In mezzo all’incalzare di azioni belliche una preoccupazione dominava su tutte. Le battaglie potevano esser vinte o perdute, le offensive potevano riuscire o fallire, i territori si potevano conquistare o sgombrare, ma condizione pregiudiziale per ogni possibilità per gli inglesi di continuare la guerra, o anche solo per sopravvivere, era il loro dominio delle rotte oceaniche e la libertà di avvicinamento e d’ingresso nei loro porti.Da ogni porto o piccola insenatura lungo l’enorme fronte i sommergibili nemici, continuamente migliorati per velocità, resistenza e raggio d’azione, potevano balzar fuori per distruggere i rifornimenti inglesi di viveri e i loro traffici marittimi. Il numero tedesco aumentava costantemente. Nel primo trimestre del 1941 la produzione di nuovi sommergibili procedeva al ritmo di dieci al mese, subito dopo sali' a diciotto mensili. Tra questi figuravano i tipi cosiddetti da 500 e da 740 tonnellate, i primi con un’autonomia di crociera di 11.000 miglia, i secondi di 15.000 miglia. Al flagello dei sommergibili si aggiungeva ora l’attacco aereo in pieno oceano da parte di aeroplani a largo raggio d’azione. Di questi il Focke-Wulf 200, conosciuto con il nome di Condor, era il più temibile.Essi potevano partire da Brest o da Bordeaux, volare tutt’attorno alle isole britanniche, effettuare il rifornimento in Norvegia e poi compiere il viaggio di ritorno il giorno successivo.Durante il tragitto potevano avvistare sul mare i grossissimi convogli di quaranta o cinquanta navi cui gli inglesi avevano dovuto ricorrere a causa della deficienza di unità di scorta, nei loro viaggi da o verso la Gran Bretagna. Essi potevano attaccare questiconvogli o le singole navi con bombe micidiali o potevano segnalare ai sommergibili le posizioni nelle quali appostarsi per intercettarli. I sommergibili tedeschi incominciarono allora ad impiegare nuovi metodi di attacco, che divennero famosi col nome di tattica dei "branchi di lupi". Consistevano in attacchi da diverse direzioni da parte di sommergibili che operavano insieme. A quest’epoca gli attacchi avevano luogo solitamente di notte; i sommergibili operavano in superficie alla massima velocità salvo il caso che fossero scoperti nella fase di avvicinamento. In tale situazione soltanto i cacciatorpediniere potevano averne rapidamente ragione. Questa tattica, che costitui la caratteristica del conflitto per due anni e più, che poneva agli inglesi due problemi. Primo, di difendere i loro convogli contro gli attacchi notturni a grande velocità, contro i quali l’"Asdic" era virtualmente impotente. La soluzione stava non soltanto nella moltiplicazione delle unità di scorta veloci, ma soprattutto nella creazione di apparecchi radar piu' efficienti. Inoltre s’imponeva una pronta risposta, altrimenti le perdite per gli inglesi sarebbero diventate presto insopportabili. L’ampiezza limitata dei primi attacchi dei sommergibili tedeschi, che i britannici avevano respinto con un certo successo, aveva creato un senso di sicurezza ingiustifìcata. Ora che l’uragano si scatenava in tutta la sua furia, gli inglesi difettavano di apparecchiature scientifiche pari alla necessità. Si dedicarono intensamente a questo problema; grazie agli sforzi dei lori scienziati, sostenuti dalla collaborazione dei marinai ed aviatori, vennero compiuti progressi. I risultati si fecero però attendere e nel frattempo continuarono le forti perdite. Il secondo problema era quello di sfruttare la vulnerabilità agli attacchi aerei dei sommergibili in emersione. Sarebbero stati in grado di vincere la battaglia solo quando fossero stati in pronti di affrontare l’attacco nella certezza di averne ragione. Per questo avevano bisogno di un arma aerea capace di infliggere colpi mortali ed anche del tempo necessario per addestrare al suo impiego sia le forze della marina sia quelle dell’aviazione. Qualora si fossero risolti entrambi i problemi, i sommergibili tedeschi sarebbero stati ancora una volta costretti a ripiegare sull’attacco in immersione, contro il quale sarebbero ricorsi ai vecchi e ben sperimentati metodi. Questi indispensabili rimedi furono trovati solo due anni più tardi. Frattanto la nuova tattica dei “branchi di lupi”, ideata dall’ammiraglio Doenitz, capo dell’Arma dei sommergibili tedeschi ed egli stesso comandante di sommergibile nella guerra mondiale precedente, veniva energicamente adottata dal temibile Prien e dagli altri abilissimi comandanti di sommergibile. La risposta non si fece attendere. L’8 marzo l’ U. 47 del capitano Prien venne affondato col suo comandante e tutto l’equipaggio dal cacctatorpediniere Wolverine; nove giorni dopo venivano affondati l’ U. 99 e l’ U 100, mentre erano impegnati nell’attacco combinato ad un convoglio. Entrambi erano comandati da ufficiali eccezionali; l’eliminazione di questi tre uomini di grandi capacità ebbe notevoli effetti sugli sviluppi della battaglia. Pochi comandanti, fra i loro successori, li eguagliarono per ferocia, capacità e audacia. Cinque sommergibili furono affondati in marzo nelle zone d’accesso agli scali occidentali; in complesso, nonostante le gravi perdite degli inglesi, ammontanti a 243.000 tonnellate ad opera dei sommergibili e ad altre 113.000 tonnellate in seguito ad attacchi aerei, si può dire che l’esito della prima fase della Battaglia dell’Atlantico sia rimasto indeciso. |