle sue truppe il seguente ordine: ((La bataille sera livrée sans esprit de recul sur la position de la Lys». Quattro divisioni britanniche e tutta la la armata francese correvano ora seriamente il rischio d’essere accerchiate intorno a Lilla. I due bracci della mossa aggirante germanica tendevano a chiudersi a tenaglia su di loro. Sebbene gli inglesi non avessero in quei giorni le mirabili carte geografiche di periodi più tranquilli e non fosse possibile seguire la battaglia da Londra, da tre giorni Churchill era assillato dalla situazione della massa delle truppe alleate intorno a Lilla, comprese le quattro divisioni inglesi. Questo però fu uno di quei rari ma decisivi momenti in cui la motorizzazione dei trasporti esercita i suoi diritti. A un ordine di Gort, tutt’e quattro le divisioni ripiegarono con rapidità sorprendente in poco più di una notte. Frattanto, aspramente combattendo sui due lati del corridoio, il resto delle forze britanniche teneva sgombra la via per il mare. Gli artigli della tenaglia, rallentati per opera della 2a divisione, e bloccati per tre giorni dalla 5à, si chiusero infine la notte del 29 maggio in maniera analoga alla grande operazione del 1942 intorno a Stalingrado. La trappola aveva richiesto due giorni e mezzo per chiudersi; e frattanto quattro divisioni britanniche e la maggior parte della 1à armata francese, meno il V corpo, che andò perduto, s’erano ritirate in buon ordine attraverso il varco, nonostante che i francesi avessero solo trasporti a cavallo, la strada principale per Dunkerque fosse già stata tagliata e le strade secondarie rigurgitassero di truppe in ritirata, di lunghe colonne di salmerie e di migliaia e migliaia di profughi. Per tutto il giorno 28 la fuga delle truppe inglesi conobbe la fortuna più incerta. Sul fronte da Comines a Ypres e di là al mare, il generale Brooke e il suo 11 corpo, faccia a oriente nel tentativo dì tamponare la falla belga, combatterono una magnifica battaglia. In quegli ultimi due giorni la 5a divisione aveva tenuto Comines contro tutti gli attacchi, ma poi, ripiegando i belgi verso nord e infine capitolando, la falla s’allargò irrimediabilmente. Proteggere il fianco del corpo di spedizione divenne ora il compito principale. Prima arrivò la 50à divisione a prolungare la linea; poi la 4a e la 3à, ritiratesi da est di Lilla, s’affrettarono, motorizzate, ad estendere il vallo del corridoio di importanza vitale che portava a Dunkerque. Il cuneo germanico fra gli eserciti britannico e belga non era evitabile, ma le sue fatali conseguenze, una specie di sacca al di là dell’Yser, che avrebbe portato il nemico sulla riva immediatamente alle spalle delle truppe britanniche combattenti, furono previste e ovunque neutralizzate. I tedeschi dovettero subire una cruenta risposta. All’artiglieria britannica era stato impartito l’ordine di sparare tutti i suoi colpi contro il nemico, e il fuoco terribile indeboli' notevolmente l’attacco germanico. Ininterrottamente. a sole quattro miglia dietro il fronte di combattirnento di Brooke, vaste masse di autotrasporti e di truppe affluivano a formare la testa di ponte di Dunkerque, inserendosi con ingegnosa improvvisazione entro le sue difese. Inoltre, centrò lo stesso perimetro, la strada principale est-ovest era completamente imbottigliata dai veicoli e un passaggio a senso unico fu aperto soltanto dai carri armati pesanti, che li gettavano nel fossato su ambo i lati della strada. Nel pomeriggio del 28, Gort ordinò la ritirata generale verso la testa di ponte, lungo la linea, ora, Gravelines-Bergues-Furnes-Nieuport. Su questo fronte le divisioni britanniche si estendevano da destra a sinistra e da Bergues al mare presso Nieuport nel seguente ordine: 46a, 42a, la, 50a, 3a e 4a.Per il 29 una gran parte del corpo di spedizione era giunta entro il perimetro della testa di ponte e frattanto le misure navali per l’evacuazione cominciavano a dare pieni risultati. Il 30 maggio il Q.G. riferi che tutte le divisioni britanniche, o i resti di esse, erano giunte alla meta. Più di metà della la armata francese arrivò a Dunkerque, dove la grande maggioranza venne imbarcata. Ma la linea di ritirata di cinque divisioni fu tagliata dal movimento a tena- glia germanico a ovest di Lilla. Il 28 esse tentarono di rompere l’accerchiamento a ovest, ma invano: il nemico premeva loro di contro da tutte le parti. Nei tre giorni successivi i francesi chiusi in Lilla si batterono su fronti che s’andavano gradualmente restringendo davanti alla crescente pressione, finché la sera del 31, senza più viveri e munizioni, furono costretti alla resa. Cinquantamila uomini circa caddero cosi' nelle mani dei tedeschi. Quei francesi, sotto la guida del prode generale Molinié, avevano contenuto