POIRINO

 

 

 

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Con le ceneri iniziava il lungo periodo di astinenze e di penitenze. Era bandito ogni divertimento e ai giovani era proibito andare a ballare. A metà quaresima si mandava qualche bambino dai vicini a portare una sega (rèscia). Nel periodo quaresimale rientra la festa di San Giuseppe che, un tempo era l’occasione per la prima uscita primaverile dei Poirinesi, i quali si recavano compatti per assistere alle funzioni, per partecipare ai diversi giochi popolari.

Sul finire della Quaresima e durante la settimana santa, brigate di giovani, guidati da uno di essi vestito
da frate che portava un cesto (na cavagna) per raccogliere le offerte cantando “andè cantè i eu” (andare cantare le uova). Proprio durante la Quaresima, per il fatto che la Pasqua era considerata dai contadini una festa d’inizio di stagione, cioè di apertura di un nuovo ciclo di stagionale, durante il periodo
quaresimale,veniva chiamato un predicatore di fama. Cominciava la prima domenica di Quaresima, continuava poi durante il lunedì, il mercoledì, il venerdì ed il sabato sempre al mattino per tutta la Quaresima. La domenica delle Palme ci si recava in chiesa a prendere i nuovi rami d’ulivo benedetti lasciando un’offerta in cambio.La festività portava qualche proverbio: a rama d’uriva, a piov per sèt festè a ra fira (se piove al ramo d’ulivo, piove per sette feste di fila).Durante la settimana santa, le campane vengono “legate” cioè tacciono; un tempo venivano sostituite con speciali strumenti di legno o canna chiamati: cantaran e o cantaròle. La sera del sabato santo, si prepara il rito della benedizione dell’acqua e del fuoco, con questo fuoco viene acceso il cero pasquale.   
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