Scuola di Ascensione Globale

Home Articoli Domande & Risposte Schede

 

News

Contatti

D&R

Articoli

Schede

Archivio D&R

 

 

17. Perché il Reddito di Cittadinanza non è Giusto
by Dani

 


  
Negli ultimi tempi il concetto di reddito di cittadinanza è diventato di dibattito pubblico in ambito economico, sia istituzionale che non. Molte sono le proposte che sono state fatte al riguardo ma finora hanno avuto poco successo a livello politico. Comunque, ciò che vorrei discutere ora non è tanto l'efficacia delle singole proposte, il che sarebbe oltretutto molto dispendioso, quanto l'ammissibilità della stessa idea di reddito di cittadinanza.

La proposta di un reddito di cittadinanza si basa per lo più sull'idea che ogni essere umano abbia diritto, solamente per il fatto di esistere, ad avere una vita dignitosa e quindi una casa, del cibo, dei vestiti e altre cose considerate (soggettivamente) fondamentali per una vita degna di un essere umano. In sostanza, si afferma qui il diritto alla vita. E vita dignitosa.

Dal mio punto di vista, non esiste alcun diritto alla vita. Ad alcuni potrò sembrare inumano nel dire una tal cosa, ma cercherò di spiegare il perché di questa mia posizione.

Ogni diritto si basa su un sottostante dovere. Il concetto di diritto infatti vale solo se si accetta che si debba rispettare tale diritto. In realtà, in un sistema veramente libero e giusto, non dovrebbero esistere diritti (cioè imposizioni,costrizioni) ma solamente doveri. E doveri morali, e quindi interiori, non doveri sotto forma di legge da dover rispettare per appartenere alla comunità.

Ogni forma di legge è un'imposizione. Ed ogni forma di imposizione priva l'individuo di una parte più o meno vasta della sua LIBERTA'. Quindi le imposte, le tasse, i sistemi scolastici obbligatori e prestabiliti dall'alto, qualsiasi tipo di regolamento scritto e tutto ciò che viene imposto attraverso leggi non è puro. In una comunità ideale non dovrebbe esistere alcuna forma di costrizione, che limita la libertà di scelta dell'individuo, ed oltretutto non gli permette di comprendere da solo ed interiormente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

In sostanza, un sistema basato sul diritto è un sistema che crea una società di tanti schiavi che vengono comandati da pochi padroni. Ogni forma di costrizione è una forma di schiavitù moderna. Certo, le condizioni di vita sono migliori oggigiorno rispetto al passato, almeno nei paesi avanzati, ma ciò non significa che la situazione di schiavitù non ci sia. E' una forma di schiavitù molto sottile, che si maschera sotto forma di giustizia attraverso l'imposizione di leggi che tutti devono rispettare. E chi non le rispetta viene escluso dalla società, sebbene possa avere tutte le ragioni di questo mondo se la legge è ingiusta.

Ritengo che il problema fondamentale sia un problema di informazione e di cultura, in senso ampio. Molta gente non è abituata ad usare il proprio cervello, e questo spesso è dovuto ad un sistema che non permette all'individuo di comprendere le cose da solo, poiché la gran parte della giornata viene occupata dal lavoro.

Un sistema giusto e libero è un sistema meritocratico: un sistema cioè in cui bisogna contribuire alla comunità con il lavoro e la creatività, manuale o intellettuale che sia. Non si può considerare un sistema giusto quello in cui anche chi non fa niente può vivere tranquillamente a spese della comunità, magari oziando dalla mattina alla sera o, non sapendo cosa fare, divertendosi a fare danni a sé o agli altri.

Un sistema giusto e libero dà la possibilità a tutti di informarsi, studiare e quindi capire. Ma non dà la possibilità a tutti di sopravvivere a spese della comunità anche senza far nulla. Non ha senso. Una cosa è dare gratuitamente la possibilità a tutti di imparare e crescere, e questa è una forma di vero aiuto alla persona, la quale deciderà poi liberamente se sfruttare o meno tale opportunità. Altra cosa è invece il servire e riverire i fannulloni, dando loro dei soldi anche se non fanno nulla. Questa è una forma estrema di assistenzialismo che non rispetta quelle persone della comunità che si impegnano con il loro lavoro a servizio della comunità.

L'unico modo per aiutare veramente una persona è permetterle di imparare, capire e studiare. Di avere cioè le informazioni che le permettano di avere un ruolo attivo nella società. Per questo l'unico vero modo per aiutare la gente è condividere l'informazione e le conoscenze. Poi sarà una scelta del singolo individuo quella di scegliere se studiare o meno (non si studia solo sui libri, è studio anche l' imparare un semplice lavoro manuale) , ma a quel punto il dovere morale di buon membro della comunità è concluso. Ogni persona è libera di fare quello che vuole, e bisogna rispettare la libertà altrui, fintantoché non lede la libertà di altre persone.

L'idea del reddito di cittadinanza, e più in generale del diritto alla vita, vengono da una visione distorta di cosa significhi aiutare e di come funziona la realtà.

Aiutare non significa dare una mano sempre e comunque al prossimo. Aiutare significa anche rispettare le scelte altrui, e se si comprende che sono i nostri pensieri che creano la realtà, allora si rispetta la scelta altrui di vivere una certa vita. Perché in realtà non esistono vittime, dato che ognuno di noi è artefice della propria situazione attraverso i pensieri che coltiva in sé.

Chi non pensa e quindi chi non riflette sulla vita, sulla realtà che lo circonda e non si informa non può cambiare i propri pensieri. Se non pensi i tuoi pensieri non cambiano o, peggio ancora, dipendono esclusivamente dalle informazioni che arrivano dall'esterno. Per questo è necessario studiare, essere critici sulle informazioni che arrivano dall'esterno, consultare più fonti possibili e farsi una propria idea che derivi dalla propria capacità di comprensione. In sostanza, è necessario che ognuno abbia una propria verità. Solo allora, riflettendo, si possono cambiare i pensieri e quindi cambiare il proprio approccio alla vita, ed attirare a sé una realtà più piacevole.

Se si comprende che sono i nostri pensieri che ci attirano una certa realtà, allora il concetto di diritto non ha più senso, perché in realtà nulla è casuale e simile attira simile. I pensieri che abbiamo dentro di noi, il nostro modo di vedere le cose, ci attira una realtà che è in sintonia con tali pensieri. Compreso questo, non ha alcun senso una società basata sul diritto e sull'assistenzialismo poiché la realtà ce la creiamo da soli, e non ha senso che venga imposto a qualcuno un certo tipo di realtà quando in realtà lui vuole crearne un altro tipo.

Piuttosto, è dovere morale di ogni membro della comunità dare il proprio contributo alla comunità e condividere le proprie conoscenze e la propria esperienza con gli altri. Oltre questo limite, si interferisce nella libertà altrui di fare le proprie scelte e crearsi una certa vita. Paradossalmente, il miglior modo per aiutare gli altri è lasciarli liberi di fare quello che vogliono e non interferire nelle loro scelte, perché la vita è sempre la loro.

Condividere conoscenza, esperienza e amore, ma mai interferire se non richiesto. Questo è a mio giudizio il vero dovere morale di ogni membro della comunità ed il principio base sul quale una comunità dovrebbe basarsi.