per quattro tragici giorni non meno di sette divisioni germaniche, che diversamente avrebbero potuto partecipare agli attacchi contro il perimetro della testa di ponte di Dunkerque. Fu uno splendido contributo alla fuga dei loro più fortunati commilitoni e del corpo di spedizione britannico. Frattanto sulla spiaggia intorno a Dunkerque l’occupazione del noto perimetro veniva effettuata con precisione. Le truppe, emergendo dal caos, venivano ordinatamente disposte lungo le difese, aumentate perfino in quei due giorni. Gli uomini in migliori condizioni andavano a formare la linea difensiva. Divisioni come la 2a e la 5a, che avevano maggiormente sofferto, venivano tenute in riserva sulla spiaggia e imbarcate per prime. In un primo momento avrebbero dovuto esservi tre corpi sul fronte, ma il 29, partecipando i francesi con un impegno maggiore alla difesa, ne bastarono due. I tedeschi avevano stretto da presso la ritirata dei nemici e combattimenti durissimi erano continuamente in corso, soprattutto sui fianchi, presso Nieuport e Bergues. A mano a mano che l’evacuazione procedeva, il costante diminuire delle truppe, britanniche e francesi, era accompagnato da una corrispondente contrazione della difesa. Sulla spiaggia, Fra le dune, per tre, quattro, cinque giorni ventine di migliaia di uomini rimasero in attesa sotto ininterroti attacchi aerei. Lopinione di Hitler, che l’aviazione germanica avrebbe reso impossibile la fuga e pertanto era saggio conservare le formazioni corazzate per il colpo finale, fu un errore, ma non del tutto irragionevole. Tre fattori delusero le sue aspettative. Innanzi tutto, gli incessanti bombardamenti delle truppe ammassate lungo la spiaggia non fecero un gran danno. Le bombe s’affondavano nella sabbia, che ne soffocava gli scoppi. In un primo momento, dopo una furiosa incursione, le truppe si stupirono di scoprire che quasi nessuno era stato ucciso o ferito. C’erano state esplosioni, ma pochissimi effetti. Una spiaggia sassosa avrebbe prodotto conseguenze di gran lunga più funeste. E dopo un po’, i soldati cominciarono a considerare con disprezzo gli attacchi aerei. Si acquattavano nella sabbia tranquillamente, con fiducia sempre più salda. Dinanzi a sé, avevano la distesa grigia, ma non ostile, del mare. Più in là, le navi venute a salvarli e... la Patria. Il secondo fattore che Hitler non aveva previsto fu il massacro dei suoi aviatori. Il valore dell’Aviazione britannica e di quella germanica fu messo direttamente alla prova. Con uno sforzo intenso e continuato il Comando Caccia inglese mantenne successive squadriglie sopra il campo di battaglia, combattendo un nemico dalle forze notevolmente superiori. Di ora in ora aggredivano squadriglie di caccia e bombardieri germanici, abbattendone un gran numero, disperdendo e mettendo in fuga gli altri. Per quattro giorni continuammo cosi', fino alla vittoria della RAF ovunque ci si imbattesse in apparecchi germanici, a volte in gruppi di quaranta o cinquanta, li attaccavano immediatamente, spesso con una sola squadriglia e anche meno, abbattendoli a ventine, le quali divennero in breve centinaia. Si fece ricorso all’intera Aviazione metropolitana, ultima riserva inglese. A volte, i piloti della caccia facevano quattro decolli al giorno. E ottennerono un risultato brillante. Un nemico superiore di forze fu sconfitto o ucciso e, nonostante tutto il suo coraggio, dominato o intimidito. Fu un urto decisivo.Le truppe sulla spiaggia videro ben poco di questo epico conflitto nell’aria, spesso miglia e miglia distante al di sopra delle nuvole. Non sapevano nulla delle perdite inflitte al nemico. Tutto quello che vedevano erano le bombe che dilaniavano la spiaggia, gettate da un nemico che era riuscito a giungere fin là, ma non forse a tornare alle sue basi. C’era anzi un profondo risentimento da parte dell’Esercito contro l’Aviazione, e alcune delle truppe sbarcate a Dover o nei porti del Tamigi insultavano, ignare di tutto, uomini in divisa dell’Aviazione. Avrebbero dovuto stringere loro calorosamente le mani; ma come potevano sapere? In Parlamento Churchill si prodigo' a diffondere la realtà della situazione. Ma nonostante l’aiuto delle dune sabbiose e l’eroismo dei piloti, tutto sarebbe stato vano se non ci fosse stato il mare. Le istruzioni date dieci o dodici giorni prima avevano fruttificato, sotto la tensione degli avvenimenti, in modo prodigioso. Una disciplina perfetta fu la nota dominante tanto sulla spiaggia quanto a bordo delle navi. Il mare era calmo. Vaporetti facevano la spola tra la spiaggia e i piroscafi, raccogliendo gli uomini a riva o addirittura dall’acqua, ove erano scesi a guado, con la massima indifferenza per i bombardamenti aerei, che facevano pure le loro vittime. |