POIRINO

 

 

 

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  Capodanno : I preparativi iniziavano il giorno di San Silvestro. Alcuni giovani di ogni borgata giravano di casa in casa con una suvera (  attrezzo per portare la paglia a forma di larga scala) chiedendo  fascine ( merias), cioè steli di granoturco ed altro materiale da bruciare; finito il giro

preparavano un grande mucchio ( qualcuno cercava di dargli la forma umana) sopra  un rialzo bene in vista.

Dopo la cena e la veglia tutti, verso la mezzanotte, uscivano dalla stalla e si recavano verso la catasta. In breve tutte le cascine e le borgate erano punteggiate di fuochi, mentre i giovani, con urli e richiami, si chiamavano ( s’ ucavu ) di cascina in cascina. Quando il fuoco era morente si prendeva un tridente e si gettavano in alto le braci “ tante splüe tanti cuchet” ( tante faville, tanti bozzoli ). Attorno ai falò si cantava e si scambiavano gli auguri. ( Fig. 1) Più tardi, spento il fuoco, si ritornava nella stalla per gustare  le focacce preparate dalle donne di casa. Le ragazze, salendo la scala per andare a dormire, tiravano in aria  uno zoccolo per sapere se si sarebbero maritate entro l’anno.

Un altro elemento propiziatorio è dato dalle strenne ( ra stren-a) che i ragazzi chiedevano andando a cantare di casa in casa: Bundì, bun an cha en deÿa ra stren-a chë  arè  ‘re prim di dr’ an……( Buondì, buon anno , mi dia la strenna che è il primo dell’anno!).I questuanti ottenevano di solito cibarie ( mele, noci, pane, focacce) oppure, se erano giovani, si dava da bere.

EPIFANIA:

La sera antecedente la festa dell’Epifania, i bambini mettevano nel presepe le immagini  dei tre re Magi , mentre il nonno leggeva l’episodio tratto dal Gelindo ( atto IV, scena I ); prima di coricarsi, i bambini mettevano fuori dalla porta della stalla, oppure ai piedi del camino un paio di zoccoli.

L’epifania segnava anche l’inizio del Carnevale: “Pr’ epifania, tutè ër feste a porta via, Carvè ai turna amnè “ ( L’Epifania tutte le feste porta via, Carnevale le riporta).

I carrettieri ( cartunè) poirinesi il giorno dell’Epifania festeggiavano il loro patrono , San Defendente.

 

 

17 gennaio: Sant’Antonio abate.

L’immagine di Sant’Antonio, protettore degli animali, si trovava in tutte le stalle e il fulcro della sua festa era costituito dalla benedizione degli animali domestici. Dopo la benedizione, i giovani tornavano a casa a galoppo sfrenato lanciando grida di incitamento. Molti portavano a benedire delle cordicelle con le quali avrebbero intrecciato degli scacciamosche ( desmuscai) da legare attorno alle corna dei buoi.

Gli ultimi tre giorni di gennaio erano detti  i dì dra mèrla ( i giorni della merla ), riferendosi alla nota leggenda e si credevano fossero i giorni più freddi dell’anno.

 

Candelora  ( 2 febbraio)

Il rito principale della festa è la benedizione dei ceri ( benedisiun dë candii-r). Il giorno della

Candelora ci si reca in chiesa a prendere i ceri benedetti, custodendoli nelle proprie case con venerazione. Alla sera, dopo cena, il capofamiglia, o l’uomo più anziano prendeva  una candela, l’accendeva e la passava sui polsi di tutti i presenti facendo un segno di croce, poi la passava sulle porte  e finestre della casa, della stalla, sulle greppie e sui gioghi. Era un rituale per allontanare gli spiriti ( fulet ). Bisognava evitare , durante il rito,che la candele si spegnesse: era ritenuto un segnale di morte imminente!

Nelle predizioni meteorologiche, la Candelora segnava anche la fine dell’inverno:Sa fa brüt ar- candelora dr’invern i suma fora( se  fa  brutto alla Candelora, dell’inverno siamo fuori ): E ancora: Ar-a candelora  n’ura antera, mesa ra matin, mesa ra sera ( Alla Candelora un’ora intiera, mezza la mattina e mezza la sera ).

Il 5 febbraio, i tessitori festeggiavano la loro patrona, sant’Agata. Le tessitrici delle fabbriche rimanevano a casa e, nelle famiglie agiate, vi era un po’ di festa.

 
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