POIRINO

 

 

 

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Nel periodo invernale vi era l’uso di trascorrere le sere nella stalla ( a viè ) unico locale caldo della casa. Nelle stalle si lavorava ( soprattutto si filava ), si discorreva , si cantava, si raccontavano fatti, pettegolezzi, storie, favole, si recitava il rosario: La stalla era il centro determinante di cultura contadina. Nella stalla arrivavano i giovani dei dintorni per “  parlèse”.

Nel periodo di Carnevale, questi incontri si facevano più numerosi e più divertenti.

I giovani si travestivano usando maschere di paglia, tele di sacco dipinte, foglie secche cucite insieme  e giravano per le stalle cantando canzoncine irriverenti nei confronti dei padroni di casa e spaventando le ragazze ricevendo in cambio uova per la cena o dolci ( büsie ).

A queste tradizioni, più o meno diffuse in tutto il Piemonte , si aggiunge un’usanza tipicamente poirinese: il sabati di Carnevale al  cantùn Garian ( oggi sostituito dal  cantùn ‘d San Roc ) si assiste, infatti, all’arrivo di  Barba Peru e Magna Danda, le due maschere poirinesi, simbolo del Carnevale.

L’origine di queste due figure è leggendaria. Secondo la tradizione, verso la fine del ‘700, inizi dell’Ottocento, in una cascina nei pressi di Ternavasso viveva una ricca famiglia composta da padre, madre e sette fratelli. Durante una pestilenza morirono tutti, tranne l’ultimo dei fratelli, sposato, ma senza figli. Egli fece voto di beneficiare   due volte l’anno  ( a Natale e a Carnevale ) i cittadini poveri di Poirino, pur di salvarsi dalla pestilenza.  Salvatosi, tenne fede al voto. Col passare del tempo, venne meno la beneficenza a Natale e restò soltanto quella di Carnevale.

I beneficiati ricevevano ciascuno una moneta d’argento. La tradizione continuò anche dopo la sua morte.L’dea di far diventare questi due personaggi i simboli del paese si fa risalire al 1825, quando il sindaco di Poirino, in onore dei due benefattori , chiamò Barba peru e Magna Danda le due maschere inviate a rappresentare il paese  ad un raduno tenutosi a Torino.Magna e Barba, altro non sono che la traduzione piemontese di “ zia” e “ zio”; il termine Danda è la volgarizzazione  del francese “ tante”.  Con il tempo,Barba Peru, da uomo pio qual era in origine, si era trasformato in un gaudente libertino; alla coppia, perciò,si  aggiunsero gli accompagnatori, due dame con i rispettivi cavalieri che costituivano gli amici di bisboccia. Giravano in carrozza per il paese, fermandosi ogni tanto e recitando dei pungenti strambotti a questo o a quel personaggio locale dell’epoca.

La tradizione si interruppe negli anni della guerra  e della successiva crisi economica , per riprendere  nel 1947: da allora Barba Peru e Magna Danda hanno continuato a sfilare per il paese.  A loro il Sindaco affida le chiavi di Poirino e per tre giorni la coppia, accompagnata dalla sua allegra compagnia ( si sono aggiunti, nel frattempo, le maschere di Gianduia, Giacometta e la “ Puirinota” ) gira per il paese facendo visita agli anziani, presenziando alle serate danzanti e tenendo un discorso in cui denuncia con ironia le gaffes  o le mancanze della giunta comunale.

Fino a martedì sera quando, dopo la restituzione delle chiavi alle autorità, barba Peru e Magna Danda rimontano in carrozza per ritornare l’anno successivo.

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