La battaglia di Anzio

Il VI corpo d’armata, agli ordini del generale Lucas, era sbarcato sulla costa di Anzio alle due antimeridiane del giorno 22 mentre la 3à divisione americana e la 1à divisione britannica avevano preso terra rispettivamente a sud e a nord della cittadina. Il nemico oppose pochissima resistenza e praticamente non ebbero perdite. Prima di mezzanotte 36.000 uomini e oltre 3000 automczzi erano stati sbarcati sulla spiaggia. «Si può dire» riferi il generale Alex- ander, che si trovava sul posto «che abbiamo ottenuto una sorpresa quasi completa. Ho sottolineato energicamente l’opportunità di spingere in avanti pattuglie mobili, dotate di buona potenza di fuoco, per prendere contatto con il nemico, ma sino a questo momento non ho avuto alcuna notizia sulla loro attività.» Churchill era pienamente d’accordo su questo punto e si affretto' a rispondere: «Vi ringrazio per il vostro messaggio. Sono felicissimo che procediate rapidamente a puntate in profondità invece di attardarvi a consolidare la testa di ponte».
Ma a questo punto sopravvenne il disastro, che fece fallire il primo e principale obiettivo dell’impresa. Il generale Lucas si limitò al rafforzamento della testa di sbarco, preoccupandosi soprattutto che venissero sbarcati gli automezzi e i materiali. Il generale Penney, che comandava la 1à divisione britannica, desiderava spingersi nell’entroterra, ma la sua brigata di riserva fu trattenuta indietro insieme con i servizi di corpo d’armata. Il 22 e il 23 gennaio furono spesi in attacchi esploranti di poca importanza in direzione di Cisterna e di Campoleone. Il comandante della spedizione non tentò alcuna avanzata in grande stile. Entro la sera del giorno 23 le due divisioni erano sbarcate al completo, insieme con le truppe aggregate, che comprendevano due reparti di Commandos britannici, i Rangers e i paracadutisti americani, e con ingenti quantitativi di materiali vari. Le difese della testa di ponte si rafforzavano di continuo, ma intanto era sfumata per gli Alleati la magnifica occasione in vista della quale tanti sforzi erano stati compiuti. Kesselring reagi' con prontezza alla critica situazione in cui si era venuto a trovare. Il grosso delle sue truppe era già impegnato contro gli Alleati sul fronte di Cassino, ma egli raccolse tutte le forze che poté racimolare e, nel giro di quarantotto ore, concentrò l’equivalente di due divisioni per fronteggiare ulteriore avanzata del nemico. Il giorno 25 Alexander riferi' che la testa di sbarco poteva considerarsi ragionevolmente sicura. La 3à divisione americana si trovava a cinque chilometri da Cisterna, mentre la 1à divisione britannica era a tre chilometri da Campoleone; su tutto il fronte veniva mantenuto il contatto con il nemico.
Senonché, il giorno 27 giunsero gravi notizie: né Cisterna, né Campoleone erano state conquistate; la brigata Guardie aveva respinto un contrattacco di fanteria e di carri armati e aveva fatto qualche progresso, ma si trovava ancora a due chilometri e mezzo da Campoleone, mentre gli americani erano sempre a sud di Cisterna. Alexander dichiarò che né lui né il generale Clark erano soddisfatti della velocità dell’avanzata e che Clark si sarebbe recato immediatamente nella zona della testa di sbarco. Il 30 gennaio, mentre i combattimenti infuriavano intorno a Cassino, il VI corpo d’armata lanciò ad Anzio il suo primo attacco in forze. Guadagnò un po’ di terreno, ma la 3à divisione americana non riusci' a conquistare Cisterna cosi' come la 1à divisione britannica non poté impadronirsi di Campoleone. Più di quattro divisioni erano già arrivate sulla testa di sbarco; senonché i tedeschi, nonostante la offensiva aerea degli Alleati contro le loro linee di comunicazione, si erano rafforzati rapidamente e in misura notevole. Elementi di otto divisioni erano schierati di fronte ai nemici su posizioni che avevano ormai avuto il tempo di fortificare. Un ostinato fuoco di artiglieria tormentava le affollatissime posizioni degli Alleati;le navi,ancorate al largo, subirono danni in conseguenza degli attacchi aerei notturni. Alexander visitò nuovamente il fronte il 2 febbraio e mandò a Churchill un rapporto esauriente sulla situazione. La resistenza germanica si era accentuata specialmente nel settore di Cisterna, tenuto dalla 3à divisione americana, e in quello di Campoleone, tenuto dalla 1à britannica. Non era possibile sferrare alcuna nuova offensiva sino a che non fossero state conquistate quelle due località. La 3a divisione americana si era battuta duramente per Cisterna negli ultimi due o tre giorni; gli uomini erano stanchi e lontani ancora circa un miglio dal centro. Una brigata della 1à divisione britannica occupava la stazione di Campoleone ma si trovava in un saliente molto stretto e lungo ed era in tal modo esposta al fuoco di tutte le armi nemiche che sparavano da tre lati.
