La civetta, quando vide
schiudersi nel suo nido le uova, si sentì il
cuore pieno di felicità e d'orgoglio:
- Quanto sono belli i miei cinque civettini! - pensava,
guardandoli commossa con i suoi tondi occhi gialli.
Chiunque li vedesse, resterebbe conquistato dalla loro
grazia. Ma, ahimè, non posso sentirmi tranquilla,
perché troppi nemici li insidiano. Ho timore
soprattutto dell'aquila, che avvista dall'alto qualsiasi
preda con il suo sguardo acutissimo.
Decise perciò di recarsi lei stessa dall'aquila,
per supplicarla di risparmiare il suo nido.
Distribuì equamente il cibo nei cinque beccuzzi
spalancati dei suoi civettini, e, rivolto loro un ultimo
sguardo affettuoso si diresse, con il cuore pieno d'inquietudine
e di timore, al bosco di querce, in cui la superba aquila
aveva il suo quartier generale.
Udita la preghiera della civetta, l'aquila squadrò
altera la povera madre e le rispose:
- Le tue parole mi commuovono e perciò puoi stare
tranquilla per tuoi civettini. Ma dimmi, come li riconoscerò?
- Oh, - disse la civetta - ciò ti sarà
facilissimo. Sappi che non vi sono uccellini più
belli di loro. Quando vedrai dei piccoli con gli occhioni
dorati con meravigliose piume soffici, comprenderai
subito che quelli sono i miei figli.
Un giorno l'aquila, volando in cerca di preda, giunse
al nido della civetta, mentre questa era lontana.
Vi gettò uno sguardo e vide cinque uccellini
grigiastri che giudicò assai brutti e sgraziati.
- Questi non sono certo i civettini - pensò -
dei quali mi è stata decantata la famosa bellezza.
Li ghermì tra gli artigli e li portò ai
suoi aquilotti.
Con quanto strazio la povera civetta trovò al
ritorno il suo nido devastato!
(da: Jean de La Fontaine )
|