POIRINO

 

 

 

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IL PAESAGGIO NATURALE E LE ATTIVITA' PRODUTTIVE:
LA ROBINIA

IL NOME

La pianta deve il suo nome a Jean Robin, botanico francese che, nel 1600 ne fece arrivare dall’America i primi semi. Pseudoacacia significa  “simile all’acacia”  perché all’inizio, anche a causadelle sue spine, la robinia venne inserita nel gruppo delle acacie.Dalle nostre parti è più solitamente chiamata “gaggia”.

COME SI RICONOSCE      (CARATTERISTICHE PRINCIPALI)

Una  caratteristica importante della gaggia sono le  spine presenti su tutto il tronco e sui rami. Le  foglie  sono  così  dette  “composte”  perché  formate da  più  foglioline (all’incirca 11 – 15, sempre in numero dispari) color verde erba.I  fiori,  invece, sono  “recemi ermafroditi”,  ovvero  gruppi di fiori bianchi, molto profumati, che sbocciano intorno a maggio – giugno. Il frutto è un legume, che al suo interno contiene alcuni piccoli semi neri.La robinia è alta dai 10 ai 30 metri e la sua coteccia è color grigio-marrone e rugosa.

GLI ALBERI SIMILI

La robinia appartiene alla famiglia delle PAPILIONACEE , che ha circa diecimila specie diverse.  Tra queste le acacie, le mimose, il carrubo, ma anche tutti i legumi: fagiolo, pisello, fagiolino, ecc…. .

DOVE VIVE

La robinia è una pianta capace di vivere bene dovunque.  E’ presente in tutta Italia, anche su terreni sabbiosi, argillosi o sassosi, poco adatti per le radici.Comunque non può salire al di sopra dei 700 metri di altezza.

UTILIZZAZIONI

Il legno della robinia è duro, resistente specialmente all’umidità, elastico ed è un ottimo combustibile.Se  poi  si  pensa  che  la  pianta  cresce  molto  in  fretta  e ha  radici forti e profonde, si capisce come mai, almeno nei  primi  tempi, anche dalle nostre parti si fece di tutto per diffonderne la coltivazione.C’erano infatti frane da rimboschire,in modo che il terreno non si muovesse più.   C’erano,  soprattutto,  tanti  e  tanti  forni  da  pane  che, ogni  giorno, dovevano essere alimentati: la robinia era la soluzione ideale.Purtroppo però,  successe  che  le  piante  di  robinia  iniziassero  a crescere anche  dove  non  erano  desiderate:  nei  boschi  di  collina,  per  esempio, togliendo spazio a piante più pregiate come quercie, faggi, castagni, ecc… .

I  suoi  semi, spesso trasportati  dagli uccelli,  germinavano ovunque e non serviva  tagliare  le  piante  di  troppo:   dal  ceppo  e  dalle  radici  presto arrivavano  nuovi  germogli,  che diventeranno  alberi  nel giro di  qualche anno.Così, oggi, è raro  trovare dalle  nostre  parti boschi senza  robinie:  l’unico sistema  per  liberarsene  è  lasciare  che  invecchino  e  muoiano  (cosa che succede “abbastanza” in fretta: di solito oscilla tra i 50 e i 60).La  robinia,  comunque,  ha  più  pregi  che  difetti.  I  suoi  fiori, ancora  in germoglio,  possono  essere fritti  in  padella e sono  gustosissimi.Le  api  li  visitano  volentieri,  producendo  il  “miele di robinia”  chiaro  e delicato  (consigliato specialmente per i  neonati). Attenzione,  però,  a non mangiare i  semi:  sono velenosi  per l’uomo come anche i fiori e la corteccia.

CURIOSITA’

Tra le piante che sono arrivate in Italia dal Nord America, la robinia è sicuramente quella che si è più diffusa.

A scopo ornamentale, nei giardini è coltivata anche una robinia di una varietà particolare  che produce fiori rosa.

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