Nel settembre del 1937 Buchenwald ospitava 5.382 prigionieri, ma alla fine dello stesso mese questi erano già 8.634. In tutto pare che per Buchenwald siano transitate 230.000 persone. I morti accertati e registrati ammontano a 56.554. Come sempre queste cifre sono inesatte dato che anche in questo Lager avvennero esecuzioni sommarie delle quali non è rimasta alcuna traccia. Buchenwald è stato uno dei campi affidati alla cosiddetta autogestione da parte dei «triangoli verdi» cioè di delinquenti comuni. I prigionieri politici, contrassegnati dal «triangolo rosso» dopo aspre contese ebbero il sopravvento e poterono arginare il potere dei «verdi» che si esprimeva soprattutto in delazioni e in violenze nei confronti dei propri simili.
Buchenwald si distingueva dagli altri campi perché lì, più che mai, fu sperimentato ed applicato lo sterminio a mezzo del lavoro. La costruzione stessa del campo, delle strade e delle installazioni accessorie fu portato a termine a costo di un'ecatombe di deportati. Le cifre che si sono potute accertare di cono solo in parte la verità su questa vicenda.
Oltre alla costruzione del campo, i deportati furono utilizzati come manodopera nei 130 comandi esterni e sottocampi situati nelle vicinanze degli stabilimenti industriali d'ogni genere, ma prevalentemente orientati verso produzioni di interesse militare che, per ragioni varie, ma prima di tutto di convenienza economica, avevano accettato i vantaggiosi contratti d'appalto offerti loro dalle SS.
La presenza fra i deportati di numerosi dirigenti politici, in special modo del partito comunista, favorì i contatti fra i vari gruppi nazionali esprimendosi in una solidarietà grazie alla quale fu possibile aiutare i più deboli e perfino salvare da sicura morte, nascondendoli con ingegnosi accorgimenti, alcuni che gli aguzzini avevano condannato per motivi spesso futili.
A poco a poco si costituì e si sviluppò nel campo un movimento di resistenza che permise la costituzione di un comitato clandestino internazionale che riuscì addirittura a creare una propria organizzazione militare. Grazie al coraggioso contributo di deportati che lavoravano nelle officine e nelle fabbriche d'armi dei dintorni, fu possibile trafugare componenti di armi, che furono poi riassemblate di nascosto e che servirono come dotazione a vere e proprie formazioni destinate ad intervenire al momento opportuno.
L'occasione venne quando nei primi giorni dell'aprile 1945 le SS decisero di sgombrare il campo e fecero partire un primo convoglio di circa 28.000 deportati verso altri campi. Il comitato clandestino internazionale, a mezzo di una emittente che era stata costruita in gran segreto, si mise in contatto con le truppe americane che avanzavano nella zona, chiedendo immediato aiuto e nello stesso tempo ordinando l'insurrezione generale.
Quando gli alleati giunsero a Buchenwald, il campo era già stato liberato dagli stessi deportati ed il comitato internazionale ne gestiva la vita democraticamente. Era il 13 aprile 1945. |