Realizzato nelle vicinanze del villaggio di Chelmno nad Nerem, ribattezzato dai nazisti in Kulmhof, il Lager č stato uno dei luoghi principali nei quali si perpetrň il genocidio degli ebrei. Un castello, che si trovava nella vicinanza del villaggio, servě come epicentro della barbara iniziativa. Intorno a questo castello (Das Schloss) sorsero, negli immensi boschi che lo circondavano, le baracche del campo ed ivi furono sepolte in fosse comuni o semplicemente bruciate in immense cataste, le spoglie delle vittime.
A Chelmno i nazisti sperimentarono la soppressione degli ebrei, stivati in camion appositamente attrezzati, a mezzo del gas del tubo di scappamento. Da un rapporto rinvenuto casualmente negli archivi della direzione centrale delle SS si legge testualmente «nel giro di sei mesi tre di questi camion hanno "trattato" 97.000 "pezzi" senza inconvenienti di sorta».
Le vittime di Chelmino furono almeno 360.000, in gran parte provenienti dal ghetto di Lodz. Ma vi furono anche trasferiti ed uccisi i bambini provenienti da Lidice, il villaggio cecoslovacco raso al suolo per rappresaglia.
Prima di abbandonare il campo, sotto la pressione dell'avanzata delle armate russe, i nazisti fecero sparire le tracce delle loro imprese, spianando ogni cosa, piantando alberi sulle fosse comuni.
Chelmno fu sciolto e sgombrato nel gennaio 1945. All'ultimo momento, nella confusione generale dell'evacuazione, alcuni deportati riuscirono a sopraffare le guardie e, impossessandosi delle loro armi, e a tentare di fuga. Alcuni furono ripresi e fucilati sul posto, pochi altri riuscirono a mettersi in salvo e furono poi i testimoni d'accusa dei propri aguzzini quando questi dovettero rendere conto del proprio operato alla giustizia democratica.
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