Alexander cosi' concludeva: «Tra breve saremo in grado di lanciare un attacco in forze opportunamente coordinato in modo da conseguire il nostro scopo di tagliare la principale linea di rifornimento nemica; ho già impartito l’ordine di preparare piani in tal senso». Prima che l’ordine impartito da Alexander venisse eseguito il nemico lanciò il 3 febbraio un contrattacco, che eliminò il saliente della 1à divisione britannica e faceva chiaramente prevedere momenti ancor più difficili per le forze anglo-americane. Per usare le parole del rapporto del generale Wilson,«la testa di ponte è circondata e le nostre forze che si trovano all’interno di essa non sono più in grado di avanzare». Nei primi sette giorni erano stati sbarcati 12.350 automezzi, tra cui 356 carri armati; nei primi quattordici giorni erano stati sbarcati 21.940 automezzi, di cui 380 carri armati. Ciò equivaleva complessivamente a 315 viaggi dei mezzi da sbarco “LST”. Era interessante osservare che, a parte i 4000 autocarri addetti al traffico diretto tra i mezzi da sbarco e la spiaggia, circa 18.000 automezzi erano stati sbarcati sulla testa di ponte di Anzio in due settimane per servire una forza totale di 70.000 uomini, compresi naturalmente gli autisti e i meccanici addetti alle riparazioni e alla manutenzione dei veicoli. L’atteso sforzo decisivo dei tedeschi per buttare a mare ad Anzio il nemico ebbe inizio il 16 febbraio: i tedeschi lanciarono da Campoleone in direzione sud oltre 4 divisioni, appoggiate da 450 pezzi d’artiglieria. Prima dell’attacco venne letto alle truppe l’ordine del giorno appositamente preparato da Hitler, nel quale chiedeva che il “tumore” della testa di sbarco venisse eliminato nel giro di tre giorni. L’attacco fu scatenato ù in un momento difficile per gli Alleati,per il fatto che la 45à divisione americana e la 56à britannica erano appena giunte dal fronte di Cassino per sostituire la 1à britannica divisione e si trovarono cosi' immediatamente impegnate nel vivo della battaglia.
Un cuneo assai pericoloso si apri nello schieramento, che fu costretto ad arretrare in tal punto verso il perimetro iniziale della testa di sbarco. Il fuoco dell’artiglieria che aveva sempre disturbato gli occupanti della testa di ponte sin dall’inizio, raggiunse una intensità senza precedenti. Tutto era allora in forse. Nessuna ulteriore ritirata era possibile: un’avanzata anche limitata dei tedeshi gli avrebbe permesso non soltanto d’impiegare i cannoni a lunga gittata per azioni di disturbo contro i luoghi di approdo e contro le navi, ma anche di eseguire un aggiustato tiro di sbarramento con l’artiglieria da campagna contro le loro retrovie. Churchill non avevo alcuna illusione circa l’importanza della posta:era questione di vita o di morte. Ma la sorte, che sino allora gli era stata contraria, premiò il disperato valore delle truppe americane e inglesi. L’attacco tedesco fu arrestato prima che scadessero i tre giorni stabiliti da Hitler. Il saliente nemico fu quindi contrattaccato suI fianco ed eliminato dal fuoco concentrico di tutta l'artiglieria Alleata e dal bombardamento di tutti gli aerei in grado di prendere il volo. Il combattimento fu aspro, con gravi perdite per ambo le parti, ma la decisiva battaglia d’arresto fu vinta dalle forze anglo-americane. Un altro tentativo fu compiuto da Hitler che era la forza di volontà personificata alla fine di febbraio. La 3à divisione americana, che occupava il fianco est, fu attaccata da tre divisioni germaniche. Queste ultime erano però indebolite e scoraggiate dal precedente insuccesso. Gli americani resistettero ostinatamente e l’attacco fu spezzato in un sol giorno, con la perdita per i tedeschi di oltre 2500 uomini.Il 1° marzo Kesselring si riconobbe sconfitto. Egli era riuscito a far fallire la spedizione di Anzio, non riusci' però a distruggere la testa di sbarco. Questa è la storia della battaglia di Anzio, una storia di grandi occasioni perdute e di speranze infrante, di un brillante inizio da parte degli Alleati e di un altrettanto brillante ricupero da parte dei tedeschi, di gesta valorose compiute da entrambe le parti.
Sappiamo ora che all’inizio di gennaio l’Alto Comando tedesco aveva intenzione di trasferire dall’Italia nell’Europa nord-occidentale cinque delle sue divisioni migliori.Kesselring protestò affermando che in tal caso non avrebbe potuto più a lungo continuare a combattere a sud di Roma e avrebbe dovuto ritirarsi.La discussione era al culmine proprio nel momento in cui lo sbarco di Anzio ebbe luogo.L 'Alto Comando tedesco rinunciò all’idea e cosi il fronte dell’Europa nord-occidentale non soltanto non ricevette forze dal settore italiano ma dovette cederne di proprie a quest’ultimo.Hitler andò in collera di fronte all’insuccesso della l4à armata, che non era riuscita a gettare a mare gli Alleati. Dopo l’offensiva del 6 febbraio, egli ordinò anzi che un gruppo selezionato di una ventina di ufficiali di tutte le armi e di tutti i gradi delle unità combattenti in Italia riferisse a lui personalmente sulla situazione di quel fronte. Questa fu la prima e l’ultima volta durante la guerra che si ebbe un’inchiesta del genere. «Avrebbe fatto molto meglio» commenta il generale Westphal «a visitare personalmente il fronte e a convincersi della superiorità alleata in fatto di aviazione e di artiglieria.»

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