INTERVISTA ALLA MAESTRA ADA SARGENTI LIVA -
-Dove ha insegnato?
- Ho insegnato 5 anni a S. Martino e in salmastro e 20 anni a Terzo. Nel 1947/48 ero nella scuola di via Curiel, sono ritornata a Terzo nel '58 e sono rimasta nella vecchia scuola finchè è stata dichiarata inagibile, quindi sono passata nella scuola nuova dove sono rimasta fino al momento di andare in pensione.
- Le aule erano grandi?
- In Salmastro le aule erano abbastanza grandi. La scuola era stata costruita al tempo del fascismo, era una scuola di campagna. Inizialmente c'erano due grandi aule, poi tre. C'era una bidella che la curava abbastanza ma le stufe funzionavano poco ed in inverno c'era freddo. C'era un cortile piccolo e gli alunni se ne lamentavano. I bambini venivano a scuola non come voi, ma con gli zoccoli ai piedi, quelli che oggi si usano per andare nelle stalle. Spesso i bambini si alzavano alle sei del mattino per andare nella stalla ad aiutare il papà prima di venire a scuola ed arrivavano già stanchi per cui qualcuno durante la mattina si addormentava nei banchi.
- Quanti bambini c'erano nelle classi? -
Quando ho incominciato ad insegnare, nel 1943 avevo 59 scolari di II e di V. Ci volevano 60 bambini per sdoppiare una classe. Alla fine dell'anno non riuscivo ancora conoscerli bene tutti. In Salmastro avevo 25-30 bambini di due classi abbinate. Ho fatto per 5 anni consecutivi la I e la II.
- Come si fa ad insegnare nelle pluriclassi?
- Bisogna programmare sempre tutto molto bene. Mentre i bambini di una classe facevano un compito da soli, gli altri seguivano una mia spiegazione. Naturalmente si pretendeva assoluto silenzio ed ubbidienza per poter lavorare. In Salmastro avevo anche classi molto numerose, in quinta c'erano anche ragazzini di 14 anni. A Terzo quando c'erano molti bambini si formavano due sezioni, una femminile con una maestra e una maschile con un maestro.
- Che materie facevate?
- Le stesse che fate voi, escluse la musica, l'inglese, i laboratori. Solo alcuni insegnanti facevano un po' di disegno e di ginnastica a tutti.
- C'era la palestra?
- Non c'era, si faceva un po' di ginnastica tra i banchi e quando c'era bel tempo in cortile. Non c'era neanche la mensa finchè non è iniziato il tempo pieno. Al pomeriggio, per chi voleva, c'era il doposcuola con delle giovani maestrine non di ruolo che facevano fare i compiti e qualche lavoretto con chi andava.
- C'erano giochi?
- Non c'erano giocattoli, si giocava a nascondino, alla cavallina, a palla avvelenata, a calcio.
- Com' erano i banchi?
- Erano pieni di chiodi che ci si strappava i vestiti, erano per due bambini e avevano un buco per il calamaio dove la bidella metteva l'inchiostro. I banchi erano o troppo alti o troppo bassi. In Salmastro arrivavano i banchi più malridotti, erano gli scarti della scuola di Terzo e venivano un po' aggiustati dagli operai del comune. I banchi erano sempre in fila; in un'aula come questa potevano starci anche 40 bambini.
- C'erano i doppi turni?
- Negli ultimi anni, nella scuola di via Curiel a Terzo, siccome c'erano tanti bambini e poche aule, alcune classi venivano al mattino e altre al pomeriggio.
- Perché a Terzo le classi non erano miste?
- Dove si formavano due sezioni i maschi erano separati dalle bambine perché così voleva il Ministero. C'era un diverso concetto di educazione. Le bambine dovevano fare delle attività diverse da quelle dei maschi, facevano cucito o lavoro a maglia, mentre i maschi facevano un po' di meccanica o giardinaggio. Le bambine erano meno libere dei maschi.
- Erano cattivi gli alunni?
- Erano come voi, ma avevano più timore e più rispetto per gli insegnanti.
- Venivano date delle punizioni? Tu "gli davi"?
- Una volta, diversi anni fa tutti davano qualche schiaffo o qualche bacchettata sulle mani. C'era anche un maestro che dava qualche calcio nel sedere. Io tanti anni fa davo qualche sberla, ma non a chi non capiva, ma a chi pestava i compagni. Questa era una cosa che non sopportavo. Chi non finiva i compiti restava a ricreazione a farli e io restvo con lui.
- Quando tu andavi a scuola le tue maestre erano cattive?
- La mia maestra non mi ha mai dato punizioni anche se era severa.
- Perché hai fatto la maestra?
- Inizialmente mia madre voleva che io facessi l'infermiera ma a me non piaceva. Ho fatto la maestra perché anche mia sorella lo faceva. All'inizio è stato un po' difficile, ma poi mi sono appassionata, mi affezionavo molto ai bambini e mi è dispiaciuto molto andare in pensione. Anche i genitori dei miei alunni mi avevano chiesto di restare fino in quinta